Circa Leo71

Questo autore non ha riempito alcun dettaglio.
Finora Leo71 ha creato 15 post nel blog.

06 Diario segreto di un dirigente perbene – lo specchio sul soffitto (Sandra)

Il mio lavoro mi porta a viaggiare, conoscere tantissima gente e tantissimi posti diversi. E a vivere molte avventure.  In questo diario ho raccolto molte di quelle che mi sono capitate negli ultimi 20 anni, cercando di rispettare l'ordine cronologico degli eventi e cambiando solo pochi dettagli. In questa, rivedo Sandra che mi prepara una sorpresa.   m.amorini@email.it

Di |2019-12-16T14:43:49+01:0014 Settembre 2019|Racconti Erotici Etero, Tradimento|

05 Diario segreto di un dirigente perbene – La stalker (Manuela)

Il lavoro mi stava davvero prendendo molto tempo. L’azienda continuava ad espandersi e Patricia aveva insistito affinchè io assumessi un mio vice in Italia, dove la situazione si era consolidata, in modo da potermi occupare di più dell’espansione all’estero. Questo significava viaggi continui, lavoro che si protraeva fino a tardi, ritmi intensi... ma mi piaceva molto. Era quello che avevo cercato e voluto e la mia pazzia di qualche anno prima, quando lasciai un lavoro sicuro per un salto nel vuoto, si stava rivelando un’ottima decisione. 

 

Nonostante tutti gli impegni cercavo sempre di ritagliarmi del tempo per seguire dei corsi interessanti, non per forza orientati a tematiche di business. Sono curioso, e mi piace imparare cose nuove. 

Scelsi un corso di massaggi tantrici di 3 giorni e che si teneva in toscana, in un centro di ricerca spirituale che avevo già frequentato. 

Di solito proponevano attività molto ben fatte così non chiesi troppe informazioni, nemmeno quando mi domandarono se mi volevo iscrivere con la mia partner. 

Scoprì al mio arrivo che per il corso era essenziale che ci fossero un numero pari di uomini e donne, per poter svolgere correttamente tutti gli esercizi.  

La facilitatrice ci disse anche che chi era venuto con il proprio partner poteva lavorare sempre in coppia ma che consigliava a tutti, anche a loro, di fare ciascun esercizio con una persona diversa per sperimentare varie energie. 

Imparammo vari tipi di tocco, di pressione, ci trovammo a condividere emozioni anche forti. 

 

Feci esperienze con donne molto diverse, sia per età che per fisico e carattere, ma c’era una tipa che mi dava veramente sui nervi. 

Aveva un viso molto bello, ma era decisamente rotonda ed abbondante. E non era quello che mi teneva lontano da lei ma il suo atteggiamento di superiorità perché lei frequentava il mondo spirituale da tanti anni, “si era evoluta” ed era riuscita a mettere in piedi la sua azienda. 

Una delle sere si sedette al mio tavolo per cena e mi disse che secondo lei dovevo essere un classista, che si vedeva come ero molto selettivo con le persone.  

Le risposi che credevo fermamente essere mio dovere circondarmi solo di persone che potessero rendermi felice, con cui sviluppare rapporti umani intensi e di mutuo scambio. 

Litigammo. 

 

Ci evitammo fino all’ultimo ma poi il caso volle che ci trovammo in coppia a svolgere l’ultimo esercizio del corso. 

Dovevo mettere in pratica tutte le tecniche imparate per donarle un massaggio. 

Mi impegnai, cercando di superare la chiara incompatibilità caratteriale e spirituale. 

Le piacque molto. Quando toccò a lei massaggiarmi fu molto delicata ed eccitante. 

La cosa sembrò finire lì. 

 

Salii in macchina e iniziai a guidare verso Bergamo quando mi arrivò un sms. 

Era lei. 

In quei corsi c’era l’abitudine di far passare un foglio dove ciascuno scriveva i propri recapiti, ed ogni partecipante ne riceveva poi una copia. I

o perdevo quasi sempre la mia.

 

MI E’ PIACIUTO MOLTO COME MI TOCCAVI OGGI. MOLTO DOLCE. FORSE MI SBAGLIAVO SU DI TE 

 

Le risposi e ci fu un breve scambio di messaggi. 

Poi mi chiamò. 

Fu una conversazione inizialmente piacevole ma poi mi tenne al telefono credo due ore. 

Io odio stare la telefono più di 5 minuti. 

Riuscii a salutarla quando lei arrivò a casa. 

