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Tu me fais tourner la tête

Capitolo primo: La persistenza della memoria

Le lancette sembrano immobili.
Lei le spia, roteando gli occhioni scuri verso l’alto e ha l’impressione che l’orologio stia per sciogliersi, come in un quadro di Dalì.
Oggi non passa più.
La stanza è annebbiata da un silenzio surreale, interrotto dal ticchettio della sua penna a sfera che batte ritmicamente sulla copertina rigida di “Principi sulla natura e sulla grazia” di G.W. von Leibniz.
Tictac. La penna è aperta.
Tictoc. La penna è chiusa.
Seduto al suo fianco c’è un ragazzo che avrà almeno quindici anni meno di lei, intento a compilare un test a risposta multipla.
Tictac. Tictoc.
Il ragazzo si chiama Giorgio e l’ha contattata tramite un volantino appeso alla bacheca dell’università, uno di quelli coi numeri di telefono da staccare e portarsi dietro. “Laureata in lettere impartisce lezioni e assistenza nella preparazione di esami universitari”.
Su ogni bigliettino, oltre al numero di telefono, c’è scritto “Dr.ssa Luana Corti”.
L’aggiunta del titolo accademico è stata un’idea del suo fidanzato. “Se vuoi che ti prendano sul serio, datti un tono!”
È proprio per questo che, la prima volta che ha incontrato Giorgio, lui ha esordito con un “buonasera dottoressa” che l’ha fatta sorridere e sentire davvero importante.
Dot-tor-es-sa.. ma sì.. mi piace!
Le lezioni proseguono ormai da qualche settimana, i due hanno instaurato un rapporto molto formale, con l’obiettivo di ottenere il massimo dei risultati dal tempo che trascorrono insieme. Niente fronzoli, poche chiacchiere e un riservo discreto sulla vita di entrambi. Non mancano di certo un paio di battute distensive nelle piccole pause che si concedono, occasioni in cui lei si premura sempre di offrire un caffè al giovane studente, offerta che viene sempre rifiutata con educazione. Pochi minuti, Tictac, e si ritorna subito al lavoro, Tictoc.
Per lei Giorgio è il suo cliente modello, rispettoso e laborioso, davvero un bravo ragazzo. Sempre curato nel vestire e nel parlare, silenzioso e serio. Forse anche troppo.
Perché quello studente gracilino le ha sempre dato l’impressione del secchione, tutto cervello, più facile immaginarselo con la faccia infilata dentro a un libro che con una ragazza, per dire.
Una compagnia gradevole che da subito le ha suscitato la tenerezza che si prova nei confronti di un fratellino minore, si è affezionata a lui e si augura davvero di riuscire ad aiutarlo.
Ma oggi il tempo sembra non passare mai.
Sarà che è stanca, già un paio di volte ha dovuto nascondere uno sbadiglio nel pugno chiuso della mano, non vede l’ora di accompagnarlo alla porta, indossare una bella tuta calda e godersi un po’ di relax sul suo adorato divano.
Tictac. Lo smartphone di Luana si illumina silenzioso segnalando l’arrivo di un messaggio.
Tra le regole che si è data c’è quella di non utilizzare mai il telefono durante le sessioni di studio, ci tiene a queste cose. Ma un nuovo sguardo all’orologio le dice che mancano solo cinque minuti alla fine della lezione, forse un’occhiata veloce se la può concedere.
Prende il suo iPhone e l’anteprima dello schermo gli comunica che “Bruto” le ha appena inviato una fotografia.
Bruto è il nomignolo con cui ha memorizzato il numero del suo fidanzato, uno di quei maschi che, per l’aspetto fisico e soprattutto per i modi, ricordano molto il personaggio dei fumetti di Braccio di ferro.
Con la coda dell’occhio controlla Giorgio, lo vede ancora impegnato col suo test e fa scivolare il dito sul display per vedere cosa le ha inviato il suo Bruto.
Arriccia le labbra e non capisce. Sullo schermo appare l’immagine di una donna, forse una modella, con un lungo vestito nero. La donna sembra aver appena stappato una bottiglia e il liquido, presumibilmente spumante, è esploso, disegnando un arco che va a finire in un calice di vetro. Il calice è posizionato sul fondoschiena prosperoso della ragazza. Le spire di un filo di perle avvolto lungo il collo le danno un’aria vagamente tribale. Un quadro indubbiamente accattivante. Luana la osserva, apre le dita sul vetro liscio del suo telefonino per fare un zoom e si mette a studiare quell’immagine patinata, come fosse una qualche campagna pubblicitaria.
Poi si affretta a chiedere spiegazioni: “E questa?”.
La risposta è una nuova fotografia, sempre la stessa modella, evidentemente lo stesso servizio fotografico ma la posa ora è diversa. Il vestito è sceso fin sotto ai glutei rivelando il profilo del corpo nudo e lucido della ragazza, un’immagine decisamente più calda e provocante.
Luana porta istintivamente il telefono contro il petto per nascondere l’immagine agli occhi di Giorgio. Poi la sua curiosità le impone di scrivere un nuovo messaggio al suo ragazzo: “Mi spieghi qualcosa? Chi è questa?”.
La risposta che arriva la sorprende: “Sei tu!”.
“Che scemo che sei!” Digita Luana, accompagnando la frase con un’emoticon sorridente.
“Secondo me sei uguale” Insiste lui.
Lei fa scorrere la schermata della conversazione per controllare nuovamente le due fotografie.
“Ho i capelli castani io e la pelle più chiara!”.
“Sì.. ma.. fisicamente……..” Stavolta è lui che aggiunge non una ma ben tre faccine con la lingua di fuori.
Luana si diverte, il suo fidanzato le ha appena fatto un complimento. Riguarda la immagini e pensa, con un pizzico di orgoglio, che tutti quegli anni di piscina le hanno modellato un corpo che non ha poi così tanto da invidiare a quella modella così sensuale.
“Mi vuoi dire chi è questa?” Torna a scrivergli ormai coinvolta dalla piacevole conversazione.
“Non lo so come si chiama.. è una gnocca! Le foto le hanno inviate sul gruppo dei colleghi.. appena l’ho vista ho pensato a te!”.
Subito dopo arrivano in successione altri due scatti, decisamente più espliciti.
Luana spalanca gli occhi e subito gli scrive: “Anche queste ti hanno fatto pensare a me?”.
Ormai ha capito che il suo uomo vuole giocare e anche se questo è il momento meno opportuno per partecipare a quel gioco decide, senza pensarci troppo, di concedersi qualche altro messaggio.
“So solo che voglio vederti così, che se ti immagino in quel modo mi viene subito duro….”.
A Luana scappa una risata un po’ troppo rumorosa e si affretta a rispondere: “Guarda che non sono sola!”.
“E con chi sei?”.
“Sono con un uomo…” scrive lei per prenderlo in giro.
“Non posso lasciarti sola un attimo che subito te la fai con altri maschi???” la nuova faccina è rossa di rabbia, il volto di Luana si accende in un sorriso dispettoso.
“Signor gelosone.. sto lavorando.. sono con Giorgio!”.
“Ah beh…. allora posso stare decisamente tranquillo.. salutami tanto pisellino!”. Stavolta l’emoticon aggiunta al messaggio sembra ridere fino alle lacrime.
Già, perché quando Luana ha parlato di Giorgio al suo uomo ha cercato di descriverglielo con una frase semplice e diretta: «È l’esatto opposto di te!».
«Cioè?».
«È un ragazzo così.. delicato, timido, molto educato».
«Ho capito, se io sono Bruto allora lui è Pisellino» Un altro personaggio preso dallo stesso fumetto, un bimbetto tenero e piagnucolone. Quella sera ne hanno riso tanto insieme ma a lei poi è dispiaciuto, prendersi gioco così del suo giovane e fragile studente. Quando lo ha rivisto ha provato un po’ di imbarazzo, cercando immediatamente di togliersi dalla testa quel buffo nomignolo.
“Smettila!” Gli scrive lei prima di riporre il telefono sul tavolo, coprendo lo schermo con un quaderno.
Quando torna a volgere lo sguardo verso Giorgio vede che lui la sta fissando con aria interrogativa. «Tutto bene?» le chiede.
Lei arrossisce e prova a tergiversare: «Sì, sì, tutto bene leggevo una scemenza scritta dal mio compagno».
Il ragazzo non capisce e pare incupirsi leggermente. Luana ripensa all’ultimo messaggio che le ha inviato quello scemo del suo fidanzato, a quella faccina che ride proprio ai danni di Giorgio e si sente in colpa, decide così di raccontare solo parzialmente quello che è appena accaduto.
«È che.. mi ha appena inviato la foto di una modella.. credo sia una pubblicità, lui dice che le somiglio».
Per la prima volta, da quando si conoscono, Luana appare in difficoltà. Ma perché diavolo gli sta raccontando quelle cose?
«Ed è vero?».
«Cosa?».
«Che le somiglia».
Dopo tutto questo tempo lui continua a darle del lei. Sarà forse questo che la ammorbidisce e, per farsi perdonare le risate che si è fatta alle sue spalle prova a sciogliersi un po’.
Solo un po’.
Prende il telefono, cancella furtivamente le ultime tre foto, quelle meno opportune, controlla di nuovo la prima immagine e pensa che.. sì dai, può andare.
«Tu che ne dici?».
Lui si avvicina allo schermo dello smartphone e osserva, in silenzio, senza scomporsi minimamente.
Pochi secondi e poi le dice: «I capelli sono diversi, i suoi sono più chiari».
Luana annuisce con un’espressione molto tenera. «È quello che ho risposto anche io!»
Giorgio continua a studiare quasi clinicamente quella fotografia. «Bello scatto comunque, la gestione dei colori è davvero notevole, anche se credo sia stato fatto un po’ di “crop” in post produzione, a occhio direi che hanno usato una SLR professionale, di quelle che hanno un sensore al posto della classica pellicola».
Lei lo guarda stupita «Ti intendi anche di fotografia?».
«Posso farle vedere una cosa?» risponde lui prontamente.
Luana lo osserva prendere il computer portatile e digitare un indirizzo internet. Sullo schermo appare un patchwork di piccole immagini in anteprima.
Al centro della pagina campeggia la scritta: Attimi – un progetto fotografico di Giorgio Bacci.
Luana prende il pc e inizia a selezionare le immagini, ogni volta che ne clicca una vede aprirsi una grande fotografia, studenti, si dice subito, studenti fotografati in facoltà, alcuni leggono libri, altri sono in laboratorio, altri ancora sorridono sui gradini dell’università. Viene colpita soprattutto dal ritratto di una ragazza con gli occhiali e una grande sciarpa rossa che tiene fra le mani una qualche bevanda calda in tazza. Bellissima. Non è un’esperta ma capisce che quelle foto hanno davvero qualcosa di speciale. Quei volti sono assolutamente spontanei, dinamici, sembrano muoversi. Come fossero stati colti in un istante di pura vita.
«Ma sei bravissimo!» Gli dice lei con sincera ammirazione.
Lui si schermisce appena, abbassa lo sguardo e dice che il merito è tutto dell’attrezzatura messa a disposizione dal suo professore.
«Secondo me invece sei davvero bravo, la tecnica non basta, vedo molto cuore in queste immagini».
«Beh.. una bella fotografia è spesso il risultato di un processo involontario».
«Cosa intendi?» gli chiede lei, incuriosita.
«Vede.. le fotografie rivelano cose che normalmente la gente non nota, oppure cose che la gente non vuole vedere. Perciò, a volte, i fotografi immortalano dei dettagli senza che sia loro intenzione».
«Mi vuoi dire che.. il talento del fotografo non conta?».
«Voglio solo dire che il ritratto fotografico è la testimonianza di un rapporto che si crea fra il fotografo e il soggetto. “L’attimo” da immortalare è proprio quell’incontro, ed è spesso fortuito, inaspettato».
Luana lo ascolta assorta, come se in quel momento i ruoli si fossero, per un istante, invertiti. «Guardi il sorriso di quella modella, è un qualcosa di autentico, irripetibile, ed è questo che rende speciale quello scatto, lo rende eterno.. quella donna resterà “per sempre” bella e sorridente.. – poi dice una cosa che la stupisce – Potrebbe farsi fotografare così e regalare la foto a suo marito, secondo me ne sarebbe molto contento».
Luana scoppia a ridere: «Non siamo sposati.. e poi non credo che.. non saprei neanche come farla una foto del genere».
Lui resta in silenzio. Lei lo osserva, torna a guardare quelle foto sullo schermo del pc e capisce che, anche se non ne ha il coraggio, lui si sta proponendo come fotografo.
Resta a bocca aperta.
«Tu sapresti fare una foto del genere?».
«Con l’attrezzatura del professore si potrebbe raggiungere un buon risultato, magari non proprio identico a questo. Ma comunque molto simile».
Luana è sbalordita.
Non si sarebbe mai aspettata una proposta del genere.
Da Giorgio poi.
Non sa bene cosa dire, continua a sorridere con un’espressione a metà fra il divertito e l’incredulo. Poi un nuovo sguardo all’orologio le comunica che il tempo della lezione è finito già da un pezzo.
«Direi che per oggi può bastare, finisci il test a casa così la prossima volta lo controlliamo insieme». Poi si alza e inizia a rimettere a posto le sue cose, come ogni volta. Giorgio fa lo stesso in assoluto silenzio, prima di rimettere la giacca e avvicinarsi alla porta.
«Arrivederci dottoressa, a martedì prossimo».
«Ciao Giorgio».

