La mia vicina
Capitolo 1
Mi chiamo Stefano, ho 65 anni, pensionato da 5, vedovo da 2 anni. Non molto alto, alquanto robusto, da ex giocatore di rugby. Mio figlio abita all’estero e quindi io abito solo in una casetta con un bel giardino. La mia casa è un po fuori dal paese e c’è soltanto un’altra casa, attaccata alla mia nell’arco di 200 metri.
Nella casetta a fianco alla mia abita una coppia, lui circa 40, 45 anni, impiegato, classico fisico da impiegato che non ha mai fatto dello sport. Lei, la protagonista del mio racconto, Rosa, 25 anni, piccolina, non più di 1,60, magra ma con le cose giuste al posto giusto, un bel culetto rotondo, dei bei fianchi, gambe diritte, un seno che sarà una terza piena ed un bel visino, con due occhi verdi e capelli biondi ondulati fino alle spalle. Lei rimase incinta che non aveva neppure 18 anni ed ora hanno due bimbi, di 7 e 6 anni, che oramai vanno a scuola.
Il nostro è sempre stato un rapporto di buon vicinato da quando vennero ad abitare vicino a me, mi aiutarono all’epoca in cui rimasi vedovo, confortandomi, invitandomi a mangiare da loro qualche volta. Io, a mia volta li ho sempre riforniti di verdure del mio orto.
Ogni tanto vedevo la mia vicina Rosa, stendere la biancheria o fare lavori all’esterno della casa, e se ero in giardino, ci soffermavamo a conversare. D’estate, poi, lei era sempre vestita in modo alquanto leggerino, spesso non metteva il reggiseno, oppure usciva con costume da bagno o bikini. Qualche volta si metteva pure a prendere il sole in bikini. Insomma, non è che provocasse, ma una bella ragazza poco vestita faceva venire fantasie e qualche sega pensando a lei me la sono fatta.
Il marito usciva al mattino presto per portare i bimbi a scuola e ritornava spesso la sera. I bimbi ritornavano al pomeriggio con lo scuolabus verso le 5 e quindi lei era praticamente tutto il giorno sola.
Quella mattina la vidi uscire in cortile a stendere che indossava un vestitino corto da casa, abbottonato (solo in parte) sul davanti. Lasciava vedere una bella porzione di scollatura e sotto, l’ultimo bottone chiuso era all’altezza dell’inguine. Si intuiva anche che era senza reggiseno dal movimento delle sue belle tette. Inoltre, si intravvedevano i capezzoli attraverso la leggera stoffa, i tipi capezzoli di una donna che ha allattato. Io stavo lavorando in giardino e ci salutammo cordialmente, poi lei iniziò a stendere i panni. Io la osservavo ogni tanto. Ad un certo punto, mentre era con le braccia alzate ed il vestito, che normalmente le arrivava a metà coscia, piuttosto sollevato, una raffica di vento glielo sollevò e vidi che era pure senza mutandine, la porcellina.
Quando finì, rientrò in casa, mentre io andai nel mio studio, ad accendere il computer.
Dopo un po, mi sentii chiamare. Era la giovane vicina.
Scesi ed andai verso di lei. Mi disse che era successo un guaio e la cucina le si era allagata. Allora, presi i miei attrezzi ed andai a casa sua a vedere cos’era successo.
In pratica, le si era staccato lo scarico del lavandino ed era fuoriuscita una quantità d’acqua, che lei aveva già asciugato. Ma siccome non sapeva cosa fare, mi aveva chiamato.
Mi sdraiai sotto il lavandino, mentre lei si accosciò davanti a me. Stava con quel suo corto vestitino semi sbottonato e senza le mutandine, la sua bella figa, contornata di pelo biondo in vista.
A quella vista, il mio uccello ebbe un’impennata improvvisa. Io ero in calzoncini corti e senza i boxer, per cui l’erezione si vedeva chiaramente. Lei non poteva non averla vista. Ed infatti, mentre mi passava gli ordegni che mi servivano aprì ancora un poco le gambe, regalandomi una visione da sogno. Ad un certo punto, me lo sfiorò pure, sorridendo.
