Ci ho messo un po’ a metabolizzare la perdita di mio padre, nonostante l’affetto e la presenza continua della mia adorata Gabriella; era più che altro la senzazione che avrei potuto essere un po’ più elastico con la mia famiglia, e magari essere io fare il primo passo per una riappacificazione, a darmi quella sensazione di rimorso dalla quale non riuscivo a liberarmi; lei mi diceva, giustamente, che ero stupido a farmi questi problemi, specie considerando che dall’altra parte nessuno sembrava farseli; aggiungeva poi però che era anche per questa mia sensibilità che mi amava da morire e queste discussioni finivano molto spesso sul nostro lettone a fare l’amore; a volte lei mi diceva che lo facevo apposta solo per scopare.
Quanto diceva sulla mia famiglia era comunque vero; neanche dopo questo triste evento c’era stato un riavvicinamento da parte loro e l’unico contatto che avevo era rappresentato da Amanda, che si era assunta l’eredità di quello che faceva mio padre e mi mandava messaggi sulla situazione familiare; dopo circa un anno dalla morte di mio padre, mi ha informato che sia lei che Amanda erano incinta e la notizia ha molto rallegrato sia me che Gabriella, anche se disperavamo di poter mai vedere tutti questi nipotini; Marcella e Raffaella non erano state giustamente portate al funerale ed avevano ormai rispettivamente 4 e 3 anni e le avevamo viste soltanto in foto; ma c’era poco da fare purtroppo, Gabriella che era la più credente dei due per non dire l’unica, continuava a ripetere che prima o poi le cose sarebbero tornate a posto, ci avrebbe pensato l’anima santa di nonna Isabella.
Erano passati un paio di mesi dal messaggio di Amanda dove mi annunciava la sua prossima maternità, era la mattina di un sabato nel mese di marzo ed io e Gabriella eravamo impegnati nella nostra attività preferita: “Ooooooooooaaaaaaahhhhhhh ssssiiiiiiiii daiiiiiii spingiiiiiiii” urlava mentre la trapanavo a pecorina senza mai staccare le mani dai suoi cocomeroni che nel frattempo, causa le conseguenze della menopausa, erano arrivati alla settima misura: “Siiiiiiiii come godooooo oddioooooooo vengooooooooooaaaaaahhhhhh” “Ti sborro tuttaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh” ho urlato innaffiandole di sborra calda la figona; erano ormai 5 anni che vivevamo insieme, io mi approssimavo ai 45 e lei ai 53 ma a scopare potevamo ancora dare i punti a chiunque e, forse, fare un film pornografico di gran successo con noi due come protagonisti; le tettone le erano scese ancora un po’ ma viste le dimensioni e l’età erano ancora molto sode; insomma ci avrei scopato 24 ore al giorno 7 giorni alla settimana.
Dopo aver ripreso fiato ci siamo fatti la doccia insieme e siamo scesi giù per la colazione; erano le dieci del mattino, la sera prima eravamo andati a cena fuori, eravamo rientrati più tardi del solito, ma mai al mondo avevamo rinunciato a fare l’amore; stavo sciacquando le tazze quando ho sentito la sua voce: “Riccardo, guarda c’è una macchina fuori dal cancello” sono corso alla finestra ed ho visto anche una persona, una donna, in piedi fuori dalla macchina; sono andato a verificare sul videocitofono ed ho subito riconosciuto Amanda: “E che è venuta a fare?” la domanda era più rivolta a me stesso che a lei, ma Gabriella mi ha prontamente risposto: “Beh se le apri magari lo sappiamo” e ho azionato il comando di apertura del cancello; fortunatamente non eravamo vestiti come di solito, avevamo in programma di fare un po’ di pulizie fuori in giardino ed indossavamo entrambi una comoda tuta da casa, e siamo usciti per accogliere la visitatrice; e abbiamo subito visto che la visitatrice erano almeno due, c’era anche Barbara la moglie di Roberto, e c’era altra gente in macchina sul sedile posteriore; dopo aver abbracciato entrambe, ci siamo avvicinati alla macchina e ho sentito un fremito; c’erano due seggiolini con sopra le mie nipotine, ma soprattutto in mezzo a loro c’era mia madre, e la mano di Gabriella mi si è stretta all’avambraccio; siamo rimasti immobili e imbambolati, finchè Barbara ed Amanda non hanno aperto gli sportelli facendo uscire le bambine ed anche mia madre; non la vedevo dal giorno del funerale e dovevo ammettere che stava molto meglio rispetto ad allora; i capelli biondo scuro, la pelle ancora liscia e soprattutto un fisico ancora apprezzabile, avvalorato dal completo in pelle che indossava con sotto un maglioncino; ci è venuta incontro ed ha voluto abbracciarci insieme, in un lungo abbraccio a tre, condito dai singhiozzi suoi e di Gabriella, e qualche lacrimuccia da parte mia; poi ha voluto continuare l’abbraccio separatamente, prendendoci infine entrambi per mano: “Sono una stronza ragazzi miei, una stronza unica; Renato aveva capito ma ho fatto finta di niente, c’è voluta tutta la pazienza di loro due” indicando Amanda e Barbara “per aprirmi gli occhi alla fine; è stata una sensazione bellissima abbracciarvi insieme, ho proprio sentito che siete una sola persona; non posso chiedervi di perdonarmi lo so, ma vorrei tanto che potessimo ricominciare ragazzi miei; vi voglio bene”.
