Leggi qui tutti i racconti erotici di: morotto

Ero seduta sul terrazzino privato della pensione, al mare.
Era un pomeriggio afoso ed ero uscita per godermi un po’ di fresco, visto che mia figlia dormiva.
Stavo sonnecchiando, quando mi giunsero delle voci dal piano di sotto. Non ci feci caso, ma data la particolare struttura dei terrazzi, i suoni erano amplificati, risultando molto chiari.
Erano voci giovanili.
Il mio cervello registrava le frasi senza particolare attenzione
– Allora, l’hai portato? –
– Si, eccolo qui –
– Fai vedere, accidenti, come sono belle! –
– A me piacciono più in carne –
– A questa si vede proprio tutto –
– Ma sono solo foto, potessi vederne una dal vero! –
– Magari! –
– Già! come quella che sta qui di sopra! –
– Sssst fai piano! –
– Stai tranquillo! parlo sottovoce –
– Ma ti piace? –
– A me moltissimo ! cosa darei per vederle almeno le tette! Ne ha due belle grandi! –
– E come fai a saperlo? –
– L’ho vista al mare, in costume, quasi quasi le venivano fuori!  e che fianchi!  e poi ha un gran culo! –
– Ma ti piace proprio! –
– Da matti!  potessi vederla una volta sola! me la sogno la notte! –
– Anche a me piace –
Mi ero svegliata ed ascoltavo a bocca aperta: parlavano di me!
Diventai rossa, poi mi misi ad origliare.
Le voci si erano fatte più basse ed udivo solo qualche parola.
– Forse… dici? Va bene, ci provo –
Mi alzai ma le voci si erano bruscamente interrotte.
Guardai dal parapetto: il terrazzo sottostante era vuoto.
Fra le altre mi era sembrato di sentire quella del figlio della padrona.
Quando m’incontrava non mi toglieva gli occhi di dosso, ma mai avrei creduto che pensasse quello che avevo sentito.
Soprattutto mi aveva meravigliata la frase finale,  ci provo,  chissà cosa voleva dire?
Mi rimisi sdraiata e mi addormentai.
Mi risvegliò bruscamente una porta che si chiudeva.
Andai a controllare: in camera non c’era nessuno. Pensai di avere sognato e stavo per ritornare sul terrazzo quando sentii bussare. 
Mi trovai davanti il figlio della padrona: un giovane, già ben sviluppato. Lui alzò lo sguardo ed io sentii un brivido per come mi guardava.
– Signora, posso entrare? – chiese timidamente.
Mi spostai e il giovane entrò; si vedeva che era nervoso
– Che cosa c’è – chiesi –
– Le manca qualcosa signora? – disse con voce incerta
– Perché me lo chiedi? –
– Il portafogli… – balbettò il giovane.
Mi voltai, presi la borsa, l’aprii e rovistai all’interno, poi impallidii: il portafogli, con tutti i soldi, era sparito!
Rovistai ancora: niente! Un pensiero improvviso: alzai lo sguardo verso il giovane. Vidi che diventava  rosso
– Cosa significa questo ? –
Lui respirò profondamente poi sbottò.
– Non si arrabbi signora! Il portafogli ce l’ho io! –
Lo guardai attonita.
– Tu? Ma… ma… –
– Ascolti signora – m’interruppe – il portafogli è al sicuro, ci sono tutti i soldi, non si preoccupi. Glielo ridarò, stia tranquilla, solo che io… voglio qualcosa in cambio… –
Lo fissai sbalordita: era tutto così assurdo.
– Vuoi qualcosa in cambio? –
– Sì – rispose –
– E cosa? –
Restò in silenzio, poi si decise.
– Voglio vederla… –
– Vuoi vedermi… – chiesi non avendo capito.
– Voglio vederle le tette… –
Rimasi allibita.
– Che cosa hai detto? –
Il giovane continuò.
– Se lei vuole riavere il portafogli mi fa vedere le sue tette –
Scattai in piedi.
– Adesso chiamo tua madre! –
– E’ inutile – rispose – negherò tutto. Lei farà una brutta figura perché dirò che mi ha, come si dice, adescato e non rivedrà più i suoi soldi –
Rimasi muta a guardarlo: ma che razza di giovane era quello?
– Si decida! – disse incoraggiato dalla mia esitazione – nel suo portafogli c’è un bel mucchio di soldi –
Rimanevo in silenzio guardandolo, mentre la mente cercava disperatamente una via d’uscita. Il giovane si avviò verso la porta.