Non so come feci, ma finii il lavoro, sempre con il cazzo durissimo ed uscii da sotto il lavandino.
Lei nel frattempo si era alzata e mi stava davanti.
-‘Vuole un caffè ?’ mi chiese
-‘Si, grazie’, ribattei, avvicinandomi a lei, che non si ritrasse. I suoi capezzoli sembravano vole sfondare la stoffa del suo abitino. Mi avvicinai fino a sfiorarle il seno, mentre le mie mani iniziavano a sbottonarle il vestito.
-‘No, la prego’, fece, ma sembrava più in sì che un no.
In breve le aprii il vestito fino alla vita e tirai fuori quelle splendide tette, iniziando a succhiarle i capezzoli. Erano delle tette di una terza piena, leggermente cascanti, due capezzoloni scuri, eretti e duri da non credere. Continuando a mordicchiarle e succhiarle i capezzoli, le sbottonai del tutto il vestitino e glielo feci cadere a terra.
Ora era completamente nuda e stava mugolando di piacere. Senza smettere di lavorarle le tette, scesi con la mano sul suo inguine ed iniziai a passarla nel folto boschetto biondo. Lei spinse il bacino in avanti a cercare ancora la mia mano, che piano scese fino alla fessura. Iniziai a massaggiarle il clitoride, prima piano, poi sempre più energicamente, glielo presi fra le dita e lo strinsi.
Lei emise un gemito di piacere. La mia mano continuò a scendere fino ad infilarle un dito in figa. Era bollente e bagnatissima. Lei, che fino a quel momento teneva la mia testa stretta sulle sue tette, mi lasciò andare e s’inginocchio davanti a me, sfilandomi i calzoncini, che non ce la facevano più a contenere il mio cazzo in tiro. Poi me lo prese in bocca. Le afferrai la testa ed inizia a scoparle la bocca, spingendolo fino in gola.
Dopo un po, la feci alzare e la feci sdraiare sul tavolo della cucina, le gambe spalancate. Mi accuccia davanti a lei ed iniziai a leccarle la figa, succhiarle e mordicchiarle il clitoride mentre le infilai piano un dito in figa per bagnarlo e poi glielo spinsi dentro al culo.
Lei oramai non parlava, solo mugolava di piacere, il viso stravolto, in un orgasmo quasi continuo. A quel punto mi alzai e le infilai il cazzo tutto nella figa, fino a toccarle l’utero, mentre con le mani le pastrugnavo le tette. Lei urlava di piacere, sussultando, oramai completamente partita. Continua a pompare per un bel po, poi la feci voltare, le feci appoggiare il busto sul tavolo, mettendola a 90 e la penetrai in figa nuovamente, pompandola selvaggiamente. Oramai erano anni che non facevo sesso ed ero come indemoniato. Persi il conto dei suoi orgasmi e poi, finalmente, venni. Le sborrai dentro tutto quello che avevo accumulato. Esausto, glielo sfilai e mi sedetti su una sedia. Lei rimase lì, appoggiata, ansimante, la mia sborra che le colava dalla figa.
Quando si riprese, la feci inginocchiare davanti e me e mi feci ripulire il cazzo per bene.
-‘Grazie’, mi fece, ‘non ho mai goduto tanto in vita mia’.
-‘Sono felice di sentirtelo dire’, ribattei.
-‘Sai, credo di aver avuto più orgasmi oggi che in tutto il resto della mia vita’, aggiunse.
-‘Non preoccuparti, da ora in poi ne potrai avere quanti vorrai’.
Parlammo ancora per un po. Poi, andai a casa, dove mi feci una bella doccia.
Capitolo 2 ‘ Lei viene in visita da me
Dopo quella mattinata, iniziata con una riparazione idraulica e finita in tutt’altro modo, la mia vita iniziò a cambiare.
