E’ sera, e Marco e Maria sono sul divano a guardare la televisione; una
TV privata sta trasmettendo un western spaghetti che a entrambi piace
molto; quella sera sono da soli, il padre di Marco e’ ancora fuori per
qualche giorno per via del suo lavoro; sono spaparanzati fianco a fianco,
ma entrambi non osano toccarsi neanche con un dito; se fosse ancora quel
bel periodo starebbero quantomeno a pomiciare come pazzi, in attesa di
una megascopata dopo il film.
Ma non e’ piu’ cosi’ ormai; i due si gustano il film; la trama e’ la solita,
il bounty killer contro i banditi; ad ogni sparo segue l’urlo di agonia
del bandito colpito a morte; a volte i banditi sono in coppia o addirittura
in tre, ma non cambia la sostanza, due o tre colpi in rapida successione ed
i banditi volano urlando a terra, dove arrivano gia’ cadaveri; ovviamente e’
inutile aggiungere che gli spari dei banditi non colpiscono mai il bersaglio.
Ad un certo punto, il ragazzo sente sempre piu’ forte un languore di stomaco;
hanno cenato da quasi due ore e cerca di resistere, ma inutilmente: “Mamma,
mi e’ venuta fame” “E come mai, non abbiamo cenato da tanto” “Non lo so, ma
non resisto” “Dai provaci su”; Marco decide di ascoltare la madre, ma il
languorino invece di diminuire aumenta: “Mamma non resisto, mi vado a
prendere qualcosa” “Uffa, fai come ti pare” “Vuoi qualcosa anche tu?”
“No, non voglio niente”.
Il ragazzo si alza e si dirige in cucina; apre il frigo e punta subito la
scatola con i formaggi; tira fuori il grosso pezzo di groviera e se ne
taglia uno spicchio, che morde subito con voracita’; lascia la scatola fuori
dal frigo e se ne torna al salone.
“Ti possino ci vai piano vedo” dice Maria vedendo il grosso spicchio in mano
al figlio: “E poi ci ritorno Mamma; non penso che mi basti, ho lasciato la
scatola fuori”.
Marco si risistema accanto a sua madre che sentendolo masticare e vedendo lo
spicchio che diminuisce comincia a perdere la sua sicurezza di non aver fame.
Dopo un po’ si alza anche lei: “Dove vai?” “Vado in cucina” “Non rimettere
la scatola in frigo mi raccomando”; la donna non risponde ed esce dalla sala.
Quando rientra cinque minuti dopo, ha in mano uno spicchio di groviera anche
lei e nell’altra un piatto: “Ahah meno male che non avevi fame” ride Marco,
per poi sgranare gli occhi alla vista del piatto che contiene altri due
spicchi di groviera grossi uguale e due spicchi piu’ grossi di provolone
piccante: “Ti va bene ora che ho rimesso dentro la scatola?” “Si Mamma, a
patto che non te lo mangi tutto te” “Ne sarei anche capace, ma tranquillo,
ce lo dividiamo”.
I due si risistemano sul divano; Marco finisce il suo spicchio ma prima di
attaccare il secondo aspetta che la madre finisca il suo; quando Maria ingoia
l’ultimo boccone i due afferrano simultaneamente gli altri due spicchi di
groviera e li consumano in una decina di minuti, mentre alla TV prosegue il
concerto di spari e urla di agonia, con ogni tanto la variante di un gemito
che prolunga l’agonia dei malcapitati; quando madre e figlio danno il primo
morso agli spicchi di provolone piccante e’ in corso l’ultimo scontro fra
il bounty killer e il resto della banda, inizialmente di una sessantina di
banditi e che durante il film si e’ ridotta a una ventina; per una strana
combinazione i due addentano l’ultimo boccone proprio quando il bounty
killer con un ultimo sparo colpisce il capo della banda che vola a terra
urlando e rotola gemendo, fino a fermarsi a terra morto stecchito.
“Hai ancora fame?” chiede Maria mentre scorrono i titoli di coda: “No Mamma
adesso sono sazio” “Di la verita’ l’hai fatto apposta” “Cosa Mamma?” Marco
e’ confuso: “A farmi mangiare il formaggio con la speranza di farmi eccitare.
