Daniela si sedette al mio fianco e, con le gambe accavallate a mostrare molto più di quanto ebbi mai visto di lei fino a quel giorno, prese a parlare con con voce soffusa: “Non scherzavo quando ho detto che ho perso le speranze. E non scherzavo quando ho detto che mi manca da morire il sesso. Così tanto che potrei persino pagare, penso. Una cifra buona ad esempio per uno studente universitario..” –e prendendomi la mano nella sua, mentre questa veniva carezzata dal suo pollice smaltato di rosso lampone disse- “…magari per pagare l’affitto per un mese o due non molto ma abbastanza .Sarebbe bello vendicarmi di mio marito facendo un regalo a chi lo aspetta da tempo “.
Considerato il pollice dolcemente accarezzato e la voce suadente e quella intensa allusione alle cose che ci eravamo detti fin qualche istante prima,non era difficile capire che alludesse a me. Decisi di mostrarmi stupito e un po’ preoccupato.
“Cosa ti turba? Dimmi Matteo! Ho detto qualcosa che non va?”
Ed io: “No! Non lo pensare nemmeno Daniela. Non è per te, ma per Martina in parte.. e per mamma.Siete amiche e.. non vorrei davvero crearvi problemi e sai..non vorrei che tu possa tradire la sua am..” e mi stoppò, con un altro bacio, stavolta più intenso del primo quasi a comunicare quanto volesse che fossi io, la sua vendetta e per nulla turbata dal fatto che potesse in qualche modo tradire la fiducia dell’amica portandosi a letto il figlio. E fu allora che pronunciò parole che mai dimenticherò, con un cinismo ed una convinzione che mai avevo visto e che non avrei mai immaginato di vedere in lei:“E poi, se lo fai gratis tradisci ma se lo fai per soldi, pur sembrando un tradimento, è come se fosse un lavoretto che la tua zietta ti offre. Se lo fai per soldi, Mattè, non è tradimento!”.
Lentamente si avvicinò di nuovo, la sua mano sulla mia coscia tendeva verso l’inguine e la mia le carezzava la coscia scoperta. Mi baciò profondamente e allontanandosi di nuovo tolse la mano dal mio viso , mi chiese di chiudere gli occhi e quando li riaprii tra me e lei c’erano dei soldi: “Sono 250 euro e sei libero di prenderli..Sei una persona speciale e io sono fiera di darli a te ..Perchè so di aiutarti ..Prendili Amore di zia..prendili e dopo prendi me! “.
Un brivido lungo il corpo pervase la carne più che mai debole ma lo stesso brivido guidò la mia mano. Presi quei soldi,li riposi in tasca velocemente e la baciai con tutta la forza che avevo in me. Poi ci alzammo e andammo in camera sua, dove mai ero stato se non per riporre il cappotto durante qualche pranzo coi miei. Era il sogno di un adolescente, il tormento di tante notti e tanti giorni che si presentava ai miei occhi. Ed era maestosamente bello, meastosamente intenso.
In men che non si dica eravamo avvinghiati sul letto. Le sbottonai i primi pendagli del vestito, era senza reggiseno sotto e lasciai il vestito sbottonato per godermi quelle tette sode e grosse. Baciarle era incredibile! Sentirne il profumo, toccarle massaggiandole dolcemente e vederla chiudere gli occhi mentre piano arrivavo ai suoi fianchi. Poi lei, per niente a disagio ma nemmeno crudelmente assatanata, tolse dolcemente i miei pantaloni e si diresse verso il “piccolo”, regalandomi un pompino stratosferico, lento e intenso:“Mhhh…aahhh … Bello della zia chi l’avrebbe mai detto..che bello che è!”
Trattenevo a fatica la mia eccitazione e più spingeva più il mio pene pulsava.Avrei voluto riempirle la bocca di sperma ma il mio “lavoro” non me lo consentiva e cosi presi l’iniziativa e la misi sopra di me. Le tolsi tutto.. tranne le mutandine. Dopo averle fatte scivolare via le leccai il buco della vagina , e sebbene fossi concentrato sul suo clitoride, la sentivo gemere:“Matteo ohh si .. Matteeeeeoooo..ohh ahhh ohhhhh”.
Dopo presi il mio cazzo e lo misi stretto fra le sue tette sode e lei inizio a masturbarmi velocemente con quelle due grandi tette fino a farmi venire sui suoi capezzoli ancora turgidi e bagnati dalla mia saliva. Dopodiché, ripulito al volo e ancora eccitatissimo, iniziai a penetrarla con tutta la forza che avevo:“Si Daniela, Si Daniela..ohh.. fammi vedere come sei esperta Daniela…Godii daii godiii”. Daniela era come posseduta; non si rendeva conto di nulla, annuiva come se fosse in mio pieno potere e diceva in continuazione di non fermarmi e di non venire che non aveva ancora finito col suo “giochino”. E io vedendo le sue tette rimbalzare sotto l’effetto dei miei colpi godevo come mai avevo provato in vita mia .La scopai da sopra e poi da sotto,colpo dopo colpo, gemito dopo gemito e pienamente mia mi chiese di penetrarla dove neanche l’ex marito era mai arrivato:“Prendilo Matteo, ti prego! Facciamo vedere a quel cornuto che si è perso ja! Neanche lui è mai arrivato sin qui e non mi interessa il dolore, non mi interessa niente! Se anche mi farai male, non sarà mai quanto ne faremo noi a lui!”
Ebbi un colpo! Mi stava dando il suo culo da ragazzina ed io che mai avevo avuto un rapporto anale non sapevo come comportami. Istintivamente, mi feci guidare dalle sue mani e le lasciai fare mentre usava il mio pena per massaggiarsi l’ano. Poi, presi a massaggiarlo io con le mie mani mentre baciavo il suo sedere e dopo un po’ quando era a suo agio, presi della crema corpo che aveva sul comodino sperando di agevolare l’ingresso. Non ero certo di farcela, fino a che ad un certo punto non sentii sempre più stretto il mio pene. Era dentro: “Matteo si … cosi ..fai vedeeereee aaallla tuuua ziiietta un po di steeeelle..Si bimbo mio siii .. siii”.
Il suo culo era splendido e lo penetrai in 2 posizioni diverse fino davvero a sfondarlo ..Piangeva quasi, povera Daniela e forse sanguinava un po’ ma godeva come mai avevo visto fare, nemmeno nei porno del tirocinio adolescenziale. Io spingevo e sentivo senza il preservativo l’anello anale che mi portava a venire ancora; e cosi fù:venni nel suo culo inondandola completamente:“MATTEOOOHH AMORE .. BRAVO PICCINO BRAVO AMORE! QUANTO TI ADORO..Ahh siii ahhh siii RIEMPIMI..SOLO TU MATTEO, SOLO TU HAI AVUTO IL PERMESSO DI FARE QUESTO LAVORO SPECIALE”.
Ma Daniela, pur soddisfatta non era affatto stanca. Mi fece sdraiare, chiudere gli occhi e riprese a stuzzicarmi:si mise le scarpe col tacco,era nuda ma con i tacchi e prese a farmi un altro pompino guardandomi così da farmi eccitare. Inoltre io ho sempre adorato fare sesso con donne con ai piedi i tacchi mentre si faceva sesso e lei forse lo aveva capito. Si girò verso di me e mi disse ansimando:“Ora tocca a te .. Sei venuto sulle mie tette e nel mio culo.. adesso ti prego bimbo mio..vienimi in bocca”. Volevo godermela,assaporare ogni goccia..Daniela spingeva e al contempo mi masturbava e quando iniziai ad ansimare perché vicino all’orgasmo ,con la sua lingua leccò così forte che in un lampo mi fece venire:“Mhhh …Mhhh.. Ahhhhhhh.. caldo , dolce e abbondante come l’uomo che mi sono scopata..ohh si .. Matteo mio, bello di zia mi hai inondata di sperma e sono fiera di te…Mai bevuto con così tanto piacere..così tanto che..”
Finimmo con l’abbracciarci, accoccolati e stremati su quei cuscini pieni dei nostri odori, e lei mentre eravamo stretti e nudi mi chiese una cosa:“Non avrei mai pensato di farlo con il figlio della mia migliore amica e pagando.Per quanto voglia bene a tua madre però lo rifarei altre cento volte..anzi..intanto prendi questi altri soldi..sono 50 euro.. diciamo pure un bonus extracontrattuale per avermi tenuta su questo letto 4 ore. E poi, se vuoi, le bambine sono fuori per il week end e domani potresti venire a casa ..Magari può uscire un lavoretto per te, amore di zia”.
Mi voltai e labbro a labbro, come in soggiorno: “Daniela, dopo tutto quello che hai fatto per me..non posso davvero… anzi facciamo una cosa.. io questi soldi li prendo, ma ad una sola condizione. E se accetti, solo se accetti, allora verrò domani!”.
“Ah si? Che fa il mio giochino mi detta le condizioni?E sentiamo.. qual’è sta condizione?!” rispose ammiccando Daniela.
“Domani non sarà lavoro, domani non ci saranno soldi..Domani è gratis, è sesso. Tanto lo hai capito che mi fai impazzire, da sempre! Oggi mi hai dato fin troppo e non serve darmi altro. Accetta! O non verrò!!”.
Sorrise, e: “Vabene gioia..vabene.. ma io lo so che provi attrazione, te lo si legge negli occhi da giovincello! Io lo dicevo per te. Lo sai che così facendo la tradirai?”.
Guardai il soffitto e dopo poco: “L’avrò fatto per amore di zia. Per il suo cuore ferito. Per amore del mio sogno erotico e della donna alla quale spiavo nella camicetta”.Lei sorrise e mi baciò, ed era tornata la dolce Daniela che al mattino mi aveva accolto sull’uscio della porta. Ed io, mi godevo il momento. Col corpo nel suo letto e con la mente un po’ indietro al selvaggio pomeriggio passato insieme. Ed allo stesso tempo protesi in avanti al domani. Ancora lei, magari quel letto. Noi.
Tutto ciò che era accaduto il giorno prima, in quel caldo pomeriggio di luglio, era stato assolutamente fuori da ogni mia previsione e aspettativa. Ero tornato a Napoli con l’idea di salutare un po’ di conoscenti e passare qualche giorno lontano dallo stress dello studio e dall’aria opprimente della mia famiglia ed ero finito per ritrovarmi a letto con la migliore amica di mia madre fresca di tradimento subito e per giunta pure pagato e invitato per un bis il giorno dopo.
Il mio cuore batteva a mille al solo pensarci ed anzi più pensavo nella mia stanza d’albergo, più il cuore prendeva a battere e con esso anche le mie pulsioni sessuali niente affatto dormiente nonostante tutto il piacere provato.
Dopo aver combattuto con i freschi ricordi di quel giorno alla ricerca di qualche ora di sonno, crollai e ben presto fu l’indomani. E c’era un accordo da onorare che mi portava ancora da Daniela. Così, mi presi coraggio in tarda mattinata dopo aver fatto colazione e una doccia, decisi di chiamare Daniela: ” Dani?! Buongiorno!!”dissi contento e sereno con voce squillante- “Si sono in stanza .. E sai,non ho fatto che pensare a te.. tutta la notte..Se ci sarò? Abbiamo un accordo! E gli accordi si onorano! Specie per le zie speciali!.. Anzi guarda.. non vedo l’ora Dani..col corpo e con la mente sono gia da te”.
Infondo, non le stavo mentendo perchè era proprio quello che volevo andare da lei e ripiombare in quel armonioso ritmo che intrecciava i nostri corpi. Ma pensai anche, che essendo lei una donna ferita nel profondo, non fosse un delitto farle vedere e sentire la mia attrazione, quella stessa attrazione che pensava fino al giorno primo di non potere far provare a nessuno.
Confermammo allora quanto detto il giorno prima e cioè che ci saremmo visti a casa sua nel pomeriggio e con calma presi a prepararmi per quell’incontro al quale ancora non riuscivo a credere. Presi la migliore camicia, un po’attillata e il mio grosso orologio di cuoio. Curai con attenzione la scelta di tutto. Stavolta sapevo a cosa andavo incontro e volevo essere perfetto. Quasi come se fosse un primo appuntamento.
Nel tragitto verso casa l’aria era frizzante e sapeva di speciale, sapeva di una sorta di prima volta della quale sentivo la presenza senza essere in grado di spingermi a dire come sarebbe poi andata. Pensai a Daniela per la strada, pensai a tutti i pomeriggi di molti anni prima, quando Daniela portava le bambine a giocare con mia sorella; pensai alle sue camicette, alle gonne spesso un po’ troppo succinte non certo di quelle che metti in tribunale e non proprio da madre di famiglia e a tutte le seghe che ero stato capace di farmi pensando a lei in quei pomeriggi riscaldati dalla sua presenza, rubando qua e là istantanee del suo corpo per incollarle e farne fantasia dentro di me. Non c’erano domande quel giorno. Non c’erano nemmeno più ansie. Solo la ferma consapevolezza di avere sempre più fame di lei!
