In quasi due settimane Adriana si era fatta viva solo una volta, il mercoledì successivo.
Verso le due del pomeriggio Antonio stava facendo finta di studiare, in realtà non riusciva a distaccare la mente da quanto gli era capitato nel fine settimana: un’esperienza tra il sogno e l’allucinazione.
Era immerso nei suoi pensieri quando il suono prolungato del citofono lo richiamò alla realtà; si alzò stancamente dalla sedia maledicendo lo scocciatore, sicuramente qualcuno che distribuiva volantini pubblicitari, alzò la cornetta e sentì la voce concitata di Adriana:
‘Aprimi! Presto! Fammi salire!’
Antonio aprì il portone ed andò a mettersi qualcosa indosso, era seminudo, poi pensò all’ inutilità della cosa ed andò ad aprire la porta; Adriana era là, con le cosce strette, le ginocchia incrociate, la gonna alzate ed il perizoma semiabbassato:
‘Presto! Devo andare in bagno! Me la sto facendo sotto!’
Travolse Antonio, che rimase di sasso, guardò per terra e vide una piccola pozza di liquido: se la stava facendo realmente addosso.
La raggiunse in bagno, Adriana era seduta sulla tazza, la gonna alzata, il perizoma alle caviglie, le cosce spalancate e pisciava con energia; pisciò venti secondi buoni:
‘Mamma come mi scappava, era tutta la mattinata che non andavo! Sto lavorando come una pazza!’
Antonio la guardò là seduta in bella esposizione e gli venne duro, Adriana gli sorrise maliziosamente:
‘Vieni qui bellino, vediamo il passerotto come sta! E’ proprio arzillo!’
Diede un bacino sulla punta dell’uccello di Antonio, lo leccò, una piccola goccia lattescente comparve al buchino, la succhiò:
‘Siamo pieni pieni! Non ti sei fatto qualche sega in questi giorni? Io me la sono menata per benino!’
Antonio si risvegliò dal trance:
‘Vedo che ci hai preso gusto a pisciarti addosso!’
‘Eh si! In effetti ci ho preso gusto, adesso mi scappava, ma l’ho fatto quasi apposta, sarei potuta andare a pisciare prima di uscire dall’ ufficio, ma me la sono tenuta per te!’
Si sfilò il perizoma , si spremette un po’ per fare uscire qualche altra goccia, cacciò una scorreggina che rimbombò nella tazza, si asciugò col pezzetto di stoffa che aveva in mano:
‘Tieni te lo regalo! Sa di femmina: non ci ho solo pisciato dentro, ci ho pure goduto: in un momento che ero sola nel mio ufficio mi sono strofinata sul bracciolo di una poltroncina, tieni, annusa!’
Antonio lo portò al naso, sapeva proprio di femmina, lo guardò con attenzione: la pattina, bagnata di pipì, era però viscida, un alone disseccatosi, ciprino della mattina ed il filo era marroncino ed odorava di culo: il cazzo si fece più duro:
‘Vedo che ti piace!Fattici qualche sega dentro!’
Così dicendo Adriana si alzò, riassettò la gonnellina corta, e se ne andò.
‘Bacino! Ciao!’
Antonio rimase lì come un cretino con il perizoma al naso e l’ uccello duro fuori dalle mutande.
Poi il silenzio.
Erano passati altri dieci giorni e il ricordo dell’ avventura vissuta si stava diluendo quando di sabato a mezzogiorno Antonio ricevette una telefonata:
‘Ciao, sono Adriana, come ti va? Mi vieni a prendere dall’ ufficio tra un paio di ore?’
‘Certo, ma sai che non ho la macchina!’
‘Lo so, lo so! So che hai solo una bicicletta e non intendo venire in canna, vieni a piedi: casa tua dista cinquecento metri dal mio ufficio ed altrettanto da casa mia! Ti aspetto!’
