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Un viaggio di circa otto ore in aereo. Quando vi salii a bordo mi sembrò comodo, avevo un posto accanto all’oblò. Stava completando il carico dei viaggiatori ed io non sapevo come far passare il tempo del viaggio. Le hostess si assicurarono che tutti avessero allacciato le cinture prima del decollo. Solo allora mi accorsi della mia vicina di posto. Era una donna matura, dal viso grosso ma non volgare, età indefinibile, e grossa di corporarura ed alta e diffondeva intorno a sé un profumo di bergamotto.
Quando fummo in quota la aiutai a sganciare la cintura.
– Sei un giovane molto gentile – mi disse – come ti chiami?
– Roberto, signora, ma gli amici mi chiamano Roby.
– Io sono Francesca, Cicci per gli amici, piacere di conoscerti e scusami il tu. Dovremo avere pazienza, il viaggio è lungo –disse.
– Troveremo il modo di passare il tempo.
– Giovane saggio. Che dice di te tua moglie?
– Veda signora, non ho né moglie, né fidanzata, né amanti, né concubine.
– Divertente, ma dammi anche del tu, mi piace. Hai fatto un voto di castità?
– Se fosse possibile, il voto lo farei al contrario. Ma vorrei precisare, non sono gay.
– Non avevo dubbi su questo. Ma cos’hai contro le donne?
– Deludono. A volte non sanno dare niente.
– Spiegami “niente”. Tu cosa vorresti?
– Almeno una donna che corrisponda al mio modo di..sentire.
– Viziosetto, allora, ma meglio così. Spero che poi mi racconterai le tue “delusioni”.
– Cicci, sarebbe un racconto osceno.
– Perciò te lo chiesto. Io amo le cose oscene. O sei inibito nel raccontarle?
– No, se sei tu che me lo chiedi.
Passarono le hostess portandoci caffè ed altre cose. Poi spensero le luci bianche ed accesero quelle violette, per dar modo ai viaggiatori di riposare.
– A me piace il buio – disse lei – dà un senso di complicità.
– Che complicità può esserci in un aereo affollato?
– Molta più di quanto tu puoi immaginare. E’ il tuo primo viaggio in aereo?
– E’ il mio primo viaggio così lungo.
– La bellezza del viaggio è l’avventura, l’incontro, il rapporto inaspettato.
Sentii la sua mano che mi carezzava la coscia. Lei mi sussurrò:
– Posso?
– Se vuoi…..
– Aiutami – disse – qui nessuno se ne accorge.
Mi aprii la cerniera della patta, lo misi fuori e sentii la sua mano, sensualissima che lo carezzava e lo stringeva.
– Sai che sei molto bello lì?
Mi masturbava in un modo singolare; lo aveva scappellato e passava il pollice sul glande, lentamente, girandovi sopra.
– Mai venuto così? – mi sussurrò
– Sei proprio brava, Cicci. Peccato non averti conosciuto a terra. Continua.
Continuò e dovetti reprimermi mentre venivo nella sua mano. Si asciugò con un tovagliolo di carta.
– Contento? – mi chiese
– Molto e molto grato. Non so come ricambiarti.
– Allora sei in debito. Non temere, troveremo il modo di farti sdebitare.
Andò in bagno, credo a lavarsi la mano e, quando tornò, presi la sua mano e gliela baciai.
– Tu sei il tipo che fa innamorare, Roby. Non so cosa darei per averti adesso.
– Che posso far per te?
– Io mi trattengo soltanto una settimana. Tu quando torni?
– Credo prima. Devo solo andare da un notaio, una eredità, firmare delle carte. Forse due giorni.
– Allora appena torno ti chiamo e non voglio scuse. Vediamo se anch’io ti deludo. Ti ho sentito venire ed ho sentito che volevi di più mentre venivi.
Riaccesero le luci, ci servirono cappuccino e dolcetti. Viaggiavamo incontro al sole e la notte era finita, lì era già giorno.
Ci scambiammo telefono ed indirizzo. Poi la salutai con baci sulle guance. La vidi in piedi, finalmente; aveva un corpo massiccio ma non grasso, almeno a giudicare dalle forme che mostravano i vestiti, bei coscioni e, un bel culetto. I seni li conoscevo, grossi e morbidi, glieli avevo toccati, ed anche i capezzoli che erano grossi e durissimi sotto la maglietta. Me lo disse, aveva 58 anni ed io solo 26.