Arrivai sotto il portone di casa, quel portone che alla mente portava tanti ricordi: le tante volte in cui andavamo lì invitati da lei a cena, le volte in cui passavo a prendere un dolce e puntualmente lei per prendere una busta si piegava, ignara del piacere che quel suo gesto riusciva a darmi con quei bellissimi primi piani del suo sedere , lo stesso sedere che la sera prima avevo avuto l’onore di bagnare del mio seme. Mi dicevo che avrei dovuto sentirmi un po’ sporco: voglio dire.. mi stavo scopando una donna che aveva visto crescermi, cara amica di famiglia e alle spalle della mia ragazza. Ma, come ho gia detto, non c’erano domande. C’era solo la voglia di lei, dei suoi mugugni, del suo piacere.
Sospirai profondamente..e suonai…
“Sii?..Ti apro!”
Le migliori idiozie passarono nella testa: dal fatto che non avessi cioccolatini al fatto che non avessi pensato a un po’ di vino ma ormai eravamo li,che facevo ?! Mi ritiravo?!
Arrivato su, venne lei stessa ad apririmi la porta mentre di solito la lasciava aperta senza accogliermi all’uscio. Ma non lo fece quel sabato, proprio come non lo aveva fatto il giorno prima. Ed era bellissima. Camicetta bianca molto sobria di quelle che un avvocato donna indossa ogni giorno, gonna a tailleur grigio antracite niente affatto lunga, calze nere leggere e uno splendido decolté rosso fuoco. I capelli erano sciolti , non pettinati ma bellissimi e il trucco come sempre molto leggero. Contribuivano a turbarmi ancora di più i suoi occhiali sottili che le davano un aria molto professionale e sensuale. E credetemi, sarei andato in galera pur di farmi difendere da una donna così!
Subito lei esordì: ” Ciao amore di zia vieni pure entra su su ! Scusami l’abbigliamento ingessato ma ero di la che stavo lavorando a un caso con la mia collega Elene. Nemmeno il fine settimana ti lascia sto mestiere. Ma chi te la fatt’ fà Matte pure a te?” disse sorridendomi con finta frustrazione e poi continuò “Non ci vorrà molto comunque. Sempre che ELENE” – urlando quasi a volersi far sentire da lei- “TROVI QUALCHE SPUNTO INTERESSANTE”. Poi, arrivati in cucina dove prese a preparare il caffè, mi chiese: “In realtà la sprono soltanto. E’ bravissima e vedrai che in men che non si dica ne siamo fuori. Ma a proposito, tu la conosci Elene?”
Mi fermai a prensare per un attimo cercando di fare mente locale, ma nulla. D’altronde come potevo rimuovere un nome così sensuale?! Elene, non mi diceva nulla: “mmh non penso di conoscerla” dissi .. poi riflettendoci ancora un po’ chiesi:“è forse la tua collega di cui parli sempre?”
Speravo fosse lei Daniela, anche quando mi iscrissi a Giurisprudenza mi raccontava spesso di questa collega laureata da poco che lavorava da loro. Trentasei anni, incredibilmente bella almeno a giudicare dalle foto che mi aveva mostrato Daniela, della quale avevo sentito molto parlare perché sin dal suo arrivo nello studio legale aveva dato segni di grandissima abilità professionale e Daniela si era legata profondamente a lei non solo professionalmente dato che, nel tempo era diventata una sua amica sincera. Non l’avevo mai vista di persona però. Solo in qualche foto mandatami o sbirciata nello studiolo di Daniela e da quelle foto sembrava una gran bella donna, forse anche più giovane.
Daniela confermò sorridendomi e si scusò ancora, visto che il nostro pomeriggio avrebbe dovuto attendere la conclusione di quella bega di lavoro; ma mi condusse in salotto per farmi accomodare al tavolo con loro.
E non appena passata la porta della cucina, sentii nel corridoio un odore inebriante e femminile, penetrante e sensuale: si sentiva un odore che mai avevo sentito, un odore sensuale e dolce, buonissimo, a tal punto che per un attimo la mia pelle si increspò provocandomi una fitta allo stomaco. Era un dolce mischiarsi di profumi diversi o meglio a mio avviso l’unione di due fragranze in una sola, presumibilmente quella di Elene e quella di Daniela che su quei due tipi di pelle, diventavano una sola esplosiva fragranza. Una fragranza che rendeva l’aria eccitante e calda.
Entrati in soggiorno vidi Elene seduta al tavolo con faccia seria che vagliava in silenzio e attentamente quelle carte. Ma Daniela ruppe quel silenzio con la sua voce: “Ehi Elene, amica mia .. Lui è Matteo il ragazzo di cui ti ho parlato tanto! E’ un futuro collega sai?! Studia legge e se il fiuto non mi inganna giurerei sulla mia carriera che questo ragazzo ha.. enormi talenti”.
Furono le sue parole, che forse poco o nulla c’entravano con lo studio e la legge. Suonava come una sentenza, ma ad emetterla era stato il personalissimo Tribunale di Daniela, quello che nel suo letto mi aveva evidentemente giudicato in modo inappellabile il giorno prima. Per un attimo fui ovviamente mi imbarazzai ma poi mi ripresi, tesi la mano verso il tavolo e strinsi quella di Elene.
La stretta di mano fu una scossa per tutto il corpo e mentre le stringevo la mano i nostri occhi si incrociarono, profondamente. Staccati i miei occhi dai suoi, profondi e luminosi, provai a soffermarmi discretamente su di lei: Elene aveva indosso una camicia aperta a fantasia un po’ Naif con sotto una canotta estiva bianca di quelle da donna semplici ma attillate sulla quale ciondolava una lunga catenina leggera e sottile e sotto un bel paio di jeans completati da un bellissimo stivaletto nero molto sensuale. Era in piedi mentre scambiavamo i primi convenevoli e così potei ammirarla nel pieno della sua bellezza, inebriandomi del suo profumo fino quasi a chiudere gli occhi. Ma non c’era solo il suo profumo.
C’erano i suoi capelli biondi, lunghi e mossi ed il suo fisico poi, minuto ma molto longilineo.
Ci accomodammo insieme al tavolo e, un po’ per curiosità un po’ per ostentare agli occhi di quelle due bellissime donne la mia preparazione, mi misi a chiacchierare con loro analizzando le prove,gli atti e gia che c’ero cercando di far sporgere o piegare Elene per guardarle nella scollatura della canotta. Ma Elene non era Daniela. Elene aveva capito perfettamente da come la guardavo,da come parlavo che stavo pensando a lei, che stavo cercando il suo seno. Cosi Elene, forse per l’imbarazzo, si alzò e andò in bagno. Andando, ci sorrise e ammiccò verso di me abbassando poi la testa.
Daniela intanto mi si avvicinò e , dopo un rapido sguardo al corridoio,approfittando del momento di solitudine, prese a sussurrarmi: “Amore della zia..prometto che mi farò perdonare eh! Ancora un po di pazienza e poi..”. Si mise a cavalcioni su di me e continuò a sussurrare: “un bacio qui sulla barbetta, un bacio al tuo bellissimo collo e poi il tuo petto e.. giu fino al tuo giochino..voglio il tuo cazzo piccino. Pensavi che non fossi in grado di sussurrarti la parola cazzo?”
Quel tailleur intanto stava pian piano andando all’insù e io avevo una gran voglia di ficcarle il mio giochino dritto in bocca.
Molto discretamente iniziai a massaggiarle l’ano mentre era a cavalcioni su di me e lei chiuse gli occhi godendo e assaporando quello che di lì a poco sarebbe stato.
Poi sentimmo dei passi e il rumore dei tacchi e a malincuore dovetti allontanare il mio dito da quello splendido fondoschiena e Daniela dovette alzarsi. Mi fece un occhiolino sorridendo, si diede una sistematina (Dio solo sa quanto potevo sentirmi fortunato in quel momento) e si risedette al tavolo assieme ad Elene.
Elene intanto era ritornata con una bellissima sorpresa per me: causa caldo equatoriale si era tolta la canotta lasciando solo quel camicione leggero e fino e anche un po’ trasparente a coprirle il petto. Riuscivo a vedere il suo seno e potevo godermelo ancora meglio così. Aveva il seno sodo, non grande quanto quello di daniela ma comunque bello pieno e prorompente; non so dire la taglia di preciso ma pensai che toccarle sarebbe stato magnifico.
Il tempo intanto passava e io buono buono aspettavo Daniela che intanto provocava sempre di più. Sentivo il suo decolté rosso strisciare delicatamente contro la mia gamba mentre mi stava di fianco, fino a che non iniziò a stuzzicarmi il pene, prima con la punta e dopo tolta la scarpa col suo piede. Ammiccava costantemente e di tanto in tanto nascondeva la mano sotto il tavolo per avvicinarla alla mia gamba e ai miei pantaloni. Cosa avrei dato per sapere se quella situazione, quelle toccatine di fronte ad un estranea la stava eccitando anche solo la metà di quanto stavano eccitando me.
Io intanto ero giunto al limite e non ce la facevo più. Ormai tra il caldo e quelle due avvocatesse che stuzzicavano la mia fantasia dovetti correre in bagno. A lavarmi le mani!! Ma che cosa avete pensato?! E poi, non sarebbe stato corretto sfogarmi in bagno e lasciare a secco Daniela!
Ma fu al mio ritorno che ebbi una sorpresa notevole: dal corridoio mi accorsi che le due donne stavano parlando e rallentai il passo cercando di nascosto di origliare:“Bhè Elene che ne dici di Matteo? Come ti sembra?”
Vidi in lontananza, grazie ad uno specchio del corridoio, che Elene mollò le carte e si chino verso Daniela, avvicinandosi al suo viso, come a volerle bisbigliare qualcosa:“Sono molto colpita Dani! E’ un ragazzo brillante e molto maturo anche giuridicamente per la sua giovane età e non è che io sia molto più grande ma insomma qualcosa di speciale in lui la vedo. Chissa, magari il trasferimento o il vivere da solo lo hanno fatto crescere in fretta”.
Con tutto il rispetto per la biondina, ma quel complimento per quanto bello e piacevole era l’unica cosa della quale potevo altamente fottermene in quella situazione e preso come ero dalle peggiori fantasie.
Daniela sorrise e prese a parlare: “E se io ti dicessi una cosa Elene? Tu sapresti ascoltarmi, o sbaglio?..” ..ero immobile e curiosissimo di scoprire se Daniela stava per parlarle di me.
“Certo tesoro certo..Dimmi tutto” rispose sicura Elene.
“Ieri pomeriggio Matteo è venuto qui a pranzo e dopo siamo stati qui ..abbiamo preso un caffè e poi sai si è parlato di Massimo e bhe si.. insomma.. gli ho confidato le mie turbe sessuali, lui le sue e cosi l’ho baciato”.
Elene non sembrava colpita, ma ascoltava attentamente con gli occhi stretti a carpire le sensazioni di Daniela mentre lei, dopo una pausa continuò a parlare: “Io volevo vendicarmi di Massimo, volevo trovare un modo crudo e crudele per fargli male, perchè per me lui era qui ieri a guardarmi mentre miseramente mi piangevo addosso per il dolore. E così, ho provocato Matteo e gli proposto 250 euro perché mi prendesse consentendomi di vendicarmi di Massimo. E credimi Elene, è stata la migliore scopata della mia vita..mi ha presa con quelle mani forti e soddisfatta come neanche Massimo sapeva fare, come non aveva mai fatto neanche quello stronzo! Ed oggi, è qui per ripetere ciò che ha fatto ieri ..”
Elene continuava a non essere scossa e anzi sembrava sollevata dallo sfogo di Daniela. Difatti, sorrise e poi prese la mano di Daniela. Se qualcuno mi avesse raccontato tutto questo solo una settimana prima, lo avrei rinchiuso!
“Sta tranquilla Dani.. hai fatto solo quello che desideravi mia cara. E poi onestamente è carino il piccolo. Faccia pulita, capelli lunghi, ordinato e preciso.E credo lui ti voglia da impazzire. E dimmi dimmi.. è anche resistente questo nostro collega?”- disse sorridendo quasi a voler smorzare i toni. Daniela rise e fece un cenno con la mano. Poi Elene si fermò un attimo e di lì a poco le parole che cambiarono TUTTO: “E se gli facessimo un piccolo regalino al tuo nipotino arrapato? O meglio ancora! Avvicinati che ti dico…bhe.. Cosa ne pensi?”
Daniela ammiccò vogliosa e curiosa di sapere: “Mi preoccupi quando fai quella faccia!! Davvero!! Tu mi turbi signorina!” – disse ridendo.
