Maria Cristina
Maria Cristina è mia nipote, la figlia di mia sorella. All’epoca dei fatti aveva ancora 18 anni ed aveva appena conseguito la matura. Avrebbe compiuto 19 verso la fine dell’anno. Era una bella ragazza mora con occhi quasi neri, alta circa 1,70, magra, due tettine di una seconda scarsa, culetto rotondo, fianchi appena modellati.
Io, all’epoca avevo 55 anni, alto circa 1,80, robusto, fisico possente, capelli brizzolati. Lavoravo presso una grande azienda in una città del nord. Avevo divorziato da poco e non avevo figli. Abitavo in un bell’appartamento in centro città, grande,con una vista spettacolosa sul mare. Avevo cucina, salone, pranzo, 3 camere da letto, studio e due bagni. In quello che usavo solitamente, avevo anche una Jacuzzi a due piazze.
Mia sorella e la sua famiglia (marito, figlio di circa 25 anni e la figlia), abitavano in una bella villa in un paesino in una zona montagnosa, dove facevano i professionisti.
Con mia sorella non ci sentivamo spesso, per cui mi sorprese il suo annuncio che la settimana seguente sarebbero venuti a parlarmi.
Si presentarono un sabato pomeriggio in tre, mia sorella, all’epoca 50 anni, suo marito, 60, e la piccola Maria Cristina. Mi esposero la situazione, dicendo che la ragazza aveva deciso di frequentare l’università in città e mi chiedevano se, visto che ero solo ed avevo la casa grande, l’avrei potuta ospitare durante l’anno accademico. Io mi dichiarai disponibile. Si offrirono pure di pagare la pensione, cosa che rifiutai, ma chiesi comunque che la ragazza mi aiutasse nelle faccende di casa, tipo pulizie, lavare i piatti, e cose simili. Lei accettò, anzi, disse, si sentiva obbligata ad aiutarmi, visto che la ospitavo gratuitamente. Le dissi che non era obbligata a fare tutto, visto che veniva una donna un paio di volte la settimana per le pulizie.
Comunque, rimanemmo d’accordo che, con l’inizio dell’anno accademico, cosa che sarebbe stata di lì ad un mese, si sarebbe trasferita da me, per ritornare dai suoi i fine settimane e durante le festività.
Ad inizio settembre ricevetti una telefonata che la domenica seguente Maria Cristina sarebbe arrivata con la sua macchina. Nel frattempo, avevo predisposto una stanza, vicino al secondo bagno, con letto, armadio, scrivania, libreria.
Puntuale, la mia nipotina si presentò alla domenica pomeriggio con due grosse valigie, la borsa del computer, una valigetta con dei libri. Quando le aprii la porta mi gettò le braccia al collo e mi schioccò un bacio sulla guancia. Aveva una maglietta leggerina, quasi trasparente, senza reggiseno, ed un paio di jeans aderentissimi, che mettevano in risalto il suo culetto, sotto i quali s’indovinava una mutandina ridottissima.
-‘Ciao zione’ esclamò.
-‘Ciao, bella nipotina’, le risposi, ricambiando l’abbraccio e dandole un bacio sulla fronte,’ hai fatto buon viaggio? Ed hai trovato posteggio vicino ?’
-‘Il viaggio è stato tranquillo, quanto al posteggio, mi sembra che questa zona sia terribile’ rispose.
-‘non preoccuparti, risolveremo in qualche modo, intanto accomodati’ le dissi, ‘aspetta, ti aiuto con le valigie, vedo che sei alquanto carica’.
-‘Eh, sì, ho dovuto fare due viaggi dalla macchina al portone, per portare tutto’.
-‘Ma potevi anche chiamarmi, ti avrei dato una mano’.
-‘Non volevo disturbare, zio’.
Presi una delle valigie e la borsa dei libri e le mostrai la sua camera.
-‘Ecco, adesso sistemati pure, prenditi tutto il tempo che vuoi’.
-‘Resta qui, zione, così mi dai una mano’.
Le mostrai l’armadio a muro ove riporre le sue cose poi presi la prima valigia e la posai sul letto. Lei la aprì dicendo :
-‘Ecco, tu prendi le cose e me le passi, così io le sistemo in armadio, zio’.
Iniziai a prendere le sue cose ed a passargliele, come da istruzioni. Aveva una serie notevole di magliette, con maniche lunghe, corte, senza maniche, pesanti, leggere, semitrasparenti. Poi passammo alle minigonne, davvero alcune cortissime, pantaloni lunghi, corti, jeans. Infine venne il turno della biancheria intima. Aveva dei pezzi veramente sexy, alcuni perizomini ridottissimi, oppure reggiseni in pizzo trasparente con mutandine coordinate, sempre trasparenti.
