Luisa voleva rimanere vergine.
Compagni di scuola sin dal primo anno di liceo ci mettemmo insieme all’inizio del quinto. C’era sempre stata una simpatia tra di noi pur essendo presi da altre avventure giovanili, fino a quando un pomeriggio d’autunno ci baciammo per la prima volta.
Da fidanzati diventammo inseparabili, scuola, studio, locali, sempre insieme, da soli o con altri.
Fin da subito mi disse che la sua educazione le imponeva di andare vergine all’altare ma che, e lo disse arrossendo, a parte la penetrazione non aveva preclusioni.
Ero stupito che una diciottenne, se pur da poco, fosse ancora intatta, specie una bella ragazza come lei, però Luisa mi piaceva molto e non ebbi problemi a accettare le sue regole.
Non era molto esperta. Ricordo ancora con piacere come arrossiva ogni volta che le toccavo il seno o le cosce con la mia mano che saliva su verso la sua micina. Mi faceva sentire uomo navigato anche se la mia esperienza non era molto più della sua.
Con le seghe se la cavava abbastanza bene, pur avendo qualche problema con lo sperma; era quasi comica quando affrontava l’impresa impossibile di non imbrattarsi le mani quando mi faceva venire. Con i pompini era peggio, all’inizio dovetti faticare molto a convincerla a provare e, una volta convinta, a non saltare io in aria quando, senza volerlo, mi faceva sentire i suoi dentini aguzzi facendomi anche male.
Col tempo e per gradi ci affiatammo. Le piaceva molto quando la leccavo e aveva imparato a succhiarlo molto bene vincendo alla fine, non senza una strenua battaglia, la riluttanza a ricevere il mio seme in bocca.
Per tutto l’inverno e la primavera successivi andammo avanti così sfruttando tutte le occasioni che trovavamo per restare da soli e prodigarci in interminabili sfregamenti del mio pene sulla sua micina e estenuanti e molto appaganti 69.
Ero felicemente innamorato di lei, e lei di me, l’unica crisi ci fu quando le chiesi il culetto. A lungo provai a convincerla giocando sul fatto che tecnicamente sarebbe rimasta vergine, ma oltre a considerarlo un atto contro natura aveva paura, tanta, del dolore. La relazione si rasserenò solo quando smisi di tentare e quella sera mi premiò con un pompino memorabile concluso, una delle rare volte che accadde, con l’ingoiare il mio seme.
Poi arrivò la gita, la classica gita dell’ultimo anno.
Eravamo a Praga insieme a altre quinte classi. Non ricordo per quale motivo lei dovette dormire nella stessa camera di una prof e quindi non ci fu occasione di stare insieme di notte. Capitò che uscendo tutti insieme io bevessi molto e senza ragionare mi ritrovai nella stanza, e nel letto, di una ragazza di un’altra classe. Ero sempre stato fedele fino a allora ma l’alcool e la prospettiva di scoparmi una bella ragazza mi fecero cedere. Nulla di trascendentale, Luisa era più brava di lei a fare pompini, ma dopo tanto tempo provai ancora la gioia di penetrare una micina accogliente.
Una sua amica venne a saperlo e glielo disse, questo lo seppi diverso tempo dopo e lo ricollegai con quanto accadde dopo, sul momento notai solo che al rientro Luisa era un po’ diversa, più sulle sue, pensierosa.
Una sera che eravamo riusciti a restare da soli a casa mia avanzò lei la proposta. Dopo mesi la rividi arrossire, incerta su cosa dire e come farlo, quasi balbettante. In pratica mi propose di provare la sodomia.
Eravamo sul mio letto strettamente abbracciati, ci baciavamo e mentre lei mi segava dolcemente io le sfregavo piano la micina. Come sempre accadeva scivolai con la bocca verso i suoi seni diretto al pancino aspettandomi che lei si mettesse capovolta su di me per scambiarci frenetiche succhiate e slinguate. Quella volta mi fermò:
– Aspetta Franco””.voglio pro’.provare –
Un po’ stranito dall’interruzione le chiesi cosa e rimasi di stucco ascoltando la sua risposta:
– Ho parlato con delle mie amiche, mi hanno detto che ci vuole molta pazienza e attenzione ma che poi il dolore passa”’.e è bello. –
– Ma di cosa stai parlando? Cos’è che vuoi? –
– Io voglio provare”. se ti va”.. ma devi fare piano”’..il” il culetto. PROMETTIMI CHE FARAI PIANO! – Alzò la voce sull’ultima frase pronunciandola velocemente e nervosamente.
Non ci credevo, pochi mesi prima aveva difeso con unghie e denti il suo fiorellino, rifiutando anche di farsi toccare con un dito tanto che mi ero rassegnato, e ora era lei a propormelo.
La vedevo impaurita, titubante ma con lo sguardo deciso allo stesso tempo.
– Sei sicura? Veramente sicura? – Il mio cazzo si era fatto duro come ferro al pensiero. Non avevo mai inculato una ragazza, avevo visto qualche filmetto hard, letto qualche articolo, sapevo che occorreva preparazione ma la mia esperienza in merito finiva lì, alla teoria. Con la mano andai a stringerle una natica quasi a appropriarmene prima che ci ripensasse.
