Avevo 25 anni e sapendo che in città cercavano ragazzi all’ufficio del sesso decisi di trasferirmi subito.
Una volta sistematomi in una stanza in affitto mi recai all’ufficio, dove compilai dei moduli ed indicai le mie preferenze, quindi mi venne affidata la mia prima missione.
Dovevo fare da cameriera per un distinto vedovo 50enne. Vitto e alloggio inclusi nel servizio.
Fu un lavoro di sei mesi e devo dire che l’incarico rese il mio primo impatto con la città molto “interessante”.
Viveva in un appartamentino popolare di un quartiere periferico. Appena tre stanze oltre a un bagnetto con cabina doccia bidè e lavabo: la camera da letto, la cucinetta (con un tavolo al centro) e un salottino con un divanetto un tavolino e un televisore.
Il signor Mario era un vedovo, alto uno e 170, brizzolato, con un po’ di pancetta. Aveva richiesto l’assistenza sociale per soddisfare le sue esigenze quotidiane. Era anche leggermente claudicante e per questo già in pensione. Mi aveva chiamato Monica e mi faceva dormire ai piedi del suo letto ed indossare tutto il tempo una divisa da cameriera presa in qualche sexy shop di terz’ordine. Ero scalzo con calze a rete bianche e reggicalze bianco, un perizoma nero e una giacchetta stretta nera con dei nastrini bianchi al collo e sui polsini (oltre a una buffa cuffia per i capelli) completavano il quadretto. Tutti i giorni alle 7 di mattina il signor Mario si svegliava e con la mano mi chiamava ai piedi del letto dandomi un colpetto sulla testa. Era un abitudinario, per prima cosa voleva un pompino. Io risalivo sul letto dai suoi piedi e strisciavo fino a mettere la faccia tra le sue gambe. Pretendeva partissi dallo scroto e che fossi molto meticolosa. Io del resto non mi facevo pregare, ero venuto in città proprio per questo. Gli leccavo a lungo l’incavo tra l’ano e le palle, per poi passare la mia lingua ingorda sulla sua asta turgida e sulla sua bella cappella. Il signor Mario era ben dotato, aveva un cazzo non enorme ma nella media e soprattutto era sempre carico di seme. Ogni tanto durante la pompa del mattino tirava fuori il cellulare e mi riprendeva mentre lo succhiavo. In quei momenti gemeva rumorosamente e mi parlava con soddisfazione.
– Ahh, brava la mia troietta… succhia bene dai Monica..
diceva con la voce arrochita dal piacere.
La pompa del mattino durava sempre almeno una mezz’oretta. Io non tralasciavo mai le palle e anche qualche leccata sull’ano che lui accoglieva sempre con gemiti di soddisfazione. Poco prima di venire il signor Mario prendeva la mia testa e pompava allegramente due o tre colpi finali nella mia bocca inondandomi la gola di sperma. Io sentivo il suo cazzo turgido fremere e i colpi violenti della sua cappella. Poi la scarica di caldo liquido mi riempiva e io, ingorda, cercavo di mandar giù tutto.
La domenica il rituale cambiava leggermente, poiché il signor Mario dopo colazione andava a messa e non poteva fottermi per mezza mattina e quindi dopo qualche minuto di succhiata alzava lo sguardo sempre sorridente e prendendomi la testa tra le mani mi fermava, e indicandomi il suo pene eretto mi diceva cose tipo
– Allora cara mettiti in posizione..
io mi giravo a quattro zampe sul letto dandogli il culo. Lui scostava il perizoma e dopo un po’ di leccate iniziava a sditalinarmi il buchino per bene, prima aiutandosi solo con la saliva, poi con un po’ di cremina lubrificante (che era sempre a portata di mano in vari vasetti in giro per casa). Prima solo un dito, poi due dita a ritmo crescente, mentre il mio cazzo esplodeva costretto nel perizoma. Quindi mi inforcava con un gemito di soddisfazione, e prendeva a fottermi con regolarità, a pecorina, per qualche minuto. Sentivo le sue mani sulle mie chiappe che mi dettavano il ritmo della chiavata e mi palpavano e non potevo fare a meno di eccitarmi mentre il mio pene eretto sballonzolava, ormai fuori dal perizoma, tra il materasso e la mia pancia. Il signor Mario la domenica mattina mi sbatteva a pecorina, con foga crescente e in breve inevitabilmente il ritmo del suo cazzo aumentava. Quindi lo sentivo svuotarsi dentro il mio culo con soddisfazione.
Durante la settimana invece dopo il pompino dovevo preparare subito la colazione. Mentre cucinavo era seduto dietro di me al tavolo della cucina e mi palpava il culo lasciato completamente scoperto dal perizoma. Spesso mi sditalinava là mentre mettevo latte e caffè sul fuoco o mentre apparecchiavo e la cosa mi faceva sciogliere dal piacere. Anche mentre consumava il pasto pretendeva che stessi in ginocchio sotto il tavolo a leccargli l’uccello già nuovamente in tiro finchè non avesse finito il caffè e letto il giornale. Poi mi montava in cucina. Mi faceva appoggiare al tavolo con il culo in fuori. Rimanevo così, aspettavo che mi sfilasse il perizoma, quindi tuffava il volto tra le mie chiappe e dopo una lappata di lingua e una passata di crema mi penetrava con veemenza.