Stavo al bar con gli amici, chiacchiere e caffè, e mi giunse un messaggino:
“ Sono tornata. Voglio vederti.”
Le riposi.
“Ti ho aspettata, ci tengo a vederti”- Risposi.
“Vieni da me, adesso. Perché aspettare?”

Abitava in un palazzo storico, molto importante. Cominciai a capire che tipo di persona era: molti soldi e nessuna felicità. Mi stava aspettando in una vestaglia molto leggera . Mi diede un bacio che era…violento, come se volesse succhiarmi la vita. Le tirai di dosso quella vestaglia e lei andò nella stanza da letto chiamandomi.
– No, non devi masturbarmi con le dita, voglio la lingua.
La misi sul letto, le divaricai le cosce. Quella fica depilata era davvero grande ed attraente. Si strizzava i capezzoli mentre le succhiavo il clito con forza, poi le succhiai le piccole labbra, la penetrai con indice e medio incrociati, con forza continuando a leccarle il clito, Venne come un’ossessa, sollevando il bacino, spingendosi con la fica sulla mia bocca.
– Adesso, fottimi adesso, sbattimi forte, fammi venire penetrata.
La misi a pecorina e la penetrai fino in fondo.
– Come è grosso – diceva – come lo sento. Tutto, dammelo tutto , e vienimi dentro, voglio che godi nel mio corpo. Dai Roby, sbattimi a troia.

Quando ci salutammo mi disse:
– Allora?
– Bello davvero. Mai stato così felice in un rapporto, finisce che mi innamoro.
– Ho moti anni più di te.
– Io non me ne sono accorto.
– Perché tu sei un uomo davvero. Chiamami.

– Vado a quella mostra. Voglio vederti, almeno da lontano.
– Perché, Cicci?
– Mi manchi, lo sai che mi manchi, razza di lussurioso? Bacio.
Una mostra di pittura della quale non capivo un accidenti. Venne con un impermeabile giallo ed insieme ad una amica, alta e magra che sembrava straniera.

– Claire, ti presento Roby, l’amico che ho conosciuto in aereo.
La donna sorrise, mi diede la mano in un modo sensuale e capii che era al corrente.
– Vieni a cena con noi, dopo, quindi pazienta e sentiti la conferenza.
Una tortura di noia, un conferenziere che le parole le diceva a rate biascicandole lentamente con un tono calante. Loro due stavano sedute avanti , io all’ultima fila e fu una fortuna essere in fondo perché potei sgaiattolare, andare alla bouvette (gratuita) a bere ed a fumare davanti ad una finestra. Rientrai appena in tempo, durante l’applauso finale. Uscendo mi misero in mezzo a loro due.
– Ma come fate a resistere a questa roba ? – chiesi
– Semplice, non ascoltiamo; perché tu hai provato ad ascoltare? Ma sei scemo?
Cicci teneva la mano sotto al mio braccio; lo palpava , lo stringeva, ed io capivo che la eccitava toccarmi. A tavola mi chiese:
– Ti piace Claire ?
– Si – risposi – in realtà non molto, ma non potevo essere scortese.
– Te la faresti?
– Cicci, ma….
– Dai, sinceramente: te la faresti?
– Si, certo.
– Visto? – disse Cicci – Ho vinto la scommessa.
– Che scommessa?
– Avevo scommesso con Claire che lei ti sarebbe piaciuta perché tu avverti la sensualità delle persone. Se ti piace non è solo perché vorresti fartela ma anche perché senti che anche lei vorrebbe farti.
– E’ vero, Claire? – le chiesi
– Si che è vero. Mi piaci…e poi ho sentito che fai meraviglie.
– Facciamo un dispetto a Cicci?

