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Da tanto tempo ci conoscevamo, un monitor ci divideva se non per i chilometri di distanza delle nostre dimore.
Matteo era il suo nome, un uomo alto, discretamente carino, il classico tipo che si veste sempre di nero, in pelle, dall’aria tenebrosa, ma che con me si era mostrato tutt’altro.
Un’amicizia nata piano piano, in una chat, ove tutti i giorni ci trovavamo, ci sentivamo fino a quando , un po’ per vizio mio un po’ per vizio suo iniziammo a parlare di sesso.
Lui aveva un solo problema, era sposato.
Io no.
Le nostre chiacchierate divennero sempre più piccanti, sul limite dell’ erotismo, della lussuria e d’ironia.
Ci divertivamo a fantasticare. Ma mai pensai che quei chilometri di distanza, quella strada che ci divideva un giorno potesse essere annientata.

Un giorno, dopo molto tempo, decisi di andare a trovarlo. Sapevo che rischiavo, ma avevo la coscienza apposto, impostandomi di non essere tanto succinta nei miei modi di fare, come potevo dinnanzi ad un pc.
Ci incontrammo. Lui era il classico metallaro, molto alto, il suo fisico possente in robustezza rimaneva un po’ costretto nei pantaloni di pelle che aderivano alle gambe lunghe e muscolose.
Parlammo, tanto, di tutto, di tante cose, anche le più stupide, ma vedevo come mi guardava. Nei suoi occhi un baluginio di eccitazione e lussuria guizzava nel suo sguardo, e a volte la cosa mi intimidiva. Ma ne ero lusingata.
Lui era il classico adulatore, un po’ per scherzo con un pizzico di verità riusciva a strapparmi battute ironiche, sempre complici dell’ambiguità.
Mi divertivo anche io, e devo dire che stavo passando proprio una bella giornata.
Mi chiese se rimanevo per la notte, mi imbarazzai un poco, ma facendo due conti in tasca, e visto che viaggiare di notte non era il mio forte, accettai.
Sapevo di poter bene controllare i miei ormoni, che durante tutto il giorno vennero un po’ sballottati dalle sue parole e dai miei pensieri, e sapendo la sua situazione coniugale, non pensai affatto che qualcosa poteva scattare tra noi due. A detta sua, non avrebbe mai tradito.
La moglie era fuori per il week end, e quindi Matteo aveva casa libera.
Salii in macchina e arrivammo a casa sua. Prenotata una pizza e una buona dose di birra per passare una serata a ridere, ci sedemmo a cena.
Anche lì battute su battute, risate a non finire, e l’alcool che andava giù inziando a salire un po’ per la testa. Ma il tutto era ancora controllato. Come due amici confidenziali che non si trovavano da anni.
Ad un certo punto Matteo mi guarda silenzioso, con un sorriso molto ambiguo, che rischiava di sfociare nella lussuria, ma per me era solo un gioco di sguardi e sorrisi. Rischiai nel mordicchiarmi il labbro, ma il mio fu un gesto pregno d’ironia, per vedere come Matteo poteva reagire.
Si assentò qualche minuto, e continuai a starmene seduta al tavolo, girando canali alla tv, e curiosando con lo sguardo nella sala da pranzo. Una casa normale devo dire.
Dopo un po’ Matteo ritorna da me, e mi chiede di seguirlo.
Un misto di perplessità mi travolse, insieme ad un gusto di sorpresa, perché non capivo. Ma dentro una tempesta ormonale si scaturì improvvisamente, senza un interruttore preciso. Ah! Santa perversione!
Allora mi porto in una stanza, dove teneva gli strumenti per la musica, era un batterista. Un pc su di una scrivania, quel pc che mi aveva vista in situazioni molto succinte. Ma erano solo parole alla fine.
Aveva una piccola poltrona, e mi invitò a sedermi. Lui si mise a rufolare nel pc in cerca di musica da ascoltare. Ebbene era stata proprio la musica ad avvicinarci. Sogghignava ogni tanto, voltandosi verso di me, quando mi chiese ‘ Chiudi gli occhi ‘ con voce suadente e provocante. Io risi e risposi socchiudendo le palpebre ‘ non farmi scherzetti eh! ‘
Poi il silenzio.
Avevo ancora il mio bicchiere di birra scura in mano, e continuai a sorseggiare spiando un pochino. Matteo era scomparso. Sgranai gli occhi, quando lo rividi apparire. Chiesi sorpresa ‘ Dov’eri? ‘ crucciandomi con fare un po’ infantile, ma ironico.