La sera, dopo aver consumato una cena leggera, Luana ha finalmente indossato qualcosa di comodo. Seduta a gambe incrociate sul divano parla al telefono col suo fidanzato e senza sapere bene il perché evita di raccontargli quello che è successo, la foto, la proposta e tutto il resto. Per lei, quel bizzarro fuori programma, non merita altre attenzioni.
«Non vedo l’ora che ritorni» dice a un certo punto al suo uomo.
«Venerdì sarò a casa, come al solito.. c’ho una voglia addosso che mi sta divorando, ho i calli alle mani a forza di.. pensarti..».
Luana sorride.
Sarà anche un bruto ma sa sempre come farla sentire apprezzata.

Mezzanotte è già passata da un pezzo.
Luana è stesa nel suo letto e non riesce ad addormentarsi. Sul comodino, illuminato dalla luce fioca della sua abat-jour, c’è il romanzo che ha iniziato una settimana fa, una bellissima storia in cui uno scrittore misterioso decide di realizzare “ritratti” utilizzando parole al posto dei colori. Le persone che decidono di farsi ritrarre vanno nel suo studio, si mettono in posa e lui inizia a scrivere: immagini, personaggi, suggestioni. Non un quadro quindi ma una storia, un testo letterario che racconta la vera essenza del soggetto.
Succede, a volte, di leggere un libro e ritrovarci dentro lo specchio inaspettato della propria esistenza. Succede coi bei romanzi di solito.
Ma Luana non ha nessuna voglia di leggere, adesso. Prende il telefono e riapre la foto di quella modella. La guarda e prova a immaginarsi in quella situazione. Lei, con quel vestito addosso, in quella posa. Lei che è sempre così seria e nonostante le insistenze del suo uomo non si concede mai un abbigliamento troppo sexy. Lei, che invece potrebbe davvero permetterselo col fisico che ha. Immedesimarsi con quella bellezza senza nome è una sensazione nuova e sorprendentemente esaltante. Pensa al suo Bruto, a quanto sarebbe contento di veder realizzata la sua fantasia. Lo immagina eccitato mentre guarda la foto della sua fidanzata pin-up, improvvisamente ha caldo.
Da sola nel lettone avverte un repentino cambio di temperatura e lascia scivolare via i pantaloni del pigiama. Con la mano si tocca le cosce e guarda la foto. “È inutile che fai quella faccia se voglio posso essere anche io come te” pensa rivolgendosi alla modella. Scorre la mano come per verificare la morbidezza sinuosa del proprio corpo, la procacità delle sue curve. Constata la rotondità dei fianchi, la pelle vellutata che si distende delicatamente sul ventre, percorre dei piccoli cerchi intorno all’ombelico, sospira.
Infila la mano sotto la maglia del pigiama e raggiunge la calda pienezza del suo seno. Quel seno che ha sempre cercato di nascondere, che a lei è sempre sembrato “troppo grosso”. Le viene in mente il suo ragazzo che si riempie le mani con tutta quella carne, si morde le labbra e sente che si sta eccitando. I grandi capezzoli si increspano, come volessero bucare il tessuto leggero del pigiama, ne stringe uno fra le dita e lo sente diventare sempre più duro. Il corpo sinuoso di Luana si contorce, percorso da un improvviso, dolce, prurito. La mano abbandona il telefono sul letto mentre le cosce si strusciano, l’una contro l’altra.
E poi rivede Giorgio. Le sue mani si fermano. La temperatura si abbassa di colpo.
Quell’espressione fredda e priva di qualsiasi emozione con cui la guardava dopo essersi proposto come fotografo. E poi mai, mai una volta in tutte queste settimane in cui abbia avuto uno sguardo di apprezzamento nei confronti della sua insegnante. Luana non è tipa da esporre il proprio corpo, questo è vero. Ma gli occhi degli uomini addosso li ha sempre avuti, sa di suscitare il desiderio dei maschi, dei suoi amici e dei suoi colleghi. Ma non del suo giovane allievo, che continua a guardarla con occhi distanti e totalmente disinteressati. Questa cosa da un parte la irrita e mette in discussione il suo orgoglio femminile. Dall’altra però, pensa che un ragazzo così asessuato sarebbe perfetto per scattare quella fotografia.
Può un ritratto svelare l’anima del soggetto?
Giorgio è un ragazzo molto intelligente, su questo non ha dubbi.
Le torna in mente la ragazza con la sciarpa rossa. Si sorprende a domandarsi se lui sia in qualche modo attratto da lei, in fondo è molto carina. Forse non gli piacciono le donne? Pensa all’improvviso. Come capirlo?
Quel ragazzo è un mistero impossibile da decifrare.
Le foto che ha fatto ai suoi compagni di università sono davvero belle e allora perché no? Perché non concedersi un piccolo gioco innocente?
Già. Perché no?