Elene si alzò e si diresse verso la porta del salone per controllare se per caso stavo rientrando; di colpo scappai e mi rifugiai in camera, non volevo affatto porre fine a quel momento e ormai ero curioso anche io. Tornò indietro e sussurrò qualcosa, lentamente proprio come il ritmo battuto dai suoi stivaletti. Disse qualcosa a Daniela che purtroppo non riuscii a sentire. Sentii solo Daniela ridacchiare e dire mentre mi avviavo di nuovo verso il salone: “E’ un idea grandiosa ..grandiosa a dir poco!! Vedrai come lo combiniamo vedraii!!”.
Ero molto perplesso e di preciso non riuscivo a capire cosa stavano tramando:“ Ehi ehi cosa confabulate voi due? Non avrete mica risolto il caso senza di me..Non si fa così ! Manco in bagno si può andare..tsh..”
Daniela rise e mi disse che in effetti erano arrivati ad una sostanziale svolta e trovato l’assetto difensivo da seguire e che quindi il lavoro stava per terminare.
Poi mi si fece vicino e mi sussurrò delicatamente: “Amore di zia, noi abbiamo quasi finito. Ascolta la zia: va in stanza e spogliati.. ma fa una cosa per me. Bendati gli occhi con questo foulard bene bene e non fare il furbetto altrimenti te la farò pagare amore”.
Presi quel foulard che aveva appena sfilato via dal collo, intriso del suo profumo, sorrisi e li per lì non mi chiesi nulla ma andai semplicemente dritto in stanza di Daniela. Mi spogliai, mi bendai e mi distesi sul letto in attesa che Daniela mi venisse a fare compagnia.
Di li a poco sentii la porta di casa chiudersi e le due donne salutarsi e, dopo una decina di muniti, sentii dei tacchi e allora tirai il fiato pronto ad un’altra enorme scopata. I passi si fermarono in prossimità del letto, e non sentivo più alcun rumore cosi, sospirando, allungai le mani per capire dove fosse Daniela e se mi fosse vicina.
E mentre barcamenavo le mani in cerca di lei , sentii le sue labbra che iniziavano a baciare e lavorare ben bene il mio cazzo. Era diventato già grosso e lungo e lei lo stava infilando in bocca tutto. Quel rumore di lei che succhiava il mio cazzo era splendido. Dopo poco si mise sopra di me e prese a baciarmi piano, poi violentemente e poi mi masturbò ansimando vistosamente ” Ohhhhaaahhhhaoooha mhhhh…ahhhh…”
Toccavo il suo corpo ma non mi faceva toccare le sue tette. Toglieva le mie mani ogni volta che ci provavo fino a che un po’ stufo di non potere toccare quei due seni burrosi mi tolsi il foulard.
E per Dio se fu incredibile ciò che vidi non appena tolto il foulard! Incredibile quello che mi si palesò davanti! Da rimanerci secchi!
“Ciao ragazzino. Non ti sarai mica arrabbiato perché non ti faccio toccare le mie tette? Sai che quelle pratiche erano dure da maneggiare? Ma il tuo cazzo, anche non scherza. Allora? Non dici nulla? Cos’è hai lasciato al tavolo le parole?”
Era Elene. Era proprio Elene! Che stava a cavalcioni su di me e sul mio cazzo. Le risposi tentando di non fare figuracce ma non era facile; insomma era pur sempre imbarazzante: “Elene ma .. ma davvero?! .. Non mi dire che ti ha convinta Daniela cavolo!!”
Lei mi fermò subito: ” Woooow e perchè mai me lo chiedi cosi! Dovresti esserne felice se anche fosse! In realtà, no. L’idea è stata mia. Mi sono divertita molto a stuzzicarti prima, a guardare come cercavi la mia scollatura a guardarti cercare i miei capezzoli..Ecco perché non ti facevo toccare il mio seno..volevo li vedessi con i tuoi occhi mentre mi toccavi senza un foulard di mezzo! Prendi dai.. dai su .. mordili ..strizzali.. baciali.. sono tuoi finché non usciremo di qui!”
Di per sé era stranissimo scoparsi una donna praticamente sconosciuta e che si presumeva essere una seria professionista, pure lei. Mi feci coraggio e iniziai a baciarla mentre con le mani le carezzavo con forza crescente il seno. Quei seni erano splendidi, come li avevo immaginati. Non molto grandi ma pieni col capezzolo roseo e grande e un aureola piccolina. La feci girare posizionando la sua testa di fronte al mio cazzo cosi da poterle succhiare la figa mentre mi faceva un pompino.
“Ohh Matteo li..bravo Matteo,baciami li proprio li con la lingua ..bravo piccolo bravo..”
Mentre la leccavo e le mordicchiavo di tanto in tanto il clitoride sentii qualcosa di strano su di me. Io non vedevo molto avendo Elene a coprirmi la visuale di Elene ed essendo la mia bocca impegnata a succhiare i suoi odori. Ma sentivo il mio cazzo fremere come se iperstimolato, quando ad un certo punto sentii parlare: “Visto Elene visto che adorabile nipote acquisito che ho? Guarda.. a lui piace se quando lo lecchi prendi il cazzo in mano e inizi a masturbarlo..Con la testa, con le mani e continui..Vedi?”
Avevo un avvocatessa strafiga che mi stava succhiando il cazzo e la migliore amica di mia madre che le diceva come spompinarmi e che anzi mi spompinava addirittura per mostrarle cosa mi piaceva. Daniela si mise sul letto e fece probabilmente un cenno a Elene e le due donne iniziarono a leccarmi ovunque fino ad arrivare al mio pene. Il mio cazzo, ormai al limite, era preda di due bocche diverse che a turno lo lavoravano per bene, senza mai fermarmi il piacere. Erano due bocche, due lingue,ma restavano sempre un unico pompino.
Io stavo morendo avrei voluto inondarle del mio seme. Ma mi alzai e presi con una mano a sfondare la figa di Daniela mentre infilavo pesantemente il cazzo nella vagina di Elene: ” Ohhh ohhh ahhh ahhhh ahhha hahahh ahhhh Porca miseria Matteo.. Porca miseria sii… scopami fa vedere alla zia che non vuoi solo lei.. dai falle vedere quanto vuoi anche me”.
E Daniela sembrava gradire molto quella visione di me che scopavo la collega disinibita in cerca di avventure. Misi Elene sopra di me e la sua chioma bionda emanava un profumo bellissimo. Era uno spettacolo vedere i suoi fianchi e i suoi seni ballare su di me e nel frattempo Daniela si mise sopra il mio viso e mi fece cenno di leccarle la figa e di farla godere.
Le due si scambiarono per una decina di volte; scopavo a turno Daniela e Elene cambiandole a mio piacimento e ogni volta sentivo gemere entrambe con sempre più forza.
Assatanate sempre di più mi sdraiarono sul letto e misero, incredibile ma vero il mio cazzo in mezzo alle loro grandi tette. Alla mia destra avevo il seno destro di Elene e alla mi sinistra avevo quello sinistro di Daniela. Le due presero a farmi una magnifica spagnola: “Dai amore di zia dai su.. schizza tutto qui che oggi neanche una volta sei venuto..schizza tutto su di noi” disse Daniela.
“Già Matteo ha ragione la zia.. non ci deludere proprio ora. Fammi vedere un po’se quello che mi ha detto Daniela è vero..Schizzami qui sui miei capelli, sui miei seni o sulle mie labbra..che ne dici?” segui appresso Elene.
Ed io che cazzo potevo mai dire? Una spagnola in due, con due donne stupende che me la facevano non potevo non meritava che quella fine. E venni, per quando cercassi di trattenermi per godermela, immediatamente. Schizzai entrambe con grosse quantità del mio seme. Elene aveva la faccia sporca del mio liquido e Daniela invece era stata colpita sulle sue tette. Grondavano di liquido seminale caldissimo e mentre venivo gemevano all’unisono: ” Ahhh ahhh ..Matteoooo! Proprio cosii..” gridò Elene
Ma Daniela non fu da meno: ” Ahhh quanto mi mancava già mi mancava amore della zia da morire. Il tuo seme sul mio seno mi fa sentire viva e mi fa venire voglia di succhiarti ovunque!”
Erano sporche si, ma restavano bellissime anche con tutta quella roba addosso. Io ero semidistrutto dato che non era stato per nulla facile tenere testa ad Elene e Daniela ma contentissimo.
“Credo di essere in paradiso.. insomma credo davvero di essere in paradiso”
Entrambe le donne mi sorrisero e Elene guardandomi con uno sguardo da lolita vissuta mi disse: “Potresti essere più fortunato amore.. ancora di più”
Steso inerme non potevo nulla ormai e finii preda delle loro bocche che presero a baciarmi qui e li e a continuare a leccare e ingoiare il mio pene per non so quanto tempo. Io ormai seguivo gli eventi. Godevo..stavo in silenzio e aspettavo la fine tristissima di quell’angolo di paradiso.Ma quella frase di Elene sapeva un po’ di profezia e un po’ di visione, che non restava circoscritta a quel pomeriggio ed a quella stanza. Come se Elene avesse capito qualcosa che ancora non sapevo ma che certamente stavo per vivere.
A malincuore dovetti andare via da quella casa; dopo avere accuratamente risistemato in me i pezzi di una giornata che sarebbe rimasta probabilmente unica e con le parole di quelle due donne pienamente soddisfatte da me che mi risuonavano nella testa. I loro urli , le loro facce e i loro seni roboanti mi martellavano i pensieri e facevano pulsare il mio cuore come non mai.
Tornai nella mia stanzetta di quel Bed and Breakfast conscio che ormai il ragazzino era morto e sepolto sotto gli incessanti colpi di quelle due bocche mature.
Passarono un paio di giorni senza nulla di particolare ; passarono amici a salutare , passarono suonate in compagnia, nei locali partenopei, con il mio vecchio gruppo e rincontrai una mia vecchia amica : Sara Forleo
Sara era una mia vecchia e cara amica con la quale ogni tanto a Lecce mi sentivo cercando di non perdere i contatti. Ero molto legato a lei e spessissimo quando vivevo a Napoli si fermava a dormire da me e ancora più spesso passava intere giornate a farmi compagnia e ad ascoltare musica e suonare insieme a me. Già dimenticavo… sono un cantante e sono un chitarrista ..
Ci incontrammo in centro con altri amici; l’avevo avvertita che sarei venuto a Napoli e lei immediatamente corse a salutarmi assieme agli altri.
Subito ci abbracciammo fraternamente dato che per me lei era davvero una sorella di sangue e iniziammo in disparte a raccontarci un po’ di tutto: università, musica , amore , famiglia e tutto quanto due persone affini riescono a confidarsi.
Sara prese a chiedermi stranita a metà dei nostri discorsi dove alloggiassi a Napoli visto che spesso ero solito andare da lei le volte in cui ritornavo li, e non essendo stata stavolta contattata, pensò che fosse successo qualcosa.
“Ma no Sara .. non è successo nulla. Ho deciso all’ultimo momento di venire e così per non creare fastidi a nessuno ho preso una camera in un Bed and Breakfast qui vicino. Poi essendo luglio davvero non sapevo chi avrei trovato qui ; solo per questo non ti ho chiesto nulla.”
Era la verità , nascosta e velata da un desiderio con il quale ero arrivato li : fedeltà okay, ma se mi fosse capitata una bella scopata con qualche giovane amica conosciuta per caso in giro avrei voluto avere un posto in cui andare a soddisfare la mia fame.. altro che paura di non trovare nessuno.
“Ma scusa. Adesso che sei qui e hai avuto conferma che non sono partita perché non prendi quelle quattro cose che ti sei portato appresso e non vieni da me? Mamma sarà contentissima e poi non vi vedete da tanto” ribatté subito Sara.
Ammetto che l’idea era molto allettante. La volta precedente andai a stare da lei e ma con la madre ci incrociammo solo di sfuggita per strada. Di solito non c’era mai perché io sceglievo periodi di festa perlopiù e quindi spesso trovavo solo Sara a casa. Inoltre ero allettato anche e soprattutto perché volevo fermarmi un po’ di più ma i soldi iniziavano a scarseggiare e andare a stare da un amica sarebbe stata la soluzione migliore anche per il mio portafoglio.
“Ok allora è deciso caro mio. Andiamo a prendere le tue cose e da stasera sei da me e ovviamente puoi fermarti quanto vuoi; l’unica cosa è che ogni tanto ti lascerò libero perché verrà sicuramente a prendermi Marco ( il suo ragazzo) ma a te che te ne frega.. ormai sei di casa! E poi anche mamma e Lily (il suo volpino femmina) saranno contentissimi”.
Così andammo in stanza, raccogliemmo le mie cose insieme e andammo a saldare il conto della stanza .
Arrivato a casa fui accolto calorosamente da tutti. Sofia la madre di Sara fu contentissima di accogliermi: “Matto!!! Che piacere enorme! Ci siamo sfiorati così tante volte che non mi sembra vero finalmente averti qui” .
Effettivamente quando venivo io a Napoli non c’era mai quindi tutti i torti non ce li aveva. L’avevo vista in foto il più delle volte ma dal vivo ragazzi miei era una donna niente male. Persino più bella di Sara che pure era un bel pezzo di ragazza.