– Come vuole signora, io vado… addio portafogli –
Mise la mano sulla maniglia.
– Aspetta! –
– Si voltò.
– Ha deciso? –
– Chi mi dice che me lo ridarai ? –
Il giovane sorrise: si sentiva vincitore.
– Adesso le riporto i documenti per cominciare… –
Uscì. Rimasta sola mi sentii cadere il mondo addosso.
Il giovane aveva ragione. Era la sua parola, contro la mia e certo sarebbe stato uno scandalo. Ne avrebbero forse parlato anche i giornali e chissà i miei genitori e mio marito cosa avrebbero detto. Ero in un vicolo cieco!
Bussarono alla porta.
Andai ad aprire. Il giovane entrò, con i documenti in mano e li depositò sul tavolo-
– Ecco i documenti per cominciare, lei è pronta? –
– Senti, smettiamola – dissi alzandomi – adesso mi ridai il portafogli con i soldi e tutto finisce qui… –
Il figlio della padrona si voltò.
– Smettiamola, lo dico io – disse freddamente – o lei fa quello che le chiedo, in fretta, oppure vado da mia madre a raccontarle che lei mi ha messo le mani addosso –
Rimasi senza fiato.
– Si decide ad aprire la camicetta o devo togliergliela io? – continuò.
Mi accasciai su una sedia.
Si trattava  solo di mostrare il seno… Era una cosa assurda ma non vedevo una diversa via d’uscita.
Mi slacciai la camicetta.
– Va bene così? –
– Anche il reggipetto – mormorò col viso paonazzo.
Misi le mani dietro la schiena e  lo slacciai: le mammelle, non più trattenuti, emersero in tutto il loro gonfiore. Lui mi fissava tutto eccitato, poi guardò verso la finestra.
Seguii il suo sguardo ma non c’era nessuno.
Mi rivoltai verso di lui, ma con una mossa fulminea, aveva estratto una piccola macchina fotografica col flash incorporato, aveva scattato una foto e si era precipitato fuori, prima che potessi fare qualsiasi movimento.
Mentre ero ancora confusa per quanto era avvenuto, sentii bussare nuovamente.
Mi chiusi alla meglio la camicetta e aprii.
Non c’era nessuno ma per terra vidi il portafogli.
Controllai: c’erano i soldi!
Perplessa richiusi la porta pensando a quello che era successo.
Il giovane mi aveva scattato la foto e poi era scappato.
Chissà, forse ora la stava mostrando ai suoi amici.
Era stato così rapido che mi aveva presa alla sprovvista. Che fare?
Decisi di aspettare per vedere cosa sarebbe successo. Il giorno dopo non si vide, e così neppure il giorno successivo.
Venne il sabato e arrivò mio marito da casa.
Pensai bene di non dirgli niente, sperando che la cosa fosse finita.
La domenica sera salutai mio marito che ripartiva per la città e rientrai in pensione. Il giovane sembrava sparito.
Cenai e mi ritirai in camera.
Stavo per andare a letto quando bussarono alla porta.
Andai ad aprire: era il figlio della padrona.
Mi porse una foto.
La guardai e sudai freddo: ero io con il petto scoperto!
– E’ venuta bene vero ? – disse entrando.
– Che cosa vuoi? – chiesi con voce strozzata –
– Le ho portato la foto signora – disse sorridendo – ora io ho il negativo. Cosa succede se lo consegno a suo marito? –
Mi sentii perduta: ero caduta in una trappola infernale!
Il giovane continuò.
–  Potrei ripensarci se… – e così dicendo allungò una mano e mi toccò un seno.
Stavo per dargli uno schiaffo, ma mi fermai a mezz’aria: ero in trappola!
Lo guardai.
– Ne hai abbastanza? –
Lui sorrise.
– Ti aspetto fra mezz’ora nella stanza 26 –
– Ma io ho una bambina! –
– Ti manderò mia sorella Anna. Ha sedici anni e ci sa fare con i bimbi. Poi conosce bene sua figlia. Acqua in bocca! arrivederci bella signora –
Il giovane uscì.
Chissà cosa aveva in mente?
Sapevo solo che dovevo obbedire: ora che lui aveva la foto non potevo più ribellarmi. Bussarono alla porta.
Entrò Anna.
– Mio fratello mi ha detto che devo badarle la bambina per un poco… –
– Sì grazie, non ci metterò molto – risposi – O almeno lo spero – pensai.
Davanti alla stanza 26 ebbi un ripensamento, poi, bussai.
Venne ad aprire il figlio della padrona.
