A mia moglie piacciono i ragazzetti giovani.
Le piace l’inesperienza, l’ingenuità o la strafottenza. Il rossore che accende il viso e l’irruenza maldestra con cui si fingono uomini navigati. Ha scoperto poi che le piace quando sono in gruppo, che si danno manforte fra loro, con commenti sguaiati.
Fanno i maschi, a gara fra loro. E lei è insieme dea e troia, che intimorisce e che è usata, rubata quasi, posta in palio e giudice.
Le piacciono i loro corpi nervosi, i loro cazzi subito duri, i loro schizzi potenti. La loro fretta. E essere preda di un branco, in cui ci sono gerarchie che regolano i tempi dello stupro. Perché questo è: uno stupro controllato.
Perché quando perdono la paura, quando sanno di poter aver accesso a quel corpo, a ogni parte di esso, cercano famelicamente di prenderne il più possibile. Si abbuffano di carne. Fanno quello che hanno visto sui film porno o gli hanno raccontato. Si spingono all’eccesso, consapevoli di una fortuna che potrebbe non ricapitare.
Prendono tutto quello che possono, prima che qualcuno ci ripensi, prima che la preda gli venga sottratta.
Un branco di maschi famelici che ha la preda indifesa lì a portata di mano.
Difficile è organizzare. Perché hanno il difetto di vantarsi. Non sono per niente riservati.
Quindi non devono conoscerti. Ma se non ti conoscono tu non conosci loro. E quindi non puoi parlarci, valutarli, portarli verso la giusta situazione.
Mia moglie ha 42 anni. Serena. Ed è una bellissima donna. Tramite foto su un sito è facile attirare molte risposte fra cui scegliere. Abbiamo chiesto chiaramente ragazzi giovani, anche in gruppo. Ma la maggior parte sono da scartare, senza requisiti rispondono lo stesso.
Uno però ha 18 anni e dalle foto sembra carino. Ha abbastanza coraggio da dar seguito all’email e viene ad un incontro. E’ di una cittadina a 60 km da noi che siamo a Roma. Lo incontriamo in un’altro paese a pochi chilometri. Viene col motorino. Noi siamo in macchina. E’ molto imbarazzato, ma lo mettiamo a suo agio scherzando. Ci tiene a precisare di non essere gay. Gli dico che nemmeno io lo sono e che non mi interessa assolutamente partecipare. Io ci sarò ma riprenderò l’incontro, nel caso ci sarà. Però lui deve portare degli amici, 2 o 3 vanno bene.
Lui dice che non c’è problema. Ha preso sicurezza e ci chiede come li vogliamo. Pare di star comprando qualcosa. Diciamo, non ti preoccupare. Ragazzi come lui vanno bene. Chiede dove, come. Gli diciamo di non preoccuparsi, rimaniamo in contatto.
Nemmeno la sera ci scrive una email: tutto a posto, ha parlato con due amici e ci stanno, e con uno ci parla domani ma è sicuro che ci sta.
Immaginiamo i colloqui, con lui che si sarà vantato di poter far scopare una gran fica a loro e quelli che gli hanno creduto ma con riserva.
Il giorno dopo conferma anche per l’altro amico. Decidiamo di scaldarli. Mandiamo delle foto di Serena, dove il viso non si vede, ma nuda. Poi il giorno dopo delle foto molto oscene, con lei a pecorina, culo e fica aperti, che dice che non vede l’ora di mettersi così, a disposizione.
Loro si sentono in dovere di ricambiare e mandano foto di cazzi.
La settimana prosegue con questi scambi. Si staranno ammazzando di seghe pensiamo. Ma anche noi scopiamo alla grande, pensando e dicendoci quello che le faranno, quello che lei si farà fare.
Ci vediamo il sabato pomeriggio.
E’ facile per noi. Abbiamo un bel camper.