Per incominciare, quella sera, i miei vicini mi invitarono a cena, per ringraziarmi del lavoro. Il marito, soprattutto, incapace di fare lavori manuali mi era particolarmente grato perché avevo loro fatto risparmiare il costo dell’idraulico.
Avevano apparecchiato all’aperto, vista la bella stagione. Io mi trovavo seduto fra Rosa ed uno di bambini, mentre il marito era di fronte a me.
Io avevo una maglietta ed un paio di bermuda, ai piedi delle infradito. Il marito era vestito in modo simile a me, mentre lei indossava un vestitino leggero, molto corto da coprirle appena il sederino, con due spalline, un’abbondante scollatura sul davanti e la schiena nuda. Ai piedi dei sandaletti con un po di tacco. Ogni volta che si voltava verso di me, si piegava un poco in avanti e così potevo vedere i suoi capezzoli.
Quando si alzava per andare in cucina, poi, si inchinava così da farmi vedere il culetto, dentro al quale s’intravvedeva il pizzo di un perizomino nero. Ad un certo punto, dalla cucina chiamò suo marito per farsi aiutare.
-‘Non si preoccupi, stia con i bambini, aiuto io sua moglie’, feci, alzandomi prontamente e dirigendomi verso l’interno.
La trovai piegata a 90 davanti al forno aperto, che tirava fuori l’arrosto, culetto e figa appena coperti dal filino nero. Mi avvicinai e con una una mano le toccai la figa, mentre con l’altra le abbassavo le spalline. Emise un gemito di piacere. Si raddrizzò piano, appoggiando la teglia sul piano, mentre io con un dito le entravo nella figa, trovandola già bagnata. Con l’altra mano, le toccai le tette ed iniziai a pizzicarle i capezzoli.
-‘Ti prego, fai piano, mio marito ‘.’, fece.
-‘Non preoccuparti, sta con i bambini’, le sussurrai all’orecchio.
-‘Ohhhhh’, le scappò quando il mio dito e arrivò fino in fondo.
La lasciai andare per non insospettire il marito, mi sistemai il cazzo meglio che potevo, presi la teglia dell’arrosto, lei si sistemò le spalline del vestito che io avevo abbassato, prese i contorni e mi seguì in giardino. Aveva i capezzoli duri che sembravano forare il vestitino leggero.
Iniziò a servire e ad un certo punto, nel fare un movimento, una delle spalline, che non era ben sistemata, scese e lascio completamente scoperta una tetta. Lei, con le mani occupate, la lasciò come stava e s’inchinò vicino a me per posarmi i piatti davanti. Nel farlo, cadde anche l’altra spallina. Il marito fece una faccia quasi spaventata. Lei prontamente si raddrizzò e sistemò lo spalline, mentre io, con una mano le accarezzavo il sedere.
-‘Ops, scusate, questi vestiti ‘.’, fece lei rossa come un pomodoro.
-‘Oh, non è nulla’, feci io,’ un piccolo ma piacevole fuori programma, ma non si preoccupi’.
-‘Ma cara, stai più attenta’, fece il marito, alquanto seccato, ‘il nostro vicino si potrebbe offendere’.
-‘Nessuna offesa, anzi, uno spettacolo imprevisto ma carino’, ribattei, facendo finta di nulla.
La cena si concluse senza ulteriori incidenti. Il marito portò i bambini a letto ed io la aiutai a sparecchiare. La sfiorai qualche volta sulle tette, le toccai il culetto, ma nulla di più.
Ad un certo punto, il marito ritornò e mi fece accomodare su una poltroncina del giardino, mentre lui si mise su un divanetto. Rosa andò ad augurare la buona notte ai bimbi e ritornò dopo qualche minuto, sedendosi a fianco del marito. Nel farlo, aprì leggermente le gambe e mi fece vedere che si era levata il perizoma, facendomi federe la figa ed il biondo pelo che la contornava. Roba da farsi prendere a un infarto.
