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La mia tresca continuava piuttosto regolarmente, però arrivò un periodo in cui Marco aveva sempre impegni, sembrava non avesse più tempo per me. Una volta erano impegni di lavoro, un’altra erano impegni con le figlie, insomma erano passati quasi due mesi che non abbiamo avuto occasione di vederci mai.
La vita passava regolare, noiosa, come sempre, come tutti i giorni. Mio marito da quella scossa di passione avuta il giorno in cui era rientrato dalla sua trasferta lavorativa, quando ero stata a casa di Marco, era tornato al piattume solito. Facevamo l’amore ogni tanto, alla sera, nel lettone, spesso al buio, quasi sempre con scarso mio godimento. Quando assaggi la crema è difficile tornare a mangiare cibi insipidi. Forse dipendeva anche da me, non è che lo cercassi in maniera particolare, anche in conseguenza al fatto che nemmeno lui mi cercava così tanto. Insomma un frangente di apatia!
In quel periodo, tutti i giorni, di solito la mattina quando lui usciva di casa ed io ancora nel letto caldo a poltrire qualche minuto prima di alzarmi, mi masturbavo, pensando ai miei ultimi accadimenti erotici e sviluppavo con la mente quei pensieri in voli pindarici e fantasiosi che, ripensandoci a freddo, avevano dell’inverosimile. Ciò, come dicevo, succedeva tutti i giorni, talvolta anche più volte al giorno. Quando ero sola, mi collegavo a canali porno, guardavo video e mi masturbavo selvaggiamente immedesimandomi nella protagonista dei video e fantasticando di stare al suo posto. Guardavo soprattutto video di orge, con la protagonista in mezzo a parecchi maschi, o quelli con protagonisti uomini neri, grossi come montagne; selezionavo i video per le dimensioni dei cazzi e, non so perché, mi piacevano moltissimo anche quelli amatoriali, quelli con i protagonisti mascherati, col volto oscurato o coperto, che facevano sesso in macchina o in campagna o in ambientazioni di case un po’ squallide con l’audio in italiano e forti connotazioni dialettali di ogni parte d’Italia . Mi eccitavano un casino, forse immaginando di farne uno io un giorno, con me protagonista.
Dopo un breve incontro di qualche ora di sfuggita, di un pomeriggio infrasettimanale, Marco mi disse che la settimana successiva sarebbe ripassato da me un lunedì e, come la settimana precedente, avrebbe proseguito per impegni di lavoro verso il sud Italia. Lunedì mi presi il pomeriggio di permesso dal lavoro e subito dopo pranzo ci incontrammo. Il luogo dei nostri incontri era un parcheggio di una zona industriale a poca distanza dal casello dell’autostrada, dove c’era un bar, un ristorante e poco distante un paio di hotel
“Ho preso una stanza nel nostro solito motel” mi disse appena ci vedemmo. Io già fremevo, mi faceva sempre quell’effetto. La sola idea di vederlo mi faceva bagnare fin dal mattino, ero in uno stato perenne di eccitazione. Gli slip che toglievo la sera quando ci vedevamo erano regolarmente impataccati del bianco dei miei umori vaginali.
“Però non sono solo. Sono in viaggio con un collega, dobbiamo andare assieme da un cliente importante. Gli ho parlato di te, muore dalla voglia di conoscerti”
“In che senso muore dalla voglia di conoscermi? Non mi avevi detto che eri in compagnia.”
“Sì amore, non ho fatto in tempo ad avvisarti, sai com’è ci dobbiamo sempre sentire di nascosto, di sfuggita. Mi è passato di mente. Poi pensavo a una cosa…..”
“cosa???” gli dissi io
“Eddai, abbiamo fantasticato spesso sull’argomento e poi l’estate scorsa in barca mica ero solo, o quella volta dei ragazzi del centro commerciale. Pensavo ti avrebbe fatto piacere una sorpresa” disse guardandomi con aria sorniona. Non so perché, ma tutto quello che faceva o diceva mi faceva entrare in una dimensione di trasgressione, che gli avrei permesso qualunque cosa avesse proposto.
Fingendo resistenza: “Solo che mi sarebbe piaciuto saperlo prima. Uno dei due della barca me lo ero scelta io e i ragazzi erano molto molto carini. Questo non so nemmeno come sia” gli risposi.