– Sì, voglio provare, ma devi essere delicato, mi hanno detto che se fai piano il dolore è sopportabile –
– Ti prometto, appena senti male me lo dici e io smetto –
Sapevo che occorreva lei si rilassasse molto per cui la feci distendere sul letto e andai a baciarle la micina per eccitarla. Ben preso i suoi gemiti mi fecero capire che stava bene. Mi inumidii un dito con la saliva e andai a stuzzicarle il forellino. Si contrasse, non era ancora abbastanza rilassata. Tenni il dito lì con lenti movimenti circolari e con la bocca tornai alla sua micina e al suo clitoride.
Premendo e inumidendo, leccando e succhiando riuscii a far entrare una falange senza troppi problemi. Lo stretto anello mi stringeva il dito ma ora pareva meno serrato di prima. Luisa gemeva ma non protestava. Spinsi ancora strappandole un singulto. Mi fermai.
– Ti faccio male? –
– No’.. appena. Prosegui ma fai piano –
Ebbi un lampo di genio, mi alzai e andai in cucina tornando con un po’ d’olio, dal bagno prelevai un asciugamano e lo distesi sotto le sue reni per non far ungere il letto.
Il dito ora entrava con più facilità, quasi a metà. Luisa ebbe un altro singulto.
– Male? –
– Brucia un po””continua –
Spinsi ancora sempre leccandole la micina per controbattere il dolore col piacere, e riuscii a inserire tutto il dito. Lo tenni fermo, Luisa grazie alla mia bocca sospirava di piacere. Provai a rotearlo e non ricevetti segni d’insofferenza. Ora era il momento di provare. Ritirai il dito e mi alzai.
– Cosa? Cosa”.. fai, continua, mi piace –
– E’ arrivato il momento, se ancora vuoi”’. –
– Sì””.. proviamo, cosa devo fare? –
– Mettiti a quattro zampe e cerca di rilassarti, avvertimi se senti male e io mi fermo –
Mi posizionai dietro di lei, unsi ancora il dito con l’olio per lubrificare il forellino che pareva fissarmi con aria di sfida. Con l’altra mano andai a stimolarle il clitoride per mantenere viva l’eccitazione. Il dito era tutto dentro di lei, lo muovevo piano e Luisa gemeva chiaramente di piacere. Ora toccava a me. Ritirai il dito e intinsi il glande nella tazzina d’olio spandendo poi il lubrificante per tutta l’asta. Me lo presi in mano e lo puntai sull’ano.
– Spingi Luisa, come se dovessi andare in bagno, dimmi subito se ti fa male –
E premetti. Dovetti usare una certa forza perché il muscolo opponeva resistenza. A un tratto la cappella scivolò dentro e Luisa lanciò un urlo.
– Hai male? Devo smettere? –
– No, aspetta, stai fermo”” mi brucia ma è sopportabile –
Sentivo l’anello stringermi forte, quasi provavo dolore io. Attesi un minuto e poi:
– Rilassati, rilascia i muscoli, al mio tre spingi che provo a entrare di più. Uno, due e’.. tre –
Feci forza guadagnando 3-4 centimetri. Luisa non fiatò ma la sentii irrigidirsi. Le chiesi ancora se aveva dolore.
– Brucia, brucia un po’ ma non è dolore. Prova”.. prova a muoverti”. Piano –
E io mi mossi, con le dita aggiunsi olio sull’asta e affondai ancora. Luisa taceva ma scuoteva la testa.
Feci avanti e indietro per un minuto, senza spingere troppo forte. Mancava poco all’orgasmo, la stretta ferrea sul mio pene e il pensiero che finalmente stavo inculando Luisa mi eccitavano come non mai. Luisa urlò forte.
– BASTA”. basta ti prego, mi brucia, mi brucia tanto”” –
Mi tirai indietro provando anch’io un po’ di dolore mentre uscivo, mi masturbai veloce sino a coprirle la schiena della mia crema e Luisa era accasciata sul letto, piangendo piano.
Una volta schizzata l’ultima stilla del mio seme mi accasciai di fianco a lei baciandole i capelli.
– Scusami Franco, scusami ma non ce l’ho fatta, mi bruciava troppo, ma ci riproveremo, vero che ci riproveremo? – e giù lacrime.
Feci del mio meglio per consolarla.
– Tranquilla Luisa, non devi preoccuparti, è normale, la prossima volta, sempre se vorrai, faremo ancora più attenzione – e l’abbracciai stringendola a me. Non era andata proprio come speravo ma poteva essere un inizio. Luisa pian piano si quietò e rimanemmo abbracciati a lungo.
Per fortuna che avevo messo l’asciugamano perché, notai dopo, il mio membro era sporco”..e non solo di olio.
