Leggi qui tutti i racconti erotici di: bruno55

Sono le 5 del pomeriggio a casa di Riccardo e lui e Marco sono chini
su libri e quaderni da quasi tre ore; l’indomani c’e’ il compito in
classe di radio ed e’ molto importante arrivarci preparati.
Talmente importante che all’uscita di scuola Marco e’ andato a pranzo
dall’amico e subito dopo mangiato si sono messi a studiare; nel
frattempo i genitori di Riccardo sono usciti per andare al paese e
torneranno per l’ora di cena.
“Ok mi sembra chiaro” Riccardo si rivolge all’amico.
“Si e’ chiaro dai. Domani dovrebbe andarci bene” risponde Marco.
“Senti facciamo una pausa ti va? Non so tu, ma a me e’ venuta fame”.
“Beh nonostante tutto quello che ci ha fatto tua madre, devo dire
che ho una certa fame anche io”.
I due ragazzi si dirigono in cucina; il frigo da solo l’imbarazzo
della scelta, ma avendo mangiato carne per secondo propendono per un
panino con il formaggio; e anche qui la scelta e’ ampia e dopo un po’
di indecisione scelgono il provolone piccante. Dopo due minuti sono
entrambi di nuovo in salone; Riccardo accende lo stereo e tira fuori
un 33 giri di disco music.
“Vuoi farmi andare il panino di traverso?” chiede Marco che quella
musica la odia.
“Non lo metto alto, volevo farti vedere una cosa” risponde Riccardo,
e mentre dalle casse escono le prime note, il ragazzo estrae una
rivista nascosta nella copertina: “Dai mettiamoci sul divano”.
I due si siedono uno di fianco all’altro e Riccardo mostra la rivista
all’amico; si tratta di una rivista pornografica e subito Marco fa
vedere di non essere meno eccitato dell’amico; del resto con le donne
nessuno dei due ha molta fortuna e a 18 anni suonati sono entrambi
ancora vergini.
Man mano che le pagine vengono sfogliate i mugolii dei due salgono
di intensita’, mentre nel frattempo stanno addentando i loro panini.
“Wow” esclama Marco vedendo la foto di una donna seduta in poltrona
con le gambe larghe ed un uomo di colore che le tiene dentro il suo
enorme membro; due pagine dopo un altro “Wow” questa volta emesso
da Riccardo alla vista di una donna inginocchiata sul divano con
le tette sullo schienale e chiavata alla pecorina.
L’ultimo morso al panino coincide per entrambi con la foto di due
donne sdraiate sul letto ed impegnate in un sessantanove di fianco,
mentre da dietro due uomini le sbattono dentro al culo.
I due amici si guardano; hanno entrambi il fiato grosso e soprattutto
le patte dei loro calzoni non possono nascondere l’eccitazione.
“Ti possino, Riccardo; ora chi ci si rimette a studiare. Ho bisogno di
sfogarmi prima”.
“A chi lo dici, Marco. Dai tiratelo fuori ci seghiamo insieme”.
I due si sbottonano le patte ed estraggono i membri che hanno entrambi
durissimi; cominciano a menarselo ma dopo un po’ Marco mette la mano
sul cazzo dell’amico: “Dai seghiamoci a vicenda” e Riccardo subito lo
asseconda prendendoglielo in mano.
Per stare comodi, entrambi cingono le spalla dell’altro con il braccio
libero e questo porta i loro visi ad avvicinarsi; continuando a segarsi,
entrambi a un certo punto si voltano a guardarsi e in men che
non si dica le loro labbra si toccano e subito dopo le lingue entrano
in azione; sono entrambi al limite e quasi in contemporanea la sborra
cade copiosa da entrambe le cappelle sulla pagina aperta della rivista.
I due incuranti continuano a pomiciare ed a segarsi ed e’ solo dopo un
po’ che si staccano: “Cazzo e’ stato bellissimo” dicono in contemporanea,
e ridendo si baciano di nuovo: “A me pero’ non basta” dice Riccardo e
subito si china sul pisello di Marco e avviluppa la cappella con le sue
labbra. “Uooooo” geme il ragazzo mentre l’amico si produce in un pompino
che non ha niente da invidiare a quelli visti nella rivista. In men che
non si dica il cazzo di Marco e’ di nuovo durissimo.
Riccardo si alza e fa alzare l’amico va in cucina e torna poco dopo con
un panetto di burro; si toglie i pantaloni e le mutande e va a sedersi in
poltrona, nella stessa posizione che aveva eccitato tanto l’amico; li si
unge il buco del culo con il burro ed invita Marco: “Dai prendimi come
quella che ti e’ piaciuta tanto, dopo lo faccio io con te”.
Marco e’ troppo eccitato per starci a pensare ed in un lampo si libera
dei pantaloni e delle mutande; va sull’amico e comincia a puntare la sua
cappella nell’orifizio anale di Riccardo; il molto burro passatoci e le
dimensioni non eccezionali del cazzo di Marco facilitano molto l’opera,
e dopo neanche un minuto la cappella entra nello sfintere.
“Ooooooohhhhhhh” geme Riccardo mentre Marco entra completamente dentro
di lui; arrivato in fondo lo ritira su fin quasi a farlo riuscire e poi
affonda di nuovo: “Aaaaaahhhhh” risponde l’amico e la cavalcata inizia.
Il movimento ritmico e un po’ monotono e’ intervallato dai gemiti di
Riccardo, finche’ Marco si china su di lui infilandogli la lingua in bocca.
I due si baciano con passione mentre Marco continua il suo movimento
dentro l’amico, e quando si staccano sente di non poter resistere oltre.
La sborrata e’ copiosa e Riccardo sente tutto lo sperma che gli farcisce
il culo.
Finito di sborrare, Marco estrae l’uccello e, senza pensarci su, si china
sul cazzo dell’amico prendendolo in bocca; ancora eccitato dalla goduria
che l’amico gli ha fatto provare, Riccardo ci mette ancora poco a farselo
venire duro. Marco si alza e passa due dita nel panetto di burro con cui
si unge abbondantemente l’orifizio anale; poi si inginocchia sul divano a
pecorina, nella posizione che era piaciuta tanto all’amico.
“Uuuuooooohhhhh” geme Marco sentendo la cappella di Riccardo entrargli
tutta nello sfintere; c’e’ voluto un po’ di piu’ perche’ il cazzo di Riccardo
e’ piu’ largo del suo: “Aaaaaahhhhh” geme quando il cazzo gli e’ entrato tutto
dentro e ripetendo piu’ volte il gemito man mano che l’amico lo sbatte sempre
piu’ velocemente; a un certo punto lo sente chinarsi e la sua mano che gli
gira la testa e si ritrovano di nuovo ad intrecciare le lingue.
Ma anche Riccardo arriva presto al limite e Marco sente la flebo di sborra
calda che gli riempie il culo.
I due vanno in bagno e si puliscono alla meglio; quando rientrano e danno
un’occhiata all’orologio non possono credere ai loro occhi; sono le cinque
e quaranta, e i due non possono credere che tutto sia durato cosi’ poco.
“Pensavo fossero le sette, figurati” dice Marco deluso: “Anche io, ma forse
e’ meglio cosi’, rimettiamoci a studiare dai”.
I due si rimettono sotto con i libri finche’ alle sette e mezza di sera Marco
se ne torna a casa sua.

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