“Così non avresti acconsentito di sicuro! Fidati dai, poi ci sono anche io; mica ti lascio sola! Non è poi quello che ti piace tanto, che mi dicevi avresti voluto fare: più maschi tutti per te. O hai una mente che viaggia per i fatti suoi solo quando sei eccitata?” aveva ragione! Quando ero eccitata sragionavo, avrei fatto cose che a mente fredda, ripensandoci, mai mi sarei sognata di fare.
“Eppoi, sei uno splendore! Sei, come sempre, una bomba sexy. Vedrai che effetto gli farai!” in effetti ero, come sempre quando lo vedevo, molto appariscente. Quel giorno avevo messo un paio di leggins neri superaderenti effetto pelle, con una scarpa nera decolletè col tacco alto ed un top cortino molto attillato e sottile; avevo tolto il reggiseno, lui impazziva quando vedeva il capezzolo spuntare dalla maglia ed avevo messo un perizomino minuscolo considerato che il leggins sembrava una seconda pelle. Mi ero cambiata così nel bagno dell’ufficio poco prima di uscire e poi coperta col piumino lungo sono uscita; ero troppo vistosa e se i colleghi mi avessero vista così avrebbero fatto pensieri strani.
“Ma dimmi qualcosa di lui, com’è? Voglio sapere. Se poi non mi piacesse? Sarei imbarazzatissima”
“Non ti preoccupare. Non volessi farlo, basta che me lo dici. Ci prendiamo un caffè, lo salutiamo e andiamo in camera solo io e te. Ok?”
Rassicurata da queste ultime parole, combattuta tra il voler continuare a provare nuove emozioni e i freni mentali che avevo: soprattutto l’imbarazzo di incontrare uno sconosciuto che era venuto lì apposta per scoparmi, mi diressi con lui verso il bar a conoscere il suo collega.
Il locale era, come detto, il bar della zona industriale frequentato da operai, camionisti e gente che lavora, erano quasi tutti uomini. Appena entrata, seppur fossi in compagnia, si girarono tutti a guardarmi, qualcuno in maniera decisamente sfacciata. Finsi superiorità ed indifferenza, ma in cuor mio ero molto intrigata sia dal sentore di ciò che stavo per fare – perché avevo già deciso, l’avrei fatto col suo collega! – sia dal fatto di sentirmi tutti gli occhi addosso e di essere oggetto del desiderio di tutti quei maschi. Ci avvicinammo ad un tavolino dov’era seduto un uomo di una cinquantina d’anni abbondanti, che mai avrei notato in nessun altro contesto.
“Ciao io sono Paolo” si presentò “tu devi essere Mary”
“sì, piacere” dissi io.
“ti posso offrire qualcosa?”
Presi un caffè. Parlammo un po’ del più e del meno, mi fece un sacco di complimenti, ammiccando verso Marco. Quando si alzò per pagare, Marco mi chiese se c’era qualche problema o se potevamo andare in hotel. Finsi ancora un po’ di resistenza con la faccia dubbiosa solo per lasciarlo momentaneamente nel dubbio di un mio rifiuto, ma poi quando Paolo tornò, mi avvicinai a lui ancheggiando sui tacchi e, come una gattona, feci aderire il mio corpo al suo strusciandomi addosso a lui e, mettendogli un braccio attorno al collo, gli dissi: “andiamo a divertirci?” lasciandolo a bocca aperta e facendo sgranare gli occhi a tutti quelli che mi avevano poc’anzi osservata entrare. Mi sentivo troia all’inverosimile!
Come detto era un uomo ordinario, nulla di memorabile. Coi tacchi ero più alta io, lo cingevo col braccio sulla sua spalla e lui sul mio fianco. Ancheggiavo esageratamente, dondolando il culo su quei tacchi altissimi; lui non potè fare a meno di far scivolare la mano dal fianco al culo, che era bene in evidenza fasciato dal leggins aderentissimo. Ci incamminammo tutti e tre verso la macchina nel parcheggio del bar sotto gli occhi della maggior parte degli uomini del locale che avevano capito la situazione. Nel breve tragitto in auto verso il motel, io seduta dietro, non potei non notare l’ordinarietà di quell’uomo. Sono sicura che non ci sarei mai andata e nemmeno fatto pensieri nei suoi confronti se non fosse stata per quella circostanza. Io seduta dietro, lui girato verso di me, mi guardava sorridente ed eccitato e mi accarezzava le gambe. Anche se provavo una certa indifferenza verso di lui ero eccitata dal fatto che mi desiderasse, era una sensazione nuova: amavo in genere essere desiderata, il vestirmi da femmina esaltava questo mio sentimento, ma ora era diverso; se quando ero in giro osservata da maschi che mi spogliavano con gli occhi il sentimento era generico, qui era particolareggiato su un soggetto sul quale volevo concentrare tutte le mie armi seduttive per il piacere di essere irresistibile. Ciò mi procurava un’eccitazione pazzesca anche se l’omino era insignificante.
