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Purtroppo le cose andarono proprio come diceva zia; dopo quel bellissimo sabato continui a passare i weekend a casa di nonna, ma senza mai andare oltre i baci, le carezze e il petting notturno; oltretutto, zia Gabriella stava facendo rapidamente carriera nella multinazionale dove lavorava, e per la sua perfetta conoscenza dell’inglese e del francese veniva spesso mandata in trasferta all’estero, e pertanto spesso non era in casa nel weekend; nonostante tutto, preferivo lo stesso passare i weekend da solo con mia nonna, piuttosto che con tutta la tribù di fratelli e cugini minori; non vi mettete in testa idee strane, con mia nonna non è mai successo nulla.

Un anno dopo mi sono diplomato con un buon punteggio finale, e zia approfittò di un fine settimana che non era in trasferta per replicare l’indimenticabile picnic dei miei 18 anni, scopatona inclusa; i nostri rapporti subirono un lieve raffreddamento quando decisi di non iscrivermi all’università, cosa a cui lei teneva tantissimo; oddio, per essere esatti in quell’occasione si raffreddarono i rapporti con tutta la famiglia, nonna inclusa; zia Gabriella era stata la prima laureata in famiglia, e davano tutti per scontato che io sarei stato il primo laureato maschio; ma tenni duro e rimasi fermo sulle mie decisioni, e per una volta il destino mi venne incontro facendomi trovare lavoro nel campo dell’informatica, dopo neanche un paio d’anni dal diploma, con un contratto di formazione biennale.

Per festeggiare l’inizio del lavoro invitai tutta la famiglia, zie e nonna comprese, a pranzo fuori; accettarono con entusiasmo, facendomi capire che non pensavano più alla mancata laurea, e fu una bella giornata quasi tutti insieme; quasi purtroppo, perchè zia Gabriella in quel periodo era in trasferta a Parigi e non potevo certo pretendere che rientrasse per un pranzo, pur se offerto da me.

Aspettai il suo rientro per portarla a cena fuori; scegliemmo di farla un venerdì sera, in modo che entrambi saremmo poi tornati da nonna, dove avrei passato il weekend; era la nostra prima occasione mondana, e zia si era vestita in maniera fantastica per l’occasione; gonna corta che metteva in mostra le sue splendide gambe e top a fascia sotto la giacchetta, con l’incollatura dei suoi cocomeri molto ben in vista, con trucco leggero come sempre; era un vero schianto e non solo per me, visto che quasi tutti i maschi del ristorante si voltavano a guardarla; eravamo negli anni 80 ormai e i canoni della bellezza erano cambiati, e finalmente le tettone erano tornate di moda.

Al momento dell’ordinazione del vino, il cameriere mi chiese se andava bene anche per la mia ragazza, e questo mi fece arrossire un poco; fu lei a togliermi dall’imbarazzo dicendo che andava benissimo. Sembravamo proprio due innamorati, lei non smise mai di sorridere per tutto il tempo; al termine della serata, mentre rientravamo a casa mi fece fare una deviazione e portai la macchina in una stradina laterale fino ad una piazzola su sterrato, deserta e circondata da cespugli; mi disse di spegnere e si tolse la giacchetta e tirò giù il top a fascia; si avviava verso i 30 ma le tettone erano tali e quali a come le avevo viste la prima volta; scopammo sui sedili a missionario dal lato suo e a smorzacandela sul lato mio, poi lo volle fare anche fuori, a pecorina sul cofano; la feci stragodere e alla fine mi svuotai e riempii il preservativo.

La desideravo da impazzire, ma purtroppo dovevo accontentarmi di queste scopate in occasioni speciali; e per la successiva dovetti aspettare altri due anni, quando festeggiammo il passaggio dal contratto di formazione a quello definitivo; anche qui stesso clichè, invito a cena e scopata in macchina prima di tornare a casa dalla nonna che ormai non ci aspettava più sveglia, ma ronfava beata e ignara di tutto.

Mi ero ritrovato in un bell’ambiente di lavoro, con colleghi e colleghe di tutte le età e qualcuna mi piaceva anche; è capitato di uscire, anche per un weekend, con qualcuna di loro e di concludere la giornata a scopare, in macchina o a letto in hotel, ma con nessuna scoppiò mai la scintilla; il pensiero di zia topolona mi trapanava il cervello in continuazione, e mi scoprivo gelosissimo ad immaginarla a letto con qualcuno, specie nei periodi in cui era in trasferta a Parigi, dove pensavo che una bella donna come lei non poteva passare inosservata; avevo bisogno di un qualcosa di inaspettato che rompesse il mio tran tran.