Appena mi vide ebbe un sorriso di trionfo e mi fece un inchino-
– Prego signora si accomodi… –
Entrai e vidi che nella stanza c’erano altri due giovani della stessa età del primo.
Guardai interrogativamente il figlio della padrona e feci per uscire, ma lui si mise contro la porta con una copia della foto in mano.
–  Ah! Ricordati di questa… – poi mi aprì la porta.
Rimasi indecisa, poi mi sedetti.
Lui guardò gli altri due.
– Si comincia ragazzi! –
Poi verso di me.
– Ricordati la foto, bella signora. Per cominciare, togliti la camicetta –
Mi sfilai la camicia.
– Ora… slacciati il reggipetto… – continuò con uno sguardo avido.
Mi portai le mani sulla schiena e slacciai l’indumento: le due coppe del seno apparvero davanti agli occhi ingordi dei giovani.
– Accidenti! – disse uno – non l’avrei mai creduto! Guarda che bottoni! –
– Ora bella signora – continuò – ci lascerai fare … –
Così dicendo allungò una mano e prese un mio seno.
– Forza ragazzi – disse agli altri due.
Questi si avvicinarono e cominciarono a esplorare con la mano le mie mammelle, fermandosi sui capezzoli.
– Guarda che roba! – dicevano – si stanno indurendo! –
– Non credo ai miei occhi ! –
– Ragazzi, io sto già venendo! –
Io rimanevo ferma, rossa in viso per la vergogna, sperando che la cosa finisse in breve ma un pensiero angosciante stava prendendo posto nel mio cervello: fin dove si sarebbero spinti quei tre giovani affamati?
Una risposta mi arrivò subito: una mano era scesa e mi stava toccando fra le gambe
– Fermo! – disse il figlio della padrona – dai tempo al tempo. Prima di sopra poi… –
Mi sentii svenire: i tre volevano forse violentarmi?
Intanto continuarono a palparmi il seno e a mordicchiare i capezzoli.
– Non ce la faccio più! – disse uno – dai Marco! l’hai promesso! faccela vedere! –
– Va bene – rispose Marco, il figlio della padrona – ora bella signora ti togli la gonna – Rossa paonazza, mi slacciai la sottana che cadde a terra, e rimasi in mutande. I tre si avvicinarono fischiando.
– Accidenti quanta roba! ragazzi io svengo –
Marco intanto, aveva messo una mano vicino alle mie mutande, dove emergevano ciuffi di peli
– Ragazzi! io non resisto! dai abbassati le mutande! –
Cercai di resistere.
– Vi prego! lasciatemi andare! ho una figlia! –
Marco mi interruppe.
– Più la fai lunga e più tempo perdi! Dai! Avanti! togliti le mutande! anzi no, lo faccio io! – Così dicendo mi abbassò le mutande guardando avidamente il cespuglio che emergeva fra le gambe.
Si voltò verso gli amici.
– Allora chi vuole cominciare? Forza, Alberto, fammi vedere! –
Il giovane si fece avanti.
– Tu  disse rivolto a me – stenditi sul letto! –
Rimasi ferma ma lui mi storse il braccio e mi spinse sul letto.
Poi mi fu sopra, rosso in viso.
– Adesso, bella signora, apri le gambe! –
In preda al terrore accennai a stringerle ma le mani degli altri me le forzarono, poi cominciarono ad esplorare il mio sesso.
– Senti come è grande! – ridacchiò uno – ci stiamo dentro tutti e tre! –
– Parla per te! – disse Alberto – voglio vedere il culo, voltati! –
Fui costretta a mettermi a pancia in giù.
Sotto gli sguardi famelici mostrai il mio ampio sedere con le due natiche sode e morbide. Alberto mi allargò e vide il buco
– Ehi ragazzi, avete mai provato a metterlo dietro a una donna? –
– Noi non l’abbiamo messo neanche davanti – dissero i due – mi sta per scoppiare! –  Alberto mi fece rivoltare.
– Adesso cara signora ti faremo assaggiare qualcosa –
Si aprì la patta dei pantaloni ed estrasse un membro  grosso e duro.
Lo guardai spaventata.
– Cosa vuoi fare? Ti prego, lasciami andare! –
– E no, cara signora! non riesco più a controllarmi e ti voglio penetrare per bene! tanto c’è sempre tuo marito, vero? –
Così dicendo si rivolse ai due amici.
