La luce dei lampi illuminava l’albero delle mele proibite e il castello delle vedove insanguinate.
Io non so chi fosse il padrone di quei luoghi oscuri e misteriosi.
Di quando in quando, nella Locanda delle Tre Noverche si fermava qualche cavaliere di passaggio, che aveva deciso che il fine della vita sua sarebbe stato quello di salvare donzelle ed aiutare i poveri, i derelitti e gli orfani.
Qua e là, lungo i sentieri neri, che serpeggiavano tra l’erba verde e gli alberi inariditi e spogli, si discernevano delle figure di buffoni, di cantastorie, di giullari, che giravano il mondo. Le vecchie saltavano loro addosso, li graffiavano con le loro unghie lunghe, li rimproveravano perché pretendevano di vivere senza lavorare e li accusavano di essere ladri e assassini.
Invero, i criminali c’erano eccome; si trattava però di uomini vestiti di nero, che giravano il mondo con delle maschere bianche sul volto, avevano le mani lorde di sangue e lo stiletto in pugno. Il piacere di fare del male spingeva quei malvagi a sgozzare persino le bestie selvatiche.
Nella Locanda delle Tre Noverche c’erano tre giovani donne dai lunghi capelli: la prima era bionda, la seconda era rossa e la terza aveva una chioma corvina, la quale faceva risaltare alquanto i suoi occhi celesti, che parevano stellati.
Si diceva che quella sorta di ostello fosse stregato, che nelle camere si consumassero dei delitti, dei rapporti sessuali tra uomini e streghe, dei riti magici, ai quali però partecipavano anche le fate.
Una volta, un addormentato era sceso per le scale di legno urlando come un ossesso, con la berretta da notte sul capo e una lanterna accesa in mano. Io non so che cosa avesse, davvero, non lo so.
– Ma guardatelo, il buffone! ‘ aveva detto la bionda, scoppiando a ridere. ‘ Dategli da bere, che ne ha bisogno!
E lo ubriacarono, lo ubriacarono e lo ubriacarono, finché il misterioso addormentato non ne poté più.
Una notte di luna, fu come se avessi una visione’ Vidi le tre giovani riflesse in uno specchio, mentre amoreggiavano insieme. Pareva si dessero dei baci, di piacere; si toccavano le tette, rimaste nude, che sporgevano vistosamente sopra i busti, si mormoravano frasi affettuose negli orecchi, si accarezzavano le lunghe chiome. Le sentii parlare vagamente’ Si diedero appuntamento per il sabato venturo, sotto il rovere antico, dove avrebbero fatto un girotondo, chissà come, con chi e perché’
Una sera, dopo il calar del sole, nella Locanda delle Tre Noverche giunse un giovane senza volto che sembrava un cavaliere e la rossa gli mise subito gli occhi addosso, perché era bello. Poi chiamò le altre due, aprì le sue belle labbra, onde esibire il suo sorriso più accattivante e scintillante, quindi offrì da bere al nuovo venuto.
– Messere, volete favorire dalla botte? ‘ gli chiese poi, avvicinandosi a lui ed approfittando di quell’occasione per farsi guardare le belle forme.
E gli fecero bere del vino stregato’ Io non so bene che cosa ci fosse in quella sorta di ambrosia dalle sfumature granata, piene di piacere e malinconia, ma dopo che ebbe bevuto, il cavaliere non si sentì più se stesso.
Gli parve di vedere le tre donne che gli danzavano intorno, cantando; lo prendevano in giro, gli toccavano la punta del naso, si spogliavano, mostrandogli i loro petti enormi, nudi, fatti per il godimento del piacere e per sobbalzare durante non so quali amplessi, consumati su letti bollenti.
– Verrò con voi dovunque vorrete! ‘ esclamò il cavaliere, che non sapeva più dove fosse.
Una delle giovani lo prese tra le sue braccia e lo portò di peso in una delle camere, mentre le altre due ridevano e si mettevano d’accordo sul da farsi. A dire il vero, la loro vittima non era tanto inebriata da non riuscire ad eseguire degli atti sessuali, anzi’
– Maledette, che mi avete fatto? ‘ mormorò il cavaliere, la cui mente era ormai rapita da dolci visioni, delle quali erano protagoniste le sinistre padrone della Locanda delle Tre Noverche.
Le maliarde ebbero modo di soddisfare tutte le loro voglie con quel giovane. Gli mordicchiarono la pelle, si fecero sfondare, menare e quasi massacrare, in non so quali grovigli di carne, languore e passione. Vidi delle natiche che sobbalzavano in continuazione, riflesse in uno specchio e’ Una voce si lamentava sempre, ma erano dei mugolii di piacere.
La Locanda delle Tre Noverche aveva il tetto nero, era dipinta di verde, le imposte erano del color della pece e l’insegna che pendeva sbilenca sopra il portone d’ingresso raffigurava un cappello da stregone.