Comunque, bevemmo un bicchierino, mentre lei accavallava e scavallava le gambe, facendomelo venire duro. Alla fine, ci ritirammo ognuno a casa propria, mentre il marito continuava a ringraziarmi per il lavoro e mi chiedeva scusa per gli inconvenienti di quella sera.
Avesse saputo che mi ero già pagato abbondantemente, non credo sarebbe stato così.
Al mattino seguente, mi svegliò il campanello. Siccome dormo sempre nudo, presi un asciugamano, me lo annodai in vita ed andai ad aprire. Mi ritrovai Rosa che indossava una corta canotta scollata e null’altro. Mi buttò le braccia al collo.
-‘Ho una voglia matta di te’, mi sussurrò all’orecchio, mentre mi baciava.
-‘Anch’io, ogni volta che ti vedo mi viene duro’, risposi.
-‘Anche ieri sera’, fece lei con un sorrisetto malizioso.
-‘Anche ieri sera’, ribattei. ‘Avevo una voglia matta di farmi una sega dopo che mi hai mostrato tutto, ribattei, me me lo sono tenuto tutto per te’.
-‘Non vedo l’ora di prendere tutta la tua sborra’, fece Rosa.
-‘Ed io voglio metterti incinta alla faccia del cornuto’, dissi a mia volta, mentre le sollevavo la canotta, lasciandola nuda.
Nel frattempo, ovviamente il mio asciugamano era caduto liberando il mio cazzo eretto. La presi in braccio e la portai nella mia camera da letto, adagiandola sul mio lettone. Prima che potesse dire qualcosa, mi tuffai fra le sue gambe ed iniziai a leccarle la figa, mordicchiarle il clitoride, metterle un dito dentro ed un altro nel culetto.
-‘Ohhhhhhh, noooo, dietro noooo, sono vergine’, disse.
-‘Non ti preoccupare’, biascicai, con la lingua dentro la sua figa dolce ed allagata, ‘me lo darai quando sarai pronta’. Ma non levai il dito.
-‘Oh, ti prego, mettimelo dentro, per favore, non vedo l’ora di sentire tutto il tuo cazzo dentro di me, per favoreeeeeee’
-‘Non ancora’, ribattei, continuando a lavorale figa e culetto, mentre lei mugolava.
Alla fine ebbe un primo orgasmo, squirtando un po ed urlando il suo piacere. A quel punto mi sollevai e le posai il glande all’entrata della figa ed incominciai a muoverlo in circolo senza farlo entrare.
-‘Ti prego, ti pregoooo, mettimelo dentroooo’, urlava Rosa.
Infine, con una spinta decisa, arrivai fino in fondo e rimasi lì, immobile a sentire le contrazioni della vagina di Rosa. Poi, lentamente, iniziai a pomparla con lunghi affondi. Lei mugolava di piacere e si agitava sotto di me. Poi, accelerai fino a darle dei colpi forti con lei che faceva :
-‘Ohhhhh, mmmmmmmmmmmmmmmmmm, siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, ancoraaaaaaaa’
All’ennesimo urlo venne nuovamente. Allora, sempre con le sue gambe attorno alla mia vita , mi voltai, portandola sopra di me, senza far uscire il mio cazzo dalla figa ed iniziai a farla andare su e giù, venne ancora con un urlo, allora la misi a pecora e da dietro la infilzai nuovamente. Lei era completamente andata, urlava e mugolava in continuazione, facendo tutto quello che volevo. Alla fine, dopo che lei ebbe il suo ennesimo orgasmo, le venni dentro, riempiendola di sborra.
Restammo così, sdraiati proni, io sopra di lei, il mio uccello che poco a poco perdeva consistenza, fino ad uscire. Allora mi stesi supino al suo fianco, esausto, sudato come un cavallo. Rimanemmo così per un po fino a riprendere fiato, poi andai a preparare la jacuzzi a due piazze che avevo in bagno e lì ci rilassammo.
Oramai era arrivata l’ora di pranzo, pertanto uscimmo dalla vasca e ci recammo, così come mamma ci aveva fatto, in cucina per uno spuntino.
