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Non è stato facile passare dalla fantasia alla realtà.
Anche perché le fantasie troppo immaginate si logorano. Invecchiano ancora prima di iniziare a concretizzarsi. Vengono esaurite, si scolorano.

Ricordo un film porno di molti anni fa: la ragazza, non brutta ma nemmeno bella, un corpo passabile ma niente curve esplosive, tette piccole, capelli lisci scuri legati dietro e naso un po’ affilato, gonna scura sul ginocchio e camicetta chiara. Insomma una normale. La vicina di casa. L’impiegata dell’agenzia immobiliare o dell’ufficio postale.
La signora l’accompagna in una stanza, ci sono sette uomini seduti su due divani di pelle, un tavolinetto di cristallo al centro, con delle riviste sopra.Poteva essere una sala d’attesa in uno studio medico. O qualcosa del genere.

La signora inviata la ragazza ad occuparsi degli uomini.
“ora falli godere tutti, da brava”.
La ragazza annuisce e fa un sorriso tirato. Si mette davanti al primo, si inginocchia, accarezza le cosce dell’uomo, e passa subito ad armeggiare con la patta dei pantaloni.
L’uomo l’aiuta. Slaccia la cintura, apre la zip. Lei infila la mano negli slip e estrae un cazzo ancora moscio.
L’uomo sporge il bacino verso di lei. apre le gambe. Lei se lo mette in bocca.

Gli altri guardano. Qualcuno si massaggia da sopra i calzoni. Qualcuno lo ha già tirato fuori e si masturba.

Lei passa dal primo al secondo, lascia il cazzo che aveva incominciato a ingrossarsi nelle mani del legittimo proprietario e passa all’altro. Dopo i primi due gli altri li trova già belli gonfi che la aspettano.

Fa il giro di tutti i maschi, due volte.

Poi si siede al centro, sul tavolinetto. I maschi si alzano e si mettono in fila per metterglielo in bocca.
Mentre aspettano si masturbano.
Con una mano tengono su i pantaloni, con l’altra segano il cazzo, accarezzano la cappella. Ognuno a suo modo, chi velocemente, chi più piano. Attendono il loro turno.
Quando tocca a loro chi lascia fare a lei, chi le prende la testa e la tiene mentre glielo spinge in gola. Chi la attira verso di se facendola impalare. Chi le tocca le tette ormai esposte, il reggiseno slacciato e la camicetta aperta.

I cazzi si fanno sempre più duri e le masturbazioni frenetiche.
Ora non attendono più il turno, stanno attorno a lei.
i cazzi frementi cercano di farsi strada verso la bocca.

Il primo che viene la prende di sorpresa e un lungo schizzo la colpisce sul viso, su un occhio. Lei si volta e apre la bocca. Un po’ di sborra riesce a prenderla con la lingua. E’ un ragazzo biondo dal viso gentile e il suo cazzo ha buone proporzioni, è piacevole e normale, gentile ed educato.
Subito un altro, le prende la testa e se la tira verso il cazzo durissimo. E’ un cinquantenne, pelato e con un po’ di pancia, ha i baffi, camicia e cravatta. Ha un cazzo lungo e grosso con la cappella rossa violacea. Un cazzo prepotente e volgare. Un po’ storto, assomiglia a una melanzana ricurva. Un cazzo da violentatore, da porco che te lo butta dentro senza chiedere il permesso.
Infatti la gira con violenza e le sborra quattro cinque schizzi densi sulla bocca. Le lorda il viso di sborra densa. E poi con la cappellona rossa glieli spinge dentro. Lei lecca con gusto e ingoia. Una perla le rimane attaccata al labbro. Pende ma non si stacca.

Un altro cazzo. Più piccolo. Poco significante come il padrone. Non è in erezione completa. Lei se ne accorge e lo allontana, si volta verso uno più pronto. E questo la premia non appena lo imbocca con fiotti di sperma che lei ingoia in due, tre sorsi.
Si volta verso un cazzo grosso, di quelli che sembrano piccoli tronchetti, nerboruti, rivolti leggermente verso l’alto, cappella gonfia e ricurva. A lei piace, si vede che quel cazzo l’aggrada. Ha uno sguardo in tralice da cui traspare come uno struggimento.
Apre le gambe e si tocca, mentre imbocca quel cazzo.
Si lascia scopare la bocca mentre massaggia i coglioni.
L’uomo è bravo a venire nella sua bocca aperta, sulla lingua protesa, senza perdere una goccia.

E lei era così presa da questo cazzo preferito che tralascia gli altri, uno le schizza sul seno, da solo. Lei se lo spalma, si massaggia le tette, si lecca le dita.
In breve vengono tutti. Resta lei con la sborra che cola dal mento, dai capelli, finisce sulla gonna e il tavolino.