[continua]

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Tu me fais tourner la tête

Capitolo secondo: Nascita di Venere

“Buongiorno Giorgio, se non ti crea troppo disturbo mi piacerebbe provare a scattare quella fotografia. Io sono libera domani pomeriggio se vuoi”.
No, non ci siamo, troppo formale.

“Giorgio, ho deciso, vorrei provare a farmi tirare fuori l’anima dal tuo obiettivo, ci sei domani?”.
Orrendo. “Tirare fuori l’anima”? Neanche fosse una seduta spiritica!

“Ciao Giorgio, se domani pomeriggio non hai altri impegni vorrei realizzare quel progetto fotografico”.
Meglio. Manca ancora qualcosa però.

“Ciao Giorgio, se domani pomeriggio non hai altri impegni mi piacerebbe realizzare quel regalo fotografico per il mio compagno!”.
Ecco, sottolineare di voler fare questa cosa solo per far contento il proprio fidanzato è quello che ci vuole.

Luana ha riscritto e cancellato il messaggio decine di volte, in ufficio, tra una pratica e l’altra. Poi ha fatto un respiro profondo, ha chiuso gli occhi iniziando a recitarsi una sorta di mantra nella testa: io posso farlo/Io posso/È solo una foto Lù/Solo una banalissima fotografia!
Invio.
Dopo che Giorgio le ha risposto confermando la propria disponibilità è iniziato un fitto scambio di messaggi organizzativi.
“Dottoressa non si preoccupi, penso io a tutto, ci vediamo domani alle 15:00”.
Una conversazione che Luana ha vissuto con l’eccitazione di una ragazzina che sta progettando di marinare la scuola per la prima volta. Giorgio, invece, è rimasto calmo come sempre. Si è dimostrato disponibile e volenteroso senza tuttavia esibire un entusiasmo eccessivo. Il suo tono è stato il solito, lo stesso che usa quando devono fissare gli incontri per le lezioni.

Il giorno dopo alle 14:00 Luana è in bagno, irrequieta e ansiosa. Piccole scariche di adrenalina le corrono sul corpo impedendole di stare ferma. Le gambe continuano a oscillare nervosamente. Indossa la sua tuta preferita e forse anche il fatto di doversi mostrare per la prima volta al suo studente con un abbigliamento così informale la fa sentire a disagio. A pranzo si è concessa due bicchieri di vino per provare a sciogliere un po’ la tensione, proprio come faceva da giovane, prima di affrontare gli esami dell’università. Due bicchieri è la misura perfetta, si diceva sempre, col terzo si diventa irrimediabilmente sceme.
Posiziona il telefonino, con il primo piano del viso di quella modella, sulla piccola mensola vicino allo specchio e aprendo la sua trousse prova a imitarne il trucco. Per prima cosa raccoglie i suoi folti capelli e li tira su, chiudendoli in uno chignon molto alto che le scopre maliziosamente il collo.
Alcune ciocche spuntano dall’intreccio, quasi a darle un’aria sbarazzina.
I minuti passano e il volto di Luana inizia a illuminarsi. Le linee del viso si fanno più delicate, le sopracciglia leggermente marcate. Dopo ogni passaggio di pennello si guarda allo specchio e fa delle smorfie, per vedere come le sta il trucco. La matita nera le sottolinea lo sguardo, rendendolo più profondo, sbuffi leggeri di blush le ammorbidiscono le guance morbide e il rossetto, sapientemente dosato sulle labbra carnose, chiuse in un bacio rivolto allo specchio. Una magia che ogni donna conosce bene, disegnare con cura il proprio viso per accenderlo e diventare irresistibile.
Quando è soddisfatta del risultato passa al corpo. Ha già provveduto a depilarsi e a dipingere le sue unghie con uno smalto nero e lucido, una tonalità molto più aggressiva di quelli che usa di solito. Toglie la tuta, prende un flacone di olio alle mandorle e inizia a spalmarselo addosso, accarezzando ogni centimetro di quella pelle di seta. Se ci fosse qualcuno in quel piccolo bagno, avrebbe davanti agli occhi uno degli spettacoli più sensuali che si possano anche solo immaginare. Illuminata dai raggi di un sole indiscreto che filtrano dalla finestra se ne sta una donna, alta e formosa come una dea, che si unge il corpo seminudo profumandolo d’oriente. Una gatta, che si lucida il manto e si trasforma in una pantera, Luana è pronta.

Il citofono suona, lei ha appena rimesso la tuta, si dirige alla porta e quando apre ha l’impressione di trovarsi davanti a un trasloco in corso. Borse e borsette, grandi fari montati su altissimi pali telescopici, uno stendiabiti con dei vestiti appesi e tanti altri oggetti di cui non conosce nemmeno l’utilizzo. In mezzo a tutta questa attrezzatura c’è il suo giovane studente, che non si sa neanche come abbia fatto a portare tutte queste cose da solo.
«Ciao Giorgio, quanta roba! – lo accoglie lei – Entra pure».
Giorgio entra in quella casa che ormai conosce da più di un mese, inizia a portare dentro tutte le sue cose e le posiziona in salotto. Luana lo osserva con estrema curiosità, come stesse spiando un pittore che prepara la tela e i pennelli. Nonostante avverta ancora un filo di tensione si lascia contagiare dall’apparente sicurezza del suo novello fotografo, sente che, solo affidandosi alla sua competenza, riuscirà a vincere le sue stupide paure.
«Ecco il vestito – dice Giorgio porgendole una gruccia a cui è appeso un lungo abito nero – e qui ci sono anche gli accessori». Luana lo guarda divertita, «Ma dove hai preso tutta questa roba?».
«Incantesimo» risponde lui mentre apre le borse.
«Adesso fai anche le magie?»
«No dottoressa, “Incantesimo” è il negozio che noleggia costumi di scena giù in centro».
Luana si morde la lingua pensando di aver appena fatto una figuraccia. Poi si dice che il suo studente ha dimostrato ancora una volta di non sapersi sciogliere nemmeno di fronte a una piccola gaffe come quella. E soprattutto, cosa che un pochino la infastidisce, non ha sottolineato in nessun modo il lavoro di trucco con cui lei ha illuminato il proprio viso.
«Beh.. io vado a prepararmi allora».
«Faccia pure con comodo, io ho molto da fare qui» risponde il suo studente senza praticamente guardarla.