Sia Gabriella che io l’abbiamo tranquillizzata, dicendole che per noi era tutto passato e che eravamo felicissimi di averla di nuovo con noi; poi finalmente abbiamo potuto abbracciare per la prima volta le nostre nipotine, che si sono dimostrate a loro volta molto affettuose: “Non stiamo qui fuori accomodatevi dentro, scusatemi da subito per il disordine che troverete” Gabriella ha invitato tutte ad entrare in casa, e Amanda è intervenuta: “Si volentieri, però volevo dirvi che non ci siamo solo noi; Rodolfo e Roberto sono rimasti al cimitero dai vostri nonni, hanno bisogno di parlare con te Riccardo; ti va di raggiungerli e poi portarli qui? Ti do le chiavi della nostra macchina”; ho avuto un attimo di esitazione, quasi immaginando chissà quale trappola, ma il sorriso di Gabriella mi ha fatto capire quanto fossi idiota; ho preso la macchina e sono partito verso il paese ed ho raggiunto il cimitero dopo una ventina di minuti; i miei fratelli aspettavano in piedi davanti alla tomba dei nonni; non c’è stato bisogno di dirci nulla, ci siamo abbracciati tutti e tre insieme e neanche cinque minuti dopo eravamo sulla strada di casa, con me alla guida; durante il tragitto i miei fratelli mi hanno informato che il resto della famiglia avrebbe continuato l’ostracismo nei nostri confronti e la cosa mi ha lasciato abbastanza indifferente; poi mi hanno anche detto che mamma aveva preso tutta la casa di nonna e che stavano facendo i lavori per ricavarne tre appartamenti e trasferirsi tutti li; a Roma la vita era diventata impossibile e preferivano che le bimbe crescessero in mezzo all’aria pulita e in un ambiente più tranquillo; all’arrivo ho sistemato la macchina sotto la tettoia accanto alla mia e appena aperto il portone ho visto subito che la porta della cantina era aperta anch’essa e la luce accesa: “Ok fratellini, vi faccio vedere subito la cantina, andiamo”; appena arrivati giù e visto che signore e signorine erano tutte li, i miei fratelli si sono avvicinati a Gabriella scusandosi entrambi con lei per tutto quello che era stato: “Venite qua tesori di zia” ha risposto lei abbracciandoli forte insieme; Amanda e Barbara avevano gli occhi di fuori nel vedere come era organizzata la cantina: “Ma questo è un paradiso” avevano detto all’unisono, poi Amanda aveva proseguito: “Domenica ve la svuotiamo tutta” e alla mia espressione stupita Gabriella era intervenuta: “Beh Riccardo, un pranzo qui tutti insieme mi sembra il minimo dai” “Ma certo” ho risposto prontamente “poi però ricambierete, i miei fratellini mi hanno detto la novità” “Certo che ricambieremo” ha risposto mia madre, entro l’inizio dell’estate saremo tutti li, almeno le bambine finiscono la scuola; però la cantina di nonna è vuota, il suo abituale fornitore ha chiuso da parecchio ho saputo” “Infatti” è intervenuta Gabriella “Ma non vi preoccupate, ve lo diciamo noi dove potete andare per riempirla; anzi, ci andremo tutti insieme, li faremo felici”; stavamo per uscire quando una vocina flebile ha detto: “Però zia Gabriella, non hai il formaggio che piace a me e Raffaella” “Marcella tesoro, dimmi qual’è e zia ve lo fa trovare” “E’ quello con i buchi” e Gabriella dopo una leggera smorfia ha risposto “Sai tesoro, quello zia l’ha mangiato una volta sola in Svizzera, mi avevano invitata in una fattoria e a pranzo me ne hanno messo un pezzo enorme nel piatto; ma era troppo dolce e zia per non offenderli lo ha mangiato tutto ma non mi piaceva proprio; ma stai tranquilla cucciola, zia domenica ve lo fa trovare a tutte e due”.
