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Alla mia donna, di ventanni più giovane di me, piacciono i cazzi neri.
Me ne sono reso conto con le fantasie mentre scopiamo. Questa era una delle cose che più la faceva eccitare.
Pensare a questi appena arrivati in Italia, poveri in canna, che magari non vedono una donna da mesi, che girano per le spiagge o nei locali cercando di vendere la loro mercanzia, fra tutte le italiane seminude, che si eccitano e non possono sfogare la loro voglia, la fa eccitare da impazzire.
Io ci metto il carico da undici, sussurrandole mentre la scopo l’idea di quei coglioni gonfi di sperma bianco, denso, bollente, che preme per uscire e lei va fuori di testa.
Non so perché il nero. Non è questione della leggenda vera o presunta del cazzo nero grosso. E’ qualcosa di più. Forse un senso di potere nel concedere ad un diseredato un piacere che in quel momento gli è negato.
Un’opera di bene, insomma. Ma è anche il sentirsi lei, donna bianca, italiana, insieme rispettata e ringraziata ma anche sotto sotto oltraggiata, considerata un buco in cui sborrare.

La prima volta in un locale ha fatto tutto lei. Io ero al tavolo, lei si è ritrovata a ballare con un ragazzo. Lo ha portato al tavolo, gli abbiamo offerto da bere. Poi ci ha ballato ancora. Io li guardavo e la vedevo sudata, rossa in viso, gli occhi lucidi un po’ ubriaca e lui che non perdeva occasione di toccarla, guardandomi di sottecchi per capire se io me ne accorgevo.
Ma io facevo finta di niente e parlavo con dei vicini di tavolo. E le seu carezze si facevano sempre più audaci. E lei ci stava.
Poi è venuta al tavolo e mi ha detto, guarda che ci sta provando di brutto… come a dirmi, se vuoi fermamiamoci, andiamo via…
e io le ho detto, beh lascialo fare… non è quello che ti piace?
ma dai scemo che dici… mi ha risposto, poi mi ha guardato con una sorta di sfida negli occhi, si è alzata ed è tornata a ballare.
Lui subito le si è fatto sotto prendendola per i fianchi.

Il ballo è diventato sempre più allusivo. I fianchi strusciavano. Lui da dietro la prendeva e lei sfiorava il suo pacco proteso cone le natiche. Lui la tirava a sé.
Ad un certo punto lui le ha detto qualcosa. Lei ha sorriso e le si è strusciata ancora di più addosso. Lui ha detto qualche altra cosa guardando verso di me e lui ha scosso la testa, sorridendo.

Hanno continuato a ballare, lui era più disinvolto, non si preoccupava più di controllarmi con la coda dell’occhio.
Poi sono venuti verso il tavolo. Lei mi ha detto che lui se volevamo aveva del fumo buono, fuori.
Ho detto ok.
Siamo usciti e siamo andati nella nostra macchina.
Lui ha fatto una canna. Sentivo nell’auto chiusa l’odore dei loro corpi sudati.
Noi due eravamo davanti, lui dietro.
Ho detto a lei, vai dietro con lui. E lei lo ha fatto subito.

Abbiamo fatto girare la canna. Io ho tirato pochissimo, lei invece dava profonde boccate, voleva perdersi.
Lui non faceva niente. La situazione era ambigua, lui non voleva guai, aspettava una nostra mossa.

Ho chiesto a lui, ti piace R.?
E lui ha detto sì molto, è bellissima.
Anche a lei piaci, ho detto. E lei sorrideva, guardandola maliziosa. Se vuoi puoi baciarla.
Lei a quel punto si è protesa impercettibilmente. Lui è rimasto come sorpreso, per un momento, indeciso sul da farsi. Ancora dubbioso di uno scherzo. Anche lui si è proteso leggermente. E poi si sono avvicinati.
Mi è venuto in mente assurdamente quegli scambi di spie sui check point nella guerra fredda, in cui ogni parte faceva un piccolo passo verso l’altro, fino ad arrivare alla stessa altezza.
Quando furono vicini le labbra si toccarono e si aprirono. Immaginai lo scambio delle lingue. E la tensione scomparve visibilmente dalle spalle di lei, mentre lui l’abbracciava.

Il bacio continuò, sempre più profondo, le lingue che si intrecciavano, le mani che toccavano.
Ancora lui non era intraprendente, fu lei ad arrivare con le mani a toccargli il pacco sul davanti dei pantaloni, a massaggiarlo mentre si baciavano, dando forma sotto la stoffa ad un cilindro che andava di lato e verso il basso, lungo la gamba dei pantaloni.
Lui la brancivava il culo e ogni tanto una tetta.

Lei riuscì ad aprire la fibbia della cintura, a sbottonare e tirare giù la zip e infilò la mano dentro, a cercare. Continuava a massaggiare. E si vedeva che aveva impugnato il bastone di carne ma i pantaloni stretti le impedivano i movimenti.
Io guardavo tutto, voltato verso di loro e un’erezione furiosa mi premeva i pantaloni.