Dillo che puntavi a questo” “Ma no Mamma cosa dici” “Dillo forza, che ti
vergogni?” “Mamma ti giuro che …..” “Lascia perdere” lo interrompe la donna
per poi proseguire: “Tanto che tu lo volessi o meno, ci sei riuscito” e con
un rapido movimento si slaccia la vestaglia facendo letteralmente esplodere
le sue abnormi tettone; poi si volta verso il figlio fissandolo con sguardo
che tradisce la libidine, lo tira a se e lo bacia infilandogli la lingua nel
palato.
Dopo piu’ di cinque anni che non si toccavano, a Marco sembra di impazzire a
sentire la lingua rovente della madre nella sua bocca e le sue enormi zinne
schiacciate sul suo petto; non gli sembra vero, gli pare proprio di sognare.
E infatti. L’immagine del divano, della TV e della madre appiccicata a lui
svaniscono come frammenti e il ragazzo si ritrova nel suo letto, sudato e
tremante nel buio della sua stanza; lo prende una gran rabbia, sembrava
tutto cosi’ reale, e invece era il solito sogno che fa’ spessissimo, sempre
con sua madre come protagonista; solo qualche volta gli e’capitato con una
collega tettona che gli piaceva ma che poi si e’trasferita.
Ma questa volta c’e’ qualcosa di diverso; il ragazzo sente una cosa in mezzo
alle gambe e passandoci la mano si accorge che e’ sborra; non gli era mai
capitato di sborrare nel sonno e il fatto che gli sia capitato a 24 anni
lo terrorizza.
Comincia a ricostruire il possibile motivo; la sera prima, come tutti i
mercoledi’, lui e sua madre hanno cenato con formaggio e insalata, senza pane.
Nel piatto del formaggio c’erano appunto una fetta di groviera e una di
provolone piccante ciascuno, e dopo cena si sono visti insieme un western
spaghetti; poi se ne sono andati a letto, ognuno nel proprio, dopo un bacio
della buonanotte sulle guance. Ecco spiegato tutto, e lentamente il ragazzo
si alza dal letto per andare a pulirsi; entrando in bagno gli arriva dalla
stanza accanto il pesante russare di sua madre e si sbriga a chiudere la
porta il piu’ delicatamente possibile per non svegliarla.
Si toglie i pantaloni del pigiama e le mutande imbrattate di sperma che per
fortuna ha solo sfiorato i calzoni; mette le mutande in lavatrice e si siede
sulla tazza per far finire di gocciolare la sua cappella; il rumore della
porta che si spalanca lo fa sobbalzare: “Amore di mamma che ti succede?”
Maria entra preoccupata e si avvicina al figlio: “Niente Mamma non ti devi
preoccupare” “Ma come mai sei qui stai male?”; il ragazzo fissa sua madre
e si accorge di un particolare: “Mamma la camicia da notte”; lei abbassa lo
sguardo e solo allora si accorge che gli ultimi 4 bottoni sono aperti e che
praticamente le sue tettone sono in vista: “Scusa hai ragione” richiude i
bottoni velocemente e accarezza la testa del figlio: “Adesso mi dici che ti
e’ successo?” “Si Mamma te lo dico; ho fatto un bellissimo sogno e mi sono
svegliato che mi ero venuto addosso. Tutto qui”.
Maria guarda il figlio con gran tenerezza e chiede: “Senti, era con me il
tuo bel sogno?” “Si Mamma era con te”; la donna annuisce e si siede a
cavalcioni sulle gambe di Marco.
“Amore di mamma, io e te avremmo dovuto parlare dopo che papa’ ha avuto
quell’incidente; invece abbiamo troncato quello che facevamo, perche’ ci
vergognavamo tutti e due e avevamo i sensi di colpa; ma sai che ti dico?
Io non mi pento di niente Marco, quei mesi per me sono un ricordo a dir
poco meraviglioso; ero felice io e vedevo felice a te, e questo per me
conta piu’ di qualsiasi altra cosa; e inoltre mi piaceva, mi piaceva da
morire e veramente non vedevo l’ora che tu tornassi da scuola; mi divertivo
a farti il giochetto per non farti capire fino all’ultimo se avremmo scopato
o meno ed era bellissimo vedere il tuo viso sollevato quando capivi che lo
avremmo fatto. E’ un ricordo bellissimo amore mio, ma dobbiamo lasciarcelo
dietro e guardare in avanti; devi riuscire a sbloccarti, ma devi riuscirci
da solo io non ti posso piu’ aiutare; e se proprio non ce la fai, non ti
stare a preoccupare, puoi anche andare con una donna a pagamento; in fondo
lavori da quattro anni e i soldi non ti mancano.