Il vestito è bellissimo. Una copia quasi esatta di quello della foto e anche la taglia è perfetta, sembra fatto su misura per lei. I lunghi guanti neri poi, sono davvero eleganti e di ottima fattura.
A completare il costume di scena c’è una piccola scatola rossa che contiene gli orecchini e il lunghissimo filo di perle che avvolgerà il collo di Luana in un infinita serie di giri.
Mentre lascia scorrere la collana fra le dita Luana sente una musica arrivare dall’altra stanza «Sei tu che hai messo questa musica?» chiede a Giorgio urlando dal bagno. Il volume è così alto che lui non può sentirla. Luana indossa i suoi gioielli e si ritrova a ondeggiare leggiadra su quelle note allegre e spensierate, la musica ideale.
Quando la padrona di casa esce dal bagno fa fatica a riconoscere il proprio salotto. La libreria è scomparsa dietro a un grande telo bianco che fa da sfondo, al centro del set è posizionato un piccolo panchetto di legno in cui Luana identifica subito il piedistallo della foto. Giorgio armeggia con un computer portatile modificando l’illuminazione dei grandi fari posti di fronte al telo. Ogni volta che tocca un tasto la luce cambia, virando gradualmente dal rosso al giallo, finché non raggiunge la tonalità giusta, un colore caldo molto simile all’originale.
«Che bello!» esclama Luana alle sue spalle.
«Ho modificato un po’ la gradazione del colore.. deve riprendere l’incarnato della sua pelle».
Giorgio si volta, vede la sua insegnante e per un attimo si blocca. Rimane a squadrarla con un’espressione insolita che trasmette a Luana ancora più agitazione. «Tutto bene?» gli chiede lei non sapendo bene cosa pensare. «Dottoressa mi scusi se glielo chiedo ma.. ha indossato un reggiseno per caso?».
«Beh.. sì.. certo.. è un modello a fascia, senza spalline» risponde Luana stupendosi dello spirito di osservazione del ragazzo.
«Nelle foto originali il reggiseno non c’è e questo permette al seno di mantenere la propria linea naturale, senza nessun sostegno».
Luana è a bocca aperta. La prima cosa che la colpisce è il tono leggermente stizzito di Giorgio, come la stesse rimproverando di un errore davvero sciocco. La seconda sorpresa è sentirlo rivolgere per la prima volta un’attenzione al suo seno, intuendo in un secondo la presenza del reggiseno.
«Forse hai ragione – dice lei, un po’ imbarazzata – vado a toglierlo».
Avrebbe potuto dire tante altre cose. Avrebbe potuto insistere e dirgli che la foto sarebbe stata bella anche così, con un dettaglio davvero insignificante. Ma sarà forse per il tono usato dal ragazzo o per il modo in cui l’ha guardata, un paio di minuti dopo Luana rientra in salotto col seno coperto solo dalla stoffa leggera del vestito.
«Adesso va bene, vada pure a posizionarsi, vicino al piedistallo le ho preparato la bottiglia di spumante».
«Giorgio scusami ma.. come faremo a riprodurre la fontanella che ricade nel bicchiere?».
Un’altra domanda che appare inopportuna, almeno per il nostro esperto «con Photoshop sarà un gioco da ragazzi, non si preoccupi».
Il giovane fotografo continua così a tenerla appesa a un filo, pronunciando le frasi con una calma gelida che, se da una parte continua a dimostrarle tutto il rispetto che ha per lei, dall’altra sottolinea continuamente il fatto che l’esperto in questo campo è lui.
Luana solleva appena il vestito e sta per issarsi sul piedistallo quando sente una mano che afferra la sua per aiutarla a salire.
Non si erano mai toccati così. Dopo la prima formale stretta di mano forse non si erano neanche più sfiorati.
«Grazie..» gli dice un po’ incerta l’insegnante.
Giorgio le porge il bicchiere e lo riempie di spumante fino all’orlo «Beva – gli dice accennando un tiepido sorriso – vedrà che la aiuterà a lasciarsi andare».
Lei vorrebbe tanto dirgli che ha già chiesto aiuto al vino meno di due ore fa ma d’improvviso trova inopportuno confessare il suo piccolo segreto. Non riesce a smettere di essere nervosa e pensa che un altro bicchiere sarebbe l’ideale. Quella stupida regola appartiene a un’altra epoca, si dice, non sono più una ragazzina. E beve.
Giorgio alza il volume di quella musica francese, Luana fa un lungo respiro e le sembra di decollare. Lui inizia a darle indicazioni senza sosta «Sorrida», «Più morbide le braccia», «Abbassi leggermente la bottiglia», «La schiena inarcata, non faccia cadere il bicch…» e il bicchiere, puntualmente cade.
Senza rompersi per fortuna.
Luana sembra mortificata «Scusami Giorgio, sono solo un po’ nervosa».
Lui si avvicina, raccoglie il bicchiere da terra e si sforza di parlarle con estrema gentilezza. «Dottoressa, si calmi.. vuole bere ancora?».
«No – risponde lei prendendogli il bicchiere dalle mani – riproviamo.. proverò a concentrarmi di più, promesso».
«Pensi solo a lasciarsi andare.. lasci fluire tutta la sua femminilità».
La mia femminilità, pensa Luana, lasciar fluire/Fluire/La mia/Femminilità.
«Ripartiamo!» ordina il fotografo.
Una mitragliata incessante di flash. «Brava, così.. – le frasi continue, mirate a correggere la posa – ..più alta la testa dottoressa.. – le intenzioni – ..elegante, non dimentichi di essere elegante.. – la musica che accompagna il tutto e quel bicchiere colmo di spumante che inizia a farle girare la testa – ..si lasci andare, bravissima!» Ogni volta che si sente dire “brava” prova un piacere inaspettato che le avvampa le gote, i complimenti le danno la voglia e la forza di continuare, finché lui dice che può bastare. Basta così/Lui ha detto/Basta/Adesso Basta.
Giorgio si siede alla scrivania e collega la reflex al computer per controllare il risultato del suo lavoro. Luana scende a fatica dal suo piedistallo e si mette dietro di lui, in piedi, spiando le magie tecniche di quel piccolo genio. Sullo schermo ci sono una cinquantina di immagini, Giorgio è velocissimo, ne apre una, prova a fare delle piccole modifiche, poi la scarta, scuotendo appena la testa e la elimina. Solo dopo molti tentativi sembra aver trovato uno scatto di suo gradimento, lo guarda attentamente, muove il mouse e la foto si trasforma, appare più luminosa. Poi sembra aprire un altro programma, inizia ad aggiungere artificialmente la fontanella di spumante che caratterizza l’immagine.
Luana segue tutto senza avere la più pallida idea di cosa stia facendo, è incredibilmente attratta dalla sua abilità e dalla sua sicurezza, finché Giorgio si ferma ed esclama con soddisfazione: «Ci siamo».
La sua modella si avvicina allo schermo del portatile e quello che vede la impressiona. È lei eppure non si riconosce. L’uso sapiente delle luci ha trasformato il suo salotto in un ambiente irreale e indefinito, tutto sembra essere scomparso tranne lei, che riempie la scena ed è semplicemente meravigliosa. Anche lo spumante che esplode come una fontana è assolutamente credibile, sarebbe impossibile per chiunque riconoscere il trucco con cui è stato aggiunto.
Luana avverte una gioia quasi incontenibile, si guarda e si trova bellissima, come se qualcuno avesse provveduto a togliere la maschera di serietà che si porta addosso da sempre. Una donna esplosiva e sorridente nel pieno di tutto il suo fascino.
«Tu.. sei.. un genio». Riesce a dire solo questo anche se, in realtà, vorrebbe mettersi a saltare come una ragazzina.
«Anche lei è molto.. adatta». Un complimento finalmente, o qualcosa che ci si avvicina parecchio. Luana è euforica, per la foto o per il complimento forse, si guarda attorno e vede la bottiglia di spumante. Un goccio solo/Un goccio/La mia femminilità/Brava/E bellissima. La afferra decisa e propone al suo fotografo un brindisi «Ai piccoli geni e alle modelle.. adatte» esclama ridendo, poi gli versa lo spumante nel bicchiere e, non avendone un altro a disposizione, si attacca alla bottiglia per bere un’abbondante sorsata di alcol dorato.
Giorgio ne beve giusto un sorso e poi riprendendo la macchina fotografica in mano dice con la sua solita calma «Adesso passiamo alle altre».
Poi si alza in piedi e allestisce nuovamente il set.
Le altre?/In che senso “Le altre”?
«Ho fatto un po’ di indagini. La modella si chiama Kim Kardashian, è americana, le foto fanno parte di un servizio fotografico realizzato per una rivista newyorkese che si chiama “Paper” – dice Giorgio, sorprendendo la sua insegnante – tra l’altro l’autore degli scatti è il celebre Jean Paul Goude, non capisco come abbia potuto non riconoscerne lo stile».
Luana ha la bocca aperta come una bambola, per la testa le girano tutti quei nomi stranieri che non conosce e non capisce, cos’è di preciso che dobbiamo fare?
«Sarebbe un vero peccato sprecare tutta questa preparazione per una singola fotografia».
Sarebbe un peccato. Lui dice.
Le altre. Giorgio ha visto le altre immagini. “Quelle” immagini?
Quelle in cui la modella mostra il suo splendido corpo nudo all’obiettivo?
«Io non..».
«Dottoressa, se non se la sente ovviamente ci fermiamo».
“Non avevi detto che volevi essere come me?” Questa voce è di quella Kim Kardashian, la modella, che si rivolge a Luana con occhi di sfida.
«È che..».
“Non ti piace essere bellissima? Bellissima come me?”.
«Avrei bisogno di..».
“Te la stai facendo sotto, per caso?”.
«Dovrei andare in bagno!» dice l’insegnante alzandosi di scatto e scappando dal salotto.
Luana torna a rifugiarsi di nuovo in bagno, la sua testa è un disco volante. Non è ubriaca. Non si sente ubriaca. Si sente solo leggera. Come fosse immersa in una nuvola frizzante. Tutti quei flash ancora negli occhi. Le altre. Le altre fotografie. Lei le ha cancellate dal suo telefonino ma se le ricorda. Eccome se se le ricorda. Il suo giovane allievo le ha appena chiesto di spogliarsi davanti ai suoi occhi. Di spogliarsi, nuda. E lo ha fatto con la voce più tranquilla del mondo. La stessa voce che usa quando gli chiede consigli per l’esame.
Luana ripensa alla prima foto sullo schermo del pc. Il vestito nero. I guanti. Le perle intorno al collo, lo spumante. Già. Lo spumante. Io. Sono bellissima. Questo è quello che le passa per la testa. Si guarda allo specchio e ripete con un filo di voce «Tu.. sei.. bellissima».
Sì, è davvero bellissima ma c’è ancora qualcosa da sistemare, qualcosa che il suo fotografo non tollererebbe.
Si alza la gonna e con le mani va ad afferrare il piccolo slip di cotone che ha messo sotto il vestito. Lo lascia scivolare fra le gambe nude. Lo sfila. Lo fa roteare sull’indice teso della mano destra. Ogni pensiero adesso evapora, come bollicine in quella nuvola leggera. Le mutandine volano, raggiungendo il cesto dei panni sporchi. Brava, dice Kim Kardashian. «Grazie» risponde Luana.
Poi riappare in salotto.
Raggiunge il centro del set.
Va bene.
Facciamolo.

