Celia aveva superato tutti gli esami brillantemente e voleva una vacanza. Emilio non poteva lasciare il suo lavoro e allora decisero che lei ci sarebbe andata con Adua, una sua amica e collega di corso.
Olga ne era contenta, avrebbe avuto Emilio tutto per se. Celia lo sapeva, ma preferiva che lui chiavasse con la zia Olga piuttosto che , sentendosi solo, trovasse qualche occasione con un’atra ragazza.
Quando partì gli disse:
– Andrai da zia Olga?
– Tu vuoi che ci vada?
– Si – rispose lei.
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Lei ed Adua avevano prenotato un agriturismo sul mare, molto bello e non molto costoso. Adua era piccola di statura, magrolina e non molto bella, ma era una brava ragazza e si erano affezionate tra loro. Per Celia il problema era che le sarebbe mancato il sesso, era troppo presa dalle sensazioni che il sesso le dava. Fecero amicizia con una famiglia, una coppia con due bambini, persone molto cordiali. Vollero che pranzassero sempre con loro. La moglie, Lina, era una donna alta, con lunghi capelli biondicci, un bel seno, un bel corpo, ma non molto bella di viso. Lui, Alberto, era un quarantenne dal fisico da nuotatore, capelli un po’ brizzolati ed un viso simpatico. Si telefonava con Emilio, si faceva raccontare la sua giornata, le mancava molto.
– Celia, sembra che la nostalgia del tuo ragazzo non ti faccia godere la vacanza.- le disse Adua – Ti manca lui o ti manca il sesso?
– Tutti e due – disse Celia.
– Al secondo puoi rimediare. Qui ci sono occasioni.
– Dovrei tradirlo?
-E’ tu una scopatina la chiami tradimento? Ma poi non lo saprebbe. Ho visto come Alberto ti guardava le cosce; secondo me gli piaci.
– Adua, ma che dici?
– Sotto uno come quello ti sentiresti davvero felice, secondo me.
– E la moglie?
– Me la porterei io un po’ in giro coi bambini. Dai, provaci.
– Adua, mi sentirei una puttana.
– Sapessi come mi piacerebbe sentirmi così.
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C’era una festa all’agriturismo e si trattennero fino a tardi. Lina andò via molto prima, i bambini avevano sonno ed Adua ne approfittò per accompagnarla e lasciare soli Celia ed Alberto.
– Sai che hai un bel corpo? – le disse Alberto- A me piace molto.
– Perché mi dici questo?
– Perché vorrei avere un incontro con te. Pensaci.
Quando andarono via, verso i bungalow, lui la prese per un fianco. Celia si sentiva eccitata da quel contatto, non disse nulla lo lasciò fare. Al bugalow suo e di Adua lui la fermò; c’era poca luce e la campagna intorno era buia.
– Ci penserai? – le chiese.
– Non posso, ho un ragazzo.
– Non è qui e noi non dobbiamo sposarci; dobbiamo solo vivere qualche ora di piacere insieme.
Le mise le mani sulle tette e lei non reagì; ed allora lui si avvicinò al suo viso per baciarla, ma Celia non volle.
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– Scema, potevi fartelo stasera. Se entravate qui io me ne sarei uscita.
– Adua, no.
– Ti ha toccata? Scommetto che ti ha toccato i seni, devono piacergli molto. Ascolta: domattina io Lina ed i bambini andiamo in città, facciamo compere ed io la convinco a mangiare lì. Alberto rimane qui, restaci anche tu ed aspetta. Appena vedrà che tu non vieni con noi, verrà lui da te. Non fare la scema, è un bell’uomo, goditelo.
Andò come Adua aveva previsto. Erano appena partite che Celia sentì bussare. Restò perplessa, poi decise di aprire.
– Non mi fai entrare? – chiese
– Celia si spostò dalla porta per farlo passare ed appena lei richiuse la porta lui la prese, le mise le mani sui seni e tentò di baciarla. Celia non resistette, lo baciò lei in modo che capisse che voleva farlo. Lui la pressò contro il muro, le stringeva i seni e lei sentiva il suo cazzo duro sulla pancia. La fece voltare, le sollevò il vestito e le tolse le mutandine e la penetrò da dietro. Ma quell’uomo non era Emilio, venne prima che lei avesse un solo orgasmo.