-‘Wow, chi devi sedurre con queste cose ?’ scherzai.
-‘Chissà, forse anche te’ rispose lei, sempre scherzosamente, mentre metteva le cose nel cassetto.
Andammo avanti così, sempre scherzando anche per disfare la seconda valigia. Ci volle oltre un’ora per finire.
-‘Ma ti sei portata tutta la casa ?’ chiesi.
-‘Ma no, zio, vedessi quanto è rimasto. Ho solo portato quello che mi potrebbe servire in questi mesi, senza dover portare valigie su e giù’, mi rispose.
-‘Ma quanti armadi occupi, a casa tua ?’ le chiesi, ridendo.
-‘Uno solo’, rispose, sempre ridacchiando, ‘ma grande il doppio di questo !’.
Quando finimmo, eravamo stanchi tutti e due, ma voleva ancora collegare il suo computer a internet. Le dissi che avevo una rete senza fili e che quindi avrebbe solo dovuto accenderlo e mettere la password per la crittografia di rete, cosa che facemmo. Poi, la aiutai a configurarlo per bene, per poter anche stampare sulle mie stampanti, facemmo dei test e poi andammo in sala a riposare.
-‘Allora’, feci, ‘pronta per iniziare l’avventura dell’università ?’
-‘Spero di sì’, rispose.
-‘Ma lasci qualcosa al paese ? ‘
-‘Mah, no, cosa vuoi, è un paesetto, i ragazzi sono perlopiù contadini, non hanno grosse prospettive’
-‘E tu che prospettive hai ?’
-‘Beh, voglio intanto laurearmi e poi trovare qualche lavoro serio. Il paese è bello per viverci perchè è tranquillo, ma lì non se vuoi fare qualcosa di serio nella vita’.
-‘In fin dei conti, i laureati di questa università trovano un lavoro appena finito’, dissi.
-‘E quello che spero’, replicò lei.
-‘E famiglia ? Intendi metterne su una ?’ chiesi
-‘C’è tempo per quello. Devo prima trovare un uomo che mi dica qualcosa’ rispose.
Andammo avanti a parlare per un po’, poi le proposi di uscire per andare a cena a qualche ristorantino. Accettò con entusiasmo ed andò a cambiarsi. Mi cambiai anch’io. Quando uscì dalla sua stanza sembrava una che dovesse andare ad un concorso di bellezza. Indossava un vestitino corto, scollato, con due bretelline e che lasciava la schiena scoperta, niente reggiseno, i capelli raccolti in uno chignon ed un trucco leggero ma che metteva in risalto il suo bel visino ed i suoi occhi scuri.
-‘Wow, chi vuoi sedurre, stasera ?’ chiesi.
-‘Il mio bel zione’, rispose, con un sorriso.
Uscimmo ed andammo in un localino tranquillo, in periferia, dove si mangiava dell’ottimo pesce. Bevemmo anche un paio di bottiglie di un eccellente vino bianco ed alla fine ci alzammo da tavola leggermente brilli, ma soddisfatti.
Poi, andammo a passeggiare sul lungomare. Camminavamo vicini, ridendo, quando, ad un certo punto, lei mi prese la mano destra e, stringendosi a me e mi passò il braccio sulle sue spalle, tenendomi poi la mano con le sue manine.
-‘Sai, zio, mi piace stare con te, mi spiace non averti conosciuto meglio prima’ mi disse.
-‘Be, come sai, non vado tanto d’accordo con tua madre e tuo padre’ dissi a mia volta.
-‘Lo so, sono molto difficili da sopportare a volte. Poi lui, si mette sempre a fare il professore, come se non fosse in pensione ma in un’aula con i suoi studenti’ osservò lei.
-‘Allora per te uscire di casa deve essere importante’.
-‘Oh, è come una liberazione, come rinascere, finalmente, senza lui che mi opprime col suo tono professorale, lei che fa tanto la snob, che le sue amiche di qui e le sue amiche di la’.
-‘Lo so, ricorda che è mia sorella minore e la conosco dalla nascita. Alle volte avrei voluto strozzarla. Era già una rottura da piccola. Ma è l’unica parente stretta che mi è rimasta’.
Continuammo a passeggiare e conversare fino a che lei ebbe un brivido.
-‘Hai freddo ?’ le chiesi.
-‘Un pochino’ rispose.
-‘Devi ricordarti che la sera, sul mare, l’aria rinfresca’, dissi, mettendole la mia giacca sulle spalle nude.
-‘Ma è così bello qui, stare stretta a te, poi, mi fa sentire bene’
-‘Sono felice. Ma è meglio se ritorniamo a prendere la macchina e poi andiamo a casa’, dissi, infine. Cosa che facemmo.