A ogni modo questo fu l’esordio. Ci riprovammo dieci giorni dopo e andò meglio, lei soffriva un poco, la sentivo che stringeva i denti, ma sempre meno. Ora avevamo imparato, chiedendo quando potevamo e cercando in rete quando non potevamo. Avevamo imparato per esempio che se lei si faceva prima un clistere alla camomilla tutto era più semplice, più facile rilassarsi, e anche più pulito. Non soffriva più come la prima volta, tranne forse quando ero troppo irruento, ma io riuscivo ora a scoparle il culo senza problemi e già alla quarta volta potei venirle dentro con un orgasmo che ancora oggi ricordo.
Luisa s’offriva volentieri sopportandomi, non aveva fastidi ma raramente riusciva a trovare anche solo piacevole la penetrazione, e io lavoravo tanto di lingua alla fine per ricambiarla.
Sei mesi dopo avvenne il miracolo. Entrambi oramai universitari, anche se in facoltà diverse, continuavamo a fare coppia e a cercare momenti d’intimità.
Quella sera era speciale, il nostro anniversario. Feci tutto a modo: fiori, cenetta a lume di candela, passeggiata romantica mano nella mano e infine a casa, tutti soli.
Avevo con me un aiuto, un piccolo vibratore che avevo acquistato in un sexy shop, da applicare al clitoride. Ci eravamo spogliati e seguivamo il solito copione: io leccavo lei, lei succhiava me, poi a 69 e io che stuzzicavo la sua rosellina allargandola con le dita. Poi la penetrazione. Ci mettemmo di lato, a cucchiaio, inizialmente strusciai il mio pene sulla sua micina, le piaceva molto questo sfregamento, poi lo puntai sulla sua rosellina e spinsi. Ora non facevo molta fatica a entrare e presto mi ritrovai completamente piantato dentro di lei.
– Cosa fai? Perché non ti muovi? –
– Aspetta, ho una sorpresa per te – e allungai la mano prendendo il vibro. Lo accesi e subito lo appoggiai alla sua micina. Fece uno scatto impaurita dall’improvviso rumore e dal mio movimento.
– Cosa”.. faiiiiiiiii – il piccolo vibro fece subito il suo dovere stimolandola piacevolmente.
Luisa tacque, l’unico suono era il ronzio del vibro e i suoi sospiri, che si fecero sempre più frequenti.
Appoggiò la sua mano sulla mia per posizionare meglio l’aggeggio.
– mmmmmmhhhhhhhh, sì, mi piace””’.. mi piaceeeeeeeee –
Mi mossi nel suo culetto, lentamente e poi più velocemente vedendo che era sempre più presa dal piacere. Ora spingevo con forza e Luisa mi veniva incontro per farsi penetrare più a fondo.
– E’ bello”’ è belloooooooooo. Sì, il mio culetto è tuo, lo sai. Inculami, inculami forteeeeeeeee –
E venne, scuotendosi tutta nel suo primo orgasmo anale. La seguii a ruota, il suo piacere si estese a me, diedi alcuni colpi forti e mi fermai, completamente dentro di lei, il mio pube stretto alle sue natiche, schizzando il mio seme nelle profondità del suo intestino.
– Mmmmmhhhh, mamma mia che bello, non avevo mai provato una cosa simile, non credevo che si potesse godere anche con il culo”” mmmmmmhhhhhh, aspetta, non uscire, fammelo sentire ancora un po’ –
Fu una svolta nel nostro rapporto, quell’orgasmo oltre a vincere forse qualche freno mentale la disinibì. Da quella volta capitò che fosse lei a tirarmi da parte a qualche festa per un veloce pompino e leccata, addirittura lo facemmo nella biblioteca della facoltà, nascosti dietro uno scaffale. In discoteca si fece inculare nel bagno bagnandomi tutti i pantaloni col suo succo. Una volta ci sorprese mio fratello. Stavamo studiando, o meglio quella era l’intenzione, e Luisa si venne a sedere sopra di me e mentre muoveva le anche con il mio cazzo piantato nel culetto tornò a casa mio fratello. Scambiammo un paio di frasi e mentre io ero imbarazzato Luisa rispondeva tranquilla, ma sarebbe bastato alzare poco l’ampia gonna per vedere la sua fighetta aperta che gocciolava e poco più in là il mio cazzo che violava il suo fiorellino, con Luisa che contraeva e rilasciava i muscoli sfinterici facendomi impazzire. Mio fratello non si accorse di niente, o forse fece finta comunque uscì di nuovo poco dopo. La porta non si era ancora chiusa che già Luisa aveva ripreso a muoversi e mentre saltava sul mio affare facendomi godere venne anche lei. Anche in questo caso ci rimisero i miei pantaloni.
Fu un periodo stupendo che purtroppo non durò a lungo, un anno dopo Luisa mi lasciò senza troppe spiegazioni. Ci rimasi male, non me lo sapevo spiegare e chiedevo a amici comuni e seppi, da una sua amica, che Luisa si era innamorata di un collega d’università, inoltre che aveva saputo della mia scappatella in gita e per paura che io la lasciassi per qualche ragazza che dava tranquillamente via la micina si era decisa a donarmi il suo culetto.
