Mezzana 2015 ‘ Il compleanno di Clara
Erano quasi le sette, Clara era eccitatissima, la mamma era uscita per prendere la torta di compleanno, i fratellini giocavano in giardino ed il papà la stava aiutando a sistemare le ultime cose in salotto.
Era il giorno del suo diciottesimo compleanno, aveva invitato amici e parenti stretti, un occasione unica ed imperdibile nella routine noiosa di un piccolo paesino.
Il campanello suona, Clara apre la porta, i suoi amici sono arrivati, non sono molti : c’è Giorgia, sua amica dai tempi dell’asilo, c’è Carlo, il suo vicino di casa ed il suo prima amore adolescenziale, ci sono le gemelle Vittorini, Federica e Ginevra e, in disparte, il suo amore nascosto, il ragazzo che segretamente le fa battere forte il cuore.
‘Ciao Emanuele ”, saluta Clara timidamente.
‘Ecco, a noi non ci caca proprio ”, esclama scherzosamente Carlo dando una gomitata complice alle gemelle.
‘Ciao a tutti, grazie per essere venuti, sono nervosissima ”, cerca di riprendere Clara mentre invita i suoi amici ad entrare.
‘Ciao Clara ”, la saluta Emanuele baciando la ragazza sulla guancia. Le sue gote assumono un colore rossastro, l’emozione le fa battere forte il cuore. Emanuele è bello, con degli occhi verdi chiaro ed un sorriso pulito.
I ragazzi entrano, sul viottolo Clara vede anche gli altri parenti arrivare per la festa.
‘Picccoooolaaa Auguriiiiii”, cinguetta la zia Sofia abbracciandola forte mentre le spinge le sue tette enormi contro il corpo.
‘Ehm, ciao Zia, grazie ” sorride Clara, mentre vede suo Zio Alfio incedere a passi pesanti verso la casa. La ragazza ha sempre avuto paura dello Zio, fratello carnale della madre, un uomo alto e corpulento, con un espressione arcigna perennemente dipinta sul suo volto barbuto. Lo zio la bacia distrattamente sulla guancia, bofonchiando un grugnito a mo’ di augurio, ed entra nella casa.
Dopo mezz’ora di nuovi arrivi ed auguri Clara raggiunge gli ospiti in salone, sono una ventina di invitati in tutto, la mamma ha preparato degli stuzzichini freschi, il padre ha messo svariate bottiglie di vino sul tavolo, la festa si svolge allegramente per una buona ora e mezza.
‘Clara ‘. Fra quanto compi gli anni ?’, chiede Emanuele mentre sorseggia il vino rosso dal calice.
‘Tra quindici minuti ‘ alle nove e trentasette in punto.’, risponde timida la ragazza, la sua mano inconsciamente afferra la statuina di giada che porta al collo da circa due anni. Un lampo le percorre la mente, si rivede quel giorno nel bosco, la madre che la chiama da lontano, controllando che non si allontanasse troppo, rivede il baluginio tra il verde, la sua mano che afferra la statuina ed il brivido, potente e sconosciuto, che le percorre la spina dorsale nel contatto con la figura femminile intarsiata finemente.
‘Daaaaiiii festeggiamooooo ‘.’ urla uno degli invitati sottraendo Clara ai suoi ricordi.
Sono le nove e trentasette, la ragazza sente le gambe cedergli lievemente, vede le facce degli invitati sfocate ed indistinguibili, sente il loro vociare in lontananza, come se fossero molto distanti. Un solo volto le appare nitido : suo zio Alfio, i suoi occhi scuri la fissano malevolmente, buchi neri che puntano verso di lei facendole provare un disagio mai avvertito.
Roma ‘ Santa sede ‘ Centro di controllo FIDELIS
‘Cazzo ” esclama il ragazzo di colore mentre guarda fisso lo schermo del suo computer, ‘ ‘ cazzo, cazzo cazzo !’