Sara andò a prepararmi il letto mentre Sofia si intrattenne li con me e si sedette sul divano,io restai in piedi: “Allora Ciccino come andiamo? Mi dispiace che quando vieni non ci sono mai. Dovete cucinarvi da soli, stare senza qualcuno che vi accolga al mattino e insomma non è una bella cosa! Lo vuoi un bel caffè che lo facciamo?”
Era una mitraglietta quando parlava, capace di farti perdere il filo in un attimo ma onestamente la ascoltavo poco. La stavo studiando e squadrando per bene; chioma rossa brillante forse tinta, viso levigato, asciutto con due occhi verdi grandi. E poi più giù mi attendeva un bel seno, probabilmente una quarta che conduceva dolcemente il mio sguardo alle sue gambe in carne. Non era Sofia una donna molto magra, ma era la classica taglia 46 con un seno che a quanto pareva era un capolavoro. Insomma una donna normale. Aveva indosso una salopette di jeans che le scopriva le spalle con sotto un paio di pantacollant al ginocchio, color bianco e dei sandali alla romana marroni. Onestamente ero deluso; avrei voluto vedere di più.
Ripresi a chiacchierare con lei , ovviamente nascondendo i miei orribili pensieri: “Tutto bene Sofia grazie… Si la vita và avanti normale senza sussulti a dire il vero.. Sono contento anche io di essere qui e vi ringrazio della vostra ospitalità”.
Insomma le solite banalità. In men che non si dica arrivammo alla sera e Sara mi disse che doveva uscire con Marco per andare al cinema avvertendomi però che avrebbe passato la notte da lui; mi invitò ma onestamente non ero dell’umore per andare a fare il terzo tra due innamorati e così decisi di restare a casa. Ti vedi un bel film o fai due chiacchiere con Sonia e poi vai a letto mi dissi.
Noioso? Dovreste saperlo che non sono attendibile e che le cose non vanno quasi mai come penso: giudicate adesso un po’ voi.
Uscita Sara io e Sofia ci accomodammo per cenare e intanto scambiavamo due chiacchiere; infondo io non sapevo nulla di quella donna non avendoci mai scambiato davvero due parole. Sapevo solo che era vedova da una decina di anni e che spesso era in montagna dai suoi genitori perché a Napoli si sentiva sola.
La chiacchierata fu molto piacevole e intensa; poi lei si alzò e dopo aver riposto i piatti mi chiamò: ” Matteo.. Senti io vado a farmi un bagno che sono a pezzi, tu lascia tutto così e non permetterti a lavare i piatti!! Che poi mi arrabbio!! Se sei ancora in piedi dopo magari proseguiamo la nostra chiacchierata e ci facciamo una bella coppa di gelato”.
Da quanto avevo capito era una donna molto, molto espansiva; prima di andare in camera sua mi diede un bacio proprio come fossi suo figlio e appoggiò quelle grosse tette contro il mio petto sporgendosi verso di me.
Stavo visibilmente arrossendo. Mi sedetti e presi a guardare la tivù, provando a non desiderarla perché questo avrebbe significato andare in bagno a farmi una sega. Quando sentii l’acqua iniziare a sgorgare immaginai Sofia che lentamente si spogliava. Immaginai un intimo rosa e due belle chiappone in bella vista. Era una congiura… NON MI LASCIAVANO IN PACE!
Così spensi e andai in soggiorno a suonare un po’ la chitarra di Sara quando all’improvviso mi accorsi che la porta della camera di Sofia non era completamente chiusa. La spinsi delicatamente. Il bagno era nella stessa camera e così, curioso come un bambino, mi avvicinai in punta di piedi alla porta; entrai nella stanza, buia e scarna di suppellettili e subito notai la porta del bagno spalancata!
“Oh madre santissima” pensai.
In fretta e furia mi accovacciai e iniziai a spiarla. Era nella vasca da bagno e le sue tette erano così grandi che sbucavano quasi fuori dalla acqua e ad ogni suo movimento si spostavano leggermente ma purtroppo non ebbi una visione completa di quell’abbondante seno corposo. Come nella mia fantasia il suo intimo era rosa confetto e lei più stava li, più gemeva gaudente per l’acqua calda e il tepore della schiuma.
“ahhh ci voleva proprio.. Che giornata che giornata… Menomale che almeno stà quel figlio che mi tiene compagnia” sussurrava tra sé e sé “che se no di nuovo dai miei mi toccava andare”.
Era contenta che stessi con lei quella sera e contenta era soprattutto di parlare con qualcuno. Immaginai non avesse una gran vita sociale.
Presi a pensare a quelle parole e piano piano mi allontanai dalla stanza: dovevo cercare un modo per passare più tempo con lei e sfruttare quella sua neonata simpatia per me.
Di colpo il lampo di genio. Andai in camera; la camera che Sara aveva preparato per me. C’era il suo letto già agghindato per la notte; presi dal terrazzo un cacciavite e una tenaglia e manomisi i bulloni del letto. Avete capito no?! La mia idea era quella di far crollare quel letto e di sperare poi lei dicesse di andare a dormire sul suo letto dato che comunque non c’erano altri posti letto e il divano era parecchio scomodo per dormirci. Nella peggiore delle ipotesi mi avrebbe lasciato solo in quella stanza e avrei potuto giochicchiare con il suo intimo e frugare nel suo guardaroba.
Fatto il servizio, sentii i passi di Sofia risuonare nel corridoio e mi affacciai aspettandola: la salopette aveva lasciato il posto ad una bellissima camicia da notte viola con bottoni fino all’ombelico ed erano sparite le scarpe. Era a piedi nudi sul parquet con un sensualissimo smalto color perla che le sottolineava la sensualità del piede.
“Matteo ah che bello sei ancora sveglio! Bhè dai vieni un po’ in cucina che ci facciamo una bella coppa di gelato..ti va o no?”
Annuii e presi a parlare: ” Grazie Sofia sarebbe davvero un toccasana con questo caldo. Non resisto più! Sono contento comunque di stare a casa a farti compagnia… non deve essere facile in una casa così grande non avere mai nessuno tra i piedi.”
Ero un gran paraculo e stavo sfruttando ciò che avevo sentito a mio favore.
“Già Matteo non sai quanto è vero. Se hai caldo puoi togliere la maglietta e stare a torso nudo senza problemi. Non ci sono mariti gelosi dato che il mio è morto dieci anni fa e poi non scandalizzi mica questa donna matura”. E sorrise ancora.
Facevo di tutto per non arrossire ma a stento trattenevo il rossore e scacciavo la malizia dei miei pensieri; tolsi la maglietta restando a petto nudo di fronte a lei.
Ci sedemmo al tavolo e parlammo per tanto tempo. Mi parlò del marito, di quanto le mancasse , di quanto soffriva la solitudine e di molte altre cose che mi servirono a conoscere meglio il suo privato. Ma a me interessava andare ancora più in là. Ero dichiaratamente convinto a giocarmi le mie fantasie erotiche autoconvincendomi che avevo qualche speranza.
“Andiamo a letto va che si è fatto tardi e sarai stanco. Vieni qui tesoro”
Mi abbraccio mentre ci alzammo ringraziandomi della compagnia e dandomi un altro bacio. Stavolta la sua mano però mi carezzo il fianco e la mia si appoggiò distrattamente sul suo.
Mi misi sul letto e non chiusi la porta sperando accadesse ciò che avevo progettato: mi distesi , tirai il lenzuolo e boom! In men che non si dica caddero due piedi del letto provocando un forte colpo.
“Matteooo.. Tesoro mio stai bene” mi chiese abbracciandomi dall’alto Sofia.
“Sisi sto bene Sofia .. mi dispiace moltissimo non so cosa sia successo so solo che non appena mi sono girato mi sono ritrovato per terra” risposi con faccia affranta.
“Non preoccuparti tesoro mio.. non preoccuparti. Ma non credo sia il caso di aggiustarlo a quest’ora ammesso che si possa riparare. Dai su! Vieni in camera da letto per stanotte puoi dormire sul lettone. Ti imbarazza per caso dormire accanto a me?”.
Tutto secondo i piani! Anzi pure meglio di quanto pensassi dato che era lei a pensare di essere di troppo e non a sentirsi invece imbarazzata dalla mia presenza.
“Ma cosa dici Sofia. Anzi mi dispiace invadere il tuo letto ma davvero non mi imbarazza affatto” risposi felice nell’animo.
Così andammo in camera da letto e ci accomodammo sul lettone e una volta data la buonanotte mi fermai a guardarla. Scosciata dato che veste si era leggermente tirata su; mi spostai leggermente per intravedere qualcosa di più. Vidi i suoi seni di profilo e intravedevo nella scollatura il suo capezzolo. I piedi l’uno sull’altro appoggiati in maniera sensuale chiudevano quello splendido quadretto.
Attesi un oretta senza prendere sonno finché non ebbi la certezza che si fosse addormentata. Mi avvicinai piano e provai a sfiorarle il sedere. Tirai un po’ su quella veste viola, vidi il suo tanga nero e sfiorai il suo sedere. Man mano che andavo avanti il cuore mi rimbombava in gola e tremavo ma aumentavo costantemente, prendendo coraggio, il peso delle mie palpate. Sentii un sussulto e in maniera disinvolta mi allontanai. Non ero più certo dormisse e così mi avvicinai piano a lei quasi a volerle farle sentire il mio respiro. Eravamo ormai fianco a fianco vicini e la sua mano carezzò il mio petto. Io feci lo stesso e inizia a strisciarla su è giù sulla sua pancia piatta.
Non sembrava accorgersi di nulla. La sua mano intanto scendeva sotto il mio ombelico e accarezzava l’inguine inconsciamente. Di colpo Sofia aprì gli occhi mi guardò e mi disse : “E’ proprio bello avere una presenza nel letto che mi fa compagnia. Stringimi Matteo stringimi ho bisogno di affetto”.
Senza dire nulla mi avvicinai di più a lei e la abbracciai spingendo il suo seno enorme verso di me. Sentivo i suoi capezzoli indurirsi e piano piano anche il mio cazzo iniziava ad alzarsi. Giurerei che lei lo sentì; le mie mani la stringevano e le sue si dirigevano verso il mio sedere. Poi prese a baciarmi il viso fino ad arrivare al collo; indugiò e inizio a succhiarlo: godevo.
“Matteo.. non giudicarmi male ma vedere un uomo su questo letto mi tenta da morire. Ho voglia di fare l’amore con te. Di farlo su questo letto stanotte e di peccare”.
Senza dire nulla inizia a sbottonare delicatamente la camicia da notte fino a farla scivolare via. Erano due tettone enormi! Iniziai a baciarle con un ingordigia unica come se fossero le prime che vedessi.
“Ohh Matteo .. Si tesoro mio leccami i capezzoli tesoro.. e toccami la figa.. si toccami.. prendimi”.
Le presi con forza la testa da quei bellissimi capelli rossi e mentre le toglievo le mutandine nere e intrise dei suoi odori le misi il mio cazzo in bocca: “Succhiamelo Sofia.. Si cosi da brava ..succhialo altrimenti ti lascio qui da sola”.
Era un bel pompino davvero. E più io spingevo con le mie dita dentro la sua vagina più lei con forza spompinava il mio uccello. Eravamo come due animali in calore. Violenti l’uno con l’altra e gemevamo all’unisono: una sintonia perfetta.
Cademmo dal letto e lei mi prese la mano e mentre mi baciava masturbandomi, mi portò in bagno, si sedette sul lavabo e aprì le gambe: ” Eccola Matteo.. Mettitici dentro a tuo piacimento..ma ti prego distruggimi!!”
Detto fatto: infilai con violenza il mio cazzo dentro di lei che a gambe aperte ansimava ” ah.. ah.. ah…ahh.. ahhhhh ohhh … ahh .. ahhh .. più forte più forte più forte” gridò ” così bravo , non ti fermare , non ti fermare!!”
La tenevo stretta per le tette e ogni tanto la costringevo a mordicchiarmi il collo ma ero incessante e continuavo a sbattermela con tutto me stesso.
La misi in ginocchio per terra e le scopai la figa senza pietà ancora una volta e ancora una volta. Urlava la mia Sofia e le sue tette rimbalzavano su è giù enormi e producevano un rumore dolcissimo.
“Ohhhhhhhhhhhh …Matteeeeeeooo… ohh si tesoro mio…vieni qui ti prego vieni qui.. vieni dai vieni su di meee”.
Ero in pieno controllo della situazione e in silenzio continuai a sbatterla mettendola sopra di me. I suoi fianchi così rotondi erano incantevoli e mentre saltava su di me gemendo gaudente, io le schiaffeggiavo il sedere grosso e rotondo ma molto attraente.
“Sai volevo scoparti fin dal primo momento Sofia. Sono rimasto a casa per te. Non sono uscito per te. Volevo scoparti e scoprirti e toccare i tuoi seni e strizzare il tuo bel culo” dissi ansimando io.