Antonio era vissuto in quei giorni in maniera primitiva, cercava di studiare, solo nell’ appartamento, girava nudo o quasi, erano giorni che non si radeva e non si lavava, doveva provvedere: in breve tempo si ritrovò lavato, rasato, vestito di fresco, cacciò un lungo sospiro ed uscì per andare da Adriana.
Dovette attendere quasi mezz’ora prima che Adriana comparisse alla porta, la vide e la trovò un po’ sfatta: i capelli arruffati, gli occhi cerchiati, il trucco, per fortuna molto leggero, dilavato.
‘Grazie per essere venuto, sono distrutta, non si vede?Puzzo come una capra, non mi sono lavata, ho la fica che sa di pasce marcio. Sono tre giorni che non torno a casa, abbiamo lavorato giorno e notte per il riassetto del personale della filiale italiana .Calcolare gli esuberi, i prepensionamenti, è da mercoledì che non esco, mangiato panini, insalatine, bevuta acqua minerale, coca, caffè, tanto caffè, dormito pochino sul divanetto, a turno il vice direttore generale, il capo del personale, la segretaria del direttore supremo, la segretaria del personale ed io, cose folli!’
Antonio la ascoltava e la guardava ammirato: nonostante il tour de force era sempre Adriana; la gonnellina corta a pieghe di panno leggero grigio, la camicia di seta bianca semitrasparente, sotto cui si intravedeva un reggiseno garzato celestino che lasciava ben vedere i capezzoli, al di sopra un blazer blu, delle calze di rete finissima, le scarpe con un tacco pronunciato, che la slanciavano.
‘Sei bellissima, anche stanca, sei sexyssima, farai impazzire i colleghi’.
‘A dire il vero il vice direttore ed il capo del personale mi sbavano intorno, ci sto facendo un pensierino!’
Antonio rimase di sasso e Adriana colse l’ espressione:
‘Ehi giovane, mica pensi di essere geloso! Te l’ho data e te la darò ancora, forse, solo perché mi piace scopare con te, niente sentimentalismi, solo sesso, chiaro?’
‘Chiaro!!’
‘Dovevi vedere come mi guardavano in questi giorni che siamo stati a strettissimo contatto ed io li ho stuzzicati: quando andavo a pisciare lasciavo la porta socchiusa in modo che ci fosse uno spiraglio per spiarmi, quando mi sdraiavo sul divanetto, chissà com’è, la gonna risaliva e gli facevo intravedere la fichetta facevo finta di dormire e con gli occhi socchiusi li guardavo, mi piaceva vedere i calzoni che si gonfiavano, poi mi piaceva vedere anche le facce della signora Teresa e della signorina Edvige, piene di invidia e gelosia: la Teresa, la segretaria suprema, anche se è sposata, si scoperebbe volentieri il vicedirettore, ma lui non la caca proprio, l’altra qualcosa ha combinato in passato, ma ora è a secco, con la faccia di culo che si ritrova non mi meraviglia!’
‘E che vedevano con mutande e collant? O hai solo i collant senza mutande?’
‘Macchè collant, arretrato! Porto il reggicalze, è più sexy! E poi, quanto alle mutande, guarda!’
Adriana sollevò la gonna: le calze erano tenute da un reggicalze di pizzo celeste, mentre la mutande erano a culotte, del tessuto garzato del reggiseno, completamente trasparenti:
‘Vedi, non hanno nemmeno la pattina, si vede tutta la farfallina! Dai, andiamo, ho comprato un barbecue elettrico speciale, ho ordinato due bistecche speciali, mi sono scocciata di andare a panini ed insalate, mi sento una lattuga o una belga tanta ne ho mangiata, poi niente vino, solo acqua e coca, dai, che devo fare una scorpacciata con tutte le mie bocche, ti devo divorare vivo!’
Si incamminarono rapidamente verso casa di Adriana, una breve sosta in macelleria, al limite della chiusura, per ritirare le bistecche già ordinate, e poi dritti a casa.