L’occasione arrivò quando l’azienda mi propose il trasferimento a Londra per un periodo di 6 anni, eventualmente rinnovabile per altri 5; avevo quasi 30 anni e lavoravo li da quasi 8 e nonostante la paura di allontanarmi, soprattutto da lei, decisi che poteva essere una bella idea ed accettai; la famiglia la prese abbastanza bene, a parte nonna che si era abituata alle mie continue visite. Zia Gabriella? Lei si uniformò al resto della famiglia, dicendomi che avevo fatto bene ad accettare, sarebbe stato un ottimo viatico per la mia carriera ed avrebbe sicuramente migliorato il mio inglese; aggiunse che la lontananza forse avrebbe fatto bene ad entrambi, aiutandoci a sistemare le nostre vite in qualche modo; non le chiedevo mai niente sulla sua situazione sentimentale, ma il suo discorso mi fece capire che non aveva ancora trovato l’uomo giusto e mi sentii sollevato.

Non starò qui a raccontare la mia vita a Londra, che fra l’altro durò 11 anni; ebbi parecchi flirts con colleghe e conoscenti inglesi o di altre nazioni e di quasi tutte le razze; come era già avvenuto qui, niente di troppo serio, era solo per sfogarmi ogni tanto; tornavo a casa in media ogni sei mesi e una settimana durante l’estate; in questi periodi andavo sempre a trovare nonna, ma zia non ce la trovavo quasi mai, era sempre più spesso in trasferta, e le poche volte che c’era era sempre dolce e disponibile ma tutto finiva li. Fra l’altro evitavo anche di passare l’intero weekend da loro, ma il fatto che lei continuasse a stare li, pure alle soglie dei 40 anni, mi sollevava, mentre al contrario preoccupava a nonna, disperata per questa figlia che non riusciva proprio a trovare l’uomo giusto; feci anche un paio di rientri speciali per le feste di laurea di Roberto e Rodolfo, i miei fratelli.

Durante il secondo quinquiennio, scoprii per caso che il sesso non mi dispiaceva neanche dal lato passivo; conobbi quella che inizialmente mi sembrava una bella nigeriana che poi si rivelò essere un trans con un arnese niente male, più grosso del mio ed iniziammo una frequentazione occasionale, poteva essere una o due volte al mese; era un dare e avere fra me e lei (lui) con grande soddisfazione e goduria da parte di entrambi; tuttavia continuavo anche con i miei flirt per così dire regolari; con zia ci scrivevamo spesso lettere, gli smartphone erano ancora la da venire e le tariffe telefoniche verso l’estero erano ancora discretamente proibitive; per un tacito accordo, nessuno di noi chiedeva all’altro notizie sulla sua situazione sentimentale, ma solo generiche informazioni sulla salute e sul lavoro; i suoi viaggi all’estero avevano cominciato a diradarsi una volta che aveva superato i quaranta, ma in ogni caso Londra non faceva parte del suo circuito.

Evento inaspettato fu il matrimonio di Rodolfo, che aveva conosciuto una collega di cui si era follemente innamorato, per giunta ricambiato; era il mese di marzo del 2001 e tornai in tempo per partecipare alla festa di addio al celibato che fu parecchio divertente, anche se mi sembrava di essere una specie di chioccia in mezzo a ragazzi che avevano anche dieci anni meno di me; la mattina dopo, mamma mi informò che sarei dovuto andare da nonna per portare lei e zia al matrimonio, in quanto nonna non voleva fare un viaggio così lungo, circa 60 km, con la Smart di zia Gabriella; ovviamente sarei andato il pomeriggio per poi tornare con loro la mattina dopo.

Arrivai alla casa di campagna nel tardo pomeriggio e le trovai entrambe sulla porta ad aspettarmi; nonna, nonostante i suoi 80 anni era ancora in forma e zia, che ve lo dico a fare, una splendida donna matura di 45 anni; le abbracciai fortissimo entrambe, e mi portarono in casa per farsi raccontare di Londra ed altre cose; mi fu facile spostare il discorso sulla festa della sera prima e le feci ridere parecchio con alcuni aneddoti; al momento di mettersi a tavola, nonna dimostrò di non essere cambiata per niente; mise a tavola un tagliere pieno di prosciutto crudo tagliato a mano, un altro pieno di fette di salame e un terzo pieno di grossi spicchi di provolone piccante; le feci notare che visto il pranzo dell’indomani avremmo fatto meglio a stare leggeri, ma lei replicò che a quei pranzi si mangiano cose troppo particolari per piacerle; comunque sia, parlando e ridendo svuotammo tutti e tre i taglieri, poi dopo aver pulito la cucina ce ne andammo subito a dormire.