“Ti voglio bene Mamma” Marco e’ quasi sul punto di piangere e tira la donna a
se per baciarla sulla guancia, ma lei raddrizza il viso e gli stampa un lungo
bacio in bocca, anche se senza lingua: “Dai, non andremo all’inferno per un
bacio in bocca” gli sorride: “Se vuoi puoi venire a dormire con me” “Grazie
Mamma volentieri”.
I due si sistemano sul lettone e si stringono fortissimo l’un l’altra, e si
addormentano dopo pochi minuti.
—
La sera dopo il ragazzo si ferma davanti alla prima ragazza di colore della
fila; i due stanno in auto per quasi mezz’ora, ma nonostante tutti gli sforzi,
Marco non riesce a venire, pur stando dentro di lei per parecchi minuti.
Una settimana dopo, con la seconda le cose vanno meglio e il ragazzo riesce a
svuotarsi le palle; prende cosi’ l’abitudine di andare a prostitute per almeno
una volta ogni dieci giorni; inizialmente sono tutte di colore, dato che in
quella zona ci sono soltanto loro; man mano che acquista sicurezza, riesce
a farsi mostrare i seni nudi e anche a convincerle a cambiare posizione
mettendosi a pecorina, pur molto scomodo in una 127.
In quel periodo il suo amico Riccardo, con cui ha ripreso i contatti da un
paio di anni, si sposa e lo invita al matrimonio; Marco e’ un pesce fuor d’acqua
non conoscendo nessuno a parte lo sposo, i genitori e un altro amico, e la
giornata si rivela parecchio noiosa; ad eccezione di un incrocio al bagno
con la signora Livia, madre dello sposo, che approfittando di essere soli
gli stampa un lungo bacio in bocca con la lingua; e’ l’ultimo atto di una lunga
amicizia, Marco non rivedra’ e non sentira’ piu’ l’amico.
La prima prostituta bianca con cui ha rapporti e’ una slava che trova sulla
strada per andare al mare, ma l’esperienza non piace molto a Marco; poi dopo
qualche mese arrivano in zona le ragazze del centroamerica, molto formose e
molto calde; ce ne sono un paio che lo attirano molto, una castana bassina ma
con curve mozzafiato e un seno che ricorda quello di sua madre; un’altra,
bionda con un viso dolcissimo e con la passione di baciarlo durante l’atto.
Una sera non riesce a trovare nessuna delle due e si concentra su una terza,
anche lei con un seno mostruoso, ma decisamente non bella di viso, che lo
convince a caricarla in macchina, promettendogli che gli si concedera’ sia
davanti che di dietro; una scopata fantastica che dura quasi tre quarti d’ora
con la donna che si fa cavalcare a missionario e poi a pecorina sia in figa
che in culo, gemendo e contorcendosi ad ogni bordata; quando lui si svuota le
palle, lei urla stravolta dal piacere, ma subito dopo al ragazzo si gela il
sangue, vedendo che il preservativo si e’ rotto.
“Io sono pulita, tu?” chiede la donna. “Anche io sono pulito ma non mi stavo
preoccupando di questo. Tu prendi la pillola?” “Cos’e’ pillola?” “Lascia stare
non fa niente” risponde il ragazzo rassegnato. Riporta la donna dove l’ha presa
e se ne torna a casa tormentato da pensieri che lo terrorizzano; immagina la
donna che salta il ciclo, si scopre incinta e si presenta davanti a lui con il
pancione; per qualche notte se la sogna pure, svegliandosi tremante ma questa
volta grato che si trattasse solo di un sogno.
Per un mese non si fa piu’ vedere da quelle parti, poi le palle pienissime hanno
il sopravvento e decide di correre il rischio; e’ fortunato, al primo giro trova
la ragazza bionda che ama baciarlo e se la carica; prima di iniziare il rapporto
lei dice: “E’ tanto che non vieni, come mai?” “Ho avuto da fare, comunque tu
non c’eri l’ultima volta che sono venuto” “Stavo lavorando sicuramente mi
dispiace amore mio” “Sono andato con un’altra allora” “Con chi?” “Con quella
bionda col seno molto grosso, alta e bruttarella di viso” “Ah ho capito, sei
andato con V” “Oggi non l’ho vista come mai?” “Stara’ lavorando anche lei”
“Sai, con lei mi si e’ rotto il preservativo” “Oddio stai sempre attento alle
malattie; ma lei e’ pulita tranquillo” “Ho avuto paura di averla messa incinta”.