Il culetto che ora si godeva un altro, che tre anni dopo diventò suo marito provando anche la sua micina, o almeno credo perché non ebbi più contatti e me ne disinteressai ”.consolato proprio dalla sua amica”” ma questa è un’altra storia.
Quando Luisa mi lasciò andai in crisi. Non mi aveva dato spiegazioni oltre al fatto che non mi amava più e che voleva sentirsi libera. In effetti la nostra relazione, che ormai durava da due anni, ultimamente era debole, io provavo affetto per lei ma non so se fosse ancora amore, e vedevo anche lei un po’ distante. Sul piano sessuale andavamo d’accordissimo, anzi facevamo faville. In poche parole: cazzo e micia erano felici, il cuore un po’ meno.
Provai a parlarle ma mi evitava o mi liquidava in pochi secondi. A pensarci ora credo che facessi pena a tutti i miei amici per come mi comportavo, per fortuna durò poco.
Erano due settimane che non la vedevo se non da distante, ora con un tipo accanto a lei, e quella sera capitai nel pub dove in allegra compagnia avevamo passato tante serate. Lei non c’era, ma c’erano un po’ di amici a cui mi aggregai rimediando a breve un vaffa generale perché li annoiavo a parlare sempre di Luisa, Luisa e Luisa. In pratica venni estromesso dalle conversazioni e stavo lì sconsolato con la mia birra ormai tiepida quando si sedette di fianco a me Manuela.
Manuela era un’amica di Luisa da tanti anni, credo avessero fatto le scuole inferiori insieme, e la conoscevo, poco, grazie a lei. L’avevo ritrovata alcune volte nella compagnia ma non penso di averci scambiato, fino a allora, più di 200 parole.
A ogni modo, mi si sedette accanto rubandomi il bicchiere.
– Bleah, che schifo, ma come fai a bere la birra calda? Che ne diresti di offrirne una a una ragazza assetata? Fresca però –
Sempre col mio fare depresso chiesi alla cameriera due birre fresche, a quel punto un po’ di compagnia mi faceva piacere, e Manuela era poi una bella ragazza: non vistosa, una terza abbondante e un discreto culetto nascosto da abiti informi. Capelli lunghi e neri, bocca carnosa e un ovale carino se si fosse messa le lenti a contatto. Sì, perché andava sempre in giro con un paio d’occhiali risalenti alla seconda guerra punica come stile. A lei piacevano, ma la rendevano anonima.
Parlammo un po’ del più e del meno, evitai di accennare a Luisa per timore di allontanare anche lei. Alle due birre fecero seguito altre due, e altre due ancora. Mi stavo sciogliendo, Manuela era simpatica, ero rilassato con lei. Poi raccontando un aneddoto nominai Luisa e lei mi fulminò con una battuta:
– Parlare di Luisa qui non è il caso, sarebbe meglio farlo da qualche parte dove siamo soli –
Il tarlo del perché si rifece vivo nella mia mente, volevo sentire cosa avesse da dire su Luisa. Sapevo che erano amiche, non credevo intime, ma in quei giorni mi attaccavo a qualsiasi cosa. Così le proposi di andare a casa mia, i miei non c’erano e era vicina. Finiti gli ultimi sorsi ci alzammo e uscimmo.
Arrivati a casa ci accomodammo sul divano e le chiesi subito di Luisa, cosa sapesse di lei, dove stava, con chi”.. interruppe subito le mie domande a raffica.
– Fermati, risponderò alle tue domande, ma saranno inutili una volta che ti avrò raccontato com’è la situazione. Allora, sai che io e Luisa siamo amiche da sempre, ci frequentavamo poco per i nostri impegni ma siamo sempre rimaste in confidenza, ho visto di prima mano cosa è successo tra di voi –
– E cosa è successo? Stavamo bene insieme, andavamo d’accordo su tutto –
– Non dire cazzate, scusa se sono brutale, sai bene che non era più come prima tra di voi, era più abitudine, più”’. sesso che amore. E’ successo che Luisa s’è innamorata di un ragazzo che studia con lei, è stata titubante per un po’ e poi ha fatto la sua scelta, non le piaceva tenere i piedi in due scarpe. Siile grato della sua onestà, avrebbe potuto farti cornuto e basta, ha preferito troncare –
– Che ne sai del sesso tra di noi”’.. andavamo d’accordissimo, ci siamo fatte splendide scopate fino a pochi giorni fa, ci piacevano””.. i posti insoliti e”. –
– Taci, so tutto e te lo dimostro dicendoti che tecnicamente voi non scopavate ma”” tra l’altro quella sera in discoteca c’ero anche io. Luisa si confida con me, è per questo che volevo parlarti, per farti capire che lei ora sta bene, è innamorata, ha chiuso un capitolo della sua vita e ne ha aperto un altro, e tu devi comprendere e fartene una ragione, non poteva continuare tra di voi. Sii onesto con te stesso e ammettilo –
