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Appoggiata ad un platano del viale Adriana piangeva disperata; aveva finalmente capito perché Alessandro, il suo ragazzo, da qualche tempo era diventato evasivo e aveva sempre qualche motivo per diradare le uscite serali: aveva un’altra donna!!!
L’aveva trovato teneramente abbracciato a quest’altra, l’aveva affrontato a muso duro e ne era uscita con le ossa rotte, Alessandro l’aveva piantata in tronco, di lei non ne voleva più sapere: voleva morire.
Era li, appoggiata al platano, che piangeva disperata e meditava il suicidio quando arrivò Antonio.
Antonio era un vecchio amico di Adriana, le aveva anche fatto la corte un tempo, ma Adriana aveva preferito a lui, troppo serio e posato, Alessandro, allegro e festaiolo, in realtà anche farfallone.
-Che ti è successo?
– Voglio morire! Alessandro mi ha lasciata per un altra’ Voglio morire!
– Dai, ti riporto a casa, vedrai; non ti meritava.
Antonio cercava di consolare Adriana che appariva proprio distrutta, Adriana la brillantissima. Adriana: Laurea precocissima in Scienze Sociali (neanche 22 anni) e poi, subito dopo un incarico nella dirigenza del personale di una grande azienda, sempre perfetta, elegante con i suoi tailleurs da donna executive, per Antonio era sempre stata irraggiungibile, Antonio, il dolce Antonio, il fuoricorso di lungo corso di ingegneria civile; Alessandro no, lui era brillante, non come Antonio, lui non era fuori corso perché l’università non l’aveva vista neanche da lontano, ma era pieno di soldi di papà, nella cui ditta faceva finta di lavorare come vicedirettore, e poteva offrire una vita serale brillante.
Ed ora Adriana era là, con il trucco sciolto dal pianto che le rigava il volto ed il tailleur che sembrava fuori luogo, appoggiata al platano ed anche ad Antonio che cercava di sorreggerla materialmente e moralmente.
Dopo un po’ Adriana si convinse ed appoggiandosi ad Antonio si avviò verso casa.
Adriana abitava da sola, dopo la laurea aveva preso in fitto un appartamento, piccolo ma grazioso, che aveva arredato con molta cura.
Arrivati sotto casa Antonio fece per andarsene, ma Adriana lo trattenne.
-Non lasciarmi, non voglio rimanere da sola. Resta a mangiare da me: avevo preparato una cenetta’. Che gli vada tutto di traverso!!! Dai, resta!
Antonio dopo qualche insistenza si convinse, in realtà aveva sempre sperato di salire da Adriana e le resistenze erano state solo di facciata.
Entrata in casa Adriana si tolse la giacca e le scarpe, rimanendo con la gonna a pieghe, un po’ corta sopra il ginocchio, ed una camicetta di seta, da cui traspariva il reggiseno a balconcino di pizzo che lasciava intravedere i capezzoli, invitò Antonio a mettersi comodo e calzò un paio di pantofoline ricamate.
La tavola era già apparecchiata elegantemente per una cena a due, in intimità, a lume di candela.
Adriana accese il forno per riscaldare la cena già pronta, poi servì in tavola e si sedette.
Durante la cena sembrava che Adriana avesse dimenticato Alessandro e la triste vicenda, anche se, ogni tanto, le si velavano gli occhi, ma chiacchierò con Antonio, mangiò e, soprattutto bevve.
– Ma quanto bevi?Ti sei scolata da sola una bottiglia di vino, ti ricordavo astemia o quasi.
-Ma no, ma no, ho imparato a bere, in società’. E poi questa è una serata speciale e ho proprio voglia di bere.
Si alzò ed andò a prendere un’altra bottiglia di vino, la stappò e versò da bere a sé ed ad Antonio.
Antonio la guardò tra l’esterrefatto ed il preoccupato: non le avrebbe fatto male bere tanto?
A fine cena Adriana mise in tavola un dolce e delle bottiglie di superalcolici si versò della grappa e cominciò a sorseggiarla: era diventata un po’ rossa in volto, slacciò al camicetta’
-Fa caldo, non ti sembra?
Guardò Antonio con gli occhi tristi e cominciò a singhiozzare.
-Cosa ha quella che io non ho? Guarda le mie tette!