Io voglio vedere mia moglie così. Voglio mettere in scena questo ricordo, che si traforma in fantasia quando penso a lei in questa situazione.

Non è stato facile.
Selezionare i maschi. Ricreare un’ambientazione. Convincere lei.
Ho scelto in base all’aspetto estetico, ma anche in base ai cazzi, di cui ho preteso le foto.
Un ragazzino timido ma anche uno volgare, direi anzi laido, che si vantava del suo pisellone e dei suoi coglioni.
Mi ha scritto: lasciami tua moglie e le metterò i coglioni in bocca sedendomi sul suo viso, mentre il suo naso mi solletica il buco del culo… te la rimanderò slabbrata, te la faccio camminare a gambe aperte…. che non si può nemmeno mettere seduta…
gli ho risposto che dopo, forse… intanto la prima volta solo quello che dicevo io…
poi due tizi, uno che vantava il pisellone nero del suo amico africano come una specie di passepartout, in grado di sborrare a ripetizione…
e poi altri tre… sui 30 anni, dotazioni normali, uno che vantava eiaculazioni abbondantissime

Siamo al mercato insomma. Si cercano i soggetti con le qualità desiderate. Si valuta la mercanzia in offerta.
La moglie sa che le sto facendo una sorpresa. E quando viene il giorno è tesa, ma si prepara con cura.
Faccio in modo che sia vestita in modo simile al mio immaginario.
Tailleur scuro, scarpe con il tacco, camicetta e un filo di perle. Poco trucco, capelli tirati indietro.

Ho affittato un appartamento in montagna per il weekend. C’è il caminetto acceso e un salottino che assomiglia un po’, con i suoi divani di pelle, a quello del film. Ma l’ambiente è meno asettico. Non c’è il tavolinetto di cristallo.
Poco male. Ci ho messo una sedia, proprio al centro.
Quando i maschi sono arrivati, più o meno uno dopo l’altro, hanno guardato la sedia con curiosità, forse immaginando a chi fosse riservata, ma non l’hanno toccato.
Lei nell’altra stanza, attende. Sente suonare al campanello un paio di volte. Ma se riesco anticipo e vado ad aprire prima che suonino. Cosicché non ha idea di quanta gente ci sia.

E’ tesa. Respira profondamente per calmare l’ansia.
Agli uomini dico di sedersi, bere qualcosa, parlare piano.

Quando ci siamo tutti, rispiego loro le regole del gioco. Nessuna iniziativa personale.
Avranno il loro pompino.
Dopodiché se ne andranno. A meno che non gli venga esplicitamente chiesto di rimanere. E sarà la signora a scegliere.

Sono tutti d’accordo. D’altro canto le regole erano state già anticipate per email e al telefono.

Abbasso le luci, vado a prendere lei. Loro parlottano, ridacchiano. Chi ostenta calma e una certa sufficienza e chi evidente nervosismo. Si sono presentati e qualcuno ha raccontato di precedenti esperienze del genere. Alcuni commenti sullo stato del loro desiderio, o, per usare una terminologia più appropriata, sul carico dei loro coglioni, strappa risatine sulle bevute che si farà la signora che stanno attendendo.

Lei di là è nervosa. Indossa una gonna stretta blu appena sopra il ginocchio, una camicetta. I capelli sono legati a coda di cavallo. Calze autoreggenti e scarpa con un bel tacco. A metà fra la donna in carriera e una divisa da impiegata.

Non importa, non è una questione di ruoli.
Ho a lungo riflettuto se fosse il caso di portarla di là bendata. Ma ho preferito di no.
La benda protegge, in qualche modo. Invece voglio godermi le sue espressioni quando vedrà tutti quei maschi che la aspettano e le dirò cosa deve fare.
Vieni, le dico, prendendole la mano. E l’accompagno dolcemente nel salotto.
Entra con gli occhi bassi e con lo sguardo gira attorno su quelli, seduti. Un paio di loro si alzano e salutano.
Uno si tocca il pacco mettendo in evidenza un certo rigonfiamento.

La porto al centro. In piedi.
La signora si chiama Anna e ora vi soddisferà tutti, con la bocca.
Vi ricordo i patti: non potete scoparla e nemmeno toccarla al di sotto del seno.
La signora deciderà se dopo vorrà trattenere qualcuno di voi per il suo piacere. Gli altri se ne dovranno andare senza recriminazioni.

Tutti fanno cenno di sì con la testa.
Accompagno lei verso il primo della fila sulla sinistra, un quarantenne piuttosto spigliato. Prendo un cuscino e lo metto a terra davanti a lui, faccio inginocchiare lei fra le sue gambe e mi ritraggo. Mi siedo in poltrona e guardo.

