Camminarono a passo spedito per circa mezz’ora prima di raggiungere la birreria; lungo la strada Antonio si diede da fare: camminavano abbracciati, con Adriana aggrappata a lui, e lui ne approfittò per metterle la mano nella camicetta e palparle le tette; Adriana faceva un po’ la ritrosa, ma era solo una posa, le piaceva che Antonio la toccasse: i capezzoli si erano fatti duri e sensibili, non poteva non essersene accorto, la fica era diventata tesa come una corda di violino, si sarebbe volentieri fatta un ditalino là, in mezzo alla strada, ma non poteva, era ancora chiaro e c’era gente, per lo stesso motivo Antonio le palpò le chiappe attraverso al stoffa sottile della gonna, ma non ebbe il coraggio di infilare sotto la mano.
Quando giunsero alla birreria si era appena fatto buio, presero un tavolo di angolo da cui si dominava tutta la sala, ordinarono un piatto tirolese, pieno di riso, patatine, verdure, salsicce e carne grigliata ed un boccale da un litro di birra a testa. Mangiarono di buon appetito e la birra scese con grande facilità, tanto che presero un ulteriore boccale da mezzo litro per ciascuno ed anche questo scese agevolmente.
Durante la cena Adriana non stava mai ferma, si girava , si muoveva, accavallava le gambe, si sistemava sulla panca, era irrequieta.
-Che hai? Non ti senti bene?
-No! Sto benissimo1 Solo un po’ scomoda sulla panca.
Antonio prese per buona la spiegazione, ma gli sembrava una agitazione troppo starna, valle a capire le femmine!
A fine cena presero una Williams, Adriana pagò e ripresero la strada di casa.
-Mamma come sono piena, mi sento scoppiare lo stomaco!
-Con quello che hai mangiato e bevuto’.
-Non più di te!
-Io sono più grosso di te e ho lo stomaco più capiente!
-Sarà1 Sta di fatto che mi sento un palloncino! Aspetta’ devo fare il ruttino.
Adriana si appoggiò al muro, si concentrò, deglutì un po’ di saliva, poi emise un rutto fragoroso, da camionista, tanto che un passante si fermò e si girò a guardare.
-Avrà pensato che sia stato io, povero innocente, a cacciare questo tuono’
-Meglio,- disse Adriana, continuando a ruttare in maniera più discreta, -però ora mi sento meglio
Camminavano lentamente, sempre abbracciati, sempre con la mano di Antonio sulle tette di Adriana; dopo una decina di minuti Antonio incominciò a sentire un altro effetto della birra che in pochi minuti si fece impellente: era diventato nervoso, iniziò a toccarsi il pisello sempre più agitato, lo strizzò, lo compresse, ma niente da fare: gli scappava da pisciare urgentissimamente.
-Che hai? Non stai bene?- Domandò con un po’ di ironia Adriana.
-Mi scappa da pisciare, devo trovare un buco dove farla!
Vieni! Adriana lo tirò in un vicoletto laterale.
-Come va?
-Se non mi sbrigo rischio di farmela addosso!
-Io questo rischio non lo corro!- Disse Adriana ed alzò la gonna mostrando la fica nuda, -non ho nulla da bagnare!
Allargò un poco le cosce e cominciò a pisciare liberamente. Lo scroscio della piscia di Adriana sul marciapiede ebbe per Antonio un effetto devastante: non riusciva più a trattenere lo stimolo, la piscia iniziava ad uscire, traboccando dalla vescica strapiena, per l’ ansia non riusciva a slacciare i pantaloni, stava per succedere il disastro.
Adriana se ne accorse: -Povero bimbo,- disse con voce melliflua -stai per farti la pipì sotto? Aspetta che la mamma ti aiuta!
Camminando a gambe larghe per non pisciarsi le cosce si mise dietro ad Antonio, slacciò rapidamente i pantaloni ed estrasse dalle mutande il cazzo che aveva già iniziato a gocciolare, formando una discreta macchia umida sul davanti.
-Dai , bravo bimbo, fai la pipì – ed intanto giocava col cazzo, facendo ghirigori d’urina sul marciapiede; poi il getto si ridusse e finì, Adriana continuò a giocare con il pisello di Antonio:
-Facciamo uscire le ultime goccine- disse mentre continuava ad agitare il cazzo che cominciava ad inturgidire, poi, repentinamente, infilò di nuovo la mano nelle mutande di Antonio e tirò fuori i coglioni, li soppesò, li strizzò appena appena, il cazzo si indurì di più.