Ci tocca però andare con due mezzi. Serena guida il camper verso un posto tranquillo che conosciamo. E io vado con la macchina al posto dell’appuntamento. Arrivo in ritardo, voglio essere sicuro che loro siano già lì. E che intorno non ci sia nessun altro.
Sono lì. In 4 emozionatissimi, sospettosi, pronti ad andarsene sospettando uno scherzo quando mi vedono da solo.
Nessun problema, gli dico. Se salgono in macchina li porto dove è Serena.
Il fatto di essere in 4 in fondo, e io da solo, li convince. Salgono e andiamo.
Così strada facendo controllo che non ci sia nessun altro.
Ci mettiamo mezzora ad arrivare. Un po’ di sorpresa quando vedono il camper, ma non più di tanto, perché Serena apre la porta e la vedono, perché la zona non è deserta (a qualche centinaio di metri c’è un ristorante): è una situazione piacevole e tranquilla.
Saliamo tutti, si sta un po’ stretti. Loro scherzano, si spingono, ridono, si presentano. Sono intimiditi e non sanno che fare.
Si siedono in dinette, io sto al sedile di guida, girato verso l’interno. Gli dico che se vogliono mettere delle mascherine, mentre riprendo, ci sono. In due se le mettono (poi poco dopo se le toglieranno) e ridono fra loro.
Gli dico anche che per scopare ci sono i preservativi. Niente penetrazione senza preservativi, chiaro?
“si si …assolutamente…” giurano quasi.
Serena dice: adesso facciamo un gioco: ognuno di noi tira un dado, chi ha il numero più alto può far togliere un pezzo di vestito a un altro.
E’ estate, fa caldo, non ci sarà molto da aspettare, penso.
Uno di loro, Marco mi pare, dice: ah io mi posso pure spogliare subito…
Serena gli dice: vuoi far tutto veloce veloce? spero di no…
Gli altri lo prendono in giro, sghignazzano. Lui bofonchia di non preoccuparsi.
Io riprendo, a tratti. Il bello sarà dopo. Giusto per l’atmosfera.
Bevono. Rum e coca.
Partono i dadi e le prime magliette. Non hanno capito che in 4 contro 1 potrebbro spogliarla subito. Si tolgono i pezzi a vicenda, scherzandoci sopra. Ma al terzo giro parte anche quella di Serena, che sotto portava un reggiseno a balconcino con i capezzoli in vista.
Sono duri e scuri. Un sospiro collettivo li ha salutati. E qualche commento.
“ammazzà signo’ che zinne che ciai”
E lei: ti piacciono?
“si si “un coro.
Ora è chiaro che ogni giro di dadi in cui uno di loro prende il numero più alto fa togliere qualcosa a Serena.
talatalatlac … e via il reggiseno, le tette ballano libere
talatalatlac … via i jeans… resta perizoma, calze a rete, giarrettiere
talatalatlac … via il perizoma…
Ma io sono nuda ormai e voi no…
cambiamo gioco, dice Serena… allora, chi vince gli tolgo un indumento io e lui può toccarmi, ci state?
L’ambiente è incandescente. Loro sono eccitati, i volti arrossati. Acconsentono.
talatalatlac … Serena toglie una maglietta, mentre quello le impasta le poppe… la mano scende sulle natiche ma Serena si toglie… “solo una parte per volta…”
talatalatlac … Serena toglie un paio di jeans, scarpe e calzini erano già caduti per loro conto… le mutande sono sollevate come una tenda tenuta su da un paletto… lei lo struscia, ride… lui le tocca il culo…
talatalatlac … un paio di mutande scende… il cazzo svetta duro… paonazzo… Serena si china e lo lambisce con la lingua, dal basso verso l’alto… il cazzo freme…
“poverino, è così duro… ti farà male… ora lo facciamo stare bene… ”
Lui è lì seduto, le gambe allargate, Serena inginocchiata, due guardano dai lati, uno le accarezza le natiche.
Serena lo lecca lungo l’asta, quindi ne ingoia la cappella.
Lo prende alla base con la mano, masturbandolo lentamente ma con decisione.