Mi aveva fatto promettere che ci saremmo rivisti. La cosa, in fondo, non mi dispiaceva. 

Era una donna intrigante, decisa. 

Volli vedere come le cose si sarebbero evolute.

 

Nei giorni successivi mi chiamò spesso, pure troppo per i miei gusti. 

Conversazioni interessanti ma troppo lunghe, e io non avevo così tanto tempo da passare al telefono con lei.

 Insisteva perchè ci vedessimo, ma ero sempre in viaggio  all'estero mentre lei lavorava solo in Italia. Anzi, per dirla tutta praticamente solo in provincia di Firenze. 

L’occasione si presentò quando Federico, il mio vice, riuscì a convincere la sede bolognese di una importante multinazionale americana a mandare tutto il management in “ritiro spirituale” per 3 giorni: un posto isolato e tranquillo dove li avremmo aiutati a definire le linee guida per il piano strategico del triennio successivo. 

Dissi a Federico che alla location ci avrei pensato io personalmente. 

Scelsi un hotel nel Mugello, una locanda bellissima con solo 6 camere, tutte suites con camino. In questi casi era mia abitudine (e piacere) verificare la location passandoci un fine settimana. 

Quale occasione migliore? Proposi a Manuela di accompagnarmi e sembrò davvero contenta. 

 

Ci demmo appuntamento direttamente là per la domenica, tarda mattinata. 

Quando lei arrivò io avevo già preso la camera, visitato le sale meeting e verificato altri spazi che ci sarebbero serviti per i workshop. Mentre io continuavo il mio lavoro le dissi di sistemarsi in camera e di indossare il costume perchè dopo avremmo dovuto “testare l’area relax”. 

Pranzammo insieme e dovetti accettare una serie infinita di battute su quanto duro fosse il mio lavoro e su quali titoli di studio fossero necessari per controllare la qualità delle saune e delle massaggiatrici. Facemmo una passeggiata nei dintorni tenendoci per mano, poi ci dirigemmo agli spogliatoi della piccola SPA e in un attimo fummo pronti. 

Visto che quel giorno eravamo gli unici ospiti della struttura, era tutta per noi. 

 

Entrammo nella vasca idromassaggio e lei dopo poco si avvicinò, si sedette sulle mie ginocchia voltata verso di me e mi baciò, quasi con violenza, affamata delle mie labbra. 

Sentivo il suo bacino muoversi e il suo seno abbondante tra di noi. 

Le misi le mani su quel grande culo burroso e glielo strinsi. 

Continuammo così per un po’, poi lei si staccò repentinamente dalla mia bocca
- Secondo me qui il test è stato un successo. Andiamo in camera!   
E uscì dalla vasca.   

 

Ci infilammo accappatoi e ciabatte, prendemmo i nostri vestiti e salimmo al piano superiore, dove l’anticamera della suite che avevo prenotato aveva il camino acceso. 

Ottimo servizio, pensai. 

Feci giusto in tempo a chiudere la porta che lei mi spinse contro il muro, mi aprì l’accappatoio e mi sfilò il costume bagnato, rimanendo in ginocchio davanti a me. 

Non avevo ancora visto una donna con tanta foga. 

Lo prese subito in bocca, leccandolo fino a farmelo diventare duro e poi pompando furiosamente. Provai a farla rallentare, ma non ci riuscii. 

Le presi allora la testa e l’accompagnai in quel movimento veloce e rumoroso fino a quando non venni riempiendole la bocca di sperma. 

Si alzò e me lo fece vedere sulla sua lingua, prima di ingoiarlo.


Cercai ancora di rallentare il ritmo del pomeriggio, inutilmente. 

Mi trascinò in camera dove mi prese la testa e me la portò direttamente tra le gambe. 

La leccai mentre la penetravo con tre, e poi quattro dita. 

Lei godeva rumorosamente. 

Mi tornò in tiro e iniziai a scoparmela. 

Vedere quelle tette enormi ballonzolare davanti ai miei occhi era molto eccitante. 

Non resistetti. Mi misi a cavalcioni su di lei e mi feci fare una spagnola meravigliosa, mentre con la mano continuavo a masturbarla. 
- Che maiale che sei! Ti piacciono le mie tette, vero? Dimmi che ci vuoi sborrare sopra brutto porco!
Le venni addosso. 
Se lo spalmò tutto sul seno, leccandosi poi la mano.

 

Per fortuna si era fatta l’ora di cena. Facemmo una doccia e scendemmo in salone. 