Appena entrati Adriana si tolse le scarpe:
‘Finalmente, non ce la facevo più, i tacchi sono eleganti ma non li puoi tenere fissi per giorni, ho i piedi anchilosati! Mettiti in libertà!’
‘Quanto in libertà?’
‘Fai tu.’
Adriana si liberò rapidamente dei vestiti e rimase con la lingerie:
‘Sei veramente uno schianto, non mi meraviglio che i tuoi capi sbavino per te, averti sotto gli occhi ogni giorno è il supplizio di Tantalo!’
‘Sarà! Comunque mi tirano un po’!’
‘Come mai?Non sono dei matusa?’
‘Certo, ma voglio vedere cosa sanno fare i matusa! Il vice direttore ha poco più di cinquant’anni, è atletico, va in palestra, salutista, mentre il mio capo ne ha quaranta, ma ha la pancetta, sedentario, sono tutt’e due sposati e questo è un problema, vedremo. Comunque, ho scopato con dei ragazzi di vent’anni: ti scopano tre volte di fila, reggono cinque sei scopate al giorno, ma durano niente, una due botte e via, manco il tempo di scaldare la fica, anche tu a vent’anni eh! Poi ci sono i trentenni come te: un paio di fila, poi niente più sborra, tre quattro al giorno se va bene, però durate di più, si riesce a fare una scopata con la goduta; con i matusa non ho mai provato: mi dice qualche amica che durano molto, a volte troppo, in compenso ti leccano, ti baciano, ti fanno di tutto e, cosa non secondaria, ti coprono di regali!’
‘Mentre i poveri studenti come me fanno i mantenuti o i gigolò!’
‘Ehi, non prendertela, quella sera scherzavo!’
‘Sarà! E che è la storia delle mogli?’
‘è che se lo vengono a sapere piantano un casino: non scopano quasi più, ma trattano i mariti a zerbino, niente coccole, solo problemi, hanno sempre qualche malanno o la scusa buona per tirarsela, però sono gelosissime; sono capaci di farti licenziare! Per questo molta attenzione. -non caste, tamen caute- è un antico motto della chiesa. Ma se trovi la strada giusta fai soldi, carriera e te la spassi!’
‘Non ti sapevo così cinica.’
‘Che vuoi, la vita insegna molte cose: entri nell’ ambiente e capisci; comunque, finora non l’ ho data a nessuno e la strada che ho fatta e solo per merito, merito intellettuale e d’impegno, non sessuale, sia ben chiaro!’
‘A questo punto perché non punti al direttore generale direttamente?’
‘Perché ha più di sessant’anni, ma sarebbe un motivo relativo, la realtà è che non guarda nessuna per timore della moglie, lo tiene al guinzaglio e lo fa rigare dritto: è la maggiore azionista della ditta, la proprietaria insomma, se sgarra lo licenzia e lo mette sul lastrico, quindi’alla larga, solo qualche moina innocente.’
‘Comunque sei sempre sexyssima, hai una lingerie favolosa, meglio che se fossi nuda, io invece ho delle mutande del secolo scorso!’
‘Cioè di qualche anno fa! Anche quelle mie sono dello scorso secolo; dove le ho prese vendono dei perizoma da uomo garzati come le mie mutandine, si vede il pisello paro paro, te ne devo regalare un paio.’
‘Ma che è, un sexy shop?’
‘Fai tu! Dai togliti la cintura di castità e fai respirare il passerotto, lo fai soffocare, poi non funziona più!’
‘Funziona, funziona!’
Mentre stavano chiacchierando così allestivano il barbecue, uno strumento veramente all’avanguardia, elettrico, con le resistenze coperte da una specie di carbonella artificiale che si scaldava e dava l’ idea di un vero barbecue.
‘Dove lo piazziamo?’
‘ Nella veranda.’
‘Mica possiamo uscire seminudi!’