Aprì del tutto la camicetta e tirò le tette fuori dal reggiseno
-Ha forse una passera più bella della mia?
Sollevò la gonna, abbasso il perizoma scoprendo la fica; era incantevole, pensò Antonio: i peli pubici erano tagliati corti, a forma di cuore con la punta diretta verso il grilletto che spuntava dalla fica, completamente rasata, con le piccole labbra che facevano capolino dalle grandi in maniera quasi oscena; Antonio deglutì, il cazzo gli si era fatto duro, durissimo da fargli male; avrebbe voluto tirarlo fuori, infilarglielo dentro, ma si trattenne.
-Gliela ho data in tutte le salse, gli ho fatto di tutto, l’ho spompinato in maniera divina! Vuoi vedere?
Bevve un’altra grappa di un fiato e le si mozzò il respiro
-Cazzo! Come cazzo fate voi maschi a bere tutto d’un fiato? M’è sceso il fuoco nelle budella. Mi piace!
Si inginocchiò davanti ad Antonio, gli slacciò i calzoni e tirò fuori il cazzo eretto.
-Bello, proprio bello, è meglio di quello di Alessandro, è più lungo, in punta è più sottile ma sotto è anche più grosso, è più elegante, quello di Alessandro è così tozzo.
Mentre parlava lo scappellò, poi ci passò sopra la lingua, mentre Antonio fremeva temendo di sborrare anzitempo.
– Sa un po’ di piscio, ma mi piace!
Tirò giù pantaloni e mutande, aiutata nel movimento da Antonio che si sollevò sulla sedia, poi li sfilò, si sistemò tra le cosce aperte, impugno il cazzo con una mano, con l’ altra gli afferrò i coglioni e cominciò a spompinarlo.
Che stava facendo, pensò, stava spompinando Antonio cui non aveva mai rivolto quasi lo sguardo, ma le piaceva, aveva la testa leggera mentre andava su e giù con la bocca su quel bel cazzo, si sentiva nel nirvana; avrebbe voluto menarsi la fica mentre lo spompinava, la sentiva friggere di voglia, umida di umori, ma aveva le mani occupate, si concentrò accelerò il movimento di bocca e lingua fino a che Antonio non le sborrò in bocca: non aveva mai preso in bocca la sborra di Alessandro, le faceva schifo, questa invece la ingoiò, che strano sapore.
Si alzò e si infilò una mano nella fica, con l’altra si versò altra grappa e la bevve in un sorso: scese più liscia di prima.
– Mi tira la fica! Sono tutta bagnata, mi sembra quasi di essermi pisciata! Devo infilarci qualcosa dentro! Il collo della bottiglia!!!
Guardò Antonio, cazzo! Il suo cazzo era ancora duro! Spostò di fianco il perizoma e si impalò, come la riempiva bene! Si agitò su di lui, andò su e giù per un po’, Antonio le mise prima un dito, poi due nel buco del culo e lei cedette: tremò tutta, gridò in un orgasmo incredibile e si abbatte stremata sulla sua spalla e si addormentò.
Puzzava di grappa, nel sonno cacciò un rutto ed un odore misto di alcool e di acido si sparse intorno; Antonio sfilò le dita dal culo e lei sussultò cacciando una piccola scorreggia, le guardò: erano sporche di merda, doveva aver cacato la mattina, le annusò: non era male il buon profumo di culo.
Col cazzo duro ancora infilato nella fica si alzò dalla sedia sorreggendole le chiappe con le mani, per fortuna era leggera, si incamminò verso il letto, la adagiò sfilando il cazzo dalla fica, si coricò a fianco a lei e si addormentò anche lui.
Adriana vagava in un giardino fiorito dalle tinte pastello sfuocate, pieno di fontane, sentiva lo scroscio delle cascate, vedeva il giardino pieno di ninfe e di fauni che scopavano dappertutto, poi vide che da una roccia a picco su di un laghetto le ninfe, aprendosi la fica con le dita, pisciavano ad arco nell’acqua’ e pisciò anche lei.