Matteo rispose ‘ Adesso vieni con me, ma ad occhi chiusi..fidati..’ ancora quel sorriso ambiguo non l’abbandonava, e io abbassando lo sguardo, che sapevo di fiutare la mia stessa eccitazione, chiusi gli occhi e lo seguì.
Mi prese per mano, quel suo contatto mi fece trasalire, un brivido che mi percorse tutta la schiena. L’eccitazione stava salendo.
Mi riportò nella sala da pranzo, ma sentivo odore di cera bruciata, candele profumate all’oppio. Le mie preferite.
Ancora con gli occhi chiusi mi portò a sedermi sul divano. Aprì gli occhi notando la stanza piena di candele rosse e nere. Magnifico.
Mi voltai verso di lui, che nel mentre si era seduto al mio fianco. Non feci in tempo a girarmi per chiedergli il motivo di tanta intimità, quando mi trovai a sfiorare le sue labbra. Erano calde e vogliose, un bacio casto inizialmente, al quale mi abbandonai per pochi istanti, socchiudendo gli occhi. La sua mano iniziò a carezzarmi il collo, sfiorandomi la nuca, i capelli, per poi riscendere al collo, nuovamente, e soffermarsi sul decolt&egrave. Aprii gli occhi, e lui di conseguenza. Sentivo il suo respiro così vicino, palpabile, eccitato. Il pulsare del suo cuore quasi esplodeva dalla giugulare di Matteo, nel silenzio sentivo il suo battito che accelerava. E il mio di conseguenza. Alcuna parola venne detta, quando affondammo le nostre lingue a danzare vogliose, umide, e i nostri corpi che si distesero sul divano, in un fluire naturale.
La sua mano possente s’infilò sotto la mia maglietta, carezzandomi la schiena. Ancora un brivido che l’eccitazione mi donava. Le mi gambe si aprirono sotto il suo peso, invitandolo a toccarmi. Mentre il bacio continuava pregno di passione e lussuria, le mie mani iniziarono a maneggiare l’apertura dei suoi pantaloni, e lui lo stesso con i miei. Via le cinture, via i pantaloni, e le mie mutandine erano già diventate umide. I boxer di Matteo invece stavano esplodendo, lasciando intravedere un cazzo così in tiro, che sembrava un palo di marmo. Infilai la mano nei boxer di Matteo, e staccandomi dalla sua lingua, lo guardai, sorridendo appena, un sorriso dettato dalla lussuria. Sapevo cosa gli piaceva, e allora mi leccai avidamente il palmo della mia stessa mano, prima di riprendere a maneggiare il suo randello di carne, che pulsava voglioso. Gli occhi di Matteo si sgranarono appena, i suoi ormoni parevano voler esplodere, quando affondò il viso nel mio collo, solleticandomelo con la punta della lingua, avanzando lento verso l’orecchio. Il mio respiro si fece più affannoso. Un gemito si sfuggì dalle labbra quando sentii le sue dita penetrarmi con decisione. I miei umori erano già in via libera. La mia passera era tutta bagnata. Presi i suoi capelli lunghi, li strinsi in un pugno, tirandoli appena facendogli alzare la testa. Mi sottrassi alle sue dita, golose, gliele presi, e le succhiai lentamente, fissando Matteo negli occhi, vogliosi. Lenta mi abbassai, smozzicando tutto il petto, che avevo denudato senza sfilargli la maglietta nera. Giocai per un istanti con i capezzoli, tirandoli lievemente tra i miei denti. Gli occhi che mai abbandonavano i suoi. Ironia sfociava in un sorriso, quando arrivai a baciarlo sotto l’ombelico. Mi fermai per pochi istanti, per poi abbassarmi e ospitare il suo bel cazzo nella mia bocca, dolce e umida. La lingua si muoveva, mentre le labbra succhiavano, stuzzicando la cappella. Le mie mani andarono a strizzare di poco i testicoli di Matteo, soffocandogli un gemito. Erano turgidi. La mia lingua scorreva su e giù, solleticando lo scroto che stavo palpeggiando. Poi ritornai ad occuparmi del cazzo, che presi tra le mani, e iniziai a masturbarlo, mentre lo succhiavo avidamente. Un fremito percosse Matteo, che mi sfilò la bocca dal suo pisello, e mi sdraiò con violenza, gettandomi di schiena sul divano. Lo osservavo dritto negli occhi, lui sorrideva in risposta alla mia lussuria che si