E lei ad ogni mia parola godeva ancora di più; era una donna sola e sentirsi così al centro dell’attenzione di qualcuno la faceva eccitare da morire: ” Tesoro mio .. tesoro mio.. tesoro mio… menomale che sei rimasto qui.. menomale che mi hai palpato .. menomale che mi hai fatto capire tu cosa desideravi!”
Godevamo insieme.. stretti mentre ci strizzavamo a vicenda. Poi Sofia si buttò a capofitto sul mio cazzo e iniziò delicatamente a masturbarmi alternando seghe, pompini e spagnole. Mi disse con uno sguardo che era arrivato il momento di venire e immediatamente capii dove: nella sua splendida bocca. Quelle labbra carnose..volevo riempirle la bocca.
Io toccavo i suoi grossi seni e ogni palpata era un brivido lungo il mio pene. Dopo qualche minuto di silenzio tesi entrambi, lei impegnata a farmi venire io impegnato a non farmi venire un infarto venni copiosamente. Sentivo la sua lingua che girava attorno alla mia cappella e il mio pisello che tremava ogni schizzo che cacciavo. Era piena in bocca e ingoiò tutto il mio sperma senza fare problemi. I seni erano ingrossati, il letto bagnato e la sua gola sembrava avesse ingoiato una noce tanto era il rumore che fece nell’ingoiare.
“Grazie tesoro..Hai esaudito un grande desiderio di questa strampalata madre. Un ultima cosa vorrei da te. E poi potrai in futuro chiedermi qualsiasi cosa”.
Prese la mia testa e la diresse verso la sua vagina depilata. Con la lingua voleva essere scopata! E allora presi a leccare quanto più potevo quel buco, infilandomici e stimolando il clitoride alle volte anche con il mio naso. La leccavo, la mordevo e per farla venire misi la punta della mia lingua tra il clitoride e le grandi labbra così da accelerare il tutto.
Sofia chiuse gli occhi e mi carezzò i capelli. E io rimasi li con la mia faccia tra le sue gambe. Ad aspettare che facesse giorno. Su un morbido cuscino fatto d’amore e desiderio.
La notte era passata bellissima, con gli odori di Sofia sul mio corpo e un corpo magnifico accanto al mio su quel letto teatro, la notte precedente, di un qualcosa di unico.
Io e Sofia ci svegliammo praticamente insieme, guardandoci e sorridendo, pienamente consapevoli del peccato commesso.
“Buongiorno piccolino.. Spero tu abbia passato la notte bene. Hai dormito davvero tra le mie gambe?” chiese dolcemente Sofia.
“Buongiorno a te ..si certo! Ho dormito tra le due gambe con l’odore della tua patatina in faccia” risposi un po’ assonnato e insolente io.
Lei rise e mi disse che era meglio alzarsi e andare a fare colazione che non poteva certo tenermi a stecchetto dopo quella scopata dispendiosa.
Scese dal letto e si mise una vestaglia bianca di seta restando nuda sotto e ovviamente a piedi nudi,quei bellissimi piedi curati con quello smalto che ancora attirava le mie fantasie.
Andammo in cucina e l’odore del caffè subito fece pregna l’aria della sua fragranza; seduti fianco a fianco ci scambiammo complimenti amorevoli e risate che testimoniavano la nascita di un bel feeling tra di noi. Sembrava davvero a suo agio.
“Tesoro mio io adesso devo scappare…ho un po’ di commissioni da fare e devo passare a ritirare dei soldi all’ INPS. Sei a casa tua e dopo avermi soddisfatta… credimi.. non è una frase di rito.”
Andò via di casa vestita casual senza dare troppo nell’occhio; forse essersi soddisfatta sul corpo di un ventenne aveva calmato lo spirito di mostrare al mondo quanto fosse affamata.
Io passai la mia giornata in compagnia di Sara che comunque tornò a casa di lì a poco:era la mia migliore amica ma non avevo il coraggio di raccontarle quanto successo. Decidemmo di andare in centro per negozi e pranzammo in una pizzeria vicino piazza del Plebiscito.
“Spero davvero tu non ti sia annoiato ieri sera. Mi sento un po’ in colpa per averti lasciato con mia madre. Sai che palle poverino!”
Più che “che palle”..che cazzo! .. ma enorme proprio me lo aveva fatto la madre.
“Ma nooo scema.. già fai tanto per me ospitandomi.. che tra parentesi sono pure a corto di soldi. Figurati se mo mi offendo!!! E poi vedi che se capita a me una bella ragazza che mi invita ad uscire ti mollo io a casa. Per cui sei in debito cara mia. Sei proprio in debito. E magari sarò io a lasciarti a casa!” conclusi sorridendo.
Ci alzammo sereni e felici mentre attorno a noi tutto splendeva e io ero più che mai contento; di essere li, di avere passato giorni assolutamente assurdi e curioso di cercare nuove splendide sensazioni in quella città a me così cara.
Ad un tratto ricevetti una telefonata , al quanto strana direi dato che a chiamarmi era una mia quasi parente che forse, legalmente non era neanche mia zia ma che io affettuosamente chiamavo zia. Era la madre di un caro amico di mio fratello, suo compagno di classe, e cognata di mio zio e quindi la conoscevo da parecchi anni ma la cosa mi stranì.
“Matteo?! Ciao sono Zia Isabella! Come stai ? Ti disturbo?” disse lei.
“Ciao zia ma no affatto non mi disturbi… Come mai mi hai chiamato ? E’ successo qualcosa? Io sono a Napoli a tirare un po’ il fiato dopo le fatiche universitarie!” risposi precipitoso io credendo che mi stesse per chiedere di seguire il figlio in matematica o italiano dato che spesso andavo da lui per dargli una mano.
“No Matteo no.. stà tranquillo non è successo nulla di grave” e dopo un attimo di silenzio: “Ti ho chiamato per dirti che mi hanno dato quel posto che tanto attendevo a Napoli qualche settimana fa al liceo scientifico!! E davvero una fortuna credimi!”
“Immagino zia .. E’ una bella opportunità!Quindi sei a Napoli adesso per caso?”
“Sisi io sono a Napoli adesso e mi sono appena trasferita nel mio appartamento e a dire il vero ti avevo chiamato per ricevere qualche informazione dato che hai vissuto per così tanti anni a Napoli ma visto che sei qui..” e si interruppe lei.
“Isa se vuoi posso darti una mano tanto sono qui in vacanza e non mi crea affatto disturbo. Ti faccio fare un giro della città, e se hai da fare servizi vari ti accompagno volentieri” dissi felice di vederla io.
“Vabenissimo… allora tra un oretta vieni a Piazza Municipio che facciamo due passi!!! Ti aspetto!” e ci salutammo dandoci appuntamento a metà pomeriggio.
Mi rivolsi allora a Sara e le dissi che avevo un impegno e subito lei ironizzò dicendo che era per scopare e per farle pagare che m’aveva lasciato a casa da solo la sera prima. Sorrisi e le dissi che era un amica di famiglia che veniva ad insegnare a Napoli e voleva una mano per orientarsi in città. Così ci salutammo e io iniziai la mia lunga camminata per arrivare a Piazza Municipio. Ormai quelle camminate erano diventate il simbolo di quel viaggio a Napoli che sempre più diventava viaggio dentro me e dentro i miei pensieri e i miei istinti. Pensai che quanto successo fin li non era casuale, non poteva esserlo. Io mi ero andato a cercare quelle situazioni con la mia faccia da angioletto pulito e i miei modi educati e distinti attirando l’attenzione di quelle signore. E istintivamente avevo poi detto si anche a Isabella, perché ormai avevo bisogno della presenza femminile accanto. Di annusarle, guardarle , immaginarle ma senza aspettarmi nulla di più dato che già solo questo mi eccitava senza mezze misure.
Arrivato a Piazza municipio la vidi in piedi accanto a un Bar. Zia Isabella era un insegnante di Spagnolo e molto aveva di spagnoleggiante. Quando parlava la lingua che per anni aveva studiato avrebbe potuto far eccitare anche un muro; con la lingua tra i denti a incidere sulla pronuncia e le mani a gesticolare poteva davvero muovere mari e monti. La vidi lì in un bel vestito rosso fuoco con un cinturone nero abbastanza lento in vita e la gonna che a balze scendeva verso le ginocchia, le gambe scoperte e delle zeppe a tessuto intrecciato che le mettevano in mostra le vene dei piedi. Lo smalto rossissimo sulle dita dei piedi sottolineava l’amore per quel colore tipicamente iberico. Era, lo devo dire sinceramente, una donna desiderabilissima. Con un figlio di 14 anni ma con un fisico molto molto accattivante per una 43enne. Capelli nerissimi e lunghi, lisci come la seta e carnagione scura. E molto in linea con una bella vita piatta anche se non aveva molto seno. Una seconda credo.
Il vestito lasciava intravedere i capezzoli; forse il caldo, forse un reggiseno troppo sottile ma erano li visibili se li si andava un po’ a cercare.
Velocemente sorridendoci ci salutammo e iniziammo la nostra passeggiata. Era una donna davvero splendida. Elegante nei modi e sensuale nel parlare. Dagli occhi nerissimi traspariva la giovinezza d’animo che metteva nel suo look e un sex-appeal molto forte. Passeggiando tra i negozi più volte ci fermammo a guardare vetrine e scrutare scaffali. Io sono un ragazzo molto paziente e osservo le donne piacente mentre girano per i negozi. Ero quindi felice di poterla accompagnare in quel giro e magari di consigliarla.
Entrammo in un piccolo negozietto etnico e vide un vestitino, molto corto: ” Ma dai! Guarda che carino..E quanti colori! Non credi mi starebbe bene?” mi chiese con aria dubbiosa.
” Mah..dici? Il vestito è molto bello ma forse un po’corto.. no?” risposi.
“aahhahaha ma che dici dai! Non è molto corto.. e poi siamo in estate! Non è mica un peccato..voglio provarlo! Vieni con me?! Dai! Così mi dici come mi sta!” mi disse sorridendo.
Insieme ci dirigemmo nei camerini di quel negozio e la situazione iniziava ad intrigarmi. Inoltre eravamo da soli in quei camerini e potevo un po’ sbirciare mentre si cambiava cercando di non farmi scoprire.
La tenda che ci separava era abbastanza lenta e anche se tirata tutta non copriva abbastanza. Allungai l’occhio in maniera languida cercando le sue cosce ma trovai poco di fronte a me. Riuscii a vedere solo che tolse il reggiseno e indossò quel vestito senza nulla al di sotto. Quando uscì fui pervaso da un calore immenso.
Era bellissima in quel vestito coloratissimo e corto. A piedi nudi mi stava davanti con i capelli sciolti e le mani ai fianchi. La scollatura mi faceva perdere la testa. Non molto ampia ma il seno lo vedevo bene dato che non era piccolissimo, anzi a quanto vedevo era una seconda bella piena. E il vestito era corto, più corto di quanto avessi immaginato.
“Bhè allora che ne dici Matteo? Vado bene?” mi chiese ammiccando con le mani che aggiustavano il vestito.
Risposi che era molto bello e le vestiva che era un incanto e lei sorridendomi si convinse a comprarlo.
Usciti di li, dato che oramai il pomeriggio ci stava voltando le spalle per fare posto alla sera, ci dirigemmo verso casa sua. Lei mi chiese di accompagnarla e di fermarmi con lei per cena, che poi saremmo andati a fare un giro in centro. E io accettai ben volentieri. Curioso di vedere dove viveva, dove avrebbe vissuto in quei mesi e di starle un altro po’ accanto.
Nel frattempo, camminando verso casa, mi dovetti sorbire anche una bella litigata con suo marito. Lo stronzo si era dimenticato il loro anniversario e aveva tergiversato per tutto il giorno quando l’unica cosa seria da fare era raggiungerla e passarlo assieme a lei. E giù con urla e frasi poco carine che gli diceva al telefono, il tutto davanti ai miei occhi. Era incavolata nera povera Isa! Non se lo aspettava e gli attaccò il telefono in faccia.
” E che cazzo.. Questo è troppo! Se lo è dimenticato! Non solo io vado lontano per guadagnare un po’ di più ma devo anche sentirmi ignorata. No basta! Stasera si stacca! Che ne dici di uscire dopo cena ho bisogno un po’ di non pensare ti andrebbe di farmi compagnia?” mi chiese molto intristita in viso.
Era l’ennesima ciliegina sulla torta napoletana! Ovviamente accettai di slancio e il destino fu ancora più benevolo con me.
“Guarda lì Isa! Non mi hai sempre detto che è una delle tue passioni?” dissi indicando il manifesto di una serata tango in un locale napoletano.
“UAU!! BELLISSIMO!” mi disse ” Dai allora è deciso! Ci andiamo! Dai daii!! Accompagnami…!” e mi prese la mano!