Speravo in un attimo di tregua ma nella pausa tra il primo e il secondo lei si tolse una scarpa e con il piede iniziò a massaggiarmi il pacco da sotto il tavolo. Il preludio di una lunga notte.

Tornati di sopra lo facemmo altre tre volte prima della sveglia. 

Era veramente affamata di cazzo, una ninfomane inimmaginabile. L’unica cosa che non mi riuscì fu di metterglielo in quel grande culo che, in fondo, mi eccitava molto. La feci mettere a quattro zampe e, mentre con due dita la masturbavo, quando uscivo dalla sua figa fradicia spalmavo un po’ dei suoi umori sulla sua rosetta. Poi cercai di entrare con un dito ma si irrigidì e si spostò di scatto in avanti.
- No. Lì no... non voglio...
Da una così la cosa un po’ mi sorprese, ma le rimisi le dita in figa facendola godere e poi mi tolsi la soddisfazione di una pecorina, venendole sulla schiena.
Erano le 4 di mattina quando finalmente si dette una calmata. 

 

Il giorno dopo ero esausto. 

Lei andò via molto presto a causa di impegni di lavoro e io riuscii finalmente a dormire. Iniziò a tartassarmi di chiamate e, siccome mi era difficile risponderle e stare al telefono per via degli impegni di lavoro, prese ad accusarmi di essermi approfittato di lei per una avventura di una sera. 

Mi mandò e-mail ed SMS anche di notte fonda. 

Fui molto duro con lei, anche perchè in realtà temevo che la cosa potesse degenerare ulteriormente. 

Smise di tormentarmi. 

Mi ritrovò su Facebook anni dopo e mi scrisse un messaggio molto carino dove si scusava, mi diceva di aver perso la testa e di aver capito che non aveva funzionato per colpa sua. Mi augurò buona fortuna. 

Decisi di non risponderle.

 

m.amorini@email.it

Di |2019-12-16T14:04:51+01:009 Settembre 2019|Senza categoria|

04 Diario segreto di un dirigente perbene – Giochi proibiti (Sara)

Il mio lavoro mi porta a viaggiare, conoscere tantissima gente e tantissimi posti diversi. E a vivere molte avventure.  In questo diario ho raccolto molte di quelle che mi sono capitate negli ultimi 20 anni, cercando di rispettare l'ordine cronologico degli eventi e cambiando solo pochi dettagli. In questa, la mia imprevedibile socia Patricia mi invita ad un pomeriggio con una coppia di amici.   m.amorini@email.it

Di |2019-12-16T14:37:20+01:006 Settembre 2019|Racconti Erotici Etero, Racconti sull'Autoerotismo, Trio|

03 Diario segreto di un dirigente per bene – Una serata particolare (Sandra)

Il mio lavoro mi porta a viaggiare, conoscere tantissima gente e tantissimi posti diversi. E a vivere molte avventure. Amo le emozioni,quelle che ti fanno sentire i brividi, accelerare il respiro. Adoro giocare a quel gioco intrigante e coinvolgente che porta due corpi e soprattutto due menti a conoscersi e a regalarsi piacere. In questo diario ho raccolto molte avventure che mi sono capitate negli ultimi 20 anni, cercando di rispettare l'ordine cronologico degli eventi e cambiando solo pochi dettagli. m.amorini@email.it

Di |2021-07-01T15:39:39+02:004 Settembre 2019|Erotici Racconti, Racconti Erotici|

02 Diario segreto di un dirigente perbene – La festa di compleanno (Claire)

Il mio lavoro mi porta a viaggiare, conoscere tantissima gente e tantissimi posti diversi. E a vivere molte avventure. Amo le emozioni,quelle che ti fanno sentire i brividi, accelerare il respiro. Adoro giocare a quel gioco intrigante e coinvolgente che porta due corpi e soprattutto due menti a conoscersi e a regalarsi piacere. In questo diario ho raccolto molte avventure che mi sono capitate negli ultimi 20 anni, cercando di rispettare l'ordine cronologico degli eventi e cambiando solo pochi dettagli. m.amorini@email.i