Tenendo sempre Antonio per il cazzo si girò, si appoggiò col petto al cofano di una macchina parcheggiata, si alzò la gonna sul culo e disse: -Fottimi! Dai fottimi!
-Qui in mezzo alla strada?
-Si1 Qui in mezzo alla strada! Mettimelo dentro e scopami!
Antonio, esterrefatto, obbedì: le infilò il cazzo in vagina e cominciò a scoparla.
-Dai, chiavami, fottimi, più forte, più dentro!
Adriana, con una mano tra le cosce si masturbava il clitoride:
-Dai, continua, ancora, ancora!
Antonio, forse per l’ emozione, non resse a lungo e sborrò rapidamente, troppo presto per Adriana:
-Sei già arrivato? Cazzo! Resta dentro che mi finisco a mano!
Strofinò violentemente il clitoride e dopo pochi secondi ebbe prima un tremito, poi un sussulto:
-Sono arrivata anche io, ma mi hai lasciata sul più bello!
Il cazzo scivolò fuori dalla fica ed anche lo sperma, al suo seguito, cadendo a terra.
-Non mi ero accorto che giravi senza mutande, lo fai spesso?
-No, solo da quando ho deciso di diventare una porca!
-Adesso ho capito perché ti agitavi in birreria: la stavi facendo vedere in giro agli altri!
-Ebbene si! C’ erano due matusa ad un tavolo che hanno sbavato tutta la sera rimirando la mia passerina!
-Matusa? Ma se non avevano quarant’anni?
-Per me sono matusa, anche tu che viaggi vicini ai trenta sei quasi un matusa e lo si è appena visto!
Antonio a denti stretti incassò.
Ripresero lentamente la strada di casa; l’ effetto birra si fece sentire ancora che erano quasi arrivati: erano nel portone, ma non riuscivano a salire per le scale; approfittarono di una grossa fioriera che si trovava li e la annaffiarono abbondantemente, poi salirono in casa.
Entrati in casa si spogliarono rapidamente e si misero a letto, Adriana, coricata su di un fianco, dando il culo ad Antonio lo chiamò:
-Mettimelo dentro!
-Ancora?
-Si1 Voglio sentirmi riempita, voglio addormentarmi con la fica piena!
Antonio obbedì, con un piccolo sforzo se lo fece venire duro e la penetrò, scivolando facilmente nella fica umida di secrezioni e di sperma, poi crollarono entrambi.
Quando Antonio si svegliò era già mattino, guardò Adriana che accennava a muoversi, aveva l’ aria della notte che premeva impellente al buco del culo, tentò di respingerla, ma niente da fare, tentò allora di farla silenziosamente, ma ne uscì una tromba di culo rumorosissima, rimase titubante ed un po’ a disagio, ma durò poco: dall’altro lato del letto Adriana rispose con una tromba analoga, anzi ad una prima ne seguì una seconda.
Poi si alzò andò in cucina e preparò il caffè, mentre sfaccendava il suo intestino si mise in moto, sentì lo stimolo e si rese conto che erano due giorni che non cacava, lui che era regolare come un orologio svizzero, ma il giorno prima era stato troppo indaffarato, portò il caffè a letto ad Adriana, bevve il suo che diede la spinta finale ed andò in bagno.
Si sedette sulla tazza del cesso direttamente sulla ceramica, senza neanche abbassare la tavoletta, si stava concentrando quando sulla porta apparve Adriana, che si reggeva la fica con le mani.
-Devo pisciare, fammi posto; stai là, apri le cosce e fammi un po’ di posto.
Si sedette sulle cosce di Antonio appoggiando la fica alla radice del pisello, che si ringalluzzì subito andando ad appoggiarsi nel taglio della passera.
Iniziò a pisciare e l’ urina calda inondò prima l’uccello, poi le palle, quindi cadde scrosciando nella tazza, Antonio era a disagio, avrebbe voluto trattenersi, ma lo stimolo era troppo forte e cominciò a cacare.
-Bravo bimbo, fai la cacca!
-Che fai, mi coglioni?
-Noo!
Adriana raggiunse, mettendosi una mano da dietro il culo, la punta dell’ uccello, duro come il marmo, pronto a scoppiare, poi si assestò e se lo infilò dentro.