Siamo risaliti in casa, ho fatto fare il giro di visita ai miei fratelli, un caffè, e per mezzogiorno eravamo ai saluti, e siamo rimasti abbracciati a guardare la loro auto che riscendeva dalla strada sterrata verso la provinciale: “Amore mio, non stiamo sognando vero?” mi ha chiesto Gabriella stringendomi forte; “No è tutto vero” e preso dall’impeto l’ho stretta a me e ci siamo baciati con passione; “Cazzo amore voglio festeggiare” e mi ha preso per mano correndo verso il portone di casa; abbiamo fatto gli scalini di corsa e abbiamo chiuso la porta: “Non ce la faccio ad arrivare sul letto” mi ha detto lei quasi strappandosi la tuta di dosso e dopo pochi secondi ci siamo denudati e l’ho fatta sistemare sulla poltrona con il culo in pizzo e le gambe larghe e l’ho impalata all’istante: “Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhh cazzzoooooooooooooo che bellooooooo”; quella volta non abbiamo fatto l’amore, eravamo talmente infoiati dalla gioia che abbiamo proprio scopato come due bestie, e dopo averla fatta venire tre volte le ho inondato la faccia e le tettone con una sborratona che sembrava non voler finire più; invece di succhiarsi lo sperma, mi ha tirato a se strusciandosi e riempiendomi di baci, con il risultato di lasciarmi imbrattato della mia stessa sborra; ci siamo fatti un’altra doccia senza riuscire a smettere di pomiciare alla francese anche sotto lo scroscio dell’acqua; stavamo letteralmente impazzendo dalla gioia, finalmente avevamo riabbracciato i nostri cari, vecchi e nuovi; a pranzo abbiamo divorato un piattone di spaghetti, due fettine di manzo e non contenti una bella fetta di provolone piccante ciascuno; poi ci siamo accocolati sul divano abbracciati stretti per sfogare le nostre sensazioni con le parole, anche se personalmente preferivo sfogarle scopando come le ho detto ridendo; la gioia di Gabriella era un po’ guastata dall’atteggiamento delle altre due sorelle; mamma le aveva detto che aveva provato a parlare con entrambe, ma che non era riuscita a smuoverle, anzi se l’erano anche presa un po’ con lei dicendole che solo perchè si trattava di me si era convinta ad accettare l’abominio della nostra unione: “Può darsi che nonna sia riuscita a fare un solo miracolo” le ho detto sorridendo; mi ha guardato seria e per un attimo ho temuto di aver fatto una gaffe, ma lei mi ha messo una mano sul viso carezzandomi a lungo: “Hai sentito cosa ha detto tua madre? Di cosa ha provato quando ci ha abbracciato insieme?” “Si ho sentito, fino a quel momento lo ammetto dubitavo ancora di lei; ma poi non più, ha sentito l’unione che c’è fra noi due, ha sentito che siamo due corpi e una sola anima, che siamo una cosa sola” “Cazzo Riccardo quanto ti amo” e di nuovo le nostre labbra erano appiccicate con le lingue che si incrociavano liberamente.