“Ma io.. Dai su.. Non lo so ballare!!” risposi purtroppo sinceramente.
” Matteo non preoccuparti tu pensa a stringermi e a mettere una mano sul mio fianco, così vedi?! Il resto lo faccio io.. dai a casa ti faccio vedere qualcosina”.
Era fatta. Si andava a ballare non so dove e forse manco mi interessava insieme e in coppia per di più.
Arrivati a casa, dopo una cena veloce mi lasciò in soggiorno a bere un po’ di vino e andò a prepararsi.
La casa era molto bella, un miniappartamento al Vomero nel quale viveva da sola. Tocco intellettuale e già tutto sistemato. Libri, vestiti, film e musica. Stavamo ascoltando Paco De Lucia quando mi lasciò per andare in bagno.
Mestamente mi misi a circolare per casa e trovai uno scatolone con delle foto di famiglia. In molte di quelle foto c’ero anche io dato che le nostre famiglie erano molto unite; foto al mare, in campagna da amici e i vari capodanno insieme. Finchè trovai una foto che in vita mia avevo visto solo un’altra volta. Avevo 17 anni e un pomeriggio andai da lei per aiutarla con il computer. E mentre aspettavo che si vestisse perché l’avevo beccata in accappatoio trovai in un cassetto cercando le password di Office una foto di lei a mare, probabilmente scattata dal marito, completamente in topless. Quella volta non ebbi il tempo di analizzarla per bene e dopo anni ce l’avevo tra le mani. Lei in posa plastica tra le onde a braccia aperte completamente senza reggiseno. In un attimo il mio pisello si indurì e lo scroscio della doccia non faceva altro che peggiorare la situazione.
Riposi quella foto e mi misi paziente ad attenderla. E lei uscì splendida come mai da quel bagno. Indossava quel vestitino splendido comprato poco prima con le stesse zeppe intrecciate che aveva al pomeriggio, un filo di trucco e i capelli che da lisci erano diventati mossi che scendevano adagio. Era a dir poco splendida.
Mi sorrise e si avvicinò a me mentre in sottofondo scorreva Bulerias di Paco De Lucia. Mi sembrava di stare in un film di Almodovar!
“Dai su vieni .. alza il volume e vieni qui che ti faccio vedere qualcosa!” mi disse chiamandomi con le mani.
In un attimo mi afferrò per la vita, posizionò le mani mie attorno al suo corpo e prese a muoversi ad occhi chiusi guidata solo dalla musica.
Io inerme non sapevo cosa fare e semplicemente seguivo la mia amata musica sperando di non pestarle i piedi o cose simili.
Eravamo avvinghiati e strano ma vero non commisi nessun errore. Lei si muoveva sinuosa a tempo e guidava anche me e io carezzavo quel corpo fantastico e vedevo il suo vestito muoversi con molta leggerezza.
Ci guardammo intensamente e ci fermammo un attimo a bere un po’ di vino.
“Vedi non è poi così difficile..Affidati a me!” mi disse sussurrando e riprese a sorseggiare il vino.
Le mie gote arrossate tradivano il mio coraggio e anzi mi spogliavano di fronte a tutto quell’ erotismo.
Riprendemmo a ballare assieme e intanto il tempo passava. Forse non saremmo più scesi di casa. Più andavamo avanti e più scoprivamo di essere vicini e uniti e stretti in quelle note di quelle canzoni quasi infinite.
La luce soffusa rendeva tutto così eccitante e così , colpa anche del vino, iniziai a spingermi un po’ oltre. La avvicinai a me sempre di più fino a strusciarmi contro di lei la quale non sembrava affatto rifiutare. Presa dalla musica rispondeva a tono e sentivo il suo corpo che andava a conoscere il mio.
Mi mise una mano sul collo e guardandomi intensamente stette ferma. Io mi avvicinai a lei e le nostre labbra quasi si unirono. Ma lei non si mosse, mi aspettava.
Abbassò la testa e andò a baciare il collo.. Ci ero cascato ancora ma stavolta non avevo nessuna voglia di fare la parte dell’imbecille. Presi coraggio e la baciai con immensa passione.
La abbracciai e ci buttammo sul tappeto, iniziando a strofinarci l’un l’altro con sempre maggiore forza.
Lei chiuse gli occhi: ” Oddio.. cosa stiamo facendo.. ohh .. Matteo non ti fermare. Anche se non voglio continua. Fa che sia colpa tua! Punisci tu per me mio marito!”
Le mie orecchie ascoltarono a malapena ciò che aveva detto e mentre le mie mani tartassavano i suoi fianchi lei iniziò a gemere abbandonando qualsiasi remora.
Eravamo nostri! Eravamo pieni di quell’atmosfera inebriante e altamente erotica.
Lei prese a spogliarmi e io non potei fare lo stesso dato che c’era ben poco da spogliare.
Sfilai con forza il suo perizoma nero e inizia a massaggiarle la vagina con 3 dita. Sembrava gradire e non poco e più premevo più lei mordeva forte il mio collo.
Iniziammo a masturbarci reciprocamente e il mio cazzo tremendamente indurito le esplodeva in mano.
” Matteo ti voglio.. mi hai fatta eccitare! Da morire” mi disse quasi urlando.
E chinò la testa andando verso il mio ombelico con le bretelle del vestito ormai scese che giocavano a mostrare e nascondere il suo seno.
Fu un gran bel pompino.. Su e giù come una dannata a una velocità incredibile mentre il mio cazzo andava a fuoco.
“Ámame con todo el deseo que tiene en su cuerpo” prese a dire in spagnolo.
La cosa non faceva che aumentare ancora di più il mio desiderio!
E mentre lei lo succhiava bene io la spostai per leccarle la figa: con un bel pelo nero e folto e piena di odori così tanti da bagnarmi in men che non si dica il viso.
” Si Isa si.. Ohh .. Spingilo bene giu… Spingilo giu spagnola mia!” dissi ad occhi chiusi ormai preda del desiderio.
“Tú eres mi chico .. mi pene enorme y caliente” disse Isa.
La presi subito mettendola sotto di me e lei gemeva costantemente in spagnolo mentre con forza, tenendomi per il sedere, mi spingeva dentro di lei.
Adoravo che lei mi parlasse così, che lo facesse in spagnolo e adoravo scoparla non del tutto nuda ma più che altro svestita, con ancora le scarpe ai piedi!
Spingevo e lei gradiva moltissima tanto che non volle cambiare mai posizione.
“Déjame déjame gozar … gozar …” [Fammi Godere…Fammi Godere] .
Ad un tratto non riuscii più a trattenermi e mi fermai: ” Ti prego Isa fammi venire ti prego.. non resisto più!!” dissi supplicandola.
“Ma certo Matteo… certo che ti faccio venire.. il mio orgasmo tu me lo hai dato e adesso tocca a te vieni qui”.
Mi fece alzare e si stese a testa in giù sul divano con le gambe sulla spalliera aperte e prese a succhiare il mio cazzo a testa in giù mentre io stavo in piedi.
Da li riuscivo a vedere la sua bocca ingrossarsi sotto i colpi del suo pompino e intanto le infilavo le dita nella vagina sempre più bagnata.
Era splendido e lei sapeva di eccitarmi moltissimo così. Venni copiosamente e poco prima lei cacciò il mio cazzo dalle sue labbra sottili e mi fece venire sul suo seno gemendo ferocemente per il calore del mio sperma.
Io a pezzi mi abbandonai sul suo corpo e presi a leccarle la vagina. Per lei quella notte non doveva finire e anche se io ero ormai alla frutta nulla mi vietava di leccarla bene fino a farla svenire.
Lei chiamava il mio nome e la notte intanto andava. Lenta e dolce e sempre più dolorosamente vicina al sole e alla fine di quella splendida parentesi peccaminosa che aveva splendidamente unito due anime ad alto tasso erotic-etilico.
Isabella non si pentì di ciò che aveva fatto e anzi voleva sempre di più e dopo un oretta ormai sfinita mi disse di andare a letto. Eravamo a pezzi e inermi ci abbandonammo sul suo letto morbido nel caldo atroce di quella notte d’estate. Andato il sesso restava la dolcezza di un abbraccio e una mano peccaminosa che scivolava sui nostri corpi. Una mano chiamata Eros
L’essenza di quella notte così strana, calda ed eccitante si perdeva man mano che il sole cominciava la sua risalita verso il nostro mondo e la città prendeva piano vita con i rumori della vita e i suoi odori densi che a Napoli hanno un pregnante sapore di caffè. Lo stesso che mi fu preparato e portato a letto da zia Isa quella mattina di Luglio.
Indosso aveva ancora il vestito a fiori che ci aveva portati a dormire nello stesso letto e a benedire il pavimento di casa sua con i nostri umori. Devo ammettere che faceva uno strano effetto pensare che il primo ad avere fatto sesso con lei in quella casa fossi stato io e non suo marito.
Io me ne stavo lì contento e sereno a godermi quel caffè accanto a lei; i suoi capelli emanavano un gradevole odore e la vista del suo seno un po’ scoperto risvegliava il mio corpo di buona lena.
Andammo via insieme da lì e gentilmente la zia mi accompagnò dove anni prima avevo abitato.
“Devo andare a salutare la mia vicina” dissi durante il tragitto.
Tra le tante persone da salutare c’era un amica di mia madre, la nostra vicina di casa Maria che spesso e volentieri mi aveva aiutato a scuola dandomi lezioni di questo e di quello dato che era una professoressa di liceo. L’avevo sentita giorni prima, appena partito da Lecce e mi aveva detto di passare non appena avevo un attimo a qualsiasi ora: le dieci del mattino mi sembrarono decenti come orario e così chiamai casa Forleo, avvertendo che ero vivo e che sarei stato lì nel pomeriggio. Dopotutto ero pur sempre loro ospite e sparire così non era una bella cosa.
Ero avvolto nella mia camicia celeste con i capelli un po’ arruffati dato che non avevo avuto modo di prepararmi per bene e qualche livido sul petto causato dai morsi di zia Isa ma tutto sommato ero abbastanza presentabile.
I ricordi affiorarono alla mente quella mattina, tutti insieme e tutti in una volta, ad iniziare dal ricordo che portava la mia mente al giorno in cui varcai la soglia di casa di Daniela per andare poi più indietro fino al giorno in cui lasciai quella casa.
“Maria sono Matteo!!” dissi quasi urlando al citofono; ero felice di andarla a salutare.
“Matteoooo Matteoooooooo!!! Ti aprò immediatamente…” rispose lei.
Come avevo già iniziato a raccontarvi Maria era la nostra vicina di casa. Cinquanta anni suonati e non sentirli: una bella donna, in forma e per di più molto vispa caratterialmente. Non temeva nulla e non le mandava di certo a dire. Non nascondo che dopo quello che era successo nei giorni precedenti desideravo ardentemente benedire anche la sua vagina pelosa e molto matura.
L’aria di casa sua era la medesima che avevo lasciato quella mattina di 3 anni prima. Odore di caffè, silenzio e quell’ordine quasi maniacale che mai veniva turbato in quella casa. Le stanze erano identiche e anche Maria non era cambiata di molto. Bella e solare come sempre mi accolse sull’uscio in tenuta sportiva, molto sensuale.
La maglietta stretta,nera e sportiva cingeva la sua vita stretta, i pantacollant aderenti sottolineavano quel bel sedere che aveva nonostante l’età e i suoi piedi nudi e ben curati completavano quella bella visione. Solo il taglio di capelli era cambiato, un po’ più lunghi ma di un colore castano vivissimo e con un colorito già abbastanza abbronzato.
Ci abbracciammo a lungo e l’odore che emanava era splendido, molto dolce.
“Scusami se mi faccio trovare in queste condizioni ma con la fine degli esami di maturità ho preso l’abitudine di andare a correre ogni mattina così da tenermi un po’ in forma.. non si sa mai” e sorrise ammiccando.
Ci accomodammo sul divano e subito mi chiese di mia madre, come stava e cosa faceva per vivere dopo il trasferimento.
Sorseggiando quel buon caffè parlammo a lungo e tra le tante cose mi premeva chiederle di sua figlia Chiara; quando andai via Chiara era una ragazzina, 15 anni o poco più, frequentava il liceo e iniziava a diventare donna.
“Come sta tua figlia Chiara, Maria” dissi sorridendo e guardandomi attorno disinvolto.
“Bhè è cresciuta, è cresciuta tanto la mia bambina.. ormai ha 18 anni e si avvia verso l’università. Tra poco dovrebbe rientrare. E’ stata da un’amica a dormire ma mi ha detto ieri che sarebbe rientrata in mattinata. Se ti fermi dovresti riuscire a salutarla” mi disse serenamente.
“Con molto piacere Maria, sempre che a te non disturbi avermi un po’ per casa” sorrisi e le strinsi la mano.