– Sì Sì ecco… Brava Monica apri bene.. sai che.. mi piaceee mmm…
– Ahhh.. signor Mario….. siii
Gemevo io, da vera troia. Era difficile non scomporsi e rimanere seri e professionali mentre giorno dopo giorno ero fottuto con maestria e cadenza regolari dal suo fallo.
– Brava la mia cara Monica.. sei eccitata
esclamava mentre mi prendeva il cazzo eretto tra le mani e lo iniziava a segare rapidamente, finchè non schizzavo sul pavimento. Poco dopo mentre mi stavo ancora riprendendo dall’orgasmo sentivo il suo ritmo crescere e lui mi pompava dentro il suo caldo seme. Nel resto della mattinata (sempre durante la settimana), dopo aver ripulito dalla colazione e rifatto il letto andavo sul divano dove il signor Mario guardava i programmi del mattino e mi sdraiavo a pancia in giù al suo fianco in modo che potesse giocare con il mio culetto mentre guardava la tv fino a mezzogiorno. Lui si divertiva a sditalinarmi l’ano lentamente per ore. A volte usava una candela intinta di crema o di olio lubrificante, più spesso solo le dita. Iniziava lentamente con l’indice intinto di olio e descriveva piccoli cerchi attorno al mio buchetto. Poi mi penetrava lentamente con il medio e quindi iniziava un piacevole movimento. Durante quel periodo dovevo cercare di restare il più fermo possibile per lasciarlo operare tranquillo anche se non era semplice e dopo pochi minuti il mio cazzo in tiro si stringeva ancora sulla superficie del perizoma mentre io cercavo sollievo strusciandomi sul divano e sporgendo il culo sempre più verso quelle dita che mi davano piacere e si trastullavano col mio ano. Spesso non resistevo e venivo nuovamente, sul divano, imbrattandolo tutto di candido sperma. Il signor Mario in quelle occasioni non si scomponeva e mi sculacciava per un po’ le chiappette a mo’ di simpatica punizione.
– Fai la brava maialina! Dai Monica non sporcare..
esclamava benevolo e sorridente e continuava a sculacciarmi stringendomi le chiappe tra le mani e quindi prendendo a sditalinarmi con più forza.
All’ora di pranzo ci spostavamo ancora in cucina dove preparavo un piatto per il padrone sempre con le sue mani costantemente impegnate sul mio culetto. Lo stringevano pizzicavano ed esploravano senza sosta senza tralasciare il mio buchino. E ancora durante il pasto dovevo succhiare sotto il tavolo il padrone di casa come al mattino. Al pomeriggio di solito rassettavo, mentre lui faceva un riposino. Verso le 5 lo svegliavo e mi sedevo a gambe aperte su di lui in modo che potesse leccarmi per bene il culetto, quindi lo accompagnavo a fare una passeggiata al parco. Lui aveva un completo piuttosto sobrio e il bastone e io lo seguivo al guinzaglio con la mia divisa da piccola zoccola. Durante le passeggiate il signor Mario si divertiva a riprendermi col cellulare in pose oscene, mi faceva allargare le gambe e mi penetrava con le dita bagnate di saliva mentre eravamo seduti su una panchina, oppure mi intimava di fare pipì davanti a lui, magari in un’aiuola, mentre cercava di penetrarmi da dietro con il bastone.
Anche la cena la preparavo con le sue mani sul culetto per tutto il tempo. E poi di solito mentre apparecchiavo lui mi inseriva un dildo nell’ano e voleva non lo togliessi fino a dopo mangiato. Durante il pasto poi, sempre con il dildo ben dentro il culetto, tornavo sotto il tavolo e gli trastullavo le palle con la lingua per tutto il tempo, mentre avevo il permesso di masturbarmi il cazzo lentamente.
Di solito subito dopo cena tornavamo sul divano dove il padrone eccitato dalle mie continue attenzioni sulle mie palle voleva essere ingoiato mentre beveva il caffè. Si sedeva a gambe aperte sul divano e io in ginocchio davanti ingoiavo tutto il suo turgido arnese iniziando un frenetico movimento di su e giù. Lui alzava un attimo lo sguardo al soffitto sospirando, poi iniziava a muovere i fianchi ritmicamente fottendo la mia bocca con colpi sicuri e regolari. Infine dopo qualche minuto si suotava nuovamente nella mia gola e io ingoiavo avidamente.
Prima di andare a letto naturalmente lavavo il mio padrone.