‘Bacchettone, non ci vede quasi nessuno e, se ci vedono, vorrà dire che si rifanno gli occhi, siamo al chiuso e non diamo scandalo! Possiamo anche chiavare in veranda!’
Sistemato il barbecue Adriana incominciò a predisporre i contorni, stava tirando fuori dal frigo delle verdure già cotte quando fece una piccola smorfia.
‘Che hai? Qualcosa non va?’
‘No,no, è che mi è venuto da cacare, so che non è elegante mentre si prepara da mangiare, ma noi siamo intimi, sono quattro giorni che non caco ed ora mi inizia a scappare.’
‘Quattro giorni, cazzo, un bel periodo! Io se non vado ogni giorno, al massimo due mi ribolle tutto, scoreggio, rischio di farmela addosso.’
‘Beh, ci siamo dovuti trattenere, nessuno ha cacato, credo, in questi giorni, però di scoregge ce ne sono state: io sono riuscita sempre a farle silenziose, o mentre pisciavo, ma alla Teresa ne sono scappate un paio che l’ hanno fatta arrossire, con il vicedirettore che diceva: -non si preoccupi signora , è umano, le facciamo tutti-, ma da lui non ne ho sentite. La Edvige, invece questa mattina ne ha fatta una poco rumorosa, ma puzzolentissima, in realtà si è cacata nelle mutande: è corsa in gabinetto per pulirsi,quando sono andata io , dopo, ho trovato nel cestino le sue mutande sporche avvolte nella carta igienica, è rimasta con il culo all’ aria!’
‘Bel modo di lavorare!’
‘Certo, bellissimo e intrigante! Beh, ora è meglio che vada altrimenti la faccio qui per terra che sta premendo per uscire e sento anche la pancia in subbuglio, sarà una cacata memorabile!’
Adriana si diresse in gabinetto ed Antonio continuò a sfaccendare intorno al barbecue, ad un certo punto si accorse che era passato un buon quarto d’ora da quando Adriana era andata al cesso e non ne aveva notizie; andò verso il bagno e si affacciò alla porta: Adriana era seduta sulla tazza, piegata in due, paonazza in volto per lo sforzo.
‘Problemi?’
Chiese.
‘Non vuole uscire.’
Rispose con voce strozzata.
‘Non esce è troppo grosso!’
‘Eh?’
‘Lo stronzo è veramente stronzo: è grosso e duro come la pietra, Roberto lo chiamerebbe fecaloma, si affaccia al buco lo apre un po’ ma non progredisce, è la che non va né avanti né indietro, non so come fare, e da sopra l’ intestino spinge!’
‘Prova a spingere di più.’
‘Provo’.ahi,ahi,ahi”
Adriana iniziò a piangere
‘Ahia mi fa male, mi fa malissimo, mi sento rompere tutta,ahia’! Sono rimasta col buco aperto, me lo sento strappare!’
Adriana infilò una mano tra le cosce per tentare di rompere quella pietra di cacca, era durissima, e solo una piccola parte era uscita fuori, la respinse e questa tornò parzialmente dentro, dandole un po’ di sollievo, ma quando ritirò la mano la vide sporca di sangue e si spaventò:
‘Aiuto! Mi sono rotta il buco del culo!’
Iniziò a frignare
‘Aiutami, ho paura!’
‘Dai, non fare la bambina, adesso vediamo come dobbiamo fare, alzati e fammi vedere.’
‘Che capisci tu, comunque’..’
Adriana si alzò dal vaso, si piegò in due ed espose il culo ad Antonio; il buchino era parzialmente aperto, con una punta di materiale che si affacciava, Antonio toccò con un dito: in effetti sembrava una pietra. L’ano tutto intorno era congesto, estroflesso, con le emorroidi sporgenti, gonfie,qualche piccola lacerazione tra le pliche del buchino,ora distese.
‘Proprio un bello stronzo!’
‘A chi lo dici! Che facciamo?’