Iniziò a muoversi lentamente, a contrarre le pareti della vagina massaggiando il pisello teso, poi si fermò, si abbraccio ad Antonio premendo le tette conto il suo petto.
Antonio sentì che qualcosa gli massaggiava il cazzo attraverso la vagina, poi si rese conto che Adriana stava cacando e che la cacca passando lo massaggiava, fu troppo ed esplose in una sborrata improvvisa.
Adriana alla frustata di sborra sull’ utero sussultò, si strinse più forte ad Antonio, poi si rilassò languida.
Dopo qualche minuto si ripresero, avevano finito di svuotarsi, Adriana si spinse più in avanti, prese della carta igienica, la diede ad Antonio e disse:
-Puliscimi il culo!
Antonio provvide alla tolette del forellino di Adriana, poi questa disse:
-Vieni più in avanti, che ti pulisco io1
E pulì per benino il culo di Antonio.
-Che dici, Antonio, facciamo una doccia?
Entrarono nella grande vasca, aprirono il getto della doccia ed incominciarono ad insaponarsi reciprocamente, soffermandosi reciprocamente sulle parti più sensibili.
Quella mattina Antonio aveva si cacato, ma con il cazzo imprigionato dalla fica di Adriana non era ancora riuscito a pisciare, il contatto con l’ acqua costituì uno stimolo potente e Adriana se ne accorse:
-Che c’è, piccolo mio, devi fare la pipì come ieri sera! Dai fai pipì!
E diresse la punta dell’ uccello verso la passera:
-E’ proprio bella calda come ieri mattina, devi proprio avere la febbre, la febbre del sesso!
E continuò a farsi annaffiare fino a quando il getto non si affievolì per poi cessare del tutto, si mise in ginocchio e succhiò il cazzo moscio che al contatto della bocca calda riprese vigore.
-Hai proprio buone riserve, un altro non sarebbe già arzillo dopo pochi minuti! Leccami la patatina che poi voglio riprovare il tuo cetriolo1
Adriana si sdraiò sul fondo della vasca ed aprì le cosce a squadra, Antonio si mise carponi ed incominciò a leccarla, dal clitoride in giù, si soffermò sul buchino della pipì, come aveva fatto il giorno prima, suscitando in Adriana intense sensazioni:
-Attento che ti piscio in faccia!
-Fai!
Antonio si allontanò un pochino, mentre un getto dorato spuntava dalla fica e, con un piccolo arco,
gli finiva sul collo, quando il getto si affievolì riavvicinò la bocca ed assaporò il liquido ambrato.
-Sembra di sentire ancora il sapore della birra!
Poi riprese a leccare, le labbra, l’apertura della vagina che emise un liquido filante e biancastro, il buco del culo, che sapeva ancora di merda e che si contrasse spasmodicamente sotto lo stimolo.
-Ce la fai a scoparmi ancora?
-Ci provo!
Antonio la infilzò con violenza e Adriana emise un grido misto di sorpresa e dolore, poi incominciò a pomparla con energia; sotto il getto dell’acqua i due corpi bagnati ricordavano un film ambientato nella giungla equatoriale.
Antonio aveva bisogno di più tempo e fu così che Adriana venne per prima, uno, due, tre orgasmi, poi, diventata ipersensibile, iniziò ad aver dolore, si lamentò un poco, avrebbe voluto sganciarsi, ci provò anche, ma Antonio era troppo infioato nel tentativo di raggiungere anche lui l’orgasmo, la trattenne e la pompò con maggiore ansia fino a quando non venne anche lui emettendo una piccola quantità di sborra molto densa.
-Ahia come mi brucia la fica! Sei arrivato proprio al limite!
-Ho solo bisogno di ricaricarmi un pochino.Comunque brucia un poco anche a me!
Uscirono dalla doccia, si asciugarono, poi Adriana tirò fuori da uno stipo uno specchietto ad ingrandimento e se lo mise tra le cosce per guardarsi:
-Guarda la mia farfallina ‘ disse piagnucolosa – è tutta rossa, quel brutto calabrone l’ha maltrattata. Cattivo!
-Mica l’ho fato apposta, sei stata tu a stuzzicarmi, guarda il mio pisellino come è irritato!
Adriana prese una crema lenitiva e se la sparsero reciprocamente sulle parti irritate.