Sdraiato sotto le coperte e completamente nudo faticavo a prendere sonno; il sonoro russare che mi arrivava dalla stanza accanto mi faceva rodere il fegato, speravo proprio che a zia andasse di fare qualcosa quella notte; proprio mentre stavo per appisolarmi sentii bussare alla porta; “Avanti” dissi, e quando dall’uscio vidi comparire zia mi sentii come al settimo cielo; era scalza e venne verso di me con passi rapidi; indossava un babydoll nero e appena davanti a me lo fece scivolare a terra rivelando la sua completa nudità: “Fammi posto topolone” mi ha sussurrato ed io non me lo sono fatto ripetere: “Vieni qua amore di zia” mi ha detto appena sdraiata di fianco a me, tirandomi verso le sue labbra avide; dopo non so quanto tempo era fantastico sentire la sua lingua guizzarmi in bocca e sentire nel contempo il sapore della sua bocca attraverso la mia; dopo non so quanto ci siamo staccati e la sua mano è scesa lungo il mio corpo fino a fermarsi sulla mia mazza che si era già parecchio indurita: “Zia ma che fai? E se ci sente nonna?” “Stai tranquillo, prima di venire da te mi sono affacciata da lei e russava come un contrabbasso”.

Detto questo si è rannicchiata verso i piedi del letto per prendermi l’uccello in bocca; con un minuto di trattamento il mio pisello era duro come il marmo e lei ha alzato la mano per aprire un cassettino sopra il letto, tirando fuori un preservativo: “Sei fantastica zia” le ho detto mentre me lo metteva: “Dai sdraiati ti voglio, non hai idea di quanto ho desiderato questo momento”; mi si è impalata a smorzacandela ed ha subito cominciato a mugolare di piacere, baciandomi in continuazione e chiamandomi spesso amore mio; ha avuto due orgasmi prima che io mi svuotassi dopo una ventina di minuti che le stavo dentro; siamo rimasti così per almeno altri cinque minuti e poi lei mi ha dato un altro lungo bacio, si è alzata ha preso il babydoll ed è uscita dalla stanza. L’indomani, durante la nostra breve colazione, ha approfittato che nonna era andata in bagno per rassicurarmi sul fatto che non aveva sentito niente: “Quando sono tornata si sentiva il contrabbasso dalla mia stanza” mi ha detto ridendo.

La giornata si è poi trascinata stancamente, almeno per me; avevo ancora l’odore di zia nelle narici e sinceramente ne la cerimonia, ne il pranzo mi hanno emozionato più di tanto; la sera le ho riaccompagnate a casa e mi sono fermato di nuovo a dormire da loro, senza nessun altro fuori programma, purtroppo per me.

Esattamente un anno e mezzo dopo, nel settembre del 2002, la festa si ripetè con il matrimonio di Roberto; anche li, l’evento che mi rimase impresso fu la meravigliosa scopata con mia zia la notte prima del matrimonio; lei aveva ormai 46 anni e ancora sembrava legata a quella casa e alla vita con nonna. Possibile che non riuscisse a trovare qualcuno, come del resto io? Forse era un segno del destino.

Era il 2003 e mancavano solamente sei mesi allo scadere del secondo quinquennio a Londra, ed ero sinceramente combattuto se rimanere ancora per altri 5; mi avvicinavo ai 40 anni ormai, e forse era il caso di pensare a sistemarmi, invece di correre dietro a un fantasma con le sembianze di mia zia; mi ero quasi deciso a rimanere ancora, finchè non giunse una notizia come un fulmine a ciel sereno……..