A casa, infine, ognuno andò in camera propria. Io mi coricai e mi misi a leggere, nudo, come sto di solito, sotto le lenzuola. Ad un certo punto, Maria Cristina venne nella mia stanza indossando una leggera camicia da notte senza nulla sotto. Si sedette sul letto e mi diede un bacio. Il mio uccello iniziò a rizzarsi ma poggiai subito il libro sopra, per nascondere l’erezione.
-‘Grazie di tutto, zio’, disse, ‘E’ stata una bella giornata’.
-‘E’ stato belle avere la tua compagnia’, risposi, ‘ma ora è meglio se vai a dormire’.
-‘Ok. Buonanotte, zio’ e mi diede un altro bacio sulla guancia. Poi andò in camera sua.
Al mattino seguente mi alzai presto per andare a lavorare. Passando davanti alla sua camera, vidi che la porta era aperta e lei era stesa sopra le lenzuola, scoperta, la camicia da notte le era salita sopra la cintura e, stando coricata su un fianco, con una gamba piegata, mi lasciava vedere le sue parti intime. La mia reazione fu immediata, ma proseguii fino in cucina, dove mi preparai la colazione e le lasciai un biglietto con le istruzioni su dove stavano le cose ed una copia delle chiavi di casa. Le scrissi anche che sarei ritornato verso sera e di fare quello che desiderava.
A sera, quando ritornai dal lavoro, la trovai rannicchiata sul divano della sala a leggere. Indossava un top ed un paio di calzoncini corti. Quando mi sentì, si alzò e venne di corsa a salutarmi con un bacio. Le dissi che mi sarei rinfrescato e poi mi avrebbe raccontato la sua giornata.
Mi feci una doccia, misi un paio di shorts ed una maglietta ed andai a sedermi sul divano al suo fianco. Mi raccontò che era andata all’università per perfezionare l’iscrizione, aveva conosciuto altri che avrebbero frequentato il suo corso, che aveva passeggiato, si era preparata il pranzo con quello che aveva trovato e che aveva pure preparato la cena per noi due.
-‘Ma, dimmi, come ti trovo a casa mia ?’ le chiesi, infine.
-‘Oh, benissimo zio, è proprio bella, grande e comoda’, rispose.
-‘Ma tu non chiudi la porta di camera ?’ chiesi ancora.
-‘Guarda, a casa devo chiudermi a chiave dentro perché mio fratello, altrimenti, non mi lascia vivere, viene dentro ogni 5 minuti, fruga fra le mie cose, e via discorrendo’, rispose, ‘Ed ora, che siamo solo noi due, non mi sembra vero, poter stare libera, senza quel rompiscatole’, concluse, ridendo.
-‘Ma non hai paura che io venga a disturbarti ?’ le chiesi.
-‘Oh, no, so che non lo farai’ rispose prontamente.
-‘E pure a casa tua stai così, vestita o svestita come qua ?’ chiesi, ridacchiando.
-‘Sai, a me piace stare libera, in camera mia sto spesso svestita, massimo con un paio di mutandine. E’ anche per quello che mi chiudo a chiave. La mia mamma mi scoccia che bisogna stare così e colì, che non devo stare nuda, e via discorrendo’, disse, ‘Ma a te disturba se sto in libertà ?’
-‘No, piccola, stai pure come vuoi, ma ricorda che anche se sono tuo zio, sono pure un uomo con reazioni normali’, risposi.
-‘Che vuol dire ?’ chiese, con fare innocente, non so se vero o presunto.
-‘Che se vedo una bella ragazza nuda, anche se è mia nipote, potrei saltarle addosso’, risposi, ridendo.
-‘Allora mi difenderò’, disse, ridendo pure lei, ‘Intanto vieni, che la cena dovrebbe essere quasi pronta’. Poi si alzò ed andò in cucina. Io la seguii, osservando quel bel culetto che si muoveva dentro i micro pantaloncini che indossava, chiaramente senza mutandine.
Cenammo e poi, mentre lei guardava la TV, io leggevo e guardavo lei. Infine andammo a dormire, ognuno nella sua stanza. Come la sera prima, venne a darmi la buona notte con la sua camicia da notte trasparente. Questa volta, non nascosi la mia erezione e lui guardò con attenzione il lenzuolo che formava che si alzava mentre le vedevo i capezzoli inturgidirsi. Alla fine andò in camera sua.
La routine giornaliera andò avanti così per un certo periodo. Lei non chiudeva mai la porta della camera e, alle volte, neppure quella del bagno. La vidi nuda più volte e non nascosi più le erezioni che mi faceva venire, ma, tranne, qualche toccatina veloce, non successe nulla.
