Marianna era in ritardo terribile, si precipitava giù per le scale, dal reparto al quartiere operatorio, cazzo, era risalita dopo il primo intervento in attesa di aiutare il capo nel secondo ed era andata cazzeggiando.
Marianna, trenta anni, subito dopo la specializzazione in chirurgia aveva vinto un avviso pubblico per un posto a tempo determinato nello stesso reparto che aveva frequentato da specializzanda ed era passata, così da essere la più anziana delle specializzande (‘ande visto che gli ‘andi sono ormai merce rara) alla più giovane degli strutturati.
Dopo il primo intervento era andata a fare chiacchiere con le colleghe più giovani, a prendere un caffè, a bere una bottiglietta d’acqua e non si era accorta del tempo che era trascorso e, quando l’avevano avvertita dal quartiere operatorio che il capo era già in sala, le era venuto un colpo,cazzo, il prof. era solito fare di questi scherzi ed andarsene in sala senza dire niente a nessuno, avrebbe dovuto saperlo e, così, si precipitò in sala operatoria; arrivò trafelata e vide che la paziente era già intubata ed il prof. si stava già lavando, mise la mascherina e si lavò anche lei, aveva già indossato il camice quando pensò che non era andata ad urinare, aveva fatto pipì uscendo di casa alle sette ed erano già le undici, quattro ore, bah era solo un laparocele e, vista la rapidità del capo, si sarebbero sbrigati in un paio di ore, ma aveva fatto male i suoi conti; primo: il capo quel giorno, stranamente, non aveva altri impegni e quindi aveva deciso di prendersela comoda, secondo: era un laparocele non semplice, terzo: si era scolata mezzo litro di acqua.
Il prof., velocemente, aveva già isolato il sacco, quando, invece di ridurlo e fare la plastica, decise di aprirlo: la paziente era stata ricoverata con sub occlusione e voleva verificare se c’erano aderenze, Marianna trasalì, cazzo, l’ intervento si sarebbe prolungato e già sentiva un leggero stimolo, dominabile, ma lo sentiva, ed in effetti di aderenze ce n’erano ed anche parecchie ed il sacco era pluriconcamerato, dopo tre ore di viscerolisi il capo iniziò a pensare alla plastica mentre Marianna pensava che doveva pisciare, lo stimolo era aumentato, cazzo, perché non era andata, come consigliava l’aiuto anziano: ‘andate sempre in bagno prima di un intervento, in sala operatoria si sa quando si entra, ma non si sa quando si esce e non vi fidate che la tensione vi fa produrre ormone antidiuretico,la vescica piano piano continuerà a riempirsi e se ce l’avete già semipiena ”
Dopo un po’ erano a buon punto, ma Marianna era in crisi, lo stimolo era forte, ma doveva resistere, il capo la vide nervosa e chiese se ci fossero problemi e lei dissimulò, ma la sua situazione non sfuggi a Rosa, la strumentista anziana che pensò che tra un poco se la sarebbe fatta addosso e ne gongolò, Marianna, diventata strutturata, aveva messo le arie con il personale e la cosa aveva dato fastidio, chiamò silenziosamente Grazia, un’altra infermiera e glielo disse, Grazia la guardò: Marianna era proprio disperata.
Dopo un poco, però il capo se ne andò, lasciando Marianna a finire di chiudere con la specializzanda, lei ,rapidamente, finì la sutura della fascia sopra la rete e lasciò a sua volta la specializzanda a chiudere la cute.
Marianna si precipitò letteralmente fuori dalla sala operatoria strappandosi il camice di dosso e, a cosce strette, con le mani a comprimere la fica, si diresse a piccoli passi veloci verso il bagno, Grazia la osservò, era ridicola, prese il cellulare e la filmò, poi vide che sulla tuta, a livello del cavallo dei calzoni, era comparsa una piccola macchia scura, era evidente perché Marianna non usava le classiche tute verdoni informi passate dall’ospedale, ma si era fatta confezionale delle tutine fucsia aderenti, che mettevano in evidenza le sue forme, su cui l’ umidità risaltava di più, era chiaro che aveva mollato un po’ di piscia, poca, ma inequivocabile e Grazia la fotografò.
Come Dio volle Marianna raggiunse il bagno si chiuse e abbassò il pantalone, ma lì sorse l’ intoppo: per proteggere le gambe dalle varici (grosso rischio per i chirurghi che stanno a lungo fermi in piedi) aveva dei collant elastici e nell’abbassarli le sfuggì ancora qualche goccia, ma il problema fu dopo, per proteggersi dal freddo dell’aria condizionata della sala operatoria aveva indossato un body, per cercare di slacciarlo al cavallo aprì le cosce e fu il disastro: iniziò a pisciare, con un flusso che inondò mutande e body, Marianna si sedette sulla tazza e si lasciò andare.
Quando ebbe finito pensò al da farsi, si spogliò del tutto, togliendosi body e mutandine e si rimise la calze sotto la tuta, la chiazzetta c’era ma non era troppo evidente e, poi, mica se ne poteva uscire con culo e fica all’aria, se la sarebbe svignata e si sarebbe andata a cambiare, ma all’ uscita trovò Grazia
‘Beh dottoressa, ci siamo pisciate sotto eh’
‘Ma che dici!’
‘Non fare la gnorri, si è visto e si vede ancora benissimo, è inutile che ti copri, tanto si vede, ti ho fatto pure una foto, comunque lo sappiamo solo Rosa ed io, non lo diremo a nessuno, ma tu cala le arie, non è che sei strutturata e sei diventata padreterno, sempre la stessa sei ed ora anche piscia sotto’
Detto questo se ne andò, lasciando Marianna di stucco, stava per piangere: sgamata dalle infermiere, fotografata con le braghe pisciate, da scomparire dalla faccia della terra, poi si riprese, avrebbe patteggiato con Rosa e Grazia, sapeva come ammansirle, e, poi aveva ben imparato che in futuro era meglio arrivare in sala un minuto dopo, ma aver pisciato prima.