In camera Marco, si accomodò in poltrona e fece fare al suo collega. Cominciò con l’accarezzarmi su tutto il corpo, lo lasciavo fare. Mi sfilò la maglia, non avevo reggiseno e cominciò a giocare coi miei capezzoli leccandomeli e pizzicandomeli io in piedi e lui chinato su di me. Mi palpava il culo ancora inguainato nel leggins, mi tolsi le scarpe e mi sfilai i leggins e restai col solo perizoma indosso. Mi fece rimettere le scarpe e sdraiata sul letto, scostando lo slip di lato cominciò a leccarmela.
“sei bagnatissima, sei molto eccitata. Ti piace vero?” mi disse.
Annuii sospirando eccitata e devo dire che era parecchio bravo con la lingua. Me la leccava davvero molto bene, si concentrava sul clitoride titillandolo con la lingua e succhiandolo fra le labbra, venni in pochi minuti con un lunghissimo orgasmo favorito dal fatto che non smetteva di leccarmela mentre stavo venendo, mi sembrava di impazzire. Eccitatissima, volevo immediatamente un cazzo dentro. Aprii i calzoni di Marco e mi misi a cavalcioni, mi infilai il suo cazzo duro e cominciai una cavalcata forsennata che mi procurò di lì a poco un altro orgasmo. Mi gettai sul letto affannata. Nessuno dei due miei compagni di giochi era ancora venuto, io avevo avuto già due orgasmi! Sdraiata con ancora il perizoma indosso e le scarpe ai piedi; mi sfilai l’ultimo minuscolo residuo di indumento e tolsi i tacchi restando completamente nuda. Nel frattempo si spogliarono anche i miei maschi – perché erano miei! alla mia totale mercè. Naturalmente il confronto tra Marco e Paolo era impietoso: il primo atletico, bello e tanto maschio, il secondo ometto, brizzolato con pancetta. Mi avvicinai al cazzo di Paolo cominciando a leccarlo. Lui sdraiato supino, io a quattro zampe sul letto intenta a fargli uno dei miei bocchini. Lo sentivo indurirsi in bocca, è una sensazione di strapotere questa, sentirselo gonfiare tra le labbra, sotto la lingua, in gola. Più lo ciucciavo più mi eccitavo, lavoravo di mano, di lingua e lo fissavo negli occhi; vederlo in estasi, ansimante, fuori di testa da quanto lo facevo godere, mi dava quella sensazione di potere che mi faceva sentire padrona di ogni maschio che mi passava tra le mani.
Fremeva sotto la mia bocca, resistette poco, esplose in un caldo ed abbondante fiotto di sperma che sapientemente e con attenzione diressi verso il suo ventre.
Marco in piedi, mi stuzzicava da dietro mentre ero intenta a fargli la pompa, mi stuzzicava con le mani e con la punta del cazzo strofinandomela tra le labbra della figa. Rimasi in quella posizione sulle ginocchia sul letto col culo alto e gli dissi: “amore dai che lo so che non vedi l’ora. Mettimelo di dietro ti prego” non si fece pregare, dopo avermi leccato il buchetto, me lo spinse lentamente dentro tutto e fino in fondo e cominciò a scoparmi il culo come un forsennato. Anche lui venne dopo poco, lasciandomelo dentro ed eiaculando didietro.
L’altro, nel frattempo, si era riarmato e voleva scoparmi. Gli feci mettere il preservativo e lo feci fare più per accontentarlo che per una mia libidine, lui sotto sdraiato e io sopra a cavalcarlo. Non mi prendeva quell’uomo, non mi piaceva. Mi piaceva solo la situazione, mi piaceva sentirmi porca, essere considerata porca, essere desiderata da quel porco. Era come essere una puttana in quel frangente. Dopo un po’ che lo cavalcavo venne di nuovo, anche perché mi misi di impegno per farlo venire in fretta, utilizzando tutte le mia moine, movimenti, sospiri e gemiti per farlo eccitare e fargliela far finita in fretta. Ci ricomponemmo, volevo stare sola con Marco, ma lui disse che sarebbero ripartiti subito, perché avevano parecchia strada da fare e dovevano essere entro sera a molti chilometri da lì. Lo salutai seccata, delusa dal suo comportamento da una botta e via, forse il rapporto si stava esaurendo. Ero solo il suo divertimento sessuale, avevamo fatto i giochini di suo gradimento, poi mi mollava alla mia solita noia, mi sentivo usata.