Lui l’aiutò sollevando il bacino e facendo scendere un poco i pantaloni, tale che lei riuscisse ad estrarre quello che dalla sua espressione era chiaramente diventato il primo oggetto dei suoi desideri.
Un fremito di soddisfazione e un respiro profondo quando lo tirò fuori.
L’odore di cazzo riempì l’abitacolo.

Lei, continuando a baciarlo lo masturbava, lui la lasciava fare. Non so se per indole o per una situazione i cui sviluppi non immaginava, era piuttosto remissivo. Si lasciava fare.
Questo aumentava la sicurezza e l’eccitazione di lei. Che si faceva sempre più intraprendente.

Il cazzo era bello grosso, lungo con la cappella larga. Leggermente curvo in giù.
Pregustavo il momento in cui si sarebbe chinata verso di esso.
Non dovetti aspettare molto, dapprima si chinò per dare dei leggeri colpi di lingua. Quindi subito lo abboccò fino a metà.

Poi mi disse che l’odore era piuttosto forte, sapeva di sudore e di urina, e allora lo aveva preso in bocca e insalivato per bene, in modo da pulirlo.
Questo fatto quando me lo raccontò mi eccitò da pazzi. La puttana.

Lui si era accomodato meglio, scesi i pantaloni fino alle caviglie, per poter allargare le gambe. Lei si era sdraiata dandogli la nuca, e così poteva guardare me, mentre aveva il cazzo in bocca.

Uno spettacolo, vedere la tua donna spompinare un cazzone duro metre ti fissa negli occhi. Guarda come sono troia,guarda come mi piace il cazzo, guarda come me lo succhio.

Con la mano sinistra lo impugnava alla base, la bocca andava su e giù sulla cappella, con la mano destra massaggiava i coglioni.

Lui se ne stava appoggiato al sedile con gli occhi socchiusi, carezzandole il culo, cercando di insinuarsi nei suoi jeans ma lei non lo facilitava. Un paio di volte aveva cercato di prendere una qualche iniziativa, ma lei non aveva smesso il suo lavoro, raddoppiando anzi la foga e facendogli capire di lasciar fare a lei. Al che lui si era volentieri arreso, agli effetti del fumo e della sua bocca.

Guardandomi negli occhi fu come se mi chiedesse il permesso di farlo venire.
Accennai con le labbra un continua…
Aumentò l’impegno, il cazzo era sempre più lucido e grosso, la cappella sembrava stesse per esplodere.
Qaundo vidi i coglioni salire seppi che stava per sborrare, anche se i suoi gemiti sommessi non erano aumentati di tono.
Solo un sospiro profondo, che poi divenne spezzato, un singulto, tradì il suo orgasmo.

Vedevo ad ogni contrazione lo sperma fluire nel condotto uretrale, gonfiandolo, e le gote di R. si gonfiavano anch’esse, senza staccare la sua bocca chiusa a suggello sotto la cappella.
Ingoiò a fatica. Continuò a succhiare il cazzo per un po’, piano, ingoiando ancora e ripulendolo tutto. Lo lasciò meglio di come lo aveva trovato, sicuramente.

Lui era un po’ imbarazzato. Ma lei lo ringraziò e gli chiese il numero di telefono, dicendogli che la volta successiva avrebbe potuto sdebitarsi adeguatamente.

Il ragazzo scese e noi andammo a casa. Ero eccitatissimo, come in uno stato di trance. E anche lei.
Mentre guidavo si slacciò i pantaloni e prese a toccarsi la fica,
potrei venire in un istante, disse. Mi porse le dita bagnate in bocca, da succhiare. Il sapore della sua fica mi inebriava.

Ti è piaciuto, le chiesi?
Da morire, e a te?
Molto. Mi hai eccitato moltissimo che mi guardavi mentre lo facevi.
Si, anche a me eccitava da pazzi.
Volevo sapere i particolari. Mi disse del suo odore forte, che io stesso avevo percepito, e di come glielo aveva preso in bocca velocemente per non sentirlo.
Anzi, disse, sicura di se e audace, senti anche tu, visto che mi fai fare i bocchini ai neri… mi venne addosso e prese a baciarmi, anzi a leccarmi le labbra e il viso, e sì, sapeva di cazzo.
La prossima volta mi faccio sborrare in bocca e non la ingoio tutta, te ne lascio un po’ per te, mi sussurrò all’orecchio.

Era tanta?
Moltissima, chissà da quanto è che non sborrava. Non finiva più, e aveva un sapore diverso… dalla tua… e da … insomma di altri che conoscevo.
Forse mangiano cose diverse e dipende da quello, dissi.
Non so. Ma è come un marchio. Me la sento in gola. NE ho già voglia di nuovo. Ora voglio la tua. Le voglio entrambe dentro di me. Tanta.

Si chinò su di me, mentre guidavo. Aprendo i pantaloni e tirando fuori il cazzo che era bagnatissimo.
Accostai la macchina, ci si gettò letteralmente sopra ingoiandolo quasi soffocando. La spinsi per la nuca. E venni quasi subito con un orgasmo doloroso per quanto intenso.
Ingoiò tutto coscenziosamente.

Sapevo che saresti venuto subito. Ora così recuperi e quando arriviamo a casa prima me la lecchi poi mi scopi. Voglio godere fino a svenire.

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