-Tenetele le gambe aperte ragazzi! –
Mentre cercavo inutilmente di divincolarmi Alberto mi inserì a forza il pene nella vagina. Cominciò a spingere ansando, mentre gli altri due osservavano, desiderosi di imitarlo. Sentii male ma riuscii a non gridare.
Poi man mano che continuava ad aprirsi un passaggio avvertii che la vagina si stava lubrificando e che cominciavo a provare piacere.
Alberto intanto stava quasi per giungere all’orgasmo.
Me ne accorsi e gli dissi
– Ti prego non farlo!-
–  Non riesco, è troppo bello! sii ! –  rispose col viso rosso e accaldato e mi riempì la vagina con un’ondata di caldo sperma.
Poi si fermò ansante.
– Ragazzi! è stato fantastico!-
– Fammi provare – esordì il secondo giovane calandosi i pantaloni.
Il ragazzo si prese il pene e lo infilò come aveva visto fare ad Alberto.
Il pene entrò facilmente, trovando la vagina piena di sperma e umore.
– Dai! – disse Alberto – muoviti avanti e indietro! –
Il ragazzo cominciò a muoversi ritmicamente.
Respirava a fatica e ansava.
– E’ fantastico ragazzi! è bellissimo! senti come è morbida questa pancia! ci sono! –
Con terrore ricevetti una seconda scarica di sperma che travasò anche fuori.
Infine Marco si calò i pantaloni e spinse via il secondo.
Guardò bramoso il sesso e con le mani forzò la fessura, poi infilò il proprio membro. Cominciò a penetrarmi con metodo, alternando movimenti più corti a più lunghi.
Sentii che i testicoli del giovane mi sbattevano contro le gambe.
Intanto senza volerlo il prolungato sfregamento dei peni nella mia vagina aveva risvegliato anche i miei sensi.
Cercai di resistere, ma avvertii con angoscia che l’orgasmo stava montando.
Chiusi gli occhi e spinsi il bacino. Marco se ne accorse.
– Ehi ragazzi! La signora sta venendo! vi giuro! guardatela! Ti piace eh, bella signora? – Arrossii violentemente ma non riuscivo a trattenermi.
– Dai, dacci dentro! – lo incoraggiò Alberto – che la fai venire! Complimenti Marco! sei un vero stallone! –
Infatti, il figlio della padrona ci sapeva fare.
Continuò con un ritmo lento e con movimenti prolungati.
– Ragazzi aiutatemi! – disse mentre spingeva – tastatele le tette e leccatela, così viene! –
I due si misero all’opera.
Ognuno prese una mammella e cominciò a succhiare il capezzolo accarezzandomi tutto il corpo.
Avvertii il nuovo stimolo e non riuscii più a controllarmi. Inarcai il bacino e assecondai i movimenti del ragazzo.
Questi se ne accorse e gridò
– Ci siamo ragazzi! – poi a sua volta scaricò il suo sperma nella mia vagina mentre stavo raggiungendo il culmine dell’orgasmo.
Stremata ricaddi sul letto mentre i due giovani si complimentavano con Marco. Poi mi guardarono stesa sul letto a occhi chiusi, sudata e accaldata
Che spettacolo ragazzi! – disse Marco – guardate e toccate fin che potete!-
Prese la macchina fotografica e scattò alcune foto del mio corpo nudo.
– Queste le metto nel mio archivio! – disse.
Io intanto mi era un po’ ripresa e guardavo i tre giovani ammutolita. Marco mi accarezzò il sesso umido
– Bella signora, grazie. Ma ora ci fai vedere il tuo bel sedere. Su in piedi ! –
A fatica mi alzai.
Mi girava la testa e mi appoggiai al letto, chinandomi.
Mi sentii prendere per un braccio, poi la voce di Alberto.
– Ferma così! – 
Le sue mani mi aprirono le natiche e penetrò a forza nello sfintere.
Gettai un grido di dolore.
Alberto ridacchiò.
– Come, bella signora! con un bel culo come il tuo, non lo hai mai preso? Senti come penetra bene! –
Così dicendo Alberto cominciò a spingere, tenendomi stretta per i fianchi.
Gli altri due ragazzi guardavano attenti.
– Ragazzi! è bellissimo! –
Continuò per un poco, poi il respiro divenne affannoso e i suoi movimenti più affrettati. Dette alcuni colpi vigorosi che mi sballottarono poi con un grido strozzato mi inondò le viscere.
– Fantastico! – disse abbandonandosi su di me – troppo bello! domani bella signora si replica, vero ragazzi? –

Autore Pubblicato il: 24 Gennaio 2011Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

Lascia un commento