Di |2019-12-16T14:28:04+01:003 Settembre 2019|Racconti Erotici Lesbo, Trio|

01 Diario segreto di un dirigente perbene – L’inizio (Patricia)

Lavoro come dirigente per una grande multinazionale americana: guadagno bene e passo gran parte del mio tempo viaggiando per il mondo. Mi piace la buona cucina, il buon vino e in generale stuzzicare i miei e gli altrui sensi. Vivo una specie di doppia vita tra famiglia, lavoro e ... ma andiamo con ordine, perchè non è sempre stato così. 20 anni fa lavoravo per una azienda italiana di circa 300 dipendenti, operante nel settore high-tech. Il mio biglietto da visita diceva che ero direttore marketing ma mi faceva un po’ sorridere visto che la mia squadra era formata da una persona in Lombardia e una part time nel nostro ufficio in veneto. Comunque questo mi permetteva di fare un lavoro interessante, seppur non molto ben pagato. Ne ero molto orgoglioso, visto l’impegno che avevo dovuto metterci, ma volevo molto di più e per questo continuavo a studiare e fare corsi. All’epoca uscivo con una ragazza che aveva in mente solo di sposarsi e avere figli, e che voleva rimanere indipendente. Per questo si era trovata un lavoro serale in un call center mentre di giorno studiava all’università, rendendo di fatto molto difficile il vedersi se non nei fine settimana. Io stavo invece terminando un master ini marketing in Bocconi e il giro di amici che si era creato mi portava di tanto in tanto a frequentare delle feste e delle serate milanesi molto diverse da quelle a cui ero abituato. Erano i posti dove andavi più a farti vedere, a conoscere questo o quella, a fare networking con altri manager e dirigenti. Non ne ero entusiasta, ma ci andavo. E una sera la mia vita cambiò. Grazie ad un solo incontro. Con Patricia. Fabrizio aveva insistito molto per portarmi alla festa di Patricia. Non la conosceva nemmeno bene, ma era stato invitato e diceva che bisognava andarci. E poteva portare un amico, cioè me. Era giorni che mi parlava di questa ragazza inglese ma di madre sudamericana che, nonostante la giovane età, aveva già fondato una società di consulenza strategica a Londra e poi aveva aperto sedi in Belgio, Francia, Germania e ora era pronta per farlo a Milano. Una di buona famiglia, con alle spalle un padre che l’aveva finanziata pesantemente. Era essenziale starle intorno, entrare nel suo giro. C’erano grandi opportunità all’orizzonte. La festa era a casa di Patricia. Un bellissimo appartamento che aveva affittato di recente in zona San Donato, su due piani, molto luminoso e arredato con uno stile moderno e minimalista. Quando entrammo lei ci venne incontro per darci il benvenuto e Fabrizio dovette spiegarle chi fossimo. Secondo me lei finse di ricordarsi di lui e di averlo invitato. Ero imbarazzatissimo. Lei invece era molto bella. Portava un vestito nero e corto che metteva in risalto il suo seno e un sedere che sembrava tornito. Non era alta, nonostante i tacchi, ma attirava davvero l’attenzione nonostante la presenza in grande quantità, come a tutte queste feste, di belle donne dai vestiti firmatissimi e dal fisico spaziale. Quella sera mi annoiai parecchio e per sfuggire al caos mi ritrovai sul piccolo terrazzino della cucina a pensare. - Non ti diverti? Mi voltai e dietro di me vidi Patricia che mi porgeva un calice di champagne Accettai il bicchiere con un sorriso. - No, la festa è deliziosa. Sono io che dopo un po’ ho bisogno di tranquillità. Si sta molto bene qui fuori. E’ una casa molto bella. -Grazie. Comunque non vivo qui stabilmente. E tu non raccontarmi palle. Si vede che ti annoi. Anche io, in fondo. Non so nemmeno come ci sia arrivata tutta questa gente, metà non so chi sia. - E io faccio chiaramente parte di quella metà – aggiunsi La presi in contropiede. -No... non intendevo... - però è vero. Rimediamo subito. Mi presentai nuovamente. Iniziammo a chiacchierare, a bere altro champagne e poi a parlare ancora. Di viaggi, di idee, di sogni. Mi piaceva, Patricia, ma anche mi spaventava. Sognava in grande. Ci interruppe un tizio che arrivò all’improvviso, la prese per mano e la riportò in salotto. Il resto della serata passò lentamente e venne finalmente il momento di andarsene. Andai a