– Onesto” va bene, lo ammetto, non era più come prima ma”” e ora che faccio da solo? –
– Innanzitutto pensa a lei con affetto, ti ha amato. Tu non lo sai ma dopo quella gita ha fatto di tutto per tenerti con sé –
– Gita”’ che”’ –
– La gita di quinta quando le hai messo le corna”’. Le fu detto e lei era disperata, pensava che tu volessi lasciarla per qualcuna che si facesse scopare senza problemi. E’ stato per quello che si è decisa a donarti”’. l’ingresso di servizio. Pensa quanta paura aveva, pensa a quanto teneva a te per farlo pur di non allontanarti. Io ti avrei mandato a cagare senza pensarci due volte, lei ti ha regalato la verginità posteriore vincendo l paure e riserve morali”’. dovresti ringraziarla ogni volta che l’incontri –
– Ora capisco tante cose”” è vero che mi ha dato tanto ma rimane il problema per me, da solo che faccio? –
– Vivi la tua vita, troverai un’altra””’. Se ci pensi potresti non dover guardare troppo lontano”’. –
– Cosa intendi? Io””. Ma tu che c’entri? –
-C’entro” chi credi le abbia suggerito di passare al secondo canale? Poi mi ha ringraziata e da quel che mi ha raccontato ”””dovresti ringraziarmi anche tu. Sei un bel porcellino sai? –
– Ma”” ti raccontava tutto? Che vergogna –
– Di che? Il fatto è che sentendola raccontare del piacere che le davi ho cominciato io a immaginarti, quella sera in discoteca sono entrata nel bagno a fianco e mi sono coccolata da sola ascoltandovi””e mi è rimasta la voglia di provarti –
– Vuoi dire che”’ ma”””’ –
– Quanto sei stupido, vuoi un invito scritto?”.. –
Con queste parole Manuela mi si addossò facendomi sentire il suo morbido seno sul petto, mi baciò quasi timidamente, prima a fior di labbra, poi un colpetto di lingua al labbro inferiore, poi aprì la bocca e io la mia a incontrare la sua lingua prepotente.
Ci baciammo per alcuni minuti, ero confuso e arrapato insieme. Ben presto abbandonai la mia quasi passività e allungai le mani carezzandole le cosce sotto la gonna. Le abbandonai per andare a carezzare il suo seno sodo. Mi sbrigai a toglierle il maglione e poi la camicetta, sempre continuando a baciarla, il reggiseno volò via subito dopo. Ora a piene mani carezzavo le sue tette dai capezzoli dritti come fusi. Scesi a baciarne uno strappandole un gemito e con la mano tornai alla sua coscia salendo in alto verso le mutandine.
– Aspetta, voglio vederlo, Luisa me ne ha parlato tanto”. –
Si staccò da me e febbrilmente cercava di slacciarmi la cintura. L’aiutai a farlo così come a calare giù calzoni e boxer insieme. Ero dritto davanti a lei, inginocchiata tra le mie gambe.
– Che bello, proprio come piace a me, né troppo grosso né troppo piccolo – e lo fagocitò interamente con un solo movimento puntando il naso tra i miei peli. Una vera gola profonda che mi fece raggiungere il massimo dell’erezione. Lo estrasse lentamente, facendomi sentire la lingua lungo tutta l’asta, fino a avere solo la punta in bocca a cui dedicò una concerto di succhiatine e leccatine mentre con le mani manovrava lungo l’asta rimasta fuori e sui miei testicoli. Una vera esperta di pompini.
Con le mani le tenevo la testa, cercando di farlo entrare ancora completamente in lei ma opponeva resistenza. Poi si staccò guardandomi negli occhi, un filo di saliva che le pendeva dalle labbra.
– Lo voglio dentro, ora”. –
Velocemente si alzò, si tolse le mutandine e alzando la gonna mi venne a cavalcioni. Con la mano lo indirizzò alla sua micina e con un colpo di reni si fece penetrare all’istante. Era umida, entrai in lei senza sforzi, sino in fondo, ma era lei a scopare me e non io lei. Muoveva il bacino avanti e indietro, a tratti di lato, poi si alzava fino a farlo quasi uscire e ricadeva pesantemente su di me prendendolo ancora interamente dentro e tornava a muoversi avanti e indietro.
Non ce la facevo a rimanere passivo e mossi il bacino andandole incontro. Con le mani presi ancora possesso dei seni succhiandone i capezzoli grossi e duri come more mature.
Manuela gemeva forte, facevo fatica a tenere il suo ritmo indiavolato, i capezzoli mi scappavano di bocca seguendo le mosse frenetiche del suo busto. Poi mi abbracciò forte quasi soffocandomi tra i suoi seni, mi sentii mordicchiare alla base del collo mentre il suo bacino s’incollava al mio premendo forte.
– Si, siiiiiiiiiiiiiiii, sto venendo, sto venendoooooooooooooaaaaaahhhhhhhhhh”.. mmmmmmhhhhhhhhh –
Manuela si accasciò sopra di me, ogni pressione se non quella della gravità era sparita.