Lui le accarezza la testa. Lei inizia a sbottonare i calzoni. Lui l’aiuta. Riesce ad estrarre il cazzo ancora non duro ma già bello gonfio. Lei lo stringe con la mano facendo gonfiare ulteriormente il glande e si china con la lingua di fuori. Prime toccatine sul frenulo, poi un giro attorno, un altro. Poi affonda prendendolo il bocca. Qualche pompata e il cazzo è già duro.
Passa a quello accanto. Che è già fuori e l’aspetta. Altre pompate veloci e il terzo la reclama, la tira quasi verso di se.
Cappellona violacea e comportamenti volgari. Glielo sbatte un po’ in faccia prima di metterglielo in bocca e spingere giù la sua nuca facendole venire un conato.

I primi due l’hanno lasciata fare, il terzo mette subito in chiaro che sarà lui a dettare il ritmo.
Il quarto è quello giovane. E’ imbarazzato, rosso in viso, il cazzo subito duro e geme. Penso che potrebbe venire subito, ma lei forse se ne accorge e lo lascia. Anzi… prende le sue mani e gliele mette sotto le gambe, come a dire non ti toccare, voglio pensarci io. Gli sorride e passa oltre.

Altro divano. C’è il ragazzo nero, che ha sfoderato una mazza come da copioni sugli africani. A lei nero piace, si vede dal gusto come lecca l’asta e e succhia la cappella. Dedica più tempo e lo lascia quasi con dispiacere.
L’amico del nero, ben fornito anche lui. La prende e spinge la testa, lei lascia fare. L’ultimo si sta masturbando più degli altri, manca poco che viene appena glielo prende in bocca.

Altro giro veloce su tutti, senza inginocchiarsi, solo chinandosi. Qualcuno le accarezza le cosce, alza la gonna. E’ contro le regole ma fino a questo punto decido di tollerare, mi piace con la gonna alzata e le gambe divaricate. Le sbottonano la camicetta, tirano giù il reggiseno e fanno uscire le tette. Stringono i capezzoli e le strappano qualche gemito soffocato dai cazzi in bocca.

Alla fine del giro le dico di sedersi sulla sedia e sono loro ad alzarsi, con i cazzi in mano si mettono in fila.
Il primo ad avvicinarsi è l’ultimo della fila, quello che stava per venire. Lei non fa in tempo ad appoggiare la lingua che quello schizza un po’ ovunque. Sul viso, il seno, i capelli e in giro. Poi si accascia sul divano, pulendosi con dei fazzolettini.

Il secondo è quello dalla cappella rossa, si è tolto i pantaloni e le mutande. E lì con le scarpe e i calzini, si tira su la camicia e la spinge a leccare i coglioni, poi glielo mette in bocca e la scopa, tenendole ferma la testa. Con un grugnito le scarica la sua sborrata in gola, la tiene ferma senza darle la possibilità di ritrarsi, costringendola ad ingoiare se vuole respirare. Lei deglutisce due, tre volte, con le lacrime agli occhi.
Lo toglie, glielo strofina sul viso e se lo pulisce con i capelli. E le dice: dopo te lo do nel culo, troiona.

Forse eccitato dallo spettacolo il terzo le sborra subito in faccia. Imbrattandola completamente. E un quarto, dall’altra parte le prende la testa e glielo butta dentro mentre sta venendo… quasi contemporaneamente si prende una sborrata in bocca e una in faccia, tiene gli occhi chiusi e fili di sperma le scendono dal mento sul seno.

Il nero ha un cazzo monumentale. Lei lo masturba a due mani succhiando la cappella. Si prende la sborrata densa sulla lingua e l’ingoia quasi tutta.
Sicuramente lui sarà uno dei prescelti, per dopo.

Il ragazzino lo fa venire a fontanella, masturbandolo e facendosi schizzare sul viso, sul seno, sulle labbra. Gli lecca le ultime gocce e lo assaggia.
Gli ultimi due li lecca insieme, uno da una parte e uno dall’altra. E vengono quasi insieme sul viso e sul collo. Ma anche da loro prende la sua dose di sborra da ingoiare.

L’accompagno in bagno, lasciando i maschi a fare i maschi, in attesa di giudizio.
La mia erezione è dolorosa. Non mi sfioro per non venire. A lei tremano le gambe.

Vuoi che faccia rimanere qualcuno di loro?

Autore Pubblicato il: 25 Ottobre 2013Categorie: Orgia, Racconti Cuckold, Racconti Erotici Etero0 Commenti

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