‘Vediamo di lubrificare il canale: col dito ti rimando su quel sasso e mettiamo dell’olio nel culo,c’è dell’olio in cucina,vero?’
‘Si nello stipo,ma come mi metti l’olio?’
‘Non hai una peretta?’
-No! Però una lavanda vaginale, può fare lo stesso?
‘Ora vedo.’
Antonio lasciò Adriana, che si era riseduta sul vaso sconsolata, prese la lavanda vaginale, la svuotò, ci mise l’ olio’..
‘Dai, fai presto, che mi sento crepare!’
‘Un momento, dammi il tempo!’
Antonio tornò con l’armamentario pronto.
‘Come va?’
‘Va male, ho paura di farmi male; Roberto mi ha raccontato di certi fecalomi che hanno dovuto rompere, lesioni al buco del culo, emorragie, cose turche!’
‘Ma che fa questo Roberto, il terrorista?’
‘No, te l’ ho già detto, fa il medico, si sta specializzando in anestesia e ,quando può, frequenta il pronto soccorso.’
‘Vuoi che lo chiami?’
‘No! Non voglio farmi vedere così da lui!’
‘E da me? Lui almeno è medico!’
‘Con lui, però, non ci ho mai scopato’
Sospirò
‘A te, invece, ho dato anche il culo, dai’. procediamo.’
Antonio respinse la sporgenza di cacca in dentro ed infilò il beccuccio della lavanda, quindi spruzzò una buona dose di olio all’ interno del culo di Adriana.
‘Tienilo un po’ e cammina, che forse si ammorbidisce anche il sasso!’
‘Speriamo!’
Dopo alcuni minuti Adriana non ce la faceva più, l’olio le scolava lentamente dal buco e le ungeva l’interno delle cosce, fece per sedersi sul vaso, ma Antonio la bloccò.
‘Accucciati, che si apre meglio il buchino ed esce più facilmente.’
Adriana obbedì docilmente ed Antonio le mise sotto una bacinella.
‘Così non cachi per terra!’
Antonio si mise dietro di lei per poterla aiutare, eventualmente; lo spettacolo era stimolante: il buco del culo era in bella esposizione e, al di sotto compariva lo spacco della fica.
‘Dai, comincia a spingere! Piano piano.’
‘Devo proprio?’
‘Certo, vuoi rimanere tutta la sera qui accosciata?’
Adriana cominciò lentamente a spingere e il sasso si affacciò al buchino.
‘Come va?’
‘Mi sento tirare, ma per ora’va’, sai una cosa? Mi sento tirare fin dentro la fica, mi preme la vagina, la vescica, mi viene da pisciare, ma, soprattutto, mi sento formicolare il clitoride, ho una voglia pazza di sgrillettarmi!’
‘Fai, chissà che non ti allenti la tensione! ‘
Adriana prese a massaggiasi il clitoride mentre continuava a spingere, piano piano il buco si rilassava e d il grosso cilindro di merda iniziava ad uscire.
‘Mamma come mi fa male, mi sento rompere tutta!’
Farfugliò nello sforzo, ma continuò a spingere.
‘Dai che sta uscendo!’
Adriana continuò a spingere, ma sembrava che l’enorme stronzo non andasse più avanti.
‘Ahia, mi fa malissimo!’
Disse piangendo, provò ad aumentare lo sforzo, ma riuscì solo a pisciare un pochino, poi la massa di merda si mosse fino a uscire completamente ed a cadere con un tonfo nel bacile, seguita da altro materiale meno denso!
‘Non si chiude più, non si chiude più!’
Esclamò Adriana disperata
‘ Rimarrò col culo sfondato!’
‘Ma no, ma no, dai si sta chiudendo, dai calmati.’
‘Si forse si chiude, sì si chiude, mamma che paura ho avuto e che male!’
Poi guardando il cilindro di cacca
‘Stronzo di uno stronzo, guarda è grosso più del doppio del tuo cazzo!’