Ero sorpreso della sua velocità nel godere, io ero ancora lontano, mi mossi per cercare il mio piacere e lei rispose muovendosi piano. Alzai lo sguardo e la vidi sorridermi e poi baciarmi con forza.
– E’ stato bello, erano tre settimane che non scopavo –
– io non ho ancora finito”’..continuiamo –
– No, questa era per togliermi la voglia, ora voglio provare la tua ‘specialità’ –
Si staccò da me alzandosi, con mio grande disappunto che espressi con un gridolino, ma aveva altre idee. In piedi davanti a me si slacciò la gonna lasciandola cadere a terra. Era totalmente nuda, bella come non si poteva immaginare da sopra gli abiti. Si portò una mano alla bocca per prendere della saliva e poi la portò dietro di sé. Era facile immaginare cosa stesse facendo, cosa volesse fare. Una frustata d’eccitazione mi attraversò i lombi. Si girò e ebbi modo di vedere il suo culetto. Non molto pronunciato ma rotondo al punto giusto, sodo. A marcia indietro mi si avvicinò e calò sul mio grembo imprigionando il mio membro sotto la sua schiena. Poi mise un piede sul divano, poi l’altro e si alzò; con la mano mi prese il pene e scendendo se lo puntò sul forellino grinzoso.
– Aaaaaahhhhhhhhhhh””’. Mmmmmmmhhhhhhhhhhh, lo sento””.. lo sento grosso””..mi sta aprendoooooooohhhhhhh –
Scendendo piano lo prese tutto dietro, doveva essere una pratica abituale per lei perché la sentivo stretta ma non eccessivamente.
Era seduta sopra di me, impalata sino in fondo, senza muoversi. Allungò le gambe perdendo ogni sostegno, appoggiata alla mia schiena con la mano corse alla micina per masturbarsi incontrando la mia che aveva avuto la stessa idea. Ripiegai allora sui seni prendendoli da dietro e manipolandoli con forza, stringendole i capezzoli.
Manuela buttò il peso in avanti poggiando i piedi per terra. Le vedevo il piccolo ano oscenamente allargato dal mio pene. China com’era cominciò a muoversi avanti e indietro, e io vedevo il mio pene apparire e scomparire in un movimento costante, fluido, inarrestabile””..La afferrai alle anche aiutandola nel movimento, colpendo anche io forte quando tornava indietro e penetrandola tutta sino in fondo.
– Mmmmmmmhhhhhhhhh, è bello sentire il tuo cazzo nel mio culo”’. Luisa aveva ragione, mi riempie perfettamente”” mmmmmmmhhhhhhhhh –
L’accenno a Luisa mi stranì, io stavo inculando lei, non Luisa. Facendo forza sulle gambe mi alzai, restando sempre dentro di lei, e la girai verso il divano facendovela salire con le ginocchia. A pecorina ero io a gestire la penetrazione e presi a muovermi velocemente, entrando e uscendo con forza, tirandomi indietro sino a uscire per poi piantarglielo dentro con violenza. La sua mano era ancora tra le sue cosce, ogni tanto la sentivo sfiorarmi le palle.
– Aaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh”” nnnngggghhhhhhhhhhh”.. Sì, più forteeee”. Mmmhhhhh, inculami con forza, rompimelo”’.mmmmmhhhhh ti sento tuttoooooooooooo”’.Sì, sì, sì, sìììììììì, godooooo, vengo ancoraaaaaahhhhhhhh –
Accelerai ancora la penetrazione, in dirittura finale per il mio orgasmo le diedi colpi sempre più forti fino a ‘morire’ dentro di lei.
– GODOOOO, ti sto riempiendo il culoooooooo”’.. aaaaahhhhhhhhhhh –
Mi accasciai sopra di lei schiacciandola sul divano, ancora dentro il suo piccolo delizioso culetto.
E’ stato così che mi sono messo insieme a Manuela. Durò il tempo di finire l’università ma non pensai più a Luisa anche se saltuariamente l’incontravo. Solo saluti e convenevoli. Poi mi laureai, mi lasciai con Manuela e non vidi più Luisa fino a quando””’. Ma questa è un’altra storia.
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Erano passati cinque anni dalla laurea, avevo trovato impiego in un’azienda di livello nazionale e stavo facendo carriera. In quel periodo mi occupavo dei rapporti con i fornitori e per questo avevo frequenti contatti con persone esterne. Con mia sorpresa un giorno mi trovai a un pranzo di lavoro seduto di fianco proprio a Luisa che si occupava di marketing per un’altra azienda con cui avevamo rapporti costanti.
Dopo i soliti convenevoli mangiammo intrattenendo conversazione volta al lavoro. Luisa era competente e sbrigammo velocemente, io, lei e altri quattro commensali, la parte dedicata agli accordi per concludere in un’atmosfera rilassata con battute spiritose e facezie.
Due giorni dopo Luisa venne nel mio ufficio per portare dei documenti e discutere di alcuni particolari. Visto il protrarsi del lavoro l’invitai a pranzo e ci recammo in un locale poco lontano. La conversazione tra noi virò presto sul personale. Scoprii che aveva divorziato dopo tre anni di matrimonio e era una single in carriera anche lei. Parlammo piacevolmente senza addentrarci troppo nella nostra storia ma fermandoci a ricordi comuni.