“Nonna sta molto male” questo diceva l’SMS ricevuto da mia madre una mattina di ottobre; ho cercato di contattarla, ma non avevo fatto i conti con il segnale disastroso che c’era in casa di nonna, dove sicuramente erano tutti; ho mandato messaggi sia a mamma che alle zie sperando in una risposta che mi tranquillizzasse, ma niente; finchè alle dieci di sera mi squillò il cellulare e lessi il nome di zia Gabriella: “Pronto zia” ho risposto con il cuore in gola, e i singhiozzi che sentivo dall’altra parte mi hanno fatto gelare il sangue: “Amore di zia…… nonna se n’è andata ……” seguito da un pianto irrefrenabile; le ho detto alcune parole per confortarla, ma non so neanche se mi ha sentito, poi quando si è calmata sono riuscito a dirle: “Vengo giù con il primo aereo che trovo, Ti voglio bene” “Anche io ti voglio bene, da morire” mi ha risposto lei con la voce rotta.

Riuscii a partire da Londra all’ora di pranzo ed arrivai nel pomeriggio; Rodolfo e Roberto vennero a prendermi all’aeroporto, volevano portarmi subito da nonna, ma ho chiesto di passare a casa per prendere la mia macchina; avevo bisogno di distrarmi e per me guidare era la distrazione massima per eccellenza; arrivammo alla casa al tramonto e trovammo tutti nel grosso salone, con le mogli dei miei fratelli e dei miei cugini che passavano fra la gente offrendo qualcosa da mangiare; salutai tutti come una specie di automa e finalmente dopo dieci minuti riuscii ad entrare nella camera da letto dove avevano sistemato nonna; ho abbracciato fortissimo mia madre e le zie, e non mi vergogno a dire che ho abbracciato zia Gabriella molto più a lungo di mia madre e delle altre; del resto era uno straccio, con lunghe occhiaie e il viso sfatto; che dolore vederla così, nonna in confronto era un fiore e l’ho baciata sulla fronte gelida con le lacrime che mi scendevano sulle guance.

Avevo voglia di prendere zia e portarla un po’ fuori di li ma non osavo chiederglielo e ci sono rimasto quando è stata proprio lei a dirmi: “Ho bisogno d’aria, Riccardo mi accompagni un po’ fuori?” “L’hai capito finalmente, è da ieri che stai chiusa qui” le ha detto mia madre con tono un po’ materno; l’ho presa sottobraccio e siamo usciti dal retro evitando la folla del salone; aveva voglia di sfogarsi e anche io non desideravo altro che sentirla parlare e raccontare”.

“E’ successo tutto all’improvviso, l’altra sera stava bene, poi ieri mattina ho visto che non veniva a fare colazione e l’ho trovata a letto che ansimava; ho chiamato subito il dottore e mi ha subito detto che la situazione era molto seria; volevo portarla all’ospedale ma lei non ha voluto, voglio morire qui a casa mia continuava a ripetere; poi il dottore se n’è andato e stavo aspettando tua madre e le tue zie quando lei mi detto di avvicinarmi” le parole erano ogni tanto rotte da singhiozzi: “Mi ha detto di aprire il secondo cassetto del comò e prendere una busta; l’ho fatto, sulla busta c’era scritto per Gabriella e R.; le ho chiesto cos’era e lei mi ha sussurrato di leggerla insieme a te e da soli” “Insieme a me?” “Si ha detto proprio così gliel’ho fatto ripetere” “Che altro ha detto?” “Solo vi voglio bene” e poi ha chiuso gli occhi e ha perso conoscenza; le mie sorelle sono arrivate un’ora dopo, ma lei non riusciva più a parlare, le ha solo guardate sorridendo, come faceva sempre quando eravamo piccole; poi ha chiuso gli occhi. Non ha sofferto però, si è spenta come una candelina” ed ha ricominciato a piangere; l’ho stretta forte a me dicendole di sfogarsi.

“La busta dov’è” le ho chiesto quando si è calmata: “Ce l’ho io, non voglio leggerla ora però. Domani dopo il funerale mi riaccompagni qui e la leggiamo insieme” “Come vuoi tu, ora però vatti a riposare” “No voglio restare con lei” “Non le serve più niente a lei; ma se ti distruggi non penso le faccia piacere”; lei mi ha guardato con gli occhi tristi e poi ha abbozzato un sorriso: “A te non riesco mai a dire di no”; l’ho accompagnata nella sua stanza e sono rimasto con lei finchè non si è addormentata.

Il funerale è stato l’indomani nel pomeriggio, nella chiesa del paese vicino; dopo la cerimonia abbiamo accompagnato il feretro fino al cimitero, dove nonna è stata tumulata accanto a nonno; nel guardare la tomba mi sono reso conto che non andavo a trovare il nonno da una vita e che non ricordavo neanche più il suo volto; mi sono ripromesso silenziosamente che con nonna non sarebbe mai successa una cosa simile.