Fino a che una sera, con lei che indossava una gonnellina tipo tennis ed un top leggero, senza nulla sotto, ne reggiseno ne mutandine, mentre lei guardava uno dei suoi programmi preferiti, vidi che c’era una partita della nazionale. Le chiesi il telecomando ma lei fece finta di nulla, allora, scherzando, iniziai a farle del solletico, lei si agitò e finì con la passerina scoperta, ma io le tolsi il telecomando e cambiai canale. Allora, ridendo come una matta, mi si mise a cavalcioni per farmi il solletico e prendere il telecomando. In quella situazione a me venne il cazzo durissimo dentro i calzoncini corti che indossavo. Lei lo sentì ed iniziò a muovere la patatina nuda sopra i miei pantaloncini. Le vennero i capezzoli turgidi, duri come il marmo, al che le sollevai il top e la lasciai a seno nudo. Iniziai a stringerle i capezzoli, mentre lei si muoveva avanti ed indietro, massaggiandomi il membro, ormai durissimo. Le toccai la fighetta. Era un lago. Allora la feci alzare, mi abbassai i calzoncini ed il mio cazzo scattò in alto, ritto come un obelisco. La presi per i fianchi e la feci abbassare mentre lei si guidava il cazzo dentro la patatina.
-‘ohhhhhhhhhhh’, fece, mentre le entravo completamente, fino in fondo, toccandole l’utero con la mia asta.
Iniziò ad andare avanti ed indietro, mentre io le davo colpi con il bacino. Ad ogni colpo sussultava.
-‘Sìììììììììììììììììì, che belloooooooooo, mamma mia, ti prego, nonfermarti’, diceva, in continuazione.
-‘Tieni, piccola, prendi tutto il cazzo dello zio’, dicevo a mia volta.
-‘Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììì’ fece con un urlo, e venne una prima volta.
-‘oh, zio, vienimi dentro, ti prego, prendo la pillola’ mi sussurrò, accasciandosi su di me, ‘voglio sentire il tuo sperma che mi inonda’.
Al che la presi, sempre con il mio uccello saldamente piantato dentro la sua fighetta calda e stretta, e la portai incamera, dove mi stesi con lei sopra. Sempre tendola infilzata, cambiammo posizione ed iniziai a pompare, prima alla missionaria, poi, alzandole una gamba, poi, girandomi da dietro. Lei ebbe almeno 6 o 7 altri orgasmi. Infine, con un grugnito venni anch’io, scaricandomi in lei.
Restammo così, con il mio membro che lentamente perse consistenza, fino a che uscì da solo. Lei rimase prona, le gambe aperte, la sborra che le colava dalla fighetta.
-‘Oh, zio, è stato meraviglioso’, esordì, dopo un po’, ‘non avevo mai goduto così’.
-‘Ma avevi già provato’ constatai.
-‘Si, con un paio di compagni di scuola e con il figlio di qualche vicino’, rispose, ‘ma non ho mai goduto tanto’.
-‘Sai’ fece dopo un po’, ‘ era dal giorno che venni qui con i miei che sognavo questo momento’.
-‘Allora, tutti quei tuoi comportamenti, era tutto un calcolo’.
-‘No, solo fino ad un certo punto. A casa non posso mai stare come voglio io, tu invece mi hai concesso di stare libera e, una volta provato, mi è piaciuto un sacco stare così, senza mutandine e reggiseno, anche nuda’.
-‘Ed ora che facciamo’ dissi a mia volta.
-‘Vorrei stare con te, dormire con te, fare l’amore con te’.
-‘Anche a me piace, ma dobbiamo salvare le apparenze, almeno con tua madre e tuo padre’.
-‘Oh, be, posso andare da loro, anche se, magari con la scusa di studiare, potrò andare di meno, il letto lo sgualciremo, faremo vedere che dormiamo in stanze separate’.
Da quel giorno, iniziammo a stare come due innamorati, facevamo l’amore ogni giorno, salvo nei periodi delle mestruazioni.
Le insegnai a farmi i pompini come piaceva a me, con l’ingoio, e ne fu subito entusiasta.
Poi, le sverginai il culetto ed iniziammo ad alternare tutti i suoi buchini.
A seconda del fatto che il clima oppure il riscaldamento lo permettevano, stava nuda o quasi. Da quella volta, non indossò più le mutandine in casa, mi si sedeva in grembo e mi eccitava da morire.
Con la scusa delle amicizie fatte in loco, addirittura smise di andare a casa dei suoi genitori, preferendo stare con me. Ovviamente, dovevamo stare attenti quando i suoi venivano in città oppure le telefonavano.
Ma furono 5 anni da favola. Ma, come tutte le favole, ad un certo punto finiscono. Dopo la laurea le venne offerto un lavoro fuori città e si trasferì. Inizialmente, tornava a trovarmi spesso, poi le sua apparizioni iniziarono a rarefarsi, indice che aveva trovato un compagno.