salutarla. - Te ne vai già? No, dai... Erano quasi le due del mattino. Stavo già per uscire dall’appartamento, seguendo Fabrizio che mi doveva pure riaccompagnare alla macchina, quando Patricia mi abbracciò per salutarmi e mi sussurrò nell’orecchio – chiamami. Fallo domani o mai più. E mi mise in mano un biglietto da visita. Questo suo modo di fare, che oggi conosco molto bene, al momento mi spiazzò completamente. In macchina Fabrizio mi fece il terzo grado. Aveva passato più tempo a guardare cosa facevo io che a godersi la festa. Non sapevo che dirgli. Una serata dalla fine inaspettata. Non riuscii a dormire. La chiamai nel mezzogiorno. Mi disse di raggiungerla nel suo ufficio temporaneo, la sera stessa, senza darmi altre spiegazioni o indicazioni se non ancora una volta uno “stasera o mai più”. Quando arrivai mi portarono in una sala dove lei sedeva intorno ad un piccolo tavolo rotondo insieme ad altre 3 persone. Mi chiese di sedermi e mi disse chiaro e tondo cosa aveva in testa. Quella strana riunione durò fino a tarda notte e quando uscii avevo in mano un accordo di collaborazione per diventare il primo dipendente italiano della sua nuova filiale. Era tutto così assurdo, ma anche intrigante. Mi licenziai e iniziai a lavorare con Patricia in modo molto, molto stretto. Si lavorava spesso a casa sua, e spesso fino a tardi. Era una donna imprevedibile. La sua priorità era il lavoro ma iniziava la giornata facendo yoga, andava in palestra a mezzogiorno e poi lasciava sempre del tempo per la meditazione. Ed era molto disinibita. Non ho mai capito se le piacesse mettere altre persone in imbarazzo per vedere come avrebbero reagito o se fosse davvero così. Una sera stavamo lavorando a casa sua, al piano di sopra. Lei indossava una camicia bianca di lino, molto larga e lunga che le faceva in pratica anche da gonna. Io maglietta e pantaloni della tuta. Era stata una giornata pesante, molto stressante per via di alcuni problemi legali che stavamo affrontando, ed eravamo ancora alla scrivania a leggere le bozze dei contratti quando lei si alzò di colpo e disse -basta, ho proprio bisogno di masturbarmi. Rimasi spiazzato non poco, pensai fosse una delle sue solite uscite strane. E invece mi guardò e sorridendo mi chiese se non lo facessi anche io per rilassarmi. Credo che balbettai qualcosa ma non fui in grado di dare una risposta. – Io mi metto sul letto. Vieni anche tu? Ancora non riuscii a dare una risposta di senso compiuto. Mi prese per mano e mi tirò in camera. -Vuoi che ti aiuti? Dissi, sentendomi immediatamente dopo un coglione. Rise. - Magari dopo. Adesso mi è venuta un’idea interessante. Farai quello che dico io? – si farfugliai Mi guardò dritto negli occhi, sorridendo, con una intensità tale da fami venire una erezione solo così. Entrammo in stanza. Lei che non staccava gli occhi dai miei e che mi tirava per la mano camminando lentamente all’indietro. Arrivò al letto e mi lasciò la mano, ma continuò a guardarmi negli occhi. Si chinò e si sfilò le mutande. Poi mi chiese se portavo i boxer. Dissi di si. Mi sfilò lentamente i pantaloni della tuta. Avvicinai la mano ai suoi capelli ma la fermò. – Non ti ho detto di toccarmi. Fai solo quello che ti dico io. Chiaro? Mi lasciò lì e andò a sistemare dei cuscini, poi si sdraiò sul letto e mi disse di sedermi di fronte a lei. Mi disse esattamente come farlo, perchè mi disse che voleva vedere la mia erezione sotto i boxer. Poi ricominciò a fissarmi negli occhi – ora guardami godere. Allargò lentamente le gambe rivelando una figa perfettamente depilata e già lucida di umori. La situazione eccitava anche lei. Iniziò a sfiorarsi, lentamente, mentre l’altra mano teneva aperte le grandi labbra. Ansimava, mentre io non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Iniziai a toccarmi anche io ma lei mi fermò. Voleva che la guardassi solamente. Poi chiuse gli occhi, accelerò il ritmo. Due dita della mano destra ora sparivano e ricomparivano, dentro e fuori da quella figa rumorosa mentre la sinistra aveva aperto la camicia e le toccava con forza i seni. Godeva, godeva forte. Poi aprì di nuovo gli occhi. – Ti prego, leccamela. Adesso! Avevo il cazzo che scoppiava. Mi avvicinai. Le misi le mani sulle