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Non riusciva a dormire. Contraeva l’ano sentendo il dolore della lacerazione, come un taglio, una scheggia di vetro. Non dormiva anche per l’emozione di ciò che si era fatto fare. Lui non avrebbe voluto arrivare a questo ma quell’uomo lo aveva usato, prima eccitando la sua libidine e poi forzandolo  a farsi inculare . Aveva sentito la pressione forte del glande duro sull’ano, l’uomo che lo tratteneva peri fianchi, ed infine il colpo dolorosissimo con il quale aveva spinto il suo grosso cazzo fino a penetrarlo. Il dolore non spegneva la sua emozione. L’uomo lo aveva costretto, ma lui sapeva di volersi fare costringere. Aveva ancora la sensazione della forza e della durezza di quel cazzo grosso che gli sverginava il culo e questo lo eccitava, lo caricava di libidine. Quell’uomo lo aveva sedotto, gli aveva fa insegnato e poi imposto ad asservirsi al suo piacere, a fare ciò che lui voleva: prima toccargli il cazzo, poi masturbarlo fino a farlo venire. Aveva cominciato a provare piacere a fare quelle cose. Poi l’uomo lo aveva obbligato a prenderglielo in bocca. Era stato difficile per lui accettarlo, l’uomo lo aveva dovuto costringere, fino a quando non aveva sentito il cazzo nella sua bocca: allora si era arreso  si era lasciato guidare a fargli il pompino, e via via che lo faceva, gli nasceva lo strano desiderio di farlo venire, di farlo godere. Solo la prima volta aveva provato disgusto a sentire lo sperma in bocca, ma la seconda volta l’uomo lo trattene e gli venne in bocca e lui lo accettò dentro di sé.

– No Antonio, nel culo no. Mi fai diventare….

– Devo fartelo e tu devi fartelo fare perché così diventi la mia femmina. Devo romperti il culetto per fare entrare il cazzo. Avanti mettiti come ti ho detto. 

– Ma non ero così prima di conoscerti.

–  Hai fatto quasi tutto, manca solo quello. Vedrai, alla fine ti piacerà.

L’uomo era un cinquantenne, un bell’uomo, alto, asciutto, dal viso simpatico. Era venuto ad abitare nello stesso palazzo del ragazzo, era vedovo ed era proprietario di quel palazzo. Il ragazzo era appena diciottenne, ma sembrava molto più giovane; era magro, bello in viso, estremamente timido. Lo incontrò la prima volta d’estate, in ascensore; lui lo prese a volo ma l’uomo aveva già premuto il bottone per l’ultimo piano.

– Mi spiace – disse al ragazzo – dovrai ridiscendere.

– Non fa niente – disse lui.

Allora l’uomo fece un gesto, gli accarezzò la pelle del braccio. Il ragazzo sentì una specie di brivido per quella confidenza, ma non disse nulla.

– Bhe, – disse l’uomo – ora che ci siamo conosciuti spero che mi verrai a trovare qualche volta.

– Mi chiamo Lucio, abito al primo piano – disse il ragazzo.

– Bene. Qualche volta prendi l’ascensore e vieni su da me.

L’uomo, dalla mancata reazione del ragazzo, aveva già capito che poteva portarlo dove lui voleva.

Lucio lo incontrò due giorni dopo, in centro.

– Dove vai di bello? – gli chiese l’uomo

– Mah, a fare un giro. La scuola è finta e mi annoio a stare a casa.

– Vienimi a trovare. Vieni oggi pomeriggio.

Lucio non capiva perché quell’uomo gli facesse provare strane sensazioni. Si sentiva affascinato da lui, dalla sua presenza. Non sapeva che fare, ma alla fine si fece coraggio, prese l’ascensore e bussò alla sua porta.

Sentiva l’uomo che gli carezzava le braccia con tutte e due le mani.

– Dai,- disse – lasciati andare, facciamo un gioco tra noi due.

Era cominciato così. Lucio andava da lui quasi ogni pomeriggio, oramai era lui a desiderare che glielo facesse.

– Sei diventato una bellissima troietta. Tu sei la mia femmina e solo io ho il diritto di incularti. Ti piace il mio cazzo, vero? Avanti, rispondimi.

– Si, mi piace.

– Devi dirmelo tu, mentre lo facciamo. Devi dirmi come lo vuoi.

– Più forte, Bruno, fallo entrare tutto. Lo voglio.

– Allora vieni tu sopra di me e fattelo entrare. Sei la mia donna?

– Si, si, sono tua.

Durante il mese di luglio Antonio  lo aveva inculato quasi dieci volte; a volte lo inculava e restava fermo e gli diceva di masturbarsi con il cazzo duro nel corpo. Voleva che associasse i due piaceri e Lucio oramai era preso da quel modo di venire.

Poi Lucio e la famiglia andarono in vacanza al mare. Dopo qualche giorno Lucio sentiva la mancanza del cazzo di Antonio, non gli bastava masturbarsi pensandoci. Fece amicizie con altri ragazzi, ma non voleva  che sapessero e  fu prudente. Un sera si fece tardi e lui stava tornando per la strada lungo la spiaggia. C’erano due uomini seduti sul muretto ed uno dei due lo chiamò.

– Dove vai a quest’ora?

– Beh, tornavo a casa.Voi cosa volete?

– Io lo vorrei inculare un bel ragazzo come te. – disse l’altro.

– Non farci caso, – disse il primo – ha un po’ bevuto, anche se a lui piace fare quello che ha detto. Vuoi venire con noi a fare due passi in spiaggia?

Lucio aveva capito cosa volessero, aveva paura, erano due tipi grossi e un po’ volgari. Ma fu tentato ed assentì.

– Bravo ragazzo- disse il primo – vedrai, non ti faremo male, piacerà anche a te. Lo hai mai fatto?

– Beh, si – rispose Lucio – ma con uno solo.

– Con due è meglio, vedrai. Andiamo dietro le cabine.

Lo incularono brutalmente, uno dietro l’altro e solo il secondo gli venne nel culo.

 La sera dopo fu lui a cercarli. C’era soltanto uno di loro. Si fece inculare dopo averglielo succhiato un pò per farlo duro.

– Sei bravo davvero, una vera troia. Se vieni a trovarmi ti faccio conoscere  un ragazzo che lavora con me. E’ nero, ti piacerà, ha un cazzo enorme. Vieni di pomeriggio, quando non c’è nessuno. Chiudo il negozio dall’una fino alle cinque.

 

Autore Pubblicato il: 12 Giugno 2020Categorie: Racconti Gay1 Commento

Commenti per questo racconto

  1. Slipumido 29 Giugno 2020 at 18:20

    Bello. Poi come è andata a finire?

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