palpeggiava nei capezzoli che divennero turgidi, sotto le sue mani, le sue palpate. Lento si calò su di me, le mie gambe non aspettavano altro che esser riempite del suo corpo. Le mie labbra vaginali risucchiarono il suo cazzo in tiro, adagiandolo dentro di loro con bramosia. Le mie labbra si schiusero quando sentii Matteo entrarmi dentro. Un colpo lento, susseguito da uno deciso, che mi fece rabbrividire di goduria. Un gemito mi sfuggì quando Matteo iniziò a muoversi dentro di me, con bramosia, un misto di velocità e dolcezza che si susseguivano nel farmi sempre più eccitare. I miei umori mi inondavano. Mi strinse, le sue mani mi cingevano la schiena con forza. Le mie dita s’infilarono sotto la sua maglietta, conficcando appena le unghie nella sua pelle. Sentii un gemito misto tra dolore e lussuria. La cosa mi eccitava. Nuovamente disegnai la sua schiena con graffi, poco più vigorosi, mentre mi scopava da dio, sbattendomi su quel divano. Sentivo la sua bestia dentro di lui, sentivo l’eccitazione che arrivava al culmine. Lo scostai improvvisamente, alzandomi in piedi sul divano. Matteo rimase un po’ allibito da quella mia sicurezza sessuale. In piedi, con la passera ancora umida, la misi davanti ai suoi occhi, visto che Matteo rimase seduto. La mia mano scivolò lenta tra le mie grazie, il dito medio s’infilò lento tra le labbra della mia passera. Iniziai a masturbarmi. Vidi qualcosa di strano nella sua espressione, qualcosa che non avevo mai visto. E che forse, nemmeno lui in una situazione del genere. Mi masturbai pochi minuti, quando gli rivolsi le spalle, e mi misi carponi su quel divano, con i gomiti poggiati sullo schienale. Mi volsi verso di lui, che era rimasto seduto e sussurrai con voce pregna di eccitazione ‘ E ora.. scopami..’. Senza attendere altro, si alzò improvvisamente, facendo scintillare quel cazzo duro alla luce delle candele. Mi prese per i fianchi, con vigore, e mi stuzzicò lisciandomi la capella tra le labbra e l’ano. Mhhhh’ era così eccitante!
Improvvisamente mi traforò entrandomi con violenza dentro. Iniziò a sbattermi, sempre più forte mentre le mie labbra gemevano come una pecora. ‘ Ancora.. Si.. così.. Scopami che sono la tua troia! ‘ il mio tono si spezzava ad ogni colpo. La mia voce diventava sempre più bramosa ad ogni parola che si scandiva, soffocata da un respiro sempre più affannoso. E Matteo continuava a sbattermi, a scoparmi con vigore, facendo quasi saltare ogni bullone di quel divano, che era diventato uno scrigno di lussuria. Teneva ben salde le mie natiche, aperte alla sua vista. Sentii lento un dito che mi s’infilava nel culo. Lentamente. La mia eccitazione arrivò alle stelle, un gemito soffocato dalla sua mano, che si allungò alle mie labbra, mentre gli succhiavo avidamente le dita. L’orgasmo arrivò poco dopo, ma non volevo smettere. ‘ Continua a scoparmi Bastardo !’ esortai, accigliandomi dalla goduria che mi stava pervadendo in quel momento. Nel momento che scossi Matteo con quelle parole, due colpi di bacino, forti e vigorosi, mi scossero violentemente, e mi accorsi che anche lui stava per raggiungere il suo apice di goduria. Tirò indietro la testa, quando mi bloccai per prima. Mi girai, andando a prendere il suo cazzo nella bocca. Lui rimase un po’ sorpreso, allora cominciai a succhiargli la cappella, mentre la mia mano masturbava quel randello ci carne che pareva volesse esplodere da un momento all’altro. Poco dopo, il suo sperma caldo mi inondò la bocca, la gola colando in un rigagnolo. Si scostò, guardandomi in faccia. Ancora avevo quel sorso di sperma che mi aleggiava tra le labbra, strette. Lo guardai, silenziosamente, e lenta, deglutii. Matteo non se lo sarebbe mai aspettato, e invece, quella volta, sono stata io a sorprenderlo.

Autore Pubblicato il: 20 Settembre 2007Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

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