Al termine, abbiamo visto ripartire tutti quanti verso la città e siamo rimasti soli io e lei davanti ai cancelli del cimitero; durante il tragitto verso casa non ci siamo detti una parola, finchè zia a un certo punto non mi ha detto: “No non girare verso casa, vai dritto” “Ma che dici, dove vuoi andare?” “E’ un po’ una sorpresa topolone” il sentirmi chiamare così mi ha sollevato, evidentemente stava meglio anche lei: “Ma scusa e la busta?” “Ce l’ho dietro con me; non voglio leggerla li però, continua per questa strada ti dico io quando devi girare; ho proseguito per almeno una ventina di km, finchè lei non mi ha fatto deviare per una strada un po’ sterrata e mi ha fatto fermare davanti ad un cancello; l’ho vista armeggiare nella sua borsa ed il cancello, come per magia, ha iniziato ad aprirsi; siamo entrati e subito dopo il cancello ho visto una tettoia e sul lato un grosso villino a due piani.

“Ma dove cavolo siamo, zia?” le ho chiesto una volta scesi dalla macchina: “E’ una sorpresa te l’ho detto, seguimi”; siamo entrati nel portone del villino e abbiamo fatto cinque scalini fermandoci davanti ad una porta corazzata: “Chiudi gli occhi amore di zia e aspetta ad aprirli”; ho obbedito, l’ho sentita aprire la porta, mi ha preso per mano e mi ha portato dentro e l’ho sentita richiudere: “Puoi riaprirli ora” mi sono trovato in un salone all’americana splendidamente arredato; sul lato destro si intravedeva un archetto che portava alla cucina e davanti partiva una scala che di sicuro portava alla zona notte, mentre sulla sinistra una porta semiaperta mostrava le maioliche di un bagno.

“Ti piace?” mi ha chiesto con un grosso sorriso: “E’ bellissima” ho risposto: “Ne sono felice. Benvenuto nella mia nuova casa” “Ma dici sul serio?” “Tesoro, con il mio lavoro i soldi non mi mancano certo; non ho mai avuto intenzione di rimanere da sola in casa di nonna, fra un po’ parlerò con tua madre e le tue zie e le dirò di prendersela loro, mi farò dare la mia parte e la userò per completare l’arredamento qui; ma già è abitabile, e massimo un mese me ne vengo a stae qui; vieni te la mostro” e mi ha fatto vedere sia la cucina che il bagno e il piano di sopra, dove c’erano un altro bagno più piccolo e altre tre stanze, due di media grandezza vuote, e una terza più grande con i mobili ed un letto singolo: “Ecco la mia stanzetta, che te ne pare?” “Complimenti zia, non me lo sarei mai aspettato; ma le tue sorelle lo …..” “No non sanno niente; avrebbero cominciato a rompere le conosci, preferisco metterle di fronte al fatto compiuto”.

Siamo scesi nel salone e mi ha fatto sedere sul divano, dove mi ha raggiunto dopo aver riempito due bicchieri di whisky: “Da quando ti sei messa a bere?” “Sinceramente non mi è mai dispiaciuto, poi tu vieni da Londra mi sembra il minimo”; ci siamo bevuti un sorso e lei ha poi tirato fuori la busta dalla sua borsa; l’ha aperta e dentro c’era un foglio a righe, scritto su entrambi i lati; non avremmo mai immaginato di stare a vivere un momento di svolta per entrambi.

<< Gabriella e Riccardo, innanzitutto vi dico questo; io non ho mai russato come un contrabbasso, capito mia cara figliola? Quella notte facevo finta, nella speranza che ti decidessi ad andare da Riccardo e, speravo, che entrambi vi diceste quanto vi amavate; sono stata dietro la porta a origliare, proprio così, e sentirti godere così cara la mia Gabriella mi faceva intenerire, quasi godevo insieme a te. Ma niente da fare, avete continuato a non voler guardare la realtà, ma di che cosa avete paura? Del giudizio degli altri? Ma che cosa ve ne frega? Si, conoscendole le tue sorelle non la prenderanno bene, soprattutto Antonella, ma poi capiranno, dovranno capire; e se voi dimostrerete che vi amate, come l’ho compreso io lo comprenderanno anche loro. Quella notte dicevo, quando ho sentito che il vostro amplesso era terminato sono rimasta un po’ a godermi i vostri sospiri e il rumore dei vostri baci e me ne sono tornata a letto per fare l’imitazione del contrabbasso (ahahah). Ah a proposito, ovviamente la mia paura di andare al matrimonio con la macchina tua Gabriella, era solo una scusa per far venire Riccardo a dormire da noi; stessa cosa al matrimonio di Roberto.