Passammo un paio di ore quella mattina a chiacchierare amorevolmente; mi mostrò dei compiti dei suoi alunni come spesso faceva, mi parlò di libri e romanzi affascinanti e mi mostrò dei vestiti che aveva comprato per l’estate il girono prima. Dio solo sa quanto glieli avrei voluti vedere addosso. E lei questo lo capì eccome, dato che spesso arrossiva ai miei complimenti e forse mi aveva anche beccato a guardarle il sedere ogni tanto.
All’ ora di pranzo sentimmo le chiavi e un rumore di tacchi in casa: “E’ lei mi disse Maria”; ci dirigemmo a salutarla; mi si parò dinanzi una bellissima donna, altro che ragazzina. Aveva lunghi capelli rossi , di un rosso acceso e molto sensuale, due belle gambe lunghe un seno che si scorgeva sotto la camicetta. Era decisamente cresciuta, era decisamente migliorata ed era decisamente da togliere il fiato: mi piaceva ciò che vedevo.
Chiara mi venne a salutare e lo sguardo che ci lanciammo fu molto intenso e profondo. Era come se entrambi avessimo pensato l’uno dell’altro una cosa del tipo ” e chi se lo sarebbe mai immaginato”. D’altronde anche io se permettete ero migliorato con il tempo.
“Che bello avervi qui ragazzi che bello… ma adesso devo andare, c’è la zia Silvia che mi aspetta per delle commissioni. Vi lascio , ne avrete di cose da dirvi.”
Ero contento e un po’intimidito. Insomma non avevo avuto un rapporto molto approfondito con Chiara, forse per timidezza forse perché non era mai capitata l’occasione giusta. Forse anche lei era un po’ imbarazzata anche se a scrutarle il viso non si leggeva nulla di tutto ciò.
Andata via Maria rimanemmo soli e io a dire il vero non sapevo cosa fare.
“Bhe ne avrai di novità nella tua vita no?” sorrisi e continuai “ti ho trovata molto molto cambiata eri praticamente un’altra persona quando sono andato via”.
Chiara sorrise e intimidita prese pian piano a raccontarmi della sua vita. La scuola, la maturità, il futuro, lo sport, la danza. Era come un treno in corsa che non voleva assolutamente fermarsi e tolta l’ iniziale e normale timidezza parlò per un bel po’.
E io me ne stavo li ad ascoltarla perso negli occhi celesti color ghiaccio, nella camicetta a quadri un po’ sbottonata e nelle gambe che di tanto in tanto scavallava e riaccavallava. Si forse non ho ascoltato malto ma da buon furbone so fingere bene.
Dopo un po’ ci alzammo dal divano e mi portò nella camera dove anni prima studiavamo insieme: gli orsetti non c’erano più, almeno non in massa , sostituiti da tante foto al mare, in discoteca e foto dell’ estate. Il letto era li e quella parte di me insaziabile pure e mi diceva di prenderla con forza, spingerla sul letto e vedere se il suo seno era davvero cosi sodo come sembrava.
Ad un certo punto poi: ” Matteo perdonami un attimo .. telefono… Eli? Dimmi pure tesoro…” e si allontanò in soggiorno per parlare con l’amica sussurrandomi di aspettare un attimino solo con il ghigno classico della ragazza un po’ imbarazzata
Lasciato da solo in quella stanza mi misi a guardare un po’ in giro cercando qualcosa di piccante che mi facesse capire anche se era scattato qualcosa di diverso in lei e anche se me ne pento un po’ frugai anche in cose un po’ private.
Trovai completini sexy candidamente lasciati sulla sedia sotto dei panni, reggiseni in pizzi e mutandine succinte. Trovai delle calze in una cesta: in nylon nero, a rete, con guepierre e colorate. E trovai infine delle foto un po’ ambigue di lei in pose estremamente sexy. La cosa iniziava a incuriosirmi: chi era Chiara? Cosa stava cercando di nascondere? Era davvero l’innocente ragazza che avevo lasciato?
Soddisfatto delle mie scoperte mi spinsi sull’uscio della porta della sua camera: a quel punto volevo origliare e rischiare qualcosina per cercare di capirci qualcosa in più.
La sentivo lontana ma la casa era abbastanza grande da far si che il suono tornasse indietro verso me: “No non ho ancora pensato a nulla di serio” disse Chiara non appena accostai l’orecchio e dopo prosegui dicendo ” Dipende Eli dipende dalla serata perché non possiamo esagerare se prima non sappiamo che tipo di pubblico c’è. Tu comunque prepara qualche presa ammiccante e qualche miise sexy e vedrai che faremo un figurone!!”
A quel punto la mia eccitazione iniziava a salire e nelle mie mutande si palesava il solito fenomeno di eccitazione fortissima.
Forse si trattava di festini, forse si trattava di una serata particolare , forse si guadagnava qualcosa sfruttando il sesso. In fondo c’era una webcam attaccata al Pc e di questi tempi il lavoro di camgirl non è affatto un attività di nicchia, né per donne ninfomani.
“Vabene dai .. sta tranquilla e aggiornami non appena hai news.. va bene tesoro mio? Adesso scappo.. c’è di là un amico venuto da lontano…” poi silenzio e una grossa risata che lo ruppe: ” Ma nooo .. non ancora almeno!!”
Chissà che aveva detto Elisa…
Tornata in camera Chiara mi trovò seduto sul letto a giocare con un orsetto cicciotto e mi si sedette vicino. Morivo dalla voglia di chiederle che diavolo ci facesse con tutte quelle cose sexy ma non ne avevo il coraggio. Ma la fortuna mi fu ancora una volta benevola: “Matteo dovrei dirti una cosa.. e la posso dire a te perché da un lato essendo non lontano dalla mia età so che capirai e saprai consigliarmi e d’altro canto anche perché tu sei un maschietto e quindi ne capisci…mi ascolti?”
Le risposi ovviamente di si, annuendo silenziosamente, ma dentro di me già m’aspettavo di parlare di sesso e magari di vedere evaporare, a causa dell’esistenza di un eventuale ragazzo, la forte fantasia di scoparmela con indosso quegli indumenti sexy.
“Tu probabilmente saprai che io frequento dei corsi di danza ormai da anni” disse e subito le risposi annuendo con sicurezza; “ma ciò che probabilmente non sai e che da un po’ ormai non faccio più danza moderna ma mi dedico a qualcosa di più particolare…”
“Che intendi ?” risposi ma iniziavo già a capire che le miise sexy, le calze e i reggiseni c’entravano qualcosa.
“Non è nulla di grave tranquillo” mi disse sorridendo: ” E’solo un po’ imbarazzante per me dirtelo”.
“Dimmi pure io non giudico nessuno figurati”. E figuriamoci poi se potevo giudicare dopo tutto quello che avevo fatto in quei giorni.
” Un paio di anni fa un amica mi propose di cimentarmi con qualcosa di nuovo, sexy e più particolare rispetto alla semplice danza. Qualcosa che mi avrebbe garantito tra l’altro delle entrate extra poiché c’era la possibilità di fare degli spettacoli ben pagati” disse Chiara.
” Non si tratterà mica di un lavoro in qualche locale a luci rosse? Non sono il tipo moralista ma se così fosse saresti sprecata per quelle cose” le risposi con tono conciliante.
” Nooo macchè” mi sorrise; “Senti dammi un attimo e ti mostro di cosa si tratta ma devi stare al gioco e non fare domande… ok?”.
Annuì , eccitato e incuriosito da quello che sarebbe potuto accadere di lì a poco.
Chiara si alzò dal letto e si diresse verso la cesta nella quale avevo in precedenza frugato e tirò fuori un foulard di seta viola. Mi si avvicino e con le sue mani ben curate sorridendomi mi coprì gli occhi. Poi mi prese la mano e mi condusse in soggiorno, guidandomi con le sue mani appoggiate sui miei fianchi e facendomi sedere su di una sedia.
“Aspetta solo un attimo…” e sparì probabilmente in camera.
Nella mia mente c’erano una marea di pensieri, desideri, fantasie che non vedevano l’ora di diventare realtà ma non potevo fare altro che restare li seduto e attendere.
Dopo qualche minuto sentii un rumore di tacchi, ben calibrato e ritmato, che si avvicinava sempre di più: il mistero stava per essere svelato.
“Eccomi.. adesso ti tolgo la benda… ecco fatto” disse sospirando
Di fronte ai miei occhi Chiara con indosso un magnifico corpetto nero, lucido che le faceva risaltare il seno, una gonnellina di pizzo bianca sotto la quale spuntava una culottes rosso accesso con dei nastrini pendenti; calze nere a rete dalle maglie molto large, tacchi alti almeno 12 centimetri. E per concludere un bellissimo profumo che sapeva di rosa e un pennacchio rossa in bianco in testa che richiamava un piccolo boa di piume che aveva al collo.
La visione fu celestiale decisamente e lì per lì non sapevo che cosa dire di preciso; ma mi fu chiaro di cosa si trattava: BURLESQUE!
Mi limitai ad un semplice e quanto mai efficace “WOOOW” , spalancando la bocca e portando le mie mani in testa.
” Sorpreso? So che magari non è il massimo ma non ho avuto molto tempo di prepararmi e le cose migliori purtroppo sono in lavatrice” disse Chiara rompendo il silenzio.
” Stai scherzando spero! Sei da togliere il fiatoo! Altro che giudicarti male, quasi mi viene da ringraziarti per avermi mostrato questo tuo lato” dissi abbastanza eccitato.
Lei rise amorevolmente e mi diede una carezza con quel foulard viola con cui aveva cinto i miei occhi.
” Ma io non te l ho detto solo perché volevo condividere con te la bellissima magia del Burlesque. Ti ho rivelato questo piccolo segreto anche perché ho bisogno del tuo aiuto per un numero. Ho bisogno di provarlo e mi serve un uomo, ignaro, che si presti per me. Quello che voglio fare è un po diverso dal solito, un po’ al limite di quello che facciamo di solito. Ma è per coinvolgere di più .. sarebbe bello!” disse.
“E che problema c’è!! Ormai m’hai fatto sedere. Fa pure!!” risposi sorridendo e ricambiando la carezza che mi era stata dato.
Chiara corse verso lo stereo, inserì una pen drive e fece partire una canzone stile anni ’30 come era solito fare nel Burlesque.
Si mise davanti a me in piedi girata di spalle, mostrandomi così quello splendido sedere e le cosce belle piene.
Inizio a muoversi a ritmo di musica girandomi attorno e posando di tanto in tanto la mano prima sul collo, poi sul viso, poi ancora entrambe le mani incrociandole e abbassandosi sul mio petto. Si abbassava e allargava le gambe dandomi cosi una magnifica visione anche del suo interno coscia.
Ad un certo punto dopo un paio di passi di una sensualità inaudita mi si avvicinò di nuovo e con una mano sul fianco e l’altra sul mio petto cominciò a sbottonarmi la camicia e una volta finiti i bottoni tese entrambe le mani verso di me, mando un bacio volante e tiro via completamente la camicia.
Ricominciò a ballarmi attorno, piegandosi e porgendomi sul viso la scollatura; poi prese del rossetto, se lo mise e iniziò a baciarmi il petto mentre io mi godevo il suo seno spinto sulle mie gambe.
Si tolse poi il corpetto e la gonnellina rimanendo solo con un reggiseno rosso a balconcino, ben rifinito e un po’ trasparente e con la culottes rossa che avevo intravisto prima. Era una visione semplicemente celestiale. Lei capelli rossi, carnagione chiarissima, fisico attraente, tutta di rosa con tacchi alti e calze a rete.
Si rigirò, fece due passi e si sedette su di me concludendo il numero mettendo una mano sulla mia spalla e l’altra sul viso e dandomi un bacio sulla guancia, molto eccitante.
Finito il numero stette qualche minuto in braccio a me; sembrava tesa e anche un po’ provata da quel numero. Ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo mentre lei tirava il fiato e a me batteva fortissimo il cuore. Ero stato con donne piu grandi di me nei giorni precedenti ma quella situazione m’aveva emozionato davvero. La ragazza aveva davvero talento e fisico, tanto tanto fisico.
“Bhe che ne pensi? T’ho stupito? O sei rimasto deluso?” mi chiese ansiosa ma al contempo sorridente.
“Credimi.. avevo altre volte visto degli spettacoli di questo genere, mai nessuno però cosi coinvolgente. Mi hai tenuto in pugno per tutto il tempo, pendevo dalle tue labbra!!” dissi stupito mentre le accarezzavo il fianco.
Lei rise e dopo un colpettino di tosse mi si avvicinò, pose l’orecchio sul mio petto e sentì il mio cuore battere forte: “Uhhh come batte!! E menomale che quella stanca dovrei essere io!!!” disse ridendo mentre io restavo in silenzio.
Mentre stava li la sua mano scese sui miei pantaloni e urtò contro il mie pene che nel frattempo stava per scoppiare li dentro.
Alzo lo sguardo e senza dire nulla mi stampò un bacio sulle labbra, continuando poi con la lingua e avvinghiandosi al collo con le braccia.