«Si metta di profilo.. sì.. così va bene».
Luana conosce benissimo la posa. Ma non può dirlo a Giorgio.
«Va bene così?».
«Sì.. adesso abbassi il vestito».
Le dita di Luana raggiungono la lampo che si arrampica lungo la sua schiena e iniziano a farla scorrere, aprendola, lentamente. Squarcio nero che svela la sua schiena nuda. Che niente è più bello della schiena tesa di una donna. Ci muoiono i poeti nel respiro di quella vertigine che parte dal collo e scivola giù, a perdersi fra le natiche senza più ritrovarsi.
Quella che sente è un emozione nuova, che non conosce, le gambe le tremano appena, il respiro si fa sincopato. L’imbarazzo che brucia nella pancia e si mescola al piacere di farsi ammirare. Insieme a quella zip cadono anche antiche difese, issate da anni.
Luana è di profilo. Afferra i lembi del vestito proprio sopra ai seni.
Un ultimo sguardo verso Giorgio, già pronto a immortalare la sua insegnante.
È solo una foto, pensa.
Poi lo abbassa.
La sua pelle si accende, illuminata dai riflettori, il profilo del seno adesso appare, completamente libero, una curva perfettamente rotonda, disegnata da qualche artista ormai cieco, morbidamente adagiata a quel corpo lucido e conturbante. La naturale seduzione di una crisalide che fende il guscio e si mostra in tutto il suo splendore.
Più giù, ancora più giù.
Fino a scoprire i glutei pieni, sodi come quelli di una statua. Luana pensa a quella dannata fotografia e prova a imitarla col proprio corpo.
Il risultato è irresistibile.
«Basta così – dice improvvisamente Giorgio – l’immagine è questa. Ora mi guardi.. sorrida.. si concentri sul suo uomo.. lo faccia per i suoi occhi».
Bruto. Pensa a Bruto adesso. Chissà cosa direbbe se la vedesse. Adesso.
Inizia una nuova scarica di flash accompagnati dalle solite indicazioni del fotografo. L’unico pensiero che passa per la testa di Luana è obbedirgli, lasciarsi plasmare dalle sue parole, per il suo occhio fotografico.
Da quanto tempo non ti sentivi così, Lù?
«Adesso la terza. Se la ricorda? Si volti verso il telo.. tenga il vestito fra le mani.. sì.. così.. bravissima».
Ti sei mai sentita così, Lù?
Il sedere giunonico dell’insegnante ora riempie la scena. I glutei rotondi, unti, lucidi, dischiusi da un solco scuro, intimo, proibito. È come averceli dentro gli occhi quei globi di carne, sempre più grandi, quasi ipnotici. Giorgio continua a scattare senza tregua.
Luana avverte qualcosa. Qualcosa di strano. Qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.
Mi stai guardando il culo per caso?
Guarda fissa dentro l’obiettivo cercando il suo sguardo. Ti piace, il mio culo?
C’è ancora musica in quella stanza? O è solo nella sua testa? Due bicchieri è la misura perfetta, col terzo si diventa irrimediabilmente sceme, ti piace il culo della tua dottoressa?
«Sì – continua a dire lui – la posizione va bene ma non dimentichi di sorridere per favore.. gli occhi.. immagini di guardare il suo uomo dritto negli occhi».
La luce brilla sul fondoschiena prosperoso cosparso di olio profumato. Luana esegue tutto senza prendere mai fiato. Sorride, proprio come lui sta ordinando, si sforza di spingere il sedere ancora più in fuori, esattamente come lui desidera.
«Bene così, non perdiamo il ritmo, adesso è il momento della quarta posa, si tolga i guanti.. sì.. ora si volti verso di me.. lentamente».
Len-ta-men-te.
Gli uomini che hanno visto il corpo nudo di Luana si possono contare sulle dita di una mano. Uno di loro, fra l’altro, era un medico. Ma ognuno dei maschi che ha conosciuto ha desiderato in cuor suo di poterne ammirare le grazie totalmente esposte. Ognuno.
Molti hanno fantasticato, provato a immaginarla in fantasie oscene. Spesso si sono masturbati pensando a lei.
Al giovane Giorgio Bocci sta per capitare qualcosa per cui molti avrebbero pagato. Chissà se lo sa. Chissà se è consapevole dell’incredibile occasione che gli è capitata.
Forse sì, perché adesso, improvvisamente, tace.
La sua insegnante si volta, lentamente, e si lascia ammirare in tutta la sua accecante femminilità.
Il seno prorompente gli sboccia praticamente davanti agli occhi. Due mammelle sode e armoniose, perfezione geometrica della natura che gli punta contro due capezzoli scuri e decisamente turgidi. Discesa vorticosa sul ventre teso e delicato che invita lo sguardo ancora più giù, a perdersi fra le dune di un deserto di carne che scivola verso l’oasi della vagina depilata e completamente esposta agli occhi di un giovane studente universitario.
Una nuova versione del più celebre dipinto del Botticelli, rinvigorita da un erotismo carnale e spietato, fiore di donna fra petali di seta nera.
Chissà se lo sa. Come può non sapere, come può non apprezzare un tale inno alla sensualità.
Giorgio alza la macchina fotografica e dalla serratura dell’obiettivo la spia, illuminandola coi flash.
Scatta e non dice niente. La ingoia con gli occhi e immortala per sempre quel miracolo della natura.
Lei apre la bocca imitando la posa maliziosa di Kim Kardashian. Gli occhi le brillano, come pezzi di cielo stellato. Si sente viva. Si sente, felice.
«Basta così – dice lui a un certo punto – direi.. che.. è tutto».
Due cuori che pompano all’unisono, stremati da emozioni diverse.
Luana rimane ferma a guardarlo, senza coprirsi, come volesse essere ammirata ancora. «Abbiamo finito?» chiede al suo fortunato fotografo.
«Sì.. abbiamo materiale a sufficienza, adesso devo selezionare le immagini migliori».
Giorgio recupera tutta la sua professionalità, si siede al computer e inizia a darsi da fare coi suoi trucchetti informarci. Luana, rimasta improvvisamente senza pubblico, tira su il sipario del suo vestito nero e esce a passo svelto dal salotto «Ti lascio lavorare tranquillo, io ho bisogno di una doccia».