– Vieni Monica è l’ora del bagno
Ci spogliavamo entrambi e poi ci mettevamo nella cabina doccia. Dopo essermi cosparso di sapone per bene su tutto il corpo prima cercavo con le mani il suo membro iniziando a masturbarlo. Poi lo facevo sedere e ricominciavo a cospargerlo di bagnoschiuma con il mio culo un po’ ovunque, strusciandomi su tutto il suo corpo con il mio scroto e massaggiandolo ben bene con le mie chiappette, mentre l’acqua scorreva bollente lavando via tutto il sapone. Seguiva un pompino nella cabina. In genere il signor Mario subito dopo si sedeva sul bidè e se era soddisfatto allungava una mano sulle mie chiappe mentre inginocchiato davanti a lui gli ripulivo il membro ancora semieretto. Poi mi alzavo e gli davo le chiappe che lui ispezionava meticoloso con le dita e con la lingua, non disdegnando di sditalinarmi ancora per qualche minuto. Infine andavamo a letto.
La routine della vita quotidiana era interrotta solo ogni 15 giorni quando venivano a trovarlo gli amici del poker. Altri 3 distinti signori che ovviamente in quanto cameriera di casa dovevo soddisfare in tutto e per tutto. Erano questi 2 anziani intorno ai 65 anni, capellli bianchi e pance pittosto pronunciate. E un coetaneo del signor Mario, un po’ più magro di lui e decisamente ben messo, con un cazzo di almeno 20 centimetri che gli pendeva tra le gambe. Già perchè i signori naturalmente passavano il fine settimana chiusi in casa a giocare completamente nudi, seduti attorno al tavolo della cucina. E io passavo le ore sotto quel tavolo a trastullarli. Per prima cosa spompinavo tutti uno per uno cercando di ingoiare bene come il signor Mario mi aveva spiegato. Poi lavavo e leccavo e massaggiavo loro i piedi. Quindi risalivo da sotto il tavolo e a quel punto i signori facevano una prima pausa per scoparmi e ci spostavamo in salotto dove a turno, uno alla volta, mi sbattevano sul divano, mentre gli altri si masturbavano bevendo birra in piedi godendosi lo spettacolo. I due più anziani il più delle volte si accomodavano con i membri nervosi ed eretti a gambe aperte aspettando che mi sedessi sopra di loro a smorzacandela per iniziare a pompare. Dopo qualche minuto erano venuti e io più eccitata che mai sentivo il loro sperma riempirmi il culo. Il signor Mario più classicamente preferiva scoparmi a pecorina così come il suo poderoso amico che mi faceva sempre sciogliere dal piacere. Con un cazzo decisamente sopra la media quest’ultimo stantuffava come un forsennato, mi riempiva l’ano fino in fondo e menando a ritmo crescente colpi furiosi mi faceva affondare la testa nel divano mentre infine si svuotava insultandomi.
– Prendilo tutto.. cameriera puttanella! Ti farcisco il culo aaaahh.. Mmm prendilo..tutto.
– Aaaaah, uuhhh, ancora.. aaaah
riuscivo solo a gemere io in preda alla goduria più sfrenata.
– Mario questa è proprio una grandissima troia
e dopo un’ultima scarica di colpi di cazzo sentivo il suo bastone spruzzare caldo liquido seminale e lui accasciarsi sulla mia schiena.
– Aaaah…
– La mia Monica è a vostra disposizione signori potete sbattervela quanto volete nel corso della serata!
Aveva precisato all’inizio del primo incontro il signor Mario e nessuno aveva da quel momento nè poi avuto nulla da obiettare.
Dopo questa prima pausa in genere si accomodavano tutti sul divano e io, ormai nudo con solo i nastrini ai polsi e la cuffietta servivo dei piattini con la cena. Durante il pasto mi dovevo sedere sul tavolino a gambe aperte, masturbandomi per i signori e intrattenendoli mentre gustavano la cena. Mi mettevo un dito nella rosellina dall’ano, mentre con l’atra mano mi masturbavo furiosamente. Loro guardavano avidi mentre mangiavano e in breve i loro membri erano nuovamente in tiro. Lo spettacolino andava avanti con un paio di dildo di medie dimensioni che appoggiavo sul tavolo e su cui poi mi sedevo, iniziando a darmi da fare con il mio culetto. A volte, uno dei due signori più robusti, si alzava e mi faceva sdraiare per terra, sempre con il dildo ben inforcato nel culo, quindi scostava la mia mano e iniziava a muoverlo lui,
– Ahhh..
– Fai la brava Monica..
– Ahh
– Ti faccio vedere come usarlo.. mmm devi prenderlo tutto dentro, così!
– Ahhhh…
Inevitabilmente in quelle occasioni finivo per venirmi addosso sulla pancia depilata e allora i signori chiudevano la cena leccandomi. Mi facevano alzare e sdraiare sulle loro gambe sul divano dove dita e lingue perverse mi pulivano via il seme di dosso. Spesso e volentieri mi rigiravano e iniziavano da capo a penetrare il mio buchetto, a sculacciarmi e a palpeggiarmi le natiche.
Dopo queste cene io rassettavo la cucina mentre i padroni finivano la loro partita. Allora tornavo sotto il tavolo per continuare a spompinarli fino a fine serata.