Nel silenzio sentivo il rumore dello sfregamento delle sue mutandine contro i miei pantaloni e dello scivolare della sua lingua nella mia bocca.
Si staccò dalla bocca e posando un dito sulle mie labbra come a volere dire “non dire nulla” spostò la testa baciandomi il collo, poi il petto e scivolando sempre di piu via da me fino a posarsi in ginocchio a terra.
Avevo lì davanti la figlia della mia vicina , vestita sexy, in ginocchio che mi stava sbottonando i pantaloni.
Chiara mi guardò e mi disse: ” Ti è piaciuto tanto allora a quanto vedo! E a me fa molto piacere… Non dire nulla, chiudi gli occhi e…”
Sbottonàti i pantaloni, tirò fuori il mio pene dalle mutande e inizio dolcemente a baciarlo dalla base fino alla sommità. Posava in maniera leggera le sue labbra su quel membro così duro, quasi come se volesse eccitarlo piano e piano portarmi in un sogno. Iniziò e metterlo nella sua bocca e io da lì su la guardavo mentre lentamente iniziava a fare su e giù con la testa. In breve tempo Chiara iniziò a prendere un bel ritmo, dolce ma ritmato aiutandosi ogni tanto con le mani e leccando ogni tanto anche tutt’intorno.
Volevo resistere di più, ma purtroppo non ce la potevo fare. Dopo qualche minuto alzò la testa e vedendomi sofferente e gaudente allo stesso tempo mi chiese di venire e porre fine al mio trattenermi.
Non esitai oltre; la lasciai giocare un altro pochino, lei aumento il ritmo infilando il cazzo tutto in bocca, mordendolo con i denti alla base e alla cappella e dopo un po di sbattute a pieno ritmo venni copiosamente nella sua bocca. Lei mi fece fare, non si tirò indietro e anzi continuo a masturbarmi senza fermarsi ma rallentando per potermi far venire.
Quando mi fui svuotato completamente si alzò e ingoiò tutto; dopo di ché si venne a sedere di nuovo su di me , sempre con le mani attorno al collo e sorridendo disse: ” So che lo volevi, so che stavi morendo e che morivi ogin volta che posavo la mia mano su di te. Farei del sesso adesso, anche io mi sono un po’ eccitata. Ma purtroppo a breve ritornerà mamma. Ti devi accontentare di questo piccolo regalino”.
Sorrisi semplicemente e le diedi un forte bacio sulle labbra, stringendole la mano e sussurrando nel suo orecchio due semplici parole: grazie, bellissimo!!
Lei sorrise e ci accoccolammo per un po’ prima di scendere insieme e prendere ognuno la sua strada. Ci lasciammo i numeri di telefono, dicendoci che casomai in quei giorni, prima che fossi andato via, avremmo potuto rivederci: frasi che insomma si dicono in questi casi. Non era stata una scopata ma di che potevo lamentarmi dopo tutto quel ben di Dio?
Salve a tutti .. mi presento. Sono Matteo un giovane studente universitario di 25anni.Fino a 6 anni fa vivevo a Napoli ma adesso studio a Lecce poiché assieme alla mia famiglia mi sono trasferito in Puglia, in un paesino dell’interland barese. Sono rimasto sempre molto legato alla mia Napoli, ai miei amici,ai miei affetti,al mio quartiere e cerco di tornarci non appena ho un attimo di tempo ma l’università non mi da tregua.
Ma quello che è successo qualche mese fa davvero lo porterò dentro per tutta la vita. Dato l’ultimo esame della sessione estiva all’università, decido per svagare un po’ il cervello, di tornare nella mia amata Napoli a trovare i miei amici.
Prima di partire avverto un po’ di persone : amici di scuola, compagni di uscite serali e qualche amico di famiglia. E tra le tante persone che avverto una signora, cara amica di famiglia: la donna dalla quale tutto ha avuto inizio: il suo nome? Daniela..
Lei era, ed è ancora, una cara amica di mia madre. Donna in carriera, avvocato presso un grosso studio napoletano, 44 anni con due figlie ed un matrimonio alle spalle. La vita che Daniela ha avuto è stata però terribile terribile, sia in gioventù con una difficile situazione familiare fino poi al matrimonio che da pochi mesi era naufragato miseramente per colpa di un tradimento dell’ormai ex marito.
Appresa la notizia del mio ritorno, Daniela gentilmente mi invitò a passare da casa per salutare tutti e per pranzare con la sua famiglia, o meglio con quel che ne restava; tenendo molto a lei, donna dolcissima e premurosissima che mi considerava come un nipote per quanto non lo fossi e sapendo poi che era appena finito il suo matrimonio, la mia coscienza mi disse di non rifiutare. E allora mi recai da lei non appena giunto a Napoli.
Arrivato a casa Daniela mi accolse calorosamente con un grosso abbraccio; e non sarò mai e dico mai abbastanza in gamba pur muovendomi discretamente bene con le parole a descrivervi il calore che mi diede quell’abbraccio. D’altronde la sua femminilità era evidente a chiunque e nonostante gli anni, Daniela, era una donna in gran forma: capelli nerissimi ricci ed un fisico che nonostante le due gravidanze era snello e sodo. Non era molto alta ma compensavano la statura, due seni sodi e ben visibili (ad occhio una terza),vita stretta e un sedere da ragazzina. E fu facile pensare, nonostante non la vedessi da 4 anni circa,di averla trovata addirittura ancora più bella. Quel giorno poi, esplodeva di femminilità: indossava un vestito bianco latte, con una cintura di cuoio in cita, di quelli che sebbene morbidi mettono in risalto le forme, e le sue, tutte ma proprio tutte, erano incorniciate meravigliosamente da quel drappo di cotone candido completato da un tacco nero abbastanza alto da tirarle gambe e polpacci e che le esaltava al meglio le gambe.
Dopo i convenevoli, ci accomodammo in sala da pranzo e dopo il pranzo ottimo assieme alle figlie, restammo soli per il caffè dato che le bimbe fuggirono via con la nonna per raggiungere la casa al mare per il week-end.
Si chiacchierava del più e del meno, con sguardi affettuosi e risate dolci a fare da sfondo. Era agevole essere li, naturale. E così fu per buona parte della conversazione. Fino a quando non arrivammo a toccare l’argomento divorzio:
“Daniela, purtroppo ho saputo di Massimo. Mamma mi ha detto prima che venissi qui. Mi dispiace, moltissimo. Sopratutto perchè dopo i miei genitori è a voi che ho sempre guardato meravigliandomi di come l’amore possa essere leggero anche dopo molti anni” – dissi io, con tantissimo imbarazzo –“..e so che la domanda è banale e stupida..ma.. come stai?”
“Sai non è stato facile agli inizi, ma va bene cosi adesso.. mi ha tradita ed io ho solo fatto quello che dovevo. D’altronde cosa potevo fare se non lasciarlo? Sempre meglio che far vivere una situazione straziante alle mie figlie, tutti i giorni in casa” -e dopo un attimino di riflessione e qualche sospiro,sbottò: “ma insomma ..dico io.. posso capire la noia, posso capire che magari ci si sente attratti da donne più giovani. Ma a me non ha mai dato segni di noia o malumore, nemmeno nell’intimità!”
E proseguì: “E allora poi finisce che pensi che non vali nulla.. che pensi che non piaci.. e non sai quanto mi senta una sciocca a pensare queste cose. Come una ragazzina. Dio mi sento una sciocca!!”
Ammetto che non ero il più imparziale dei giudici. E questo per tutta una serie di fantasie che nel corso degli anni, Daniela, aveva suscitato in me. Quando ad esempio “Zia” Daniela veniva a casa qualche anno prima quando io ero adolescente, io facevo di tutto per mettermi in mostra e sembrare divertente e piacevole anche ai suoi occhi e quando lei non guardava, spesso mi capitava di provare a cercarle sotto le trasparenze dei vestiti le mutandine oppure di guardarle tra i bottoni della camicetta. E spesso, ci riuscivo senza che lei si accorgesse di nulla.
Così, nonostante l’imbarazzo e quei ricordi, le risposi dicendole che non doveva dire sciocchezze e che non era colpa sua ma di un uomo troppo ingordo e lussurioso per poter amare una sola donna. Che era il suo ego che l’aveva portato a tradire. Non certo la mancanza di femminilità della donna che aveva avuto la fortuna di sposare.
Daniela mi sorrise dopo avermi ascoltato scandire dolcemente ma con vera convinzione quelle parole. Mi tese una mano sul viso e guardandomi mi disse:“Matteuccio Matteuccio…che dolcezza che sei …volesse il cielo e fossero tutti come te gli uomini! Allora si, che quelle come me sarebbero senza dubbio felici!”
E io? Molto semplicemente, scoppiavo dentro.Per quelle parole certo, ma soprattutto perché sporgendosi aveva lasciato intravedere tutta la bellezza che c’era in quel vestito e io a stento trattenevo il mio pene e le mie fantasie. Le mani stringevano forte i lembi del divano e il cuore accelerava man mano che ci pensavo di più.
Nel frattempo ci abbracciamo d’istinto e inaspettatamente iniziammo ad andare più sul pesante, complice l’odore eccitante del caffe:“Devo dirti la verità. Lui manca e manca quello che insieme negli anni abbiamo costruito. Ma, quello lo accetti poi. La cosa che più mi manca e non ti capaciti ad accettare è la mancanza del sesso. Sono mesi e mesi che non ho un rapporto con nessuno! Nemmeno per vendicarmi ci sono riuscita! E ormai sto quasi per perdere le speranze. Se solo ripenso ai miei vent’anni e alla forza che avevo e a come sono ti parlo adesso, rabbrividisco. Mai avrei pensato di potere arrivare a tanto”.
Io le risposi con altrettanta schiettezza e senza apparire minimamente turbato dalle sue parole, come a voler dare l’impressione di essere pienamente a mio agio a parlare di desideri sessuali:” Non lo dire a me.. Non vedo Martina, la mia ragazza, da 4 mesi ormai, e vuoi per mancanza di tempo vuoi perchè le compagnie di università sono scandalosamente serie per pensare di poterci solo andare a letto finisco sempre da solo. Non so neanche se avrei le palle per tradirla! E onestamente,scusa la franchezza, il piccolo Matteo piange sangue ogni giorno per quanto è affamato”.
Lei rise, inizialmente. E pure di gusto! Non era bellissimo essersi denudati in quel modo e ricevere in cambio una risata fragorosa. Ma , dato il suo stato d’animo era una gran vittoria. Poi, tornò semi-seria e alzandosi prese le tazze come a volerle riporre sul trumeau a lato del divano. Di fianco a me, girata di spalle prese a parlarmi mentre io mi perdevo in quelle gambe tese e incredibilmente sensuali:“Ciò che dici è giustissimo! Ed è molto dolce che tu sia disposto a soffrire in prima persona pur di non tradire! Ma non devi provare imbarazzo! Anzi! Menomale che stai così all’età tua! Matteuccio di Zia, un desiderio lo devi saper gestire e se puoi, lo zittisci. Altrimenti ti prendi la vita in mano e fai ciò che desideri. Se no poi, finisci a parlare come Zia! E nun va bbuon!”.
Fu un pensiero incredibilmente lucido, che poteva sembrare banale ma che nascondeva tutto la sua amarezza. Era il vorrei di una donna che non poteva a causa di quella gran ferita che portava nel cuore, pur essendo perfettamente consapevole di quello che voleva e le mancava.
“Daniela credimi se potessi lo farei. Ho 22 anni, dentro esplodo da quel punto di vista e adesso dopo tutti questi esami, devo ammettere che mi ci vorrebbe davvero. Avessi le palle di fare quello che dico e provarci!”
Dovevo aver dato una pessima prova di me, pensai. Terribile e patetico.
E invece, Daniela si avvicinò e mi diede un bacio tanto incredibile quanto inaspettato. Poi si allontanò un po’ dalle mie labbra e vis a vis, quasi sussurrando, mi disse :“Tu non hai fatto nulla.Vedi? Non credevi di poter prendere in mano la tua vita, le tue voglie.. e allora l’ho fatto io. E che è tradimento un piccolo bacio di zia? No ja! Spero solo questo piccolo soffio sulla tua bocca non sia stato dal sapore troppo cattivo “
Io la guardai, bellissima, con quel seno che chiedeva quasi scoppiando di respirare aria d’estate e le gambe unite mentre restava in piedi ma leggermente chinata. Cosi vicina che le mani quasi andavano da sole ai suoi fianchi.Mai, ero stato così vicino a lei. Era chiaro, il danno era fatto! Avevo appena ricevuto un bacio dalla più cara amica di mia madre e, in qualche modo tradito leggermente Martina. Sebbene questo mi smuovesse qualcosa nella coscienza, non avevo intenzione di fermarmi. Per quel giorno volevo essere quello che non ero mai stato. Audace.
E volevo che le parole di Daniela, anche solo per quel giorno, divenissero la sola mia regola.