– Stasera, Roby. E’ sabato e tu domani non lavori. Da me, alle nove.
– Va bene , Cicci. Mi mandi un bacio?
– Roby, devi farla morire, devi farla venire come una vacca. Te lo chiedo io, ed ho le mie ragioni per chiedertelo. Lo farai per me?
– Cicci, per te farei qualunque cosa e tu lo sai. Ma non capisco la ragione.
– Non puoi capirla, poi te la dirò.
Mi ero procurato un Viagra, volevo godermela il più a lungo possibile e non avevo cenato.

Entrando baciai Cicci, e dopo quel bacio lei mi disse.
– Coraggio, bacia Claire, ti sta aspettando e mentre la baci – mi sussurò – toccala: ha una fica bellissima.
La baciai in bocca e sotto la mano sentii le sue grandi labbra, grosse e gonfie.
– Cicci, digli che voglio il cazzo, avanti diglielo.
– Lo voglio, nella fica, lo voglio.
Era magra ma non brutta. Aveva cosce magre, seni piccoli che non richiedevano alcun reggiseno, fianchi larghi. Stava in piedi davanti a mee, ormai nuda e Cicci disse:
– Mettiglielo tra le cosce, così le ecciti il clito, e baciala e toccala. E’ una troia, chiavala a troia. E’ vero che vuoi così, Claire?
– Adesso – disse – non resisto.
La chiavavo a pecorina, facendole entrare il cazzo nel corpo lentamente , ogni volta. Aveva la fica calda e bagnata e godeva a farselo fare. I suoi umori le colavano sulle cosce, era un lago e più la chiavavo più si bagnava, Cominciò a provare sintomi di orgasmo.
– Più forte – disse – fammelo più forte.
Allora decisi di venirle dentro.
– Claire, vuoi che ti venga dentro?
– Siii – disse lei – dentro di me , voglio sentirlo.
Ma venne lei per prima, mentre Cicci le tormentava i capezzoli e le mordeva i fianchi, Venne mugolando lamenti, spingendosi contro il cazzo e stringendo la fica e le cosce. Le venni mentre lei finiva di calmarsi, alla fine del suo primo orgasmo. Glielo spinsi fino in fondo, pressandola sull’utero. Lei rimase così, a sentire il mio sperma che le colava tra le cosce.
– Bravo ! – mi disse Cicci – erano anni che lei non veniva in questo modo, voglio dire col cazzo duro nel suo corpo. Piaciuta?
– Si, ma non eri tu.
– Tu sei mio, non scordartelo, anche se lei ti pagherebbe a peso d’oro per essere chiavata da te.
– Perché hai voluto farcelo fare?
– Per una scommessa. Lei non credeva che un uomo come te mi volesse. Ha perso, ha dovuto farsi chiavare e adesso soffrirà di nostalgia per te. Sei troppo innamorato di me per non perdonarmelo.
– E se volessi chiavala di nuovo, tu cosa diresti?
– Non posso trattenerti e non posso importi nulla. Io vorrei farlo tutti i giorni, mi tiene viva e vitale. IO posso darti molto più di quello che immagini. A te piace troppo farlo e solo una troia come me riesce ad accenderti, a darti l’amore come lo vuoi.
– Mandala via e restiamo io e te.
– Tu mi ami, lo capisco.
– Cicci, mi piace come mi fai venire, mi fai venire voglia appena ti vedo, mi è piaciuto come lo abbiamo fatto, sentire tutto il tuo peso sul mio corpo.
– Sei stato bravo. Mi hai tenuto il cazzo dentro mentre mi masturbavo il clito e mi strizzavi i capezzoli. Che bello, come sono venuta bene. A me piace molto a smorza candela, mi entra tutto. Sei un amore, Roby e… mi piace come mi mordi i capezzoli e quando me li tiri e me li strappi con forza. Tua hai capito che mi piace, il dolore mi eccita molto e mi viene voglia di chiedertene di più..
– Cicci, ti senti un po’ maso?
– Sei tu che me lo stai facendo scoprire. Ho goduto quando mi hai inculato solo con la tua saliva.
– Allora lo faremo? Ci stai?
– La mano dentro? Mi affascina. Si, la prossima volta lo facciamo, prometto. Voglio sentire la mia fica allargata fino allo spasimo. Hai una mano grossa, mi farai sentire dolore, ma è quello che voglio.

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Autore Pubblicato il: 30 Ottobre 2021Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

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