Adesso è di nuovo in bagno. Lascia cadere l’abito di scena e si avvicina, completamente nuda, allo specchio. Torna a guardarsi dritta negli occhi. E scoppia a ridere. Con la mano prova a soffocare le risate per non farsi sentire da Giorgio. Ride come una bambina. Una bambina che ha appena scoperto il sapore dolce della marmellata rubata di nascosto.
Apre la doccia con un euforia elettrica addosso, mai avrebbe immaginato di trovare il coraggio per fare una cosa simile. Quella musica romantica le risuona ancora nelle orecchie e si ritrova a volteggiare nuda nel bagno con gli occhi chiusi. Ne vuole ancora!
Indossa il suo accappatoio e si dirige in salotto per chiedere a Giorgio di rimettere su quel disco.
Apre la porta e lo vede di spalle, assorto nel suo lavoro al computer. Chissà cosa sta guardando, chissà se le foto sono già pronte. Si avvicina piano, sulle punte dei piedi nudi. Un cavo, o un tubo, qualcosa abbandonato lì per terra su cui inciampa e fa cadere uno dei fari con un gran fracasso.
Giorgio si alza di colpo e si volta, Luana lo guarda.
Vorrebbe scusarsi ma non gli escono le parole, rimane come paralizzata. Il suo giovane studente ha occhi che non sono più i suoi, tizzoni di brace ardenti che bruciano sul viso quasi trasfigurato, paonazzo e affannato. Le fa improvvisamente paura.
La macchina fotografica ancora appesa al collo e più giù, il pene eretto di Giorgio saltato fuori dai pantaloni sbottonati. Sullo schermo del computer campeggia un primissimo piano del fondoschiena della sua insegnante.
Silenzio.
Il cervello di Luana si annebbia e riesce a elaborare solo due semplici informazioni.
La prima inequivocabile verità è che Giorgio si stava toccando e lo stava facendo guardandole il culo.
La seconda, decisamente sorprendente, è che dal corpo minuto di Giorgio spunta un arnese inspiegabilmente notevole. Sarà forse per i riflettori che lo illuminano dal basso e lo rendono minaccioso ma quell’essere gracilino le appare dotato di un pisello poderoso, che svetta umido e luccicante.
Un riflesso rapido di memoria le sussurra all’orecchio quel buffo soprannome che l’aveva fatta tanto ridere.
I piedi di Luana si muovono lentamente all’indietro, verso la porta del salotto da cui vuole fuggire il più presto possibile, senza dire niente si volta e si dirige verso l’uscita.
Sta per afferrare la maniglia quando si sente spingere da dietro e finisce schiacciata contro il legno della porta.
Ora lui le è addosso, improvvisamente colto da un raptus animale e feroce, «Giorgio.. che fai?» gli dice Luana con un filo di voce, lui afferra con le mani l’accappatoio provando a strapparglielo di dosso, Luana non sembra avere forza per opporre resistenza, la sua voce è sempre più languida «Che fai? – sempre più flebile – Giorgio.. che fai?», le mani ceche artigliano la collana, il filo si spezza ed esplode.
Piovono perle.
Schizzano in ogni direzione e si infrangono sul pavimento, proprio accanto ai suoi piedi nudi.
Tic.
Toc.
Quando l’accappatoio cade a terra lui si avventa sul corpo nudo della sua preda. Preme la bocca, annaspando, contro quel deserto di schiena tesa, respiro di mandorle, profumo d’oriente.
Le mani addosso, le mani di Giorgio. A prendersi tutto, la pelle, i fianchi, i seni.
Le mani piene della sua carne. La stringe. Forte. Che fai Giorgio?
La stringe e preme la sua erezione fra le cosce dischiuse della sua insegnante. No, decisamente non si erano mai toccati così.
Il pene ha un fremito, inizia a bagnarsi, a scivolare accarezzando il sesso di Luana, «Che fai? – qualcosa incredibilmente gli cola sul cazzo – che fai.. – qualcosa che non appartiene a lui – che..». Giorgio le posa una mano sul collo, la stringe, si avvicina e le sussurra all’orecchio:
«Faccio quello che ho sempre sognato di fare..».
Faccio quello che ho sempre sognato di fare.
«..ti scopo!».
Ti scopo.
Spinge il bacino e con un colpo secco penetra la fica fradicia della Dottoressa Luana Corti.

[continua]