Poi lei si riprese la sua canotta, se la infilò e tornò a casa sua.
Rimanemmo che ci saremmo ritrovati al mattino seguente. Ma l’indomani, decisi, mi sarei preso il suo culetto.
Capitolo 3 ‘ Il culetto della mia vicina
Dopo che la mia vicina Rosa se ne fu andata, mi preparai qualcosa da mangiare ed infine andai a riposare dopo le fatiche della mattinata.
Al pomeriggio uscii in giardino per fare quei lavoretti che non avevo fatto la mattina causa i noti impegni.
La mia vicina stava stendendo i panni. Indossava la stessa canotta del mattino, senza nulla sotto. Ogni volta che si piegava per prendere i panni mi mostrava il culetto e la figa, quando poi si alzava in punta di piedi per appendere la roba nello stenditoio, la canotta si alzava e mostrava tutto quello che aveva, sorridendomi.
Quel suo lavorio mi fece, ovviamente, venire duro il mio membro. Scavalcai allora il basso muretto che divideva le nostre proprietà e mi avvicinai a lei. Lei mi si avvicinò e mi buttò le braccia al collo, mentre io le agguantavo le chiappette nude e la tiravo verso di me.
-‘Mi fai venire voglia di sbatterti così su due piedi’, le dissi.
-‘Oh, sìì, ho una voglia matta di te, del tuo uccellone dentro di me’, ribattè.
-‘Ora te lo metto dentro tutto’, dissi, mentre con una mano mi abbassavo i calzoncini corti che indossavo.
-‘Sììì, ti prego, mettimelo dentro’, esclamò.
Allora le alzai una gamba e le appoggiai il glande sulla fighetta. Lei si spinse avanti per farlo entrare tutto. Mentre iniziavo a pompare, sentimmo lo scuolabus che riportava i bimbi da scuola. Ci ricomponemmo in un attimo e lei andò a prenderli al cancello del suo giardino, sull’altro lato della casa. Io, nel frattempo, ritornai nel mio giardino.
Ma ero rimasto con una voglia matta di finire quello che avevo iniziato. Allora, andai in casa a prendere la vaschetta di gelato che tenevo in frigo ed alcune coppette. Nel frattempo Rosa ed i bambini erano arrivati sul retro, dove lei riprese a stendere i panni, facendosi raccontare la loro giornata a scuola. Uscii anch’io e li chiamai, offrendo loro il gelato.
-‘Sìììììììììììììììììììì’, fecero i due in coro.
-‘Ma no, dai, li riprese lei, non disturbiamo il signor Stefano’, fece Rosa.
-‘Ma non è alcun disturbo, anzi. Su, su venite vicino al muro che vi aiuto a scavalcarlo’, risposi.
Vennero di corsa, stendendo le manine. Io li presi al volo e li feci volare oltre il muretto divisorio, fra le loro grida di contentezza e le risate.
-‘Su, venga anche lei’, feci rivolto a Rosa.
-‘Ma non posso, non ce la faccio, c’è il muro, e poi non sono vestita adeguatamente’, mi rispose.
-‘Oh, venga, non si vergogni, anzi, guardi, la prendo e la faccio volare oltre il muretto, come con i bambini’, ribattei.
-‘Sì, Sì, mamma, vieni, è divertente volare’, fecero i due in coro.
Al che lei si avvicinò, io la presi sotto le ascelle e la sollevai facendola passare oltre il basso muretto. Rimanemmo per un attimo incollati l’uno all’altra, con le che ansimava dall’eccitazione, la canotta sollevata fino quasi alla cintura. La lasciai andare e si ricompose un poco.
Ci accomodammo tutti e quattro attorno al mio tavolo da giardino, sedendoci sulle poltroncine. Io servii i gelati, due dosi abbondanti per i piccoli. Rosa si alzò per sistemare i bambini e verificare che non si sporcassero. Nell’inclinarsi verso di loro, mi mostrò il suo culetto. Io non resistetti e glielo toccai, iniziando ad infilarle un dito nel buchino. Rimase immobile per un po in quella posizione, poi si raddrizzò, sempre con il mio dito infilato dentro. Fece un passo all’indietro e, facendo finta d’intopparsi, cadde seduta sul mio grembo, ridendo. Rimase per un attimo seduta a cavalcioni sulle gambe, con le sue aperte, poi si alzò e si diresse alla poltroncina di fronte a me, dove si sedette accavallando le gambe.