Era tardo pomeriggio e mio marito sarebbe andato all’allenamento di calcio di lì a poco e non volevo incontrarlo, sarebbe stato inopportuno che mi vedesse rientrare in un abbigliamento più adatto al night club che ad un pomeriggio di ufficio, avrei sicuramente destato sospetti, si sarebbe fatto e mi avrebbe fatto qualche domanda; pertanto reputai opportuno procrastinare il mio rientro a casa. Gli telefonai, per comunicargli che mi sarei fermata con i colleghi a fare un’apericena visto che lui non ci sarebbe stato e che ci saremmo visti a casa al suo rientro dagli allenamenti.
Mi fermai al bar dove avevo poco prima conosciuto il collega di Marco a prendermi un tè seduta al tavolino e a leggermi un giornale, non avevo nient’altro da fare e dovevo far trascorrere un’oretta al massimo. Il barista un ragazzo giovane, con l’aria simpatica e gioviale, mi servì il tè al tavolo e affabilmente fece una battuta: “avrei preferito servirti un flut di Mumm, ma l’ho finito e oggi il convento passa solo questo”.
Sorrisi di gusto, era interessante, non bello, ma aveva una simpatia contagiosa. Gli risposi: “beh, potresti farmi compagnia a bere un po’ di questo champagne se vuoi?”.
Si sedette al tavolino con me. “ti ringrazio sai? È da stamattina che sono in piedi dietro quel bancone e un po’ di pausa non mi fa male”.
Chiacchierammo amabilmente del più e del meno, del fatto che lui stava lì ore e ore, che ad aiutarlo c’era solo la ragazza che ora stava dietro al banco e che ogni tanto gli sarebbe piaciuto avere un qualche diversivo. Mentre parlava, e parlava quasi sempre solo lui, mi guardava e mi osservava dappertutto in maniera che non riusciva a dissimulare. Anche se tenevo indosso il piumino lungo, questo era aperto e vidi che aveva notato la mia assenza di reggiseno, i suoi occhi si soffermavano sul capezzolo che spuntava attraverso la maglia, spesso i suoi occhi andavano lì, oltre che alle gambe inguainate nel leggins effetto pelle.
Ad un certo punto, mi chiese: “ma eri stata qui anche qualche ora fa, per caso?”
“sì, perché?” risposi
“è che mi hanno riferito che nel primo pomeriggio è passata di qui una gnocca pazzesca la cui descrizione corrispondeva esattamente a te”
“ah sì? E cos’altro ti hanno riferito?”
“che è stata qui il tempo per un caffè e che se n’è andata con due uomini”
“sì. Era un amico qui per lavoro con un suo collega e li ho accompagnati a fare una commissione” cercando di tagliar corto
“e…….. tu che lavoro fai?” con occhio luciferino
Un attimo…. fu un attimo fulminante, non so nemmeno io come mi venne il coraggio di farlo.
Mi avvicinai al suo orecchio, tanto vicino da sentire il suo buon odore di maschio, gli sussurrai: “amore, se vuoi sono duecento, hai capito benissimo che lavoro faccio”.
Rimase a bocca aperta, interdetto dalla risposta; no, non se lo aspettava! Non immaginava questo e pensava di aver fatto colpo col suo fascino, la parlantina, la simpatia. Mi aveva colpito, questo sì, mi piaceva e in altre circostanze avrei potuto farci un pensiero senza quella provocazione. Mammamia cos’avevo detto!! Il dado era tratto, stavo superando anche questo limite e, la cosa che mi meraviglia tutt’ora è che l’ho fatto da sola. Sarà stato che poco prima mi ci avevano trattato come una puttana, sarà stato che volevo vedere dove sarebbe potuto arrivare quel gioco o anche il fatto che Giorgio, così si chiamava il barman, con cui poi diventammo amici e complici, mi fece sentire subito a mio agio e mi diede immediatamente l’impressione di una persona affidabile con cui avrei potuto osare e rilanciare.
Attesi sorridendo maliziosamente la sua reazione e dopo un attimo di interdizione, sorrise a sua volta e disse: “va bene, andiamo!”