E intendiamoci, avevo capito tutto fin da quando Riccardo era solo un ragazzo, quando un giorno ho finto di uscire e mi sono goduta la vista di voi due che vi baciavate con passione; volevo però che lo capiste da soli e non mi sono mai intromessa; ma cavolo ora che non ci sono più ve lo voglio proprio dire, che siete due coglioni se continuate a violentare le vostre vite per far finta di niente.

A proposito, la prossima volta che fate le passeggiate in montagna, evitate di riempirvi di profumo di lavanda; suppongo sia stata la vostra prima volta e non avete idea di quanto sono stata felice e vedere quanto lo eravate voi. Adesso chiudo però, non voglio ammorbarvi troppo con i pensieri di una vecchina; ma vi prego, uscite allo scoperto, amatevi liberamente ne avete il diritto e anche il dovere, per non continuare a buttare le vostre vite. VI AMO miei cari ragazzi e non smetterò mai di pensare a voi e a tutti gli altri. Un bacio da nonna Isabella.>>

Siamo rimasti come inebetiti a guardare la lettera, senza il coraggio di guardarci negli occhi; quando finalmente ci siamo riusciti, i nostri occhi si sono riempiti di lacrime e ci siamo abbracciati stretti l’uno all’altra piangendo come due bambini; non so quanto siamo rimasti così, se pochi minuti, un quarto d’ora o un’ora, ma quando ci siamo staccati mi è sembrato di essere nato in quel momento; poi zia ha detto: “Che grandissima stronza, aveva capito tutto. Cazzo Riccardo, aveva capito tutto, aveva capito che io ti amo, ti amo da morire da quando eravamo abbracciati davanti alla televisione, da quando abbiamo scopato per la prima volta, da quando non sono mai riuscita a trovare un altro perchè lo paragonavo sempre a te e lo trovavo sempre in difetto. Cazzo Riccardo TI AMOOOOOOOOOOO”; la tiro a me e ci baciamo con una passione selvaggia, sembriamo quasi due animali in calore: “Zia per me è lo stesso, in tutti questi anni non ho mai smesso di pensarti, di immaginarti insieme a me, di desiderarti, di volerti. Zia ti amo, ti amoooo, ti amooooooooooooooo”.

Siamo rimasti abbracciati tutta la notte sul divano, senza minimamente pensare di fare sesso, ci sarebbe sembrata una profanazione; abbiamo anche parlato per tutta la notte, e fra le altre cose abbiamo stabilito che finiti i sei mesi me ne sarei tornato a Roma, ci saremmo dichiarati con il resto della famiglia e sarei andato a vivere li con lei; lei dal canto suo avrebbe concluso la divisione dell’eredità ed avrebbe finito di arredare il villino, a cominciare ovviamente dal letto matrimoniale

La sera dopo sono salito sull’aereo che mi avrebbe riportato a Londra per l’ultima volta; durante quei sei mesi evitai volontariamente qualsiasi distrazione femminile, avevo solo zia nei miei pensieri e contavo con impazienza i giorni, le ore e a volte anche i minuti; ma siccome anche la natura ha le sue esigenze, ho continuato a vedermi con l’amica (amico) nigeriana per una volta al mese, ma solo per amplessi dove avevo un ruolo passivo, svuotandomi le palle solo con orgasmi anali; i sei mesi alla fine sono passati, mi sono congedato da tutti con una festa e ho caricato i miei bagagli sull’aereo; all’aereoporto di Fiumicino ho visto subito la mia adorata zia che era venuta a prendermi; per l’occasione aveva preso un SUV aziendale dove abbiamo caricato tutti i bagagli e siamo partiti direzione villino, destinato a diventare la nostra casa; i miei vi chiederete? I miei non sapevano niente, li avevo informati che sarei rientrato solo una settimana più tardi.

Volevo passare sette giorni da solo con lei, fare la vita di coppia che non avevamo mai fatto, fare l’amore a casa nostra, sul nostro letto, addormentarci abbracciati e risvegliarci l’uno accanto all’altra; poi saremmo andati insieme dai miei, tutti riuniti per l’occasione del mio ritorno e li avremmo informati della situazione.

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