– Sei uno stronzo egoista – disse Celia – Non avvicinarti più a me.
Quando Adua e Lina tornarono, in pomeriggio, Celia stava dormendo sul letto. Cominciava a sentire depressione, quella avventura del mattino l’aveva delusa e la nostalgia di Emilio era molto forte. Aveva provato a masturbarsi, ma non c’era riuscita. Adua la guardò con aria interrogativa.
– Deludente, non è buono. Mi fa pena sua moglie – disse Celia.
– La moglie non lo vuole più – disse Adua – Sono venuti qui per tentare di ricomporre il loro rapporto. Ma lei è totalmente insoddisfatta.
– Le credo.
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Alberto partì prima di sera, in auto e Lina restò coi bambini. Voleva finire la vacanza che avevano pagato ed aveva trovato la compagnia di Adua. La sera si ritrovarono a tavola, loro tre e due bambini. Celia non fece alcuna domanda, per discrezione. Quando finirono di cenare andarono insieme a fare una passeggiata sulla stradina del mare. Vedeva che Lina ed Adua si tenevano per mano incrociando le dita e. mentre lei seguiva i bambini, loro due rimasero indietro e le vide baciarsi.
– Mi devi spiegare qualcosa, Adua?
– Celia, sei troppo intelligente perché io te lo spieghi.
– Non mi avevi mai detto che ti piace questo tipo di amore.
– Beh, Celia; tu sei troppo presa dal tuo ragazzo, non ho avuto occasione di dirtelo. Ti dispiace?
– No. Viviti ciò che ti dà piacere. Sei mia amica e ti voglio bene.
– Tu che farai?
– Mi annoierò. Telefonerò e andrò in giro per l’agriturismo.
– Ci sono altri uomini qui, Celia, e non tutti sono scadenti come quell’Alberto. Ti dispiacerà se o passo qualche notte con Lina.
– Ma no, cara, sarò contenta per te.
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Quella mattina Celia andò al piccolo promontorio dell’agriturismo dove c’era una panchina di fronte al mare. Stava leggendo un libro abbastanza osceno, ma le piaceva leggere quelle cose. E sentì una voce alle sue spalle.
– Ma guarda ! La mia panchina preferita occupata da una bella ragazza.
Celia si voltò e sorrise. Era un uomo di statura normale, asciutto, energico, con capelli grigi e baffi anche grigi, un viso simpatico e comunicativo.
– Naturalmente sei la padrona della panchina adesso e devo chiedere permesso per sedermi anch’io, anche se la cosa mi emoziona.
– Perché? – chiese Celia
– Sedere insieme ad una bella ragazza è bello. Cosa leggi?
Lei gli mostro la copertina.
– Non lo conosco, che libro è?
– Un libro, come dire, un po’ audace, parla di amanti e di come vivono insieme l’amore.
– Bello come tema. Ma a te piace? Perché?
Quell’uomo aveva la capacità di mettersi in confidenza, una persona a cui sembrava naturale raccontare di sé.
– Mi piace, molto. Mi piace l’argomento.
– L’argomento, se ho capito bene, in fondo sono i sentimenti ed il sesso.
– Perché ha detto che sono una bella ragazza? Non è così.
– Ecco qualcosa che devo spiegarti. Tu sei una bellissima ragazza per chi sa capire come sei. La vera bellezza di una donna è il suo temperamento, come vive l’amore e come lo fa vivere al suo amante. Io so riconoscere le donne che hanno questa straordinaria bellezza, per intuito, e tu ce l’hai ed anche molto forte.
– Lei pensa questo?
– Non è vero ciò che ho detto di te? Rispondimi sinceramente.
– E’ vero.
– Sai quale è stato il mio dramma? Io desideravo una donna così e non l’ho mai trovata. Ne sposai una e capii che non era così, aveva finto solo per catturarmi. Sono divorziato, preferisco stare da solo che vivere senza avere ciò che desidero. Scusami, mi chiamo Federico, sto anch’io all’agriturismo.