Era incantevole, il suo tailleur color panna con gonna appena sotto il ginocchio, indossata senza calze e con scarpe in tinta con tacco 10, sottolineava un fisico tonico e giovanile. La camicetta aperta appena sopra i seni permetteva di scorgere la valle tra di essi e, a volte, il pizzo della lingerie. Aveva cambiato colore dei capelli e questo biondo con riflessi rame le donava molto.
Mi trovai a ricordare le nostre intimità e qualcosa dovette trasparire dal mio sguardo perché fu proprio lei a parlarne.
– Sai, anche io qualche volta ci ripenso –
Fui tentato di fare lo gnorri ma non mi parve il caso
– E’ stato bello” finché è durato –
– Sì, è stato bello. E’ bello anche vedere che non mi porti rancore”’ o sbaglio? –
La fissai per alcuni secondi”
– No, non sbagli, quel che è stato è stato. Mi fece male allora ma” è passato –
– Non avrei voluto ferirti ma tra noi non era più lo stesso””.. però ti sei consolato subito mi pare”. – concluse con una risatina. Risi anche io.
– La solita Manuela vero? Ma possibile che vi raccontavate tutto? E come sta, è da parecchio che non la vedo –
– Sta bene, è sposata, ha due gemelli, e ogni tanto ci vediamo e ‘spettegoliamo’ come un tempo. Sì, ci raccontiamo tutto ancora oggi, fin nei particolari”. Ti secca? –
– Beh, non fu piacevole sapere che una cosa a due era conosciuta da tre, anche se fu proprio grazie a quello che””. mi sono consolato come dici tu –
– Manuela è un’amica, gli piacevi ma non voleva farmi torto e per questo ha aspettato che fossi libero prima di farsi avanti. Direi che ha fatto bene. No? –
Risi vedendola sorridere, l’alchimia che ci aveva uniti pareva essere tornata, ci comprendevamo al volo.
– Cosa fai stasera? – mi domandò subito dopo. Al solito aveva la capacità di sorprendermi.
– Vorrei ricambiare il tuo invito a pranzo, ma ti dovrai accontentare, una cenetta a casa mia, nulla di speciale, poi potremo parlare ancora di lavoro”’.se vorrai –
La promessa insita nelle sue parole mi fece girare la testa, mi affrettai a accettare e, finito il pranzo, tornammo in ufficio per concludere il lavoro.
La sera mi presentai puntualissimo alla porta di una villetta a schiera in una zona chic della città, in una mano un mazzo di fiori e nell’altra una bottiglia di buon vino bianco. Mi venne a aprire in tuta.
– Ciao, scusa ma a casa preferisco stare comoda. Grazie dei fiori, sei sempre un gentiluomo. Accomodati mentre cerco un vaso, intanto apri il vino, c’è da aspettare qualche minuto che sia tutto pronto –
Entrai in casa e ammirai il panorama dalla grande vetrata.
– Bella casa, complimenti –
– Merito del mio ex marito, anzi dei suoi genitori. Nel divorzio sono riuscita a strappargliela. Mi piacciono troppo la zona e il panorama. Non formalizzarti, togliti la giacca e versa il vino, arrivo subito –
Versai il vino in due bicchieri presi dalla mensola e gliene porsi uno quando tornò in cucina.
– Buono’. mmhhhh, fresco e frizzante come piace a me. Accomodati, io servo in tavola –
La cena fu veloce, nulla di particolare ma tutto buono e cotto alla perfezione. Finimmo la bottiglia di vino e mentre lei sparecchiava mi collocò sul divano con un whisky che centellinai per qualche minuto fino a vederla arrivare.
Si versò anche lei un qualcosa e si accomodò vicino a me.
– Allora, come t’è sembrata la cena? –
– Squisita, sei una brava cuoca, allora, parliamo di lavoro? –
– ”” se ti va””. –
Lo disse con voce un po’ roca facendomi supporre, o forse sperare, che le sue intenzioni fossero altre, e altre erano in effetti.
– Veramente da quando ci siamo rivisti ho una cosa in mente, un qualcosa che penso ti meriti ma non hai mai avuto. In fondo è merito tuo se la mia vita ha preso una strada diversa”’. –
– Cosa intendi? –
– Non ci arrivi? Grazie a te ho perso buona parte della mia timidezza riuscendo a vivere la mia vita senza pastoie culturali e falsi taboo. Ma aspetta, forse le azioni ti diranno di più delle parole –
Mi tolse di mano il bicchiere e lo posò, col suo, sul tavolinetto. Stando in piedi tirò giù la zip della tuta togliendosi la parte superiore e subito dopo i pantaloni, rimase in reggiseno e slip, coordinati, di pizzo nero veramente sexy. Venne verso di me fermandosi a pochi centimetri, le gambe oscenamente aperte, le dita a scostare lo slip e mostrarmi le labbra della sua micina.
