Adriana cap8
“Lei non è male.” le risposi cercando d’inquadrare quella coppia “Lui invece ha proprio la faccia da sfigato. Se vuoi vado a farci quattro chiacchiere, magari vedendo solo una donna si aprono un po’.”
“Lei non è male.” le risposi cercando d’inquadrare quella coppia “Lui invece ha proprio la faccia da sfigato. Se vuoi vado a farci quattro chiacchiere, magari vedendo solo una donna si aprono un po’.”
Questo racconto mi è stato chiesto da Carmen a Carlo al quale lo dedico, sperando d'aver scritto la loro fantasia.
“Ma sembri una puttana !” esclamò mio marito prima che mi coprissi con un lungo spolverino. “Una puttana che puoi solo veder scopare.” gli risposi dandogli un bacio sulla guancia.
Il Capo Horn era un ex capannone industriale ristrutturato molto bene, e diviso in due parti. La prima era un classico club privé con alcune stanze per gli scambi di coppia, e dove si potevano vedere striptease sia maschili che femminili, il cui unico scopo era quello d’eccitare gli spettatori.
Il venerdì subito dopo cena mi preparai per andare da Zara, e decisi d’osare con un abbigliamento a dir poco aggressivo. Scelsi infatti un completo di color rosa composto da una gonna ben sopra il ginocchio, e una giacca il cui unico bottone era appena sotto il seno.
Lui borbottò qualche frase incomprensibile, per poi mettersi al computer per chattare in una comunità di cornuti e contenti, e dove si vantava dei miei tradimenti. Trovavo ridicolo il volersi dichiarare un grandissimo cornuto, e l’aspirare ad essere ancora più sottomesso a me ed i miei amanti. Avevo però scoperto che altre donne trattavano molto peggio i rispettivi mariti, usando spesso cinture di castità in modo da impedire loro ogni forma di erezione, fino a sodomizzarli prima o dopo un rapporto col proprio stallone di turno.
Dopo la serata con Shy non ebbi più alcun pudore nel cornificare mio marito, anche in sua assenza. Nel giro di un mese avevo trovato diversi uomini pronti a soddisfare ogni mio più perverso desiderio, e fra questi c’era Sandro, un vero maschio alfa che amava ridicolizzare Carlo soprattutto quando mi sodomizzava senza usare alcuna grazia. Alla fine di ogni rapporto lo costringeva a segarsi davanti a noi cronometrando quanto tempo impiegava per venire, umiliando con appellativi come “Flash” o “Grande capo Alce”.
Quello con mio marito Carlo Vinciguerra non è mai stato un vero matrimonio d’amore. È vero che all’inizio della nostra storia ero molto innamorata di lui, ma poi la fiamma inizia a scemare, e rimango solo i vantaggi di una relazione con un uomo decisamente ricco e troppo impegnato sul lavoro. Ad esser sincera Carlo è quasi decoroso come maschio, nel senso più virile del termine, ma certamente non è uno che potrebbe far film porno, anzi forse la sua eccessiva normalità è anche il suo limite più grande. A volte sembra quasi che per lui il sesso sia solo una pratica da sbrigare il prima possibile, con un coinvolgimento che rasenta lo zero. Altre arriva a letto così eccitato che non solo dopo dura veramente poco, ma ha anche il coraggio di chiedere se mi ha soddisfatta.
“La prossima volta che vieni da me ti farò una sorpresa.” mi disse mentre cercavo di darmi una sistemata, dopo aver provato uno degli orgasmi più intensi della mia vita, mettendomi così una gran voglia di rivederla al più presto.
Una volta tornata dal viaggio di nozze ebbi un momento di forte crisi esistenziale. Nonostante avessi più volte tradito Tommaso, la prima con ancora indosso l’abito nuziale, non riuscivo a riprendere quella che in fondo consideravo la mia vita, fatta anche di rapporti sessuali delle più svariate forme. Come un automa mi dedicai anima e corpo al lavoro, riuscendo ad ottenere degli ottimi risultati in breve tempo, ma non provando poi alcuna gioia dalle mie vittorie.