Il mercoledì successivo abbiamo fatto la spesa nell’ipermercato di cui ho già detto; Gabriella era contrariata dal fatto che il formaggio per le bambine lo vendessero solo confezionato, anche se preso al banco; ha contattato Amanda per informarla e la risposta è stata di non preoccuparsi, neanche loro lo trovavano più al taglio ormai; ne abbiamo preso un pezzo e abbiamo completato il resto della spesa, ma Gabriella non era per niente convinta: “Questa roba la riempiono di conservanti, non fa bene per niente a quelle bambine” “Dai su, mi sembri un po’ esagerata; se non si preoccupano i genitori, perchè lo vuoi fare tu” “Perchè è sbagliato!” la sua risposta secca mi ha colto di sorpresa e devo aver fatto una faccia strana: “Oddio amore mio non ce l’ho con te, scusami” mi ha detto carezzandomi il viso “Però sabato mattina mi faccio una passeggiata dove compriamo le caciotte, tempo fa mi aveva fatto assaggiare un formaggio di latteria che per me era troppo dolce, e mi aveva proprio ricordato quello con i buchi mangiato in Svizzera; magari alle bambine piace” “Magari dillo prima ad Amanda” “Lo faccio subito” ha inviato il messaggio e la risposta è arrivata dopo neanche cinque minuti; diceva che se funzionava le sarebbe stata grata per la vita, neanche a lei piaceva farle mangiare quella roba con i conservanti: “Visto topolone?” mi ha detto facendomi la linguaccia.
Il resto della settimana è trascorso senza eventi particolari, il sabato ho accompagnato Gabriella al mercatino e al ritorno abbiamo messo in cantina quanto acquistato: “Taglia la forma a metà topolone” ho preso il coltello ed ho cominciato lentamente a tagliare: “Per me hai esagerato, se poi alle bimbe non piace mi dici che ci facciamo? Pesa almeno 5kg” “Ma io sono ottimista amore; sono sicura che alle bambine piacerà e le signore si porteranno a casa mezza forma ciascuno” “Mah spero che tu abbia ragione ma ne dubito” “Davvero? Dubiti dell’intuito della tua topolona?” “Dai non metterla sul personale amore” “Eh no topolone, adesso facciamo una scommessa; se alle bimbe non piace, la sottoscritta mangerà solo questo finchè non sarà finito, ma al contrario tu lunedì cenerai con quel pezzone di groviera che abbiamo in frigo; mi sembra ragionevole no?” “Lunedì?” “Non credo che domani avremo voglia di cenare amore; e se ti venisse fame sono pronta a soddisfartela a modo mio” “Mmmmmm va bene topolona, ecco l’ho tagliata a metà ora possiamo ……..” nel girarmi ho capito che si stava spogliando mentre parlava ed era completamente nuda; ha completato lei la frase: “Ora possiamo smettere con le chiacchiere inutili non trovi?” E mentre le sue labbra si schiacciavano sulle mie mi ha liberato dei pantaloni e della felpa con rapide mosse; si è chinata e me lo ha preso fra le labbra: “Ooooooooo che pompinara magistrale che sei” e l’amore mio lo era sempre stata, fin da quel lontano giorno su un plaid durante un picnic; si è messa a pecora con le mani poggiate sul tavolo ed ha sibilato: “Lo voglio in culo daiiiii” non me lo sono fatto ripetere ed ho cominciato lentamente a spingere: “Oooooohhh siiiii aaaaaahhhhhhhh” mi ha accompagnato Gabriella finchè non ero tutto dentro di lei: “Daiii più forte spingiiiiii” ha continuato a sbraitare mentre la sbattevo in quel suo fantastico culone: “Vengooooo” ha urlato dopo neanche cinque minuti e io ho continuato nel mio andirivieni facendola ululare e sbavare senza interruzione: “Daiiii siiii rompimelo tutto …. come godoooo aaaahhhhh” e io continuavo imperterrito, avevamo scopato già la mattina appena svegli come di consuetudine; a un certo punto l’ho tirato fuori e ignorando le sue proteste l’ho fatta sdraiare sul tavolo e le ho fatto alzare le gambe ritappandole subito il buco del culo: “Aaaaaaaahhhhhh siiiiiiii sfondamiiiiiiii” ha urlato come un’invasata, finchè dopo una buona mezz’ora ho sentito che non resistevo più e le ho farcito il culo con una lunga sborrata: “Aspetta amore mio non lo tirare fuori” mi ha detto con il fiatone e l’ho vista contorcersi fino ad afferrare un bicchiere sul tavolo: “Adesso puoi uscire” mi ha detto e come ho estratto ha subito messo il bicchiere sotto il suo culo, contraendosi per far uscire tutto lo sperma e farlo schizzare dentro il bicchiere: “Alla tua salute amore mio” e si è portata il bicchiere alle labbra svuotandolo: “Come mai hai fatto così?” “Ci ho sempre pensato, le rare volte che me l’hai fatta bere e mi sono sempre chiesta come sarebbe stato berla dal bicchiere” “E ti è piaciuto?” “Mi sa che lo farò molto spesso amore mio; bacio” e mai il sapore di sperma sulla sua lingua mi è sembrato così buono.