– La vedi? L’hai sempre toccata e leccata senza poter andare oltre”’ stasera puoi averla”’. –
Non pensai, i miei muscoli agirono da soli facendo avvicinare la mia faccia al suo fiore e la lingua uscire a lambirlo. La leccai piano, dall’interno cosce alle labbra, dal clitoride al solco dei glutei, poi affondai la faccia tra quelle cosce e mi mossi leccando e cercando di penetrarla con la lingua.
– Mmmmmmhhhhhhh, sei ancora bravo””’ ma ora voglio rivedere il mio vecchio amico”’ –
Mi spinse in giù facendomi distendere sul divano e mi salì a cavalcioni in senso inverso e mentre io affondavo ancora la faccia nella sua micina aggrappandomi alle natiche lei mi aprì i calzoni impossessandosi subito con la bocca del mio pene. Ci succhiammo a vicenda per diversi minuti. Anche lei era sempre brava e se non avessi maturato un po’ d’esperienza sarei esploso velocemente. Così riuscii invece a godermi la sua lingua e le sue labbra, leccandola a mia volta senza disdegnare veloci passate al buchino. Lo ricordavo, oh come lo ricordavo bene, mi accorsi che mi era mancato anche se Manuela e le altre dopo di lei non mi avevano negato nulla. Il mio primo culo”’.. lo bagnai per bene e vi infilai l’indice, lo trovai un po’ più aperto, forse non ricordavo bene o Luisa ne aveva fatto buon uso, ma era la sua micina, mai avuta, che ora mi affascinava. Col pollice penetrai in lei muovendo la mano a stantuffo in una piccola doppia penetrazione. La sentii mugolare e succhiare più forte il mio cazzo che le riempiva la bocca.
Giocai con lei per altri minuti facendola bagnare sempre più, ma ora l’urgenza si stava impadronendo di me, volevo quella micina che mi si era negata per tanto tempo.
La costrinsi a alzarsi abbandonando la sua opera, mi spogliai velocemente e cercai con lo sguardo la porta della camera. Mi comprese e presomi per mano mi tirò con sé. Entrammo nella stanza e Luisa si buttò sul letto senza scoprire le lenzuola. Era distesa davanti a me, le gambe aperte, la micina lucida dei suoi succhi. Non resistetti e scesi ancora a leccarla, ora più vorace di prima, quasi a voler entrare in lei con la testa e l’anima.
Luisa mi stringeva la testa tirandosela a se, io leccavo e succhiavo lavandomi la faccia con i suoi succhi sempre più copiosi. Con un breve urletto Luisa godette, serrandomi la testa tra le cosce, tirandomi a se con le mani, poi rilasciò tutti i muscoli abbandonandosi sul letto.
Il mio cazzo rigido come non mai aspettava, anelava, il suo momento. Mi alzai e mi misi tra le sue cosce. Mi abbassai verso di lei. Con la mano lo guidai a giocare con le sue labbra, con il suo clitoride, passando avanti e indietro lungo tutta l’apertura. Luisa gemette ancora. La penetrai lentamente beandomi del suo calore. La lubrificazione era ottimale e scivolai in fondo come un coltello nel burro facendola sospirare. La sua micina mi stringeva il cazzo come una fodero la sua spada, era perfetto, la sentivo benissimo, e anche lei sentì me quando presi a muovermi avanti e indietro, prima piano e poi più veloce.
– mmmmmhhhhhh che delizia, vai più veloce, più veloce, lo sento che mi riempieeeeeeee –
Luisa alzò le gambe incrociando le caviglie dietro la mia schiena.
– Più forte Franco, più forte, fino in fondooooooohhhhhhh. Ti piace la mia micina? Quante volte l’hai sognataaaaahhhhhh, prendila ora, scopami’.. SCOPAMI”’ SCOPAMIIIIIIIIIHHHHHH AAAAAAHHHHHHHHHH – Mentre spingevo come un ossesso Luisa venne ancora, ora toccava a me:
– Luisa, sto per venire, non ce la faccio più a resistere”’.. –
– Vai, vai fino in fondo, prendo la pillola, riempimi”. Riempimiiiiiihhhhh mmmmmmhhhhhhhh –
Fiottai in lei di gusto, immobilizzandomi completamente dentro, piantato contro l’utero che innaffiai con quattro o cinque schizzi del mio seme. Fu un orgasmo immenso tanto che sentii girarmi la testa.
Rimanemmo abbracciati a scambiarci un po’ di coccole per qualche minuto. Mi alzai per andare la bagno, mi lavai e tornato nella camera la guardavo mentre mi riabbottonavo la camicia. Speravo m’invitasse a rimanere per la notte. Non lo fece. Mi guardava con aria languida, da gatta soddisfatta, le gambe appena aperte che facevano vedere il mio seme fuoriuscire dalla sua micina.
Mi chinai sul letto dandole un bacio casto sulle labbra e la salutai con un gesto. Non c’era bisogno di parole.
Abbiamo lavorato ancora insieme in qualche progetto ma quella notte è rimasta unica.
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