La ragazza scoppia a ridere: “Ma che dici. V non e’ una donna, e’ un uomo, si
e’ fatta il seno e si e’ operata e ha tolto tutto”.
Marco non sta in se dalla gioia e si fa una bella scopata liberatoria con la
bella biondina; torna dopo neanche una settimana e trova V; chissene frega se
la figa non e’ vera e chissene frega se le tettone sono solo silicone, lui sa
solo che quella sera ha goduto da matti e vuole rifarlo. Se la carica e le dice:
“Non voglio andare dove siamo andati l’altra volta, voglio un posto molto piu’
tranquillo”; lei lo fa andare al parcheggio di un mercato, ovviamente vuoto,
e lo fa parcheggiare in una nicchia sotto due alberi. V si sbottona la camicia
mettendo a nudo le abnormi e durissime tettone che il ragazzo succhia quasi a
perdifiato; poi lei gli abbocca l’uccello e glielo fa diventare un palo in meno
di due minuti; lui la mette a pecorina ed inizia a stantuffarla e lei geme e si
contorce per la goduria; poi il ragazzo glielo pianta nel culo e i gemiti si
trasformano in ululati che lo eccitano e lo fanno spingere ancora piu’ forte.
Poi la gira e la chiava a missionario, avvicina il viso a quello di lei e nel
sentire il suo alito chiede: “Ma che hai mangiato oggi?” “Aaaaahhhhh …..
formaggio” risponde lei “Si sente” “Prima di venire a lavorare mangio sempre
pane e formaggio”; la risposta eccita ancora di piu’ Marco, memore delle sue
antiche scopate e recenti seghe, e tira fuori la lingua; lei la tira fuori a
sua volta e per la prima volta dalle scopate con Maria, il ragazzo bacia in
bocca con la lingua un’altra donna, anche se uomo operato.
E’ passata piu’ di un’ora quando riporta V dove l’ha presa: “Ciao amore” gli
dice lei baciandolo in bocca senza lingua.
Dopo un po’ di tempo vede un’altra prostituta che gli piace e se la carica; e’
una donna questa volta, con un gran bel seno e castana di capelli, somiglia un
po’ alla biondina che intanto se ne e’ andata, insieme a V. Gli piace perche’,
oltre ad essere carina, comincia ad urlare come la penetra e smette solo quando
lui sborra. Chissa’ se recita o meno, ma chissenefrega.
Ma anche con lei succede il fattaccio; una sera al termine di una scopata di
mezz’ora Marco sborra e si accorge che il preservativo e’ rotto; lei sbianca in
viso: “Oh mio Dio no. Non voglio un altro figlio ora”; le parole fanno gelare
il sangue a Marco che si sbriga a riportare la donna dove l’ha presa e se ne
va sgommando.
Per qualche mese non frequenta piu’ quei posti, anche perche’ dalle parti dove
lavora si sono sistemate un po’ di signore sulla quarantina che lavorano in
camper, rendendo la cosa molto piu’ tranquilla; anche se le signore non hanno
certo il calore che gli davano le centroamericane.
Quando si decide a tornare da quelle parti, il non vedere la donna con cui gli
si era rotto il preservativo lo tranquillizza e lo inquieta nel contempo. E’
solo dopo qualche mese che la rivede, un anno dopo averla scopata l’ultima
volta; accosta la macchina e lei lo riconosce e gli sorride: “Sali dai” gli
dice lui e insieme si dirigono al solito posto dove andavano sempre; lei lo
tranquillizza, non era andata via perche’ incinta ma per altri motivi; non e’
successo niente e Marco rilassato da inizio a una serie di chiavate con la
donna che si protrarranno per quattro mesi.
Solo quattro, perche’ nel frattempo il ragazzo, o l’uomo visto che ha quasi 30
anni, ha cambiato lavoro e sul nuovo posto si e’ trovato a lavorare con una
collega che non gli dispiace affatto; ovviamente e’ tettona, anche se non
al livello di sua madre, forse a quello di Livia, ma soprattutto e’ molto dolce
con lui e gli fa capire che le fa molto piacere stargli vicino….