– Mi chiamo Celia, piacere di conoscerla, Federico.
– Sei sola qui?
– No, con una amica, ma lei insegue altre cose….un altro tipo di amore, se mi capisce. Ha trovato qui qualcuna ed io la lascio libera. Lei chi è, Federico?
– Mah, a volte me lo chiedo anch’io. Insegno filosofia in Università come lavoro, ma non mi sento così, un pedante professore di filosofia, mi sento diverso. Riesci a capirmi?
– E cosa vorrebbe essere, invece?
– Diciamo un marinaio che naviga senza alcuna rotta.
– Lei è simpatico e mi meraviglio che non abbia nessuna donna. Molte donne lo vorrebbero un uomo come lei.
– Ma quella che vorrei io forse non la troverò mai. Mi piace parlare con te, molto. Stare seduto ad ascoltarti mi dà un piacere raro, sento il tuo temperamento.
– Beh, io andrei a cambiarmi per il pranzo.
– Posso camminare con te.
– Cos’è che le piace in me, Federico?
-Sento un flusso vitale, erotico e sensuale, sentimentale e passionale. Tu non te ne accorgi, ma io sento come sei e mi piace moltissimo.
– Io sto qui.
– Magari ci incontriamo e parliamo ancora, ne sarei felice.
– La mia amica va a dormire con la sua amica, la sera sto sola.
– Passo a salutarti e magari ti porto a bere qualcosa.
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Celia sentì la sua fica umida, parlare con quell’uomo le aveva provocato una specie di eccitazione. Forse anche lui le trasmetteva qualcosa. Si sentiva lusingata dalle sue parole e sapeva che erano vere.
Quella sera disse ad Adua di andare un po’ prima da Lina e di restarci.
– Hai trovato qualcuno? Dai, dimmelo.
– Te lo dirò poi, magari.
Federico fu puntuale. Passò da lei dopo cena, alle nove di sera. Lei lo fece entrare.
– Sono più contenta se restiamo qui, Professore. Vuole?
– Siediti vicina a me, ti prego – disse lui.
Lei stava con i pantaloncini e una canottiera. Si vedevano le sue belle cosce grosse e si vedeva il movimento dei seni perché per il caldo non aveva messo il reggiseno.
Si guardarono negli occhi e lui le poggiò le mani sulle cosce. Lei non fece nulla, continuarono a guardarsi. Allora lui le mise le mani sui seni.
– Li hai bellissimi – le disse – mi fai venire desideri molto forti.
– Non ti fermerò – disse Celia – portami dove vuoi.
Lui la baciò in bocca e lei rispose al suo bacio. Mentre la baciava, lui spinse la mano nella coscia dei pantaloncini, arrivò all’’inguine e Celia si girò un po’ per dargli spazio ed andare oltre. Sentì il suo dito che carezzava i peli del pube e la sua bocca sui capezzoli, li succhiava e li strizzava.
– Qui è scomodo – disse lei – andiamo di là.
– Voglio che ti spogli davanti a me, voglio vedere il tuo corpo nudo.
– Si – disse lei – guidami tu.
Lui si spogliò e lei vide il suo cazzo; era bellissimo, lungo ma soprattutto grosso, con un glande più grande dell’asta. Lei si spogliò mentre lui la guardava e la toccava. Poi sentì la sua mano sulla testa che la invitava ad abbassarsi per prenderlo in bocca. Ebbe piacere a sentirlo in bocca, a sentire le vene gonfie, la sua durezza, il liscio del glande. Cominciò a fargli il pompino, ma lui ad un certo punto la fermò e la baciò in bocca. Poi la fece proseguire, ma la fermò di nuovo e la baciò di nuovo in bocca.
– Mi baci col sapore del tuo cazzo? Ti piace?
– Mi piace il sapore del cazzo, anche se non è il mio. Vieni sul letto.