Antonio era nel dormiveglia quando sentì un sibilo, si girò: Adriana era a pancia sotto, con le cosce aperte, la mano destra nella fica e pisciava, una pisciata sottile e continua che zampillava appena dalle labbra formando una chiazza che si andava allargando sotto di lei: era oscenamente arrapante, il cazzo, che già gli tirava, gli fece male, aveva anche lui bisogno di pisciare: si girò verso Adriana, puntò il cazzo verso la chiazza, subito al di sotto della sua coscia, e mollò anche lui una pisciata infinita, poi si riaddormentò.
Adriana si sentiva ancora nel nirvana: la testa vuota le fluttuava nel cielo, non aveva la forza di aprire gli occhi, uno strano frescore umido la avvolgeva dall’ombelico in giù, certo si sentiva la bocca riarsa, avrebbe svuotato un autocisterna d’acqua.
Sentì un odore amico, l’aroma di caffè, chi stava preparando il caffè? Alessandro? Certo che no ! Tranne che pavoneggiarsi e scopare quello non sapeva fare un cazzo.
Incominciò a ricordare: Alessandro e l’altra, Antonio, la cena’.., i ricordi poi sfumavano: un pompino? Lei aveva fatto un pompino? Doveva essere proprio sbronza! E poi come era finita a letto ancora vestita, la camicetta aperta con le tette fuori dal reggiseno, la gonna arrotolata in vita ed il perizoma semi abbassato; le venne un flash si era impalata sul cazzo di Antonio, poi il vuoto.
Si rese conto di aver pisciato il letto, e le scappava ancora: doveva andare al cesso; tentò di aprire gli occhi e di sollevare la testa dal cuscino: un disastro, la scarsa luce la abbagliò e la testa comincio a girarle, era la testa che girava o la stanza che le girava attorno? Ripiombò sul cuscino, doveva pisciare ma non riusciva a muoversi.
L’aroma di caffè si fece più intenso, tentò di aprire lentamente gli occhi e vide in primissimo piano il cazzo di Antonio in semi erezione, sentì, come in un sogno, ovattata, la voce di Antonio che diceva:
-Vuoi un po’ di caffè?
Adriana sollevò a fatica la testa dal cuscino, il mondo continuava a girare, aveva anche la nausea, pensò che , forse, più che il caffè avrebbe gradito il cazzo che le si parava davanti invitante, però disse:
– Sì, grazie.
Ad Adriana il caffè piaceva molto, lo beveva amaro, forte, ma questa volta le sembrò di bere del fiele, era disgustoso, fece un rutto ed insieme al caffè risalì un altro sapore, capì: era la grappa, ma quanta cazzo se ne era bevuta? Forse mezza bottiglia, forse di più, pensò di essere un po’ pazza: avrebbe gradito di più un’altra grappa del caffè.
Ed il caffè si accorse di non essere gradito ed incominciò a cercare una via d’uscita dallo stomaco, agitandosi su e giù, mise in moto tutto il sistema: Adriana avvertì un crampo allo stomaco e poi un ribollire dell’ intestino nella pancia, ed in più le scappava sempre maggiormente da pisciare.
– Devo pisciare! Non riesco ad alzarmi.
– Falla nel letto, ne hai già fatto un paio di litri.
Antonio evitò di parlare del suo contributo al lago in cui si trovava Adriana.
-No, aiutami ad alzarmi.
Antonio l’aiutò a sollevarsi, si sedette con le gambe penzoloni dal letto, Antonio la spogliò, le tolse camicia e reggiseno, le sfilò dall’alto la gonna, le rimaneva solo il perizoma che era calato a metà coscia e le lasciava scoperta l’ intimità; si alzò in piedi e barcollando, sbandando, appoggiandosi ad Antonio ed a tutto quello che trovava sul cammino andò al cesso.
Si sedette pesantemente, anzi crollò sul vaso e lasciò partire la pisciata, in contemporanea, con una sonora scorreggia, espulse un pezzo di merda dura cui seguì una cataratta di diarrea che spruzzò tutto il vaso, e rimase così, con le cosce aperte, il perizoma sceso alle caviglie, appoggiata con la schiena al muro, pisciando e cacando senza controllo, in piena esposizione.
Antonio la guardava con tenerezza, aveva sempre avuto soggezione di quella ragazza di 24 anni, più giovane di lui, brillante, in carriera, a volte sprezzante, ed ora così fragile, così femmina debole, di cui si sarebbe potuto approfittare senza reazioni, da proteggere.