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Tu me fais tourner la tête

Capitolo terzo: L’origine del mondo

«Quanto ti manca???»
Esclama lui guardando spazientito le lancette che si inseguono sull’orologio che tiene allacciato al polsino e non riesce a capacitarsi di come ogni volta le occorra tutto questo tempo.
Nonostante i cinque anni di convivenza ci sono degli enigmi femminili che ancora non riesce a risolvere.
«Ho quasi fatto» risponde una voce dal bagno e lui sa bene che la durata di quel “quasi” &egrave un altro mistero indecifrabile.
Lui si chiama Vincenzo e ovviamente &egrave già pronto da un pezzo.
Quando la sente aprire l’acqua della doccia impreca fra i denti e si arrende a una nuova lunghissima attesa.
Tempo da riempire, tempo da abitare, si siede alla scrivania e inizia a dondolare pigramente le gambe, la posa sgraziata, da maschio. Si gratta la barba e senza pensarci troppo accende il computer. Gonfia le guance e inizia a fare delle piccole pernacchie con le labbra serrate, sembra un bambinone.
Apre Youtube e il sito gli suggerisce alcuni brani che non conosce, musica francese, “robaccia” sentenzia lui che seleziona subito uno degli ultimi successi della disco dance, ora sì che ci siamo.
Dalle piccole casse del pc risuona un frastuono insopportabile da cui il bambinone si lascia trasportare seguendo il tempo con un movimento della testa che sembra quello di un piccione.
Apre la sua casella di posta elettronica e l’unica cosa interessante che ci trova &egrave la formazione del fantacalcio del suo avversario che legge ghignando, estrae una sigaretta dal pacchetto e, lanciando un’occhiata furtiva verso il bagno, decide che può concedersi di fumarla in casa.
Sul desktop campeggia una grande foto in cui &egrave con la sua ragazza, entrambi molto eleganti per il matrimonio di un’amica. Guarda quello sfondo e si sofferma sulla mise sensuale della sua fidanzata, un vestito nero fasciante, cosparso di fiori bianchi, abbinato a un paio di tacchi a spillo, rossi. Quel giorno era talmente irresistibile che a un certo punto lui le ha sussurrato all’orecchio qualcosa come “ho una gran voglia di scopare.. andiamo al cesso?”. La reazione stizzita e poco sorprendente della sua donna fu una cosa tipo “smettila di fare il deficiente!”.
Lei, la donna che si sta facendo la doccia, &egrave fatta così, una bomba sexy con la testa di una suora.
Nella foto lui stringe nella mano un calice di vino bianco, lei un banalissimo bicchiere d’acqua. Sempre attenta a non lasciarsi andare, figurarsi.
Vincenzo ride e soffia una nuvola biancastra verso la finestra spalancata.
Fra le cartelle ordinate del computer ci sono quelle con le foto delle loro vacanze, che lei gli ha fatto rivedere almeno mille volte sperando di spremergli un po’ di romanticismo. Ma non &egrave tipo per smancerie del genere lui, alza il volume della musica e continua a cliccare svogliatamente le icone sullo schermo.
“Documenti” &egrave la cartella che contiene tutte le cartacce relative alla gestione burocratica della casa, argomento da cui lui si &egrave sempre tenuto a debita distanza. Dopo averci cliccato sopra Vincenzo si rende conto di quanto &egrave maniacale la sua fidanzata, trova infatti un elenco di sottocartelle dai nomi inequivocabili: “Amministratore”, “Bollette”,“Contratto”, “Lavori bagno”, “Spese” e così via, seguendo uno schema mentale pulito e organizzato che solo lei può dominare.
Un nuovo sguardo verso il bagno, la doccia continua a sfrigolare, la sua donna sta addirittura canticchiando, ci vorrà ancora molto prima che esca.
Doppio clic sulla prima directory, in ordine rigorosamente cronologico compaiono tutte le lettere di convocazione per le riunioni di condominio, appuntamenti a cui lui non partecipa mai. Persino quella volta in cui lei proprio non poteva andare, per un impegno di lavoro, lui, si &egrave finto malato.
Vincenzo apre la seconda cartella che ne contiene a sua volta altre, ancora più piccole, ognuna evidentemente rinominata come l’anno di riferimento, lui sbuffa, sembra essersi smarrito in un noiosissimo labirinto senza uscita ma, c’&egrave del tempo da passare, tanto vale cliccare a caso sui vari file.
La sua bocca si apre in uno sbadiglio ortopanoramico mentre seleziona col mouse le fatture più recenti. Gli viene in mente una gag che ripropone praticamente da sempre: mette la mano aperta sul mouse e con il dito medio della mano inizia a “stuzzicare” la rotellina posizionata fra i tasti, poi alza gli occhi al cielo e inizia a gemere dicendo “ahhh ahhh.. mi sto toccando la topa”.
Va detto che questo numero di teatro fa ridere solo lui.
Vincenzo &egrave fatto così, che ci dobbiamo fare?
Sullo schermo compare la scansione dell’ultima bolletta elettrica, parole e numeri che non ha nessuna intenzione di interpretare per cui va subito a leggere l’importo totale. «Cazzo! – esclama a bassa voce – spendiamo così tanto?». La scoperta sembra averlo riscosso dal torpore e in uno slancio di mascolina responsabilità inizia a visualizzare tutte le vecchie bollette per fare una rapida e doverosa verifica dei costi. “Maledetti truffatori delle compagnie elettriche alzano i prezzi continuamente sulle spalle di noi povera gente”.
Sì, &egrave fatto così.
“Ecco.. l’anno scorso le bollette erano più basse ad esempio.. di poco.. ma comunque più basse!”, “E l’anno prima? Guarda qua.. decisamente inferiori..”, “E tre anni fa?”, “E.. e.. e questo cos’&egrave?”.
Nascosta fra i documenti dell’agosto di tre anni fa c’&egrave un’altra cartella denominata semplicemente GB.
“GB?”.
GB.
“Gran Bretagna?”.
Mmm.. non proprio.
“Ma noi non siamo mai stati in Gran Bretagna!”.
Appunto.
Vincenzo posiziona il cursore sulla piccola icona gialla e clicca due volte.
Davanti ai suoi occhi si apre un elenco di una dozzina file, tutti in formato jpeg.
Non sa e non capisce, no, ancora non può capire.
&egrave dopo aver visualizzato la prima immagine che sente una sorta di apnea nel cervello.
Stringe appena gli occhi, per mettere a fuoco quella fotografia misteriosa.
E questa?
La sua memoria torna immediatamente alle foto di quella modella prosperosa: “Ma questa &egrave la culona!!!” Lui e i suoi colleghi l’avevano ribattezzata così, trascorrendo intere giornate a parlarne in ufficio. Poi qualcuno inviò sul gruppo l’immagine di una bionda con le tette rifatte e gli occhiali da vista che si da da fare con la bocca a un uomo senza volto dando così il via a un nuovo, irresistibile, tormentone, quello della “Professoressa”. Cose del tipo “Te la ricordi la professoressa?”, “Ma chi? Quella brava in orale???”.
E giù a ridere.
Risate fra maschi.
Adesso però Vincenzo non ride, perché quella “culona” ha un’aria incredibilmente familiare.
Luana, la sua ragazza, la sua dolce e tenera fidanzata. Conciata esattamente come quella modella, la stessa posa, lo stesso vestito, i capelli, la collana ma.. che cazzo &egrave?
Calma.
Quando Vincenzo alza gli occhi al cielo vuol dire che sta pensando a qualcosa. I suoi neuroni si riuniscono e dopo averne discusso animatamente prendono una ferma decisione: &egrave una sorpresa! Una bella sorpresa che lei ha fatto proprio per lui. Poi ha un’illuminazione, controlla le proprietà dei file e scopre che sono stati realizzati circa due mesi fa. “E cosa aspettava a farmela vedere?”.
Si mette a indagare quell’immagine misteriosa accarezzandosi il mento. Il vestito &egrave praticamente lo stesso, la luce soprattutto, i colori, &egrave tutto perfetto. La stessa identica foto che lui e i suoi amici hanno apprezzato coi commenti più volgari. La bottiglia esplosa fra le mani, il liquido che ricade incredibilmente nel bicchiere “che mira!” pensa compiaciuto.
Dovrebbe chiudere tutto sì, lo sappiamo che dovrebbe chiudere e fare finta di niente, non &egrave carino rovinare così una “simile sorpresa” ma, Vincenzone.. &egrave fatto così.
La seconda immagine &egrave ancora più bella e seducente, lui la ricorda bene, si &egrave eccitato così tante volte nel guardarla sul suo telefonino e ora, vederla ricalcata sul corpo di Luana, lo manda davvero in estasi. Quello sguardo conturbante &egrave ciò che lo colpisce di più, un’espressione così sensuale che lui non ricorda di averle mai visto in volto. Ma &egrave sempre stata così bella? Quella tetta che posa di profilo, così lucida, cosa sarà? Una crema? E la luce poi, il fondale, dove caspita sarà andata a farsi fare queste fotografie?
Già, chi le ha fatte?
Una piccola crepa di sospetto si apre nei suoi pensieri, l’idea di non essere il solo ad aver visto quello spettacolo. Un nuovo sguardo fisso nel vuoto però sembra tranquillizzarlo.
Sarà un autoscatto sì, sicuramente.
Lei non avrebbe mai il coraggio di farsi vedere e fotografare così da qualcuno, ecco la terza immagine, cristo, che culoooooo!
Vincenzo fa un applauso verso lo schermo, ride e scalpita, la sua attesa ha preso una piega davvero interessante.
&egrave sorpreso? Sì, ovviamente lo &egrave, come potrebbe essere altrimenti? La verità &egrave che Vincenzo &egrave soprattutto allupato, non riesce a stare seduto sulla sedia e dentro ai suoi boxer di Braccio di ferro sente il principio solido di una promettente erezione. Quel culo portentoso sembra averlo ipnotizzato, così liscio, sodo, pieno, sembra una statua di marmo. La sua mano va a cercare fra le gambe la conferma di ciò che già sa: adesso &egrave definitivamente eccitato.
Con la quarta foto il rischio di infarto si fa concreto.