caviglie e le feci correre lungo le gambe morbide e lisce fino a sfiorare la sua mano che ancora la penetrava. Avvicinai la faccia lasciando che la mia barba solleticasse il suo interno coscia. Allargò ancor di più le gambe. Mi ci tuffai. Iniziai a leccarle il clitoride e a succhiarglielo un po’. Una sua mano era tra i miei capelli, l’altra sul seno. Le mie le cingevano i fianchi e correvano su quel culo meraviglioso. “si... dai... continua così.... Fammi godere. Fammi venire!! “ continuava a dire, finchè non iniziò a tremare alzando il bacino verso il mio volto e prendendomi per i capelli con forza con entrambe le mani. La sentivo emettere uno strano verso, quasi volesse soffocare un urlo digrignando i denti. Era un lago, e io cercai di continuare a leccarla ma le sue mani mi spinsero via. – Fermati... fermati! Mi disse con il fiato rotto. Mi fermai, appoggiando la faccia alla sua coscia ma continuando a muovere le mani su quei fianchi vellutati. Rimanemmo così, in silenzio, per forse alcuni minuti. Poi riprese a muoversi e mi disse di sdraiarmi . Lo feci senza dire una parola. Si mise ai miei piedi e mi sfilò i boxer. – Stai fermo, ora tocca a te godere. Mi allargò un po’ le gambe e si mise a cavalcioni della mia destra, facendomi sentire sulla pelle l’umido della sua figa. Si era tolta del tutto la camicia ed era completamente nuda, con quelle magnifiche tette che cercai di raggiungere con le mie mani. Me lo impedì. – Fermo. Faccio io. Le piaceva comandare e controllare. Mi sfiorò il cazzo già in tiro con la mano, lo scappellò e si avvicinò lentamente prendendo in bocca solo la punta. Si rialzò lasciando un fiotto di saliva che scendeva lungo l’asta. Ricominciò a guardarmi intensamente negli occhi, uno sguardo magnetico che non lasciava spazio ad altro se non a lei. Iniziò a segarmi lentamente, molto lentamente. Variava la pressione della mano, a volte roteando anche il polso. Quasi non riuscivo a respirare. – Voglio farti godere. Voglio vederti mentre godi mi disse. Poi, senza smettere di segarmi, si alzo sulle ginocchia e si mise due dita in figa, iniziando a masturbarsi sempre più velocemente. Mi guardava e ansimava, mentre anche io stavo godendo come mai avevo goduto. – vengo Patricia!....Vengooo dissi in preda a delle contrazioni fortissime. Il mio cazzo eruttò letteralmente, un getto di sborra di almeno 20 centimetri seguito da altra e altra ancora. La sua mano aveva accelerato e l’altra aveva smesso di occuparsi della sua figa per posarsi sul mio petto. Ero sfinito. Lei continuava a guardarmi negli occhi. Tolse la mano dal mio cazzo e, lentamente, se la portò alla bocca leccando parte della sborra che era colata. – Sai di buono mi disse. Poi si alzò e si diresse verso la doccia. La seguii, ma mi non volle fare la doccia insieme e aspettai il mio turno. Ci lavammo velocemente e poi, visto che si era fatto tardi, mi offrì di rimanere lì a dormire. – Ti preparo il divano letto mi disse. Tornai a casa, con la testa piena di pensieri confusi ma una sensazione bellissima. Continuammo a lavorare insieme nei giorni successivi, come se non fosse successo nulla tranne per il fatto che secondo me ci sentivamo molto più... vicini. Un giorno, settimane dopo, in una delle sue solite uscite estemporanee mi disse – Sai, sei bellissimo quando hai un orgasmo. m.amorini@email.it

Di |2019-12-16T15:54:48+01:0027 Agosto 2019|Racconti Erotici|

00 racconto cancellato 2

questo racconto era parte di una lunga serie che andava letta in ordine cronologico ma durante la migrazione dal vecchio sito si è perso quasi tutto. Non c'è una funzione per cancellare i racconti, quindi pubblico un racconto vuoto. xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Di |2019-12-16T15:55:47+01:002 Marzo 2019|Orgia, Racconti di Dominazione|

00 racconto cancellato

questo racconto era parte di una lunga serie che andava letta in ordine cronologico ma durante la migrazione dal vecchio sito si è perso quasi tutto. Non c'è una funzione per cancellare i racconti, quindi pubblico un racconto vuoto. xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Di |2019-12-16T15:22:44+01:0026 Novembre 2018|Racconti Erotici Etero, Racconti Erotici Lesbo, Trio|
Torna in cima