Finito di mangiare i gelati, lei scavallò le gambe, tendole un po aperte e mostrandomi la sua fighetta nuda. Poi si alzò e raccolse le coppette e le portò nella mia cucina. Io la seguii, la raggiunsi vicino al lavello, e la abbracciai da dietro, prendendole le tette, che oramai avevano i capezzoli turgidi, duri come pietre. Iniziai a pizzicarglieli, mentre lei emetteva un sospiro di piacere. Sempre continuando a stuzzicarle i capezzoli con una mano, le infilai l’altra sotto il vestito ed iniziai a toccarle la figa, il clitoride, infilandole un dito dentro. Era tutta un lago.
La feci piegare in avanti, sollevandole il vestitino fin sopra la cintura, mi abbassai i calzoncini, estrassi il mio membro già bello duro e glielo infilai con un colpo nella sua calda figa.
-‘No, ti prego, i bambini’, fece lei. Ma il suo no sembrava più un sì !
-‘Non preoccuparti, stano giocando, li senti’.
-‘Ma se venissero di qua ?’
-‘Quando i bambini giocano si dimenticano di tutto’, ribattei, mentre le facevo delle lunghe e lente infilate.
-‘Ohh, sììììì, mmmmmmm, ancoraaaaaa’, iniziò a fare.
-‘Sì, porcellina, vedrai che ti riempio tutta’, dicevo io.
Dopo un poco le venni dentro e la lascia andare. Lei mi si inginocchiò davanti e mi pulì bene il cazzo, mentre dalla sua figa colava il mio sperma lungo una gamba.
Uscimmo in giardino. I bambini stavano ancora giocando del tutto ignari di noi adulti. Ci risedemmo fino a che lei si fu calmata. Si ripulì alla bell’e meglio la gamba con una mano, leccando poi lo sperma raccolto. Poi chiamò i bambini dicendo che era ora di andare, che il babbo sarebbe arrivato di lì a poco.
Li aiutai a ripassare il muretto e si allontanarono verso l’interno della loro casa.
Certo, una scopata al mattino ed una sveltina al pomeriggio erano proprio un bel modo di passare la giornata, ma erano anche stancanti, per cui mi sdraiai sul divano a guardare le tv.
Verso ora di cena, ricevetti una telefonata. Era il marito di Rosa se mi chiedeva se volevo andare a mangiare una pizza con loro. Io nicchiai per un po ma lui insistette ed alla fine accettai.
Ci ritrovammo di lì a 15 minuti davanti a casa loro. Rosa indossava un top che le lasciava l’ombelico e la schiena scoperti, ovviamente senza reggiseno, ed una minigonna di jeans. Ai piedi dei sandaletti col tacco. Il marito ed io eravamo vestiti casual, jeans e maglietta. Ci sistemammo nella loro macchina per via dei seggiolini dei bambini. Lei stava appollaiata sul sedile posteriore, in mezzo ai due seggiolini, le gambe aperte per via del poco spazio disponibile. Mi accorsi che non indossava le mutandine. Io stavo voltato verso di lei per parlare e la vista che mi si parava era da infarto. Il mio cazzo ebbe un sussulto e si irrigidì immediatamente. Meno male che i boxer lo contenevano ed i pantaloni erano larghi !