L’indomani la giornata è andata più che bene; il momento più thrilling è stato quando Gabriella ha portato le bimbe e le madri giù in cantina, e quando sono risalite le bimbe mi sono venute incontro: “Zio Riccardo, sai che il formaggio che ci ha comprato zia Gabriella è buonissimo, più di quello con i buchi” “Ah mi fa molto piacere” ho risposto quando in realtà ero disperato; Gabriella mi è passata accanto e ridendo mi ha detto: “Oltre a non cenare oggi ti consiglio anche di non pranzare domani ahahahahah” rifiutandosi di dare spiegazioni a mamma della sua risata; ci siamo messi a tavola alle 13 e abbiamo finito alle 18, non ricordavo che nella mia famiglia si mangiasse così tanto, ma la parte del leone l’hanno fatta le cognatine che, con la scusa di dover mangiare per due si sono letteralmente abbuffate soprattutto di salumi e formaggi; dopo l’interminabile pranzo ci siamo concessi qualche bicchierino di liquore e caffè; alle otto di sera i parenti ci hanno salutato, per fortuna dopo aver dato una grossa mano per sgombrare la tavola; quando si è chiuso il cancello ci siamo guardati negli occhi, felici da morire per quella giornata; eravamo di nuovo una famiglia, e Gabriella era convinta che prima o poi anche Donatella e Fiorella avrebbero compreso; siamo scesi in cantina e la vista era un po’ desolante: “Cazzo a quelli sembrerà strano che torniamo dopo neanche due mesi, certo che le tue cognatine sono impressionanti” “Infatti, la prossima volta le invitiamo dopo il parto, anzi non corriamo rischi, dopo l’allattamento” “Si hai ragione ahahahah; sai amore mio, mi ci è voluto per convincere le bimbe ad assaggiare il formaggio; e quando lo hanno fatto, le loro facce erano tutt’altro che incoraggianti; poi quando Marcella ha detto: “Zia Gabriella è buonissimo” le ho baciate entrambe: “Che bella notizia, zia è proprio contenta lo sapete? Anche le signore erano felicissime, lo hanno voluto assaggiare anche loro, quasi ero tentata di farlo anche io ma ho resistito” “Mi sa che le bimbe ne mangeranno ben poco con quelle due idrovore di madri” “Eppure sono entrambe in gran forma dai amore” “Si ma mai quanto te topolona mia” l’ho baciata e siamo risaliti in casa; avevamo entrambi una gran voglia di fare l’amore per la prima volta in quella giornata: “Ti va un drink prima di salire?” “Si certo volentieri” e ho versato il whisky in due bicchieri portandoglielo sul divano dove si era seduta; mentre sorseggiavamo le ho passato un dito sulla scollatura in mezzo alle enormi tettone: “Che fortuna che ho avuto amore mio” “Di che parli?” “Beh se quando eri giovane fossero andate di moda le ragazze con il tuo seno ti saresti trovata un ragazzo e non mi avreste mai filato” “Sei proprio sicuro?” “Beh mi sembra ovvio” “Sai, le cose non sono andate proprio come ti dicevo quando eri ragazzo” “Ah davvero? Mi sembra il momento buono per raccontarmelo non trovi?”; lei mi ha cinto la spalla con il braccio, come quando eravamo sul divano di nonna: “Vedi amore mio, di ragazzi che mi venivano appresso ce ne erano e neanche pochi; ma erano i peggiori coattoni del paese e ho sempre giurato a me stessa che da loro non mi sarei mai fatta toccare; erano pure pesanti con le loro avances, finchè un bel giorno il più coatto di loro non si è beccato una ginocchiata sulle palle e da allora mi hanno tenuta a distanza, dicendo che non sapevano che farsene di una muccona da latte come me; poi te lo dico sinceramente, non vedevo l’ora che venisse il weekend per stare con te, con il mio topolino adorato” “Ma allora non era neanche vero che avevi già scopato prima di farlo con me?” “No quello è vero, ma non con ragazzi del paese; ho voluto provare alcuni compagni di università, mi sceglievo sempre quelli più secchioni e imbranati per non rischiare di essere rifiutata; e mai due volte con lo stesso era la mia