‘Vedi, se è passato questo ti puoi fare inculare senza problemi! Dai alzati e siediti sulla tazza, così finisci.’
Adriana ,stranamente obbediente, si alzò e si sedette sulla tazza del cesso.
‘Ah, adesso sto meglio, mi ero stancata a stare accucciata con le cosce aperte, mi ristringe meglio il culo! Dai Antonio, vieni qui vicino!’
Antonio si avvicinò ed Adriana prese il suo uccello, se lo mise in bocca ed iniziò a succhiare.
‘Che fai?…’
‘Ho bisogno di consolarmi, mi serve il ciuccetto, quando ero piccola mi succhiavo il pollice se ero triste, ora sono cresciuta!’
Antonio pensò che la situazione era un po’ grottesca: Adriana col culo sfasciato dalla tremenda cacata, seduta sguaiatamente sulla tazza del cesso, gli succhiava l’ uccello, mentre con una mano continuava a sgrillettarsi.
‘Come mi piace! Il culo non mi fa più male, ma l’indolenzimento si trasmette davanti e mi fa tirare tutta la fica fino al grilletto e in più mi piace ciucciarti, ora sto proprio bene.’
Adriana succhiava sempre di più, strofinandosi la fica sempre più in fretta, Antonio si sentiva vicino all’ orgasmo, ma cercava di ritardarlo, ad un tratto Adriana strinse le cosce e si irrigidì, Antonio, per un attimo, ebbe paura che nello spasmo Adriana potesse addentargli il cazzo, poi si sciolse in una sborrata abbondante che Adriana, nel rilassamento dell’orgasmo, non riuscì ad ingoiare e scolò dai lati della bocca, mentre gli sfinteri rilassati lasciavano cadere rumorosamente nella tazza pipì e cacca della ragazza.
Lentamente si rialzarono, Adriana si tastò il buchino, era ancora dolorante, ma teneva, le dita si erano appena sporcate di cacca e sangue.
‘Voglio vedere come sta ‘
Disse prendendo lo specchietto.
‘Pensavo peggio, si rimetterà a posto, ma per ora mi fa ancora male, non pensare di poter approfittare. Questa sera chiuso per restauro: bistecca e sega.’
‘Per ora mi posso accontentare del pompino che mi hai fatto!’
‘Ti ho fatto un pompino?… Ah, già, una bella ciucciata di cazzo, è stata molto rilassante!’
Antonio fece sedere Adriana sul bidet, la lavò dolcemente, la asciugò.
‘Va meglio così?Vuoi rimetterti le mutande?’
‘Si, va meglio,’ le mutande no,’ se non ti disturba’ o non ti fa eccitare troppo?’
‘Io sono sempre troppo eccitato, non basta un paio di mutande a raffreddarmi!’
Ed esibì l’uccello di nuovo in erezione.
‘Ehi giovanotto, ti ho già detto che è chiuso per restauri!!’
‘ Sì, ho capito,.. ma’ l’ ingresso posteriore,’ la passerina sta bene,’ no?’
‘Starà pure bene, ma ora è solidale col buchino e vuole stare tranquilla, per ora mangiamo, che lo sforzo di cacare mi ha esaurita ed ho una fame da lupi’
Si riaffaccendarono intorno al barbecue, lo accesero ed aspettarono che andasse a temperatura
‘Ma così vuoi uscire in veranda, sei pure senza mutande!!’
‘Non ti preoccupare, lo faccio spesso,anzi, tolgo anche il reggipetto, poi c’è un vecchio, avrà una cinquantina di anni che mi spia dal balcone più in alto del palazzo di fronte nel cortile e sbava ogni volta che esco in lingerie’
‘Cinquant’anni, non è tanto vecchio”
‘Per me è un matusa, ma, come ti ho detto, voglio vedere cosa sanno fare i matusa’
‘E poi come fai a dire che sbava”
‘è che ho visto che mi spia e se lo mena, lui non se ne è accorto, ma io l’ho notato, comunque, togliti le mutande anche tu, così facciamo contenta anche la signorina Elvira’
‘E chi è?’