Comunque, arrivati in pizzeria, scesi e le aprii la portiera per aiutarla ad uscire, poi lei si piegò in avanti per slacciare le cinture ad uno dei bimbi e la corta gonnellina si alzò, quel tanto per mostrarmi il culetto. Io le stavo dietro, il cazzo sempre in tiro. Lei fece un passo indietro, sempre piegata ed il suo culetto urtò contro il mio membro. Si strofinò un poco e poi si raddrizzo, prese il bimbo per mano e si avviò dietro al marito che teneva l’altro bimbo.Io li seguii. Ci accomodammo, il marito con a fianco un bimbo, lei di fronte con da una parte l’altro bimbo e dall’altra stavo io.
Ordinammo, cenammo, conversando piacevolmente. Lei stava seduta con le gambe aperta nascoste sotto la tovaglia. Ogni tanto le infilavo la mano sotto la gonna fino a toccarle la fighetta e i peli biondi del pube oppure le infilavo per un attimo un dito dentro. Era un lago. Alla fine della cena, quando ci alzammo, la sedia era completamente bagnata dei suoi umori. Io la infilai prontamente sotto il tavolo affinché nessuno se ne accorgesse.
Risalimmo in macchina, lo spettacolo analogo all’andata. Li ringraziai per la bella serata e la piacevole compagnia, lodando anche i bimbi che erano stati bravi ed educati. Lui, a sua volta mi ringraziò per aver intrattenuto i suoi bambini nel pomeriggio ed aver loro offerto il gelato. E così, alla fine andai a dormire.
Al mattino seguente, mi alzai prestino ed andai a lavorare in giardino. Vidi il marito di Rosa andare via con i bimbi. Quindi aspettai un poco e poi scavalcai il muretto ed entrai in casa loro. Lei era in cucina con indosso soltanto una corta camicia da notte trasparente, che stava rassettando dopo aver dato la colazione alla famiglia.
Mi avvicinai da dietro e, senza dire una parola, le sfilai la camicia da notte, agevolato da lei. Poi la sollevai, così, nuda e la portai nella sua camera da letto, la adagiai e mi spogliai a mia volta. Mi stesi vicino a lei ed iniziai a succhiarle i capezzoli, ad accarezzarla, a baciarla tutta, la bocca, la faccia, il collo. Con le mani le accarezzavo il corpo, le gambe, le braccia. Lei mi lasciava fare, sospirando e mugolando. Sempre baciandola e leccandola scesi fino alla sua fighetta e le affondai la lingua dentro per tutto quello che potevo estrarla. Iniziai a leccarla, a mordicchiarle il clitoride, mente con un dito iniziavo a lavorarle il buchino. Piano piano, iniziai ad infilarglielo, come già avevo fatto le volte precedenti, e ad andare dentro e fuori. Le infilai anche un dito dell’altra mano in figa mentre la leccavo. Andai avanti così per svariati minuti, fino a che lei proruppe in un urlo : aveva avuto il suo primo orgasmo !
Mi sollevai sulle braccia e le puntai le cappella sulla sua fighetta ed iniziai a spingere con decisione. Era talmente bagnata che entrai agevolmente fino in fondo, fino a che le mie palle sbatterono contro di lei. Iniziai a fare dei lunghi affondi, estraendolo quasi del tutto e poi spingendo con decisione. Lei ad un certo punto mi cinse i fianchi con le sue gambe come per non farmi più uscire. Allora la presi fra le braccia e mi rovesciai, tenendola sopra di me, sempre con il cazzo infilato in profondità nella sua figa bollente. Iniziò ad andare su e giù sempre più in fretta, urlando tutto il suo piacere, ebbe un altro orgasmo e si accasciò su di me. La tenni così per un po, poi la feci alzare, la feci voltare e la feci nuovamente impalare sul mio membro, ma voltandomi la schiena. La guidai su e giù al ritmo che piaceva a me, rallentandola quando lei cercava di accelerare. Ad un certo punto la lasciai libera e lei accelerò fino al parossismo per cercare il suo piacere e venne nuovamente.
La feci nuovamente alzare e la misi a pecorina, mettendomi dietro a lei ed infilandole nuovamente il mio cazzo, che non aveva avuto ancora alcun cedimento, dentro quel lago di lava bollente che era la sua figa. Nel frattempo, con il suo buchino in bella vista, iniziai nuovamente ad infilarle un dito, cosa che apprezzò moltissimo. Poi, un po alla volta, le infilai anche un secondo dito. Lei lanciò un urletto.