regola, l’ho infranta solo con te amore mio” “E con i colleghi di lavoro?” ormai ero troppo curioso “Oh mi vuoi far dire tutto allora; ma si va bene dai; con i colleghi stessa regola, mai due volte con lo stesso, e ti dico sinceramente che me ne sono scopata parecchi, anche clienti; per esempio il padrone della fattoria svizzera mi ha invitata dopo che avevamo scopato insieme; durante i due mesi a Zurigo ho fatto l’incontro che avrebbe potuto cambiare il mio futuro; ma non era un uomo” “Ma dai veramente?” “Si amore mio, era la responsabile dell’ufficio di Zurigo, si chiama Helen e fisicamente mi somiglia, solo che lei è bionda; mi ha ospitata a casa sua per un mese ed è stato fantastico, rientravamo e facevamo l’amore in continuazione” “Cosa facevate?” “69, dildo, strapon, ma soprattutto lunghe pomiciate alla francese toccandoci nelle parti intime, nonostante le nostre tettone” “E poi cosa è successo?” “Beh l’unico modo per risolvere la situazione era trasferirmi a Zurigo, ma non l’ho voluto fare e lei non me lo ha mai perdonato; dopo qualche anno si è sposata con una collega dirigente e non mi ha neanche voluta al matrimonio; ma sai, anche quando stavo con lei, nel pieno del piacere, non smettevo mai di pensarti; c’eri solo te nella mia mente” “Cazzo che storia, sono contento che me l’hai raccontata sai? Adesso andiamo a letto?” “Eh no amore, tu non hai niente da raccontarmi?” mi ha chiesto sbattendo gli occhi.
Cavolo se avevo da raccontarle; e così per un’ora buona le ho raccontato delle colleghe di Roma e delle scopamiche, come si dice ora, di Londra e alla fine mi sono deciso: “E poi c’è stata la nigeriana” “Ah racconta dai, mica sono razzista io” “Non è questione di razza amore mio, quanto di sesso” “Ma dai” e ha iniziato a ridere “Era un trans e non te ne sei accorto?” “Si all’inizio è stato così ma poi …..” “Dai amore non ti vergonare” “Si Gabriella, ho fatto sesso con lui, in tutti i sensi” “Anche lui ha preso te?” “Si” ho detto a mezza bocca; lei mi ha preso il viso fra le mani e mi ha baciato in bocca con passione: “Lo vedi amore mio, abbiamo provato tutto quello che potevamo provare e alla fine ci siamo scelti, vuol dire che era il nostro destino; ma dimmi una cosa, ti piaceva quando ti prendeva lei/lui?” “Si mi piaceva e ti dico di più; gli ultimi sei mesi a Londra, dopo quella sera qui, ho evitato qualsiasi distrazione femminile, e mi sono sfogato solo con lui, però da passivo” “Mi pensavi così tanto amore mio?” “Si, ma non potevo stare con le palle piene più di tanto, ma è successo una volta al mese”; ci siamo guardati e lei ha concluso: “Dai amore, adesso possiamo andarcene a letto, ma ti dico subito che il tuo racconto mi ha fatto venire voglia di una cosa”; siamo saliti e, dopo esserci rapidamente spogliati ci siamo messi sul lettone; lei mi ha fatto sdraiare di fianco ed è partita con un pompino magistrale; dopo qualche secondo, ho sentito il suo dito scorrermi lungo il solco delle chiappe e puntarmi l’orifizio anale e penetrarmi lentamente ma senza pause; cazzo che meraviglia, in capo a neanche due minuti il mio cazzo era tirato allo spasimo: “Uuuuhhh funziona allora, non ci credevo” ha detto mentre si sdraiava di schiena con le cosce aperte “Adesso chiavami amore mio, poi ti dico un’altra cosa” e dopo pochi secondi “Ooooohhhhh” “Aaaaaaahhhhhhhhh” ed abbiamo cominciato l’amplesso che è durato più di venti minuti prima che le inondassi la figa di sperma dopo averla fatta venire due volte; nel vortice degli abbracci e baci postorgasmici mentre riprendevamo fiato con me ancora dentro di lei le ho chiesto: “Cosa volevi dirmi?” “Che lo strapon che usavo con Helen ce l’ho ben nascosto nell’armadio nella camera diciamo mia; anzi per essere esatti, gli strapon sono due; quando ti va, la tua topolona ti soddisfa anche in quel senso, sei contento topolone mio?”