Quando lei sentì quel cazzo nel suo corpo ebbe una specie di orgasmo spontaneo. Le dava troppo piacere, sentiva come quel grosso glande la allargava per entrare, lo sentiva arrivare fino all’utero, poi uscire lentamente e ricominciare da fuori, allargandola di nuovo. Celia sentiva di venire- il piacere di quando stava arrivando all’orgasmo che non si fermava, una eccitazione immensa. Lui la chiavava con una lentezza esasperante che le faceva sentire tutta la grandezza di quel cazzo, il piacere attimo per attimo mentre entrava. Sentiva la sua abilità di strofinarle il glande sul suo punto G, aveva brividi, si sentiva stordita. Poi cominciò a sentire la risalita dell’orgasmo lungo le sue cosce, nel suo ventre , sui capezzoli durissimi.
– Vieni, Celia, vieni, non trattenerti, libera il tuo orgasmo.
– E tu? – gli chiese Celia
– Se non ti sento venire, non riesco. Mi serve la tua emozione.
Lei venne ed a lui bastarono una decina di colpi forti per venirle nella fica.
– Celia, sei meravigliosa. Ti porterei con me, se tu volessi.
– Non posso, ho un ragazzo.
– Ti possiede completamente? Sempre?
– Che vuol dire completamente?
– Ti prende anche dietro, nel culetto?
– No, quello no. Non l’ho mai fatto.
– Fallo con me , ti prego. Non sai quanto piacere posso darti in quel modo.
– Fa male?
– Ti preparo io, così non ti farà molto male, solo un piccolo sacrificio.
– Va bene, voglio fartelo fare, mi hai dato molto piacere, ne voglio ancora.
La mise inginocchio sul letto e le teneva le natiche larghe. Lei sentiva la lingua e l’umido della saliva sull’ano che le davano piacere. Era una sensazione molto forte, faceva venire desiderio di farsi inculare. E lui cominciò col penetrarla con il medio, piano, spingendolo lentamente fino in fondo e muovendolo a chiavarla. Poi incrociò indice e medio e pianissimo li fece entrare. Voleva che lei sentisse il suo ano allargarsi dolcemente. Lachiavò un po’ con le dita e le sussurrò.
– Non temere, ti porto dolcemente a fartelo mettere. Dimmi che lo vuoi.
– Lo voglio – disse Celia – Fammelo.
Lei sentì il fresco della sua crema che lui aveva preso per ungerla e per ungersi il cazzo. Le fece poggiare la testa alla spalliera del letto, le allargò le natiche. mosse in cazzo in lungo tra le natiche sentendo i gemiti di piacere di lei quando il glande le passava sull’ano. Poi puntò il cazzo e cominciò a premere lievemente, ma via via che la pressione aumentava lei sentiva una pressione sull’ano.
– Ora, piccola – disse lui – coraggio .
E spinse forte finché lo sfintere si dilatò e si ruppe ed il glande entrò nell’ano. Si fermò per aspettare che il culo di Celia si arrendesse.
– Ti fa male?- le chiese
– Siiiiiiiiiii – disse lei – mi fa male, mi brucia, ma tu non fermarti adesso. Lui spinse il cazzo ancora più in profondità, sentiva che Celia piangeva per il dolore, ma non poteva avere pietà. Diede alcuni colpi violenti che lei sentì nella pancia. Poi cominciò a chiavarla, nonostante i suoi lamenti di dolore, di forza, spingendolo con forza. La sentiva sudata e tesa ma continuò ad incularla, voleva che sentisse il suo sperma nel culo. Quando venne diede per istinto colpi violenti nel culo della ragazza, aspettò che fosse moscio ed usci.
Celia andò in bagno per cercare refrigerio nell’acqua fredda del bidet. Lui si lavò lo sperma ed il sangue al lavandino, cercò il frigorifero e prese alcuni cubetti di ghiaccio. Le mise il ghiaccio mentre stava seduta sul bidet.
– Resisti , piccola, altrimenti si gonfia.
– Me l’hai rotto? Ho visto sangue.
– Si, te l’ho rotto e adesso hai un’altra via per il piacere. La prima volta è così, fa male. Sei splendida; nessuna donna si sarebbe fatta inculare dandomi questo piacere. Lo faremo ancora, così potrai prenderlo senza dolore.
– No, non lo faremo più. Non voglio correre il rischio di innamorarmi di te, perché lo sai che mi sei piaciuto tantissimo.
(continua)