‘è una zitella acida che mi sembra affamata di cazzi, abita nello stesso palazzo di fronte’
‘Sei proprio una porcella”
‘Porcellina, prego!’
Antonio sfilò le mutande, mettendo in bella mostra il pisello duro e svettante e si affacciò alla veranda, aperta che permetteva a chi era di fronte di intravvedere all’interno e si accorse del traffico nel palazzo di fronte, Adriana aveva proprio ragione, ma la fame si faceva sentire e si dedicò alle bistecche che lasciarono appena al sangue.
‘Hai un pisello invitante, chissà che la mia micetta non ci ripensi, il culo va meglio, ma non è in grado di sopportare un cazzone come il tuo’
‘Dopo lo stronzo che hai cacato ci entra anche una mazza da baseball, figurati un pisellino come il mio, ma per stasera farò il bravo’
Cenarono di gusto, divorando le bistecche con un buon contorno di verdure ed un po’ di insalatina (chissà, una foglia su quel culo sarebbe stata un buon emolliente) ed annaffiarono il tutto con della birra fresca.
‘Ora va meglio, anche se ero stufa dell’ insalata ci voleva con la bistecca, mi sento proprio meglio’
‘Tanto meglio da scopare?’
‘Voi maschi pensate solo a quello’
‘E voi femmine?’
‘A noi piacciono anche le coccole e le dolci carezzine sulla patatina’
Antonio si alzò e si mise dietro ad Adriana ancora seduta, si chinò e le morse delicatamente il collo, poi le succhiò il lobo di un orecchio e lei rabbrividì, le mani scesero alle tette, le stropicciò i capezzoli che si inturgidirono, si inginocchiò a succhiarli mente una mano scivolava verso al fica che si era inumidita, Adriana sentiva i brividi e delle scosse che dalla fica salivano ai capezzoli poi al volto e le rimbombavano nel cervello, iniziò a sciogliersi, anche il culo si era addolcito, le tirava tutto dal culo alla fica dalla fica al culo, era troppo: si alzò lentamente dalla sedia
‘Vieni, andiamo sul letto, non ce la faccio più, ho bisogno di sentirti dentro’
Si distese sul letto a cosce larghe esponendo la fica umida, Antonio appoggiò appena la punta dell’ uccello e questo scivolò dentro quasi risucchiato
‘Dai, scopami per bene, ho bisogno di sentirmi piena, dai, entra dentro il più possibile, voglio sentire il tuo pene sul mio utero!!!’
Antonio non se lo fece ripetere, iniziò un su e giù lento e poderoso, sentiva la punta del pisello urtare contro l’ utero di Adriana, poi ebbe paura di farle male, la penetrò meno profondamente, ma più velocemente, mentre lei lo stringeva con le cosce e le gambe agganciate sul suo dorso, poi due colpi più profondi, che fecero sussultare la ragazza, e sborrò, frustando col seme il collo dell’utero, che rispose contraendosi e generando un orgasmo, quasi doloroso, in Adriana, poi si abbandonarono, ancora avvinghiati, in un torpore ristoratore.
Adriana sentì il cazzo scivolarle fuori e lo sperma colarle sul buchino, lo sparse, era il miglior emolliente per l’ orificio dolente, poi si scosse, si era fatto tardi, e riprese il piglio abituale.
‘Dai, è ora che tu vada, si è fatto tardi, domani, anche se è domenica ho impegni in ditta, quindi’.’
Antonio capì l’ antifona, raccolse le sue cose e si rivestì alla meglio prima di essere messo alla porta
‘Ciao, ti darò mie notizie, bacini bacini’!’
Disse Adriana e chiuse la porta alle sue spalle.