“dove?” gli risposi
“ho un retro, col magazzino ed una stanza che utilizzo per le partite a poker con gli amici” Ero già pentita! Pensavo ad uno sgabuzzino squallido, e lurido.
Invece, con mia grande sorpresa, dopo aver attraversato il magazzino delle bibite e dei liquori, entrammo in una calda grande stanza ordinata e pulita, sembrava quasi un loft di qualche architetto di tendenza: pavimento di parquet, un largo tavolo tondo, ed uno ancor più grande rettangolare vicino ad una parete attrezzata a cucina, un grandissimo divano, un paio di poltrone ed una tv grandissima. “qui ci vengo con gli amici per preparare dei pranzi, mi diletto con la cucina, e a vedere le partite”
mi aggiravo per la stanza osservando i quadri alle pareti, riproduzioni di quadri famosi della pop-art, attendevo….
Giorgio, che era piuttosto sveglio, oltreché simpatico ed affabile, mise mano al portafogli e tirò fuori 2 carte da 100 che appoggiò sul tavolo, di fronte a me. Mi avvicinai, le guardai, sorrisi, presi i soldi e li infilai nella borsa. Quel gesto, mi diede una piacere intenso, avevo ulteriormente scavallato, chissà, forse era l’ultimo argine?
Ero diventata una puttana! e da tale mi comportai: mi spogliai lentamente, mangiata dagli occhi del mio cliente, rimasta completamente nuda mi misi sul divano, aprii le gambe e cominciai a toccarmela, mi leccavo le dita e mi masturbavo fissandolo, allargavo le labbra con le dita di una mano e con le dita inumidite di saliva dell’altra mano titillavo il clitoride che avevo estratto. Giorgio si spogliò a sua volta, ce l’aveva dritto come un siluro, evidentemente lo avevo eccitato, avevo raggiunto lo scopo, impazzisco quando li faccio eccitare. Si mise in ginocchio per terra davanti a me seduta sul divano e mi leccò la figa, mugolando dal piacere di sentirla tutta bagnata. Sarà che sono sensibile, sarà che era bravino, sarà stata la situazione nuova e l’intrigo di aver messo in borsa il denaro per la prestazione, devo dire che ero parecchio eccitata e venni dopo poco sbrodolando l’abbondanza dei miei umori vaginali sulla sua faccia. Un po’ sorpreso per il fatto che fossi venuta così presto, ritenendomi una vera professionista ed evidentemente avendone già avuto esperienza, non pensava ci mettessi tanta passione.
Si alzò, col cazzo dritto, troneggiante, pretendeva per la prestazione pagata. Gli dissi che si doveva mettere il preservativo, cosa che fece immediatamente prelevandolo da un cassetto di un mobiletto vicino al divano e mi fece pensare che la stanza non fosse solo adibita a cene con gli amici e partite in tv, iniziò a penetrarmi quasi con dolcezza, ero ancora affannata dall’orgasmo di poco prima. Facemmo una scopata interminabile! Non so per quanto tempo mi penetrò, in ogni posizione possibile e conosciuta: da sopra, da sotto, da dietro; fatto sta che facemmo una scopata lunghissima, non veniva mai! Io in quella cavalcata persi il conto, ricordo solo che ebbi un orgasmo lunghissimo che non finiva più e più godevo, più lui mi scopava, incessantemente: da perdere la testa! Dopo quest’ultima venuta, ero esausta gli tolsi il preservativo e gli feci uno di quei pompini che non ammettevano resistenze. Ed infatti dopo qualche minuto di abili ciucciate si ruppero gli argini e venne abbondantemente addosso a me.
Ero stremata. Un pomeriggio così era da record, tre maschi in due situazioni diverse nell’arco di poche ore: ero proprio una gran troia! Mi rivestii, salutai il ragazzo che si dimostrò molto contento dell’investimento fatto e mi diressi verso casa con mille pensieri in testa.
Fortunatamente mio marito era ancora agli allenamenti di calcio quando rientrai, mi spogliai, feci una doccia e mi infilai nel letto provata dalla giornata intensa. Il sonno arrivò quasi subito andando a sopraffare i pensieri della mia nuova situazione: avrei replicato quest’ultima esperienza oppure no?

(continua) per commenti: narciso.a@outlook.it

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Autore Pubblicato il: 12 Febbraio 2022Categorie: Erotici Racconti, Orgia, Racconti Erotici, Tradimento0 Commenti

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