-‘Fai piano, ti prego, mi hai fatto un po male’, mi disse.
-‘Spingi, amore, vedrai che entrerà più facilmente’, feci a mia volta, muovendole le due dita dentro al culo.
Poi, quando si fu ammorbidito, le sputai sul culetto, sfilai il cazzo dalla figa e lo appoggiai all’entrata del culo, iniziando a spingere piano ma con decisione. Lei fece un altro strillo, ma iniziò a spingere. La mia cappelle poco alla volta entrò tutta. Allora mi fermai per farla abituare all’intruso. Poi, piano piano, ripresi a spingere, fino a che fu tutto dentro.
Iniziai ad andare avanti ed indietro. Era strettissima, le pareti del suo culetto mi avvolgevano il cazzo ed era una sensazione da favola. Lei, nel frattempo, iniziò a massaggiarsi il clitoride ed a infilarsi un dito in figa. Io andavo avanti ed indietro sempre più velocemente fino a che lei venne con un urlo ed io subito dopo le riempii il culetto di sperma.
Infine, dopo questa lunga cavalcata ci accasciammo, esausti. Io rimasi dentro i lei fino a che il mio cazzo, perdendo consistenza, si sfilò. Allora mi stesi supino al suo fianco. Lei si inginocchiò al mio fianco sul letto e, come le altre volte, mi ripulì ben bene l’uccello con la sua boccuccia. Alla fine si stese al mio fianco e mi si accoccolò contro, facendo le fusa come una gattina soddisfatta.
-‘Oh, amore, è stato meraviglioso, sono dei giorni stupendi. Non pensavo che si potesse godere così tanto’, fece.
-‘Amore, vedrai, se lo vorrai per te i giorni a venire saranno sempre meglio’, le risposi.
-‘Pensa’, mi fece, ‘il mio primo uomo fu mio marito. All’epoca faceva il supplente nella mia classe e m’innamorai di lui. Gli cedetti e rimasi incinta. Ma fu una scopata dove sentii prima un gran male e poi lo sentii rantolare e venire quasi subito. Rimasi incinta e ci sposammo. Dopo, facevamo sesso quasi fosse un obbligo, rimasi incinta per la seconda volta e da allora, lui ha mille precauzioni per non farmi mettere incinta. Ma non è piacevole, è quasi come un obbligo. E poi, lui, due pompate, viene, si accascia subito e si addormenta’.
-‘Non preoccuparti, cara, vedrai, proveremo cose nuove, ti divertirai. Il sesso è piacere. E poi, voglio metterti incinta. Non devi farlo mai con lui fino a che non ne saremo certi’.
-‘Si, amore, voglio un figlio tuo, ma gli farò credere che sia suo. Ma voglio che tu mi insegni tutto. Farò tutto quello che vorrai’.
Andammo avanti così a parlare ed a raccontarci della nostra vita. Ad un certo punto, visto che iniziavo ad avere fame, guardai l’orologio. Erano le due passate. Oramai eravamo lì da quasi 6 ore. Che giornata !
Dopo, ci lavammo, pranzammo e poi mi diressi a casa mia.
Da quel giorno, ogni volta che lei restava libera, andavo a casa sua oppure veniva a casa mia e scopavamo come indemoniati. Le feci provare tutte le posizioni e la feci godere come mai aveva potuto immaginare.
Infine, rimase incinta, ma continuammo a scopare fino al nono mese. Infinocchiò il marito facendogli credere, come solo le donne sanno fare, che il bimbo era suo. Addirittura il marito, visto che aiutavo la moglie, mi chiese di fare da padrino a mio figlio.
Dopo il parto, lei veniva ad allattare a casa mia, e lì, completamente nuda, lo faceva mangiare fino a che si addormentava e poi scopavamo a tutta forza. Alla fine, rimase incinta un’altra volta.