Avevo ricevuto quel biglietto da una settimana e da altrettanto tempo giaceva nella mia borsa.
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Lo afferrai per esaminarlo ancora una volta.
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Anche se fingevo che non mi importasse cosa diceva il messaggio, non potevo che leggerlo e rileggerlo: ti aspetto, stanza 41, Hotel Comfort Libi. Sabato alle 15.00.
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Il biglietto non era firmato, ma avevo un mezzo sospetto di chi poteva trattarsi.
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O almeno quella era la mia speranza.
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Dal momento che l’ho trovato sul tavolino della colazione dopo essere stata al bagno, sospettavo di Denise… era la barista della caffetteria dove io e le mie amiche andavamo a fare colazione prima di entrare in università.
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Quel giorno ero sola.
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Ogni volta che entravo i suoi occhi azzurri mi squadravano dalla testa ai piedi ed io restavo immobile a fissarla, in dubbio se essere stizzita o solo imbarazzata.
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Mi atterriva l’effetto che aveva su di me.
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In quegli istanti avvertivo il mio corpo aprirsi a delle sensazioni nuove che diventavano bollicine e che mi riempivano lo stomaco, i polmoni, la testa impedendomi di pensare in modo lucido.
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Per questo speravo che l’autore del biglietto fosse Denise.
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Sarebbe stata una fantasia che si realizzava.
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Lei non solo mi piaceva, mi attirava proprio.
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Il sabato era arrivato presto, troppo presto ed io non senza mille dubbi avevo deciso di non presentarmi al misterioso appuntamento.
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Avevo paura.
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Se non ci fosse stata lei in quella stanza ma un maniaco?
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E se fosse stato uno scherzo?
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Troppi se che mi avevano costretta a stare a casa, davanti all’orologio che segnava il tempo che correva e che forse mi stava portando via l’unica occasione di farmela.
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Sarebbe bastato correre il rischio per non restare sola quel pomeriggio, vincere le paure che mi impedivano di muovermi di casa e smetterla di rigirare queel foglio tra le dita.
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Ormai erano le 15.00 e l’autore del messaggio, chiunque fosse, avrebbe capito che non sarei mai arrivata.
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Probabilmente gli occhi azzurri di Denise non mi avrebbero più guardata allo stesso modo, non mi avrebbero più fatto lo stesso, eccitante, effetto.
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Fu in quel momento che accartocciai il biglietto sul letto, afferrai la borsa e cominciai a correre.
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Passando davanti alla caffetteria la trovai chiusa. Perfetto. Corsi più forte.
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Sapevo che non avrei mai raggiunto in tempo l’hotel.
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L’idea che non avrei mai saputo se era lei o no ad aspettarmi mi sembrava ora insopportabile.
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Ci misi mezz’ora per attraversare la città.
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Pioveva e arrivai fradicia, i miei capelli rossi appiccicati al viso, la maglietta da strizzare lasciava ben visibili i capezzoli turgidi per il freddo.
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Non portavo mai il reggiseno e la maglietta era appiccicata alla pelle.
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Adesso ero davanti alla stanza 41.
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Allungai la mano verso la maniglia, il cuore a mille.
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Quando aprii fui avvolta dal buio.
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Mi chiesi davvero se c’era qualcuno lì ad aspettarmi e allungai la mano per cercare l’interruttore della luce.
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Mi bloccai sussultando quando la porta si richiuse alle mie spalle.
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Le mani sconosciute cominciarono a spogliarmi degli abiti bagnati.
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Erano mani di donna, poco ma sicuro.
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Non volevo vedere, non volevo sapere, volevo solo sentire lei su di me, il suo odore sulla pelle, il suo calore che mi scaldava.
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“Credevo che non saresti venuta…” mi sussurrò la voce di Denise, dopodichè mi abbracciò da dietro, tenera e dolce.
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Stemmo strette per molto tempo, poi cominciammo a fare sesso sul serio.
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La sua intimità, calda e bagnata, sfregava contro la mia, il suo corpo contro il mio.
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“Sono qui” continuai a ripetere estasiata, stringendomi a lei come se in quell’istante se ne sarebbe andata.
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Sentivo la sua lingua nella mia bocca, le sue mani sul mio seno.
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Avevo un fuoco dentro ed i capezzoli molto turgidi al contatto con le sue dita.
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Cominciai a mia volta ad eccitarla succhiandole un capezzolo.
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Prima l’uno e poi l’altro, mentre la palpavo, mi accorsi che mi premeva la testa e che stava ansimando forte.
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Aveva un pancino delizioso e glielo baciai.
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Disegnai con la lingua dei motivi geometrici mentre lei gemeva impaziente.
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Arrivata sul suo sesso leccai avidamente le grandi labbra ed il clitoride.
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Con la punta della lingua, sempre più veloce leccai a destra e sinistra e lei impazzì.
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Si mise a 69 sopra di me e mi infilò due dita mentre con la lingua giocava e mi bagnava.
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Arrivò insieme al suo anche il mio orgasmo, con ancora le sue dita che non si erano fermate.
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