Il caffè, intanto, aveva deciso la strada da prendere: sarebbe tornato indietro.
Al primo conato Antonio, con un balzo, prese una bacinella che si trovava lì e raccolse il vomito, prima che inondasse la stanza, poi, quando si fu acquetata, andò in cucina prepararle della camomilla, sarebbe stata meglio del caffè.
Ritornò dopo una decina di minuti con una grossa tazza piena di camomilla tiepida, Adriana era sempre là, sulla tazza del cesso, con le cosce aperte, appoggiata all’indietro, aveva smesso di pisciare, ma ogni tanto svuotava ancora l’intestino, accompagnando gli ultimi scampoli di diarrea con delle piccole scorregge, un filo di vomito le era scolato dalla bocca sulle tette, poi fino all’ombelico, per giungere infine ad impiastricciare il cuoricino di peli che sovrastava la fica; Antonio la guardò era oscena, se non le avesse voluto bene se ne sarebbe andato disgustato.
Antonio le si avvicinò, le pulì la bocca, la sollevò e l’ aiutò a bere; la camomilla si comportò meglio del caffè: entrò nello stomaco e fece pulizia di tutti gli ultimi detriti di cibo e grappa e li avviò all’uscita giusta.
Dopo un po’ Adriana cacciò un rutto sonoro, non sapeva quasi più di grappa ed accennò a svegliarsi dal nirvana, guardò il cazzo di Antonio che era davanti a lei in piedi, lo afferrò e se lo mise in bocca.
– Vedo che stai meglio’..
-Ho bisogno del ciuccetto’.
Antonio l’ aiutò ad alzarsi, ma lei si risedette subito
-Un momento’.
E caccio un’altra scorreggia umida
-Penso di aver finito’.
Adriana, faticosamente si alzò in piedi’ Antonio la squadrò dalla testa ai piedi: faceva decisamente schifo per quanto era imbrattata, puzzava di vomito e di merda’ un vero schifo.
-Credo che tu abbia bisogno di un buon bagno..
-Può darsi’ dammi ancora da bere
-Vuoi camomilla o grappa!?
-Per ora la camomilla”. La grappa più tardi!
Antonio pensò che Adriana era veramente impazzita, comunque andò in cucina e le portò un altro mezzo litro abbondante di camomilla, appena zuccherata e con un po’ di limone, che Adriana bevve avidamente.
Poi si risedette sulla tazza del cesso.
-Devi cacciare qualche altra cosa?
-No! Aspetto che tu mi prepari il bagno!
– Cazzo, servita di barba e capelli!
– Beh, ti ho fatto un bel pompino ieri sera, meriterò qualche attenzione, e.. chissà’
Antonio apri il rubinetto, tappò la vasca, controllò che la temperatura dell’ acqua non fosse troppo calda, poi versò del bagnoschiuma che colorò l’ acqua di azzurro. Dopo una diecina di minuti il bagno era pronto.
Aiutò Adriana ad immergersi ed iniziò a lavarla’
-Vieni anche tu, la vasca è grande e io sono piccolina..
Antonio non se lo fece ripetere due volte ed entrò nella vasca che, in effetti, era veramente molto grande, si immerse un istante poi si mise in ginocchio e continuò a lavare Adriana: le insaponò il dorso, il torace ed approfitto per massaggiarle le tette, si soffermò sui capezzoli che si fecero duri, poi scese sulla pancia e poi giù verso la fica, fece sollevare un po’ Adriana dall’ acqua e le massaggio la fica ed il culo entrando con le dita nella vagina e nel budello, poi la lasciò tranquilla nell’ acqua, aprì il getto della doccia e le lavò il volto ed i capelli.
– Ho voglia di pisciare, la faccio sempre quando faccio il bagno.
Ed incominciò una lunga pisciata, l’acqua azzurrina assunse una tonalità verdastra; anche Antonio aveva voglia di pisciare era dalla notte che non la faceva e l’ingresso in acqua l’ aveva stimolato, la pisciata di Adriana fu il colpo di grazie e cominciò a pisciare anche lui, in ginocchio pisciò abbondantemente sulle tette di Adriana .

continua…..

Autore Pubblicato il: 9 Gennaio 2013Categorie: Erotici Racconti, Racconti Erotici Etero0 Commenti

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