Il corpo nudo di Luana appare in tutto il suo accecante splendore, c’&egrave davvero da chiedersi dove abbia trovato il coraggio di fotografarsi così. Eppure sembra completamente a suo agio, una meravigliosa esibizionista, felice di farsi ammirare. Fra le cosce tornite si intravede addirittura la sua fica, completamente depilata. La stessa fica che, a rigor di logica lui dovrebbe conoscere bene! Eppure, inspiegabilmente, gira quella povera rotella per fare un grande zoom e si mette a fissare il sesso della sua donna. Vincenzo ulula e strizza con la mano il cavallo dei pantaloni, più si tocca e più si eccita. Che strana miscela di emozioni che gli scorre dentro. La Luana che conosce lui improvvisamente tramutata nella Luana che lui ha sempre desiderato.
Con gli occhi percorre la linea morbida della sua silhouette, curve rotonde che gli danno le vertigini, distese di carne in cui sembra perdersi, come fosse piccolissimo.
Quando apre la quinta foto però, qualcosa cambia.
Lui, questa posa, non l’ha mai vista.
La schiena nuda di Luana riempie quasi tutta la superficie dell’immagine, &egrave una foto diversa, più dinamica, non una posa ma un vero e proprio “attimo di vita”, rubato a qualcosa che non comprende. Ha ancora i capelli legati ma non ci sono più perle intorno al suo collo. Il viso, leggermente piegato sulla destra, sembra cercare l’obiettivo con lo sguardo e ha un’espressione quasi sofferente, scomposta e in qualche modo sorpresa. Vincenzo ha il cuore che batte forte, la mano sulla patta dei jeans che continua a muoversi frenetica, pruriti da ragazzino.
Lui non può saperlo ma basterebbe ingrandire la parte bassa della foto per accorgersi che fra i glutei sodi di Luana spunta un cilindro di carne che non può, assolutamente, appartenere a lei. Si vede poco, ma c’&egrave, ed &egrave quel corpo estraneo che la sta facendo impazzire così tanto.
La sesta &egrave una foto che richiama alla mente una delle icone più scandalose della storia dell’arte, realizzata da Gustave Courbet, un dipinto che estremizza il concetto di realismo oltrepassando qualsiasi limite del “nudo femminile” ma Vincenzo questo, ovviamente, non lo sa. Quello che vede lui &egrave solo un primissimo piano di una passera aperta e invitante, la qualità dell’immagine &egrave così alta che si percepisce chiaramente quanto &egrave bagnata ed eccitata la protagonista dello scatto. Sullo sfondo, leggermente sfocate, si intravedono due masse rotonde di carne coi capezzoli che puntano verso l’alto, ancora più su il volto di una donna che si copre pudicamente gli occhi con un braccio. &egrave un’immagine fortissima che gli da definitivamente alla testa, si avvicina allo schermo come volesse annusarla.
La foto successiva &egrave molto simile, il primo piano adesso &egrave decisamente più stretto, la vagina dischiusa &egrave annaffiata da una cascata schiumosa e scintillante, forse vino o spumante. Tempi di esposizione ridotti al minimo, gli schizzi d’alcol ripresi al dettaglio. Vincenzo ha improvvisamente la salivazione abbondante, muove la lingua assaporando l’idea di quel taglio di carne dolce e aromatizzato.
Ma che razza di fotografie si &egrave fatta? Che succede?
Chiude gli occhi.
Li stringe forte.
Respira.
Poi li riapre, sbattendo le palpebre più volte.
Forse &egrave il fumo che gli soffoca lo sguardo.
Forse.
Un’altra fotografia adesso, la sua Luana, il suo volto a tutto schermo, gli occhi chiusi e la bocca aperta, trasfigurata dal piacere. “Probabilmente si sta toccando”, pensa lui.
Vincenzo continua a stritolarsi il pisello con la mano, un movimento isterico e continuo, come avesse un tizzone di sigaretta che gli brucia nelle mutande.
Poi ancora, un altro file, un’altra sorpresa, inquadratura stretta sulle grandi tette della sua donna, strizzate dalle sue bellissime mani, sembrano ancora più grosse. Le unghie, insolitamente dipinte di nero, contrasto violento con la pelle rosata messo in risalto dall’illuminazione diretta. I capezzoli duri fra le dita, le areole increspate, invito goloso a farsi leccare, farsi succhiare.
Nel ritratto successivo il campo &egrave di nuovo largo, Luana ha un’espressione divertita e sorpresa, si stringe i seni mentre qualcuno le versa di nuovo addosso quel nettare dorato. Qualcuno.
Qualcuno chi?
La crepa si apre, piano.
Chiude gli occhi, apre gli occhi.
Guarda.
Non può non guardare.
Non vuole, non guardare.
Le ultime tre foto sembrano raccontare in successione lo stesso momento e quando vede la prima non può, più, avere dubbi. La sua ragazza, apparentemente in ginocchio in una stanza che lui riconosce essere il loro salotto, completamente nuda tiene salda un grosso cazzo con la mano e ride. Forse &egrave la prospettiva fotografica che lo inganna, una visione in soggettiva che lo illude, per un istante, di essere lui quell’uomo fortunato che si sta facendo masturbare l’uccello da quella dea sorridente. O forse &egrave il labirinto elettrico del cervello ad avere sentieri imprevedibili, totalmente sconosciuti fino all’istante in cui si accendono, lasciandoti secco. Vincenzo ha le convulsioni, stringe forte i denti e va in corto circuito, forse aveva già capito, forse non avrebbe mai voluto saperlo ma la cosa che lo stende definitivamente &egrave il fatto che lei, ride.
Chiude gli occhi.
Lei ride.
Nello schermo nero dei suoi pensieri da vita a quella foto. Piccoli fotogrammi in movimento, frustate di luce dritte nel cervello, voci e risate che squarciano il silenzio.
“Toccami il cazzo” dice lo sconosciuto nella sua testa.
Vincenzo riapre gli occhi, respira forte, gonfia le narici, come una bestia in gabbia.
Chiude gli occhi.
“Toccami il cazzo, dai..”
Apre gli occhi e li sbatte più volte, incredulo e disperato.
Chiude gli occhi.
“Toccami il cazzo dai, puttana!” e lei, ride.
La sente ridere con una gioia cristallina che lui non conosce, ride divertita e imbarazzata dal piacere che sta per dare a quell’uomo senza volto. &egrave tutto buio nella testa di Vincenzo, &egrave un blackout, &egrave incazzato da morire ma ciò che vede &egrave così bello che non riesce a fermare la mano.
Il suono di quella risata gli riecheggia nel cervello, lo tortura.
Apre gli occhi.
Con le dita improvvisamente troppo pesanti seleziona un nuovo file.
Ancora lei, ripresa di profilo stavolta, i grandi occhi scuri rivolti verso l’alto, a cercare lo sguardo dell’uomo invisibile. Le labbra morbide che si lasciano imboccare quel bastone di carne, come fosse la cosa più buona del mondo, la mano appena più in basso ad accarezzargli delicatamente i coglioni.
Un nuovo zoom in cui precipita il suo sguardo annebbiato. Dettagli, elenco infinito di dettagli da rubare a quella fotografia maledetta. La bocca aperta di Luana, le sue labbra, che sporcano di rossetto quel cazzo turgido, le labbra, le labbra che Vincenzo bacia ogni mattina, impegnate adesso in un dolcissimo e golosissimo pompino.
Le mani, le sue bellissime mani, i testicoli di quell’uomo raccolti dalle sue mani come fossero un tesoro, le mani della sua fidanzata, le tette nude che brillano imperlate di sudore, il collo teso che scivola lungo la schiena per perdersi, senza più ritrovarsi.
Ma cos’&egrave questa nuova assurda emozione?
La purezza immonda di quella immagine gli tortura lo stomaco.
Due energie divergenti, sparate a forte velocità.
Cos’&egrave questo strazio di assoluto piacere?
La perversione &egrave una scoperta, il piacere inaspettato che nasce dalla fusione chimica di elementi distanti e diversi fra loro: giusto e sbagliato, nausea e amore.
Come una bestemmia.
Quando vede l’ultima foto, il mondo finisce.
Neanche i siti porno che frequenta abitualmente offrono uno spettacolo simile.
Puttana, dice lui con la gola spezzata, puttana.
La puttana &egrave la donna con cui vive da cinque anni, quella donna che con lui non &egrave mai riuscita a lasciarsi andare e forse &egrave questa la cosa che davvero gli morde il cuore.
Luana ha la bocca spalancata e la lingua di fuori mentre una candida fontana le esplode addosso, parabola zampillante che attraversa adesso gli occhi aperti del suo fidanzato. Perle di sperma sul suo viso, sul collo, sui capelli.
I capelli pensa lui, “Bruto non toccarmi i capelli” e viene.
Viene dentro i pantaloni e si macchia tutto, continua a guardare quella foto e si sente morire, puttana, puttana, puttana..
Mentre quello sconosciuto la sporca di sperma lui la sporca con le parole, come mai ha osato fare.
La soluzione ai mille enigmi di una donna &egrave chiusa in una scatola segreta. Per alcuni impossibile da scassinare, anche dopo faticose e inutili sollecitazioni. Ad altri basta il soffio di uno sguardo.
La porta del bagno si apre e in uno strano flipper dimensionale Vincenzo vede apparire quella stessa donna che non la smette un attimo di canticchiare. Musica francese.
Lui sventola il palmo della mano per scacciare il fumo dalla stanza mentre lei entra, leggiadra, con il suo accappatoio bianco e i capelli nascosti da un asciugamano a mo’ di turbante che gli scopre il collo.
L’aria si riempie di un profumo vagamente esotico.
«Amore scusami, sono quasi pronta.. che fai?» gli chiede, di spalle, mentre apre l’armadio.
«Sto.. guardando una cosa.. una cosa su internet..» risponde lui provando a coprirsi i pantaloni macchiati.
«Un’altra delle tue modelle? – sorride Luana – almeno &egrave bella?».
Vincenzo la guarda con gli occhi lucidi e le risponde con un filo di voce:
«&egrave bellissima».

[fine]
Autore Pubblicato il: 1 Febbraio 2019Categorie: Racconti Erotici Etero, Racconti sull'Autoerotismo0 Commenti

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