Si capisce che è vicinissimo a venire.
Infatti 2-3 colpi e si inarca. Serena si toglie perché le piace vederli schizzare. E quello la gratifica di potenti getti che la colpiscono sui capelli, il viso, ma anche la parete dietro. Gli ultimi in bocca, perché lo ha ripreso e glielo pulisce bene.
Gli altri si stanno spogliando. Uno è in piedi e le offre il suo cazzo, notevole, davanti al viso.
Ora la situazione si fa interessante, perché hanno preso coraggio e l’eccitazione sta avendo la meglio. L’ambiente angusto è permeato di odore di sesso, di corpi, di sudore.
Uno la tocca sotto, gli altri le spingono il cazzo duro davanti al viso per farselo succhiare. Quello che è appena venuto è già duro di nuovo, guarda lo spettacolo e si masturba lentamente.
“dai, tocca a me ora… ” dice uno e nemmeno il tempo di voltarsi le sborra in faccia, sulle tette, sul collo… e anche addosso al suo amico che fa un salto di lato… “Oh stai attento…”
Il terzo Serena se lo fa sborrare direttamente in bocca, senza lasciarlo andare se non quando ha finito. Poi da gran puttana se lo sputa sulle tette, le impasta e dice: “chi manca?”
“io io… ” ma l’emozione gli gioca un brutto scherzo… non gli viene duro…
Nessun problema, ce ne sono già due a disposizione.
“dai mettete i preservativi… ” dice Serena e si va a mettere sul letto, le gambe aperte…
“scopatemi a turno…”
E se la scopano, in fila uno dopo l’altro, se la fottono facendola gridare di piacere e di eccitazione, menando colpi come trivelle
riprendo le loro natiche nervose contrarsi ad ogni colpo….
poi si ritirano, la fregna è arrossata, aperta, bagnata… e sotto un altro… di nuovo sarabanda di colpi, strilli di piacere.
Il quarto, quello che non era venuto, ora fuori dai riflettori si è tranquillizato e ha il cazzo duro, le si avvicina speranzoso… e Serena docile gli da la sua parte, mentre uno la scopa duro quello le riempie la bocca.
La porcella eccitata se lo beve tutto. Se lo tiene in bocca spingendoselo dentro, le mani sulle chiappe.
Lei è sdraiata, uno a cavalcioni sul suo viso e l’altro dietro fra le sue cosce.
Vengono tutti. Si riposano. Lei si da una lavata.
Ma c’è ancora tempo.
Si mangia qualcosa. Noccioline, pistacchi, pane, parmigiano e salamini…
Io sono riuscito a non toccarmi mentre ero eccitatissimo e riprendevo.
Ma già mentre mangiavano avevano di nuovo il cazzo duro. E i toccamenti ricominciavano. Il più audace se la pomiciava, lingua in bocca, mano che ravanava sulla fregna, l’altro le tette…
la portano di peso sul letto e uno glielo mette in bocca… l’altro la vuole scopare…
e il preservativo?
niente… glielo butta dentro e lei se li prende entrambi…
poi dai movimenti capisco che lo vuole nel culo…
alza di più il bacino lo guida dentro di se…
quello la infila e l’altro glielo rimette in bocca…
gli altri due guardano, si avvicinano cercando di farsi segare o di infilarsi…
faccio un gesto… ragazzi e indico e preservativi… se lo mettono
meno quello che la sta inculando…
ma lei lo fa togliere , si gira in gionocchio e glielo prende in bocca…
uno da dietro le si avvicina e lei lo guida nel culo…
stavolta la sfondano a turno nel culo… poi se li mette uno sotto, che la scopi e uno dietro che la inculi… ci riescono al primo colpo e non è facile…
vanno avanti così finché non vengono… in due…
gli altri li finisce con la bocca, bevendono la sborra, ormai poca.
Vanno via distrutti ma felici. Li riaccompagno.
Io non sono venuto.