-Ho fame, non mi basta solo il caffè! Faccio sempre colazione, ieri ero grogghi e, comunque mi sono bevuta il bibitone, oggi voglio qualcosa!
-E non ti basta tutto quello che ti sei spazzolata ieri sera?
-No1
Entrarono in cucina, sempre nudi, Adriana tirò fuori fette biscottate, marmellata, dolcini, non c’era latte, per cui prepararono del the di cui Adriana si servì abbondantemente.
-Con la fica così non si può scopare, Che facciamo?
-C’è il sole, possiamo andare a spasso come persone normali.
-Preferirei scopare, ma me la devo conservare in buono stato per dopo; usciamo!
Adriana fu subito pronta: uno short di jeans ed una maglietta rosa, aderente che metteva in risalto le ‘autoreggenti’.
-Toh, hai messo i pantaloni, non la tieni all’ aria?
-No, ho messo anche le mutande,mutande mutande, non perizoma ed un assorbente con la cremina.
Antonio invece si rivestì con gli abiti che oramai indossava da più di due giorni, i pantaloni di jeans per quanto scuri mostravano ancore le tracce dell’ incidente serale.
-Forse sarà il caso che ti cambi, passiamo da casa tua.
-Chiamala casa: una stanza ammobiliata in un appartamento per studenti! Per fortuna in questo periodo sono solo.
-Aspetta, vado a pisciare.
Pochi secondi e dal bagno si udì Adriana frignare:- Ahia, mi fa male, mi brucia!
Antonio entrò e trovò Adriana seduta sulla tazza, con pantaloni e mutande alle caviglie, le cosce aperte, il volto rigato di lacrime: -Mamma come mi brucia!
Antonio cercò di consolarla, l’aiutò a rivestirsi, poi uscirono.
La casa era vicina, salirono; mentre Antonio cercava cosa mettersi Adriana andò di nuovo in bagno:
-Mi scappa, mi scappa, me la faccio sotto! -Uscirono solo poche gocce, ma sembravano di fuoco:
-Mi brucia,cazzo come mi brucia!
-Se non ti senti bene rimaniamo qui.
-No, no, andiamo.
Decisero di andare al parco dei divertimenti, si sarebbero distratti un po’.
Adriana ogni tanto si metteva una mano tra le cosce: -Mi brucia, ma di meno, mi scappa sempre da pisciare, ma riesco a tenerla, almeno per ora.
-Guarda che bagni non ce ne sono, se la devi fare metterai il culo all’ aria davanti a tutti!
-Non mi dispiacerebbe!
Dopo un’oretta Adriana iniziò ad essere nervosa: Non ce la faccio più, tra un poco mi piscio sotto!
-Gabinetti non ne vedo.
-Andiamo, prendiamo la ruota panoramica!
Adriana trascinò Antonio e salirono sulla cabina.
Adriana si slacciò i pantaloni ed appena la cabina iniziò a salire se li calò.
-Che fai?
-Devo pisciare. -E si calò le mutande.
-Qui?
-Si qui!
-Ma la piscia cadrà giù a pioggia, se ne accorgeranno tutti!
-No1 Stai a vedere!
Adriana estrasse dallo zainetto che aveva in spalla una busta di plastica:
-Ecco la tazza del cesso!
Si accucciò sul fondo della cabina, si mise la busta tra le cosce, sotto la fica e cominciò a pisciare:
-Brucia ancora, ma di meno! Ah, mi sento meglio!
-E mo che te ne fai della busta?
-Quando scendiamo la butto tra le immondizie, semplice no?
-Hai fatto venire voglia di pisciare anche a me!
-Non c’è problema, tira fuori il pisello e piscia nella busta, è capiente.
Antonio si svuotò, Adriana, reggendo la busta con la sinistra afferrò l’ uccello con la destra:
-Ti faccio una sega?
-No, aspetta, riserviamoci per il pomeriggio.
-Non so se la passerina sarà agibile.
-Beh, c’è sempre un altro buco da esplorare
-Porco!
-Non eri tu la porca?
Adriana non replicò, lasciò il cazzo che si era inturgidito e Antonio lo ripose a fatica ne calzoni.
Quando scesero era passata l’una, gettarono la busta in un cassonetto e si guardarono intorno: era ora di mangiare:
-Ti va un’insalata greca, c’è una gyrosteria da queste parti.
-Ma tu mangi sempre straniero? Comunque va bene, andiamo.
continua