‘Che succede ?’, risponde un uomo sulla quarantina avvicinandosi a lui e guardando lo schermo.
‘Dobbiamo chiamare Luca, ora ” risponde il ragazzo mentre appunta su di un foglio quello che sta leggendo.
‘Sei sicuro ? Cosa c’è scritto ? Io non riesco a leggere nulla, sono solo simboli e numeri senza senso ”
Il ragazzo passa il foglietto al suo collega, l’uomo sgrana gli occhi incredulo, guarda il ragazzo e chiede :
‘Quale setta è ? E’ attendibile ?’
‘Sono quelli di Alba Morenti, i seguaci del Reverendo Nero ”
‘Il latitante ?’
‘Si, lui ‘ chiama Luca.’, risponde serio il ragazzo mentre le sue dita percorrono febbrili la tastiera.
Mezzana 2015 ‘ 21.38 ‘ Casa di Clara
Clara si risveglia dal torpore improvviso, gli invitati la guardano con aria interrogativa. La ragazza li rassicura, sorridendo soffia sulle candeline facendo esplodere il battito di mani dei presenti.
Dopo aver baciato di rito amici, conoscenti e parenti che, a turno, la stringono in abbracci calorosi, Clara va verso il bagno che si trova nella parte superiore della casa.
Chiusa la porta la ragazza si poggia con le mani sul lavandino guardandosi il viso imperlato da minuscole goccioline di sudore. La statuina appesa al suo collo è diventata calda, una luce quasi impercettibile la illumina dall’interno pulsando al ritmo del suo battito.
Un nuovo mancamento la assale, immagini confuse le riempiono la mente : sente urla lontane, grida e lamenti, vede un corridoio lungo, ragazze seminude che giacciono a terra ricoperte di sangue. Ora è all’aperto, un essere mostruoso si gira verso di lei ed inizia a rincorrerla. La strada sembra scorrerle sotto i piedi mentre lei non avanza di un millimetro, il grugnito minaccioso dell’essere mostruoso si fa vieppiù vicino ed imminente. Clara cerca di urlare ma dalla sua gola non esce nessun suono, realizza che è completamente nuda. Artigli freddi l’afferrano alle spalle, si blocca, gli artigli le scendono verso il seno prorompente, unghie puntute le striano di rosso la pelle bianca e morbida, l’alito caldo e nauseante del mostro la investe con tutto il suo fetore.
Clara riprende il controllo, alle sue spalle una presenza massiccia, nascosta. La ragazza rimane impietrita, non riesce a distinguere l’ombra scura che le sta frugando sotto il maglione torturandole il seno. Cerca di girarsi ma l’uomo dietro di lei le blocca la testa, la costringe a guardarsi allo specchio, il suo riflesso sembra dileguarsi per assumere una forma diversa, due protuberanze ossee simili a corna le spuntano dalla fronte imperlata di sudore, le sue labbra sembrano più carnose, rosse.
L’uomo dietro di lei le tira giù la gonna portando le sue mani verso l’inguine, si insinua nelle sue mutandine iniziando a frugarle tra le cosce.
Clara si contorce, la sua fica è calda ed umida, lei non reagisce rapita dalla metamorfosi che sta avvenendo nello specchio, trasfigurata osserva il suo viso mutare in un ghigno malvagio ed eccitato, il suo corpo reagisce alle sollecitazioni dell’uomo, i suoi pensieri razionali scompaiono lasciando posto al puro istinto. Allarga le gambe, si china, la statuina le scende nell’incavo del seno, bollente e pulsante come non mai, la figura riflessa nello specchio non è più la sua, ma quella di un essere misterioso e malvagio.
Clara si gira, pronta ad esaudire il sordido desiderio dell’uomo alle sue spalle, è come se al suo posto si fosse sostituito un essere di puro istinto, antico e potente. La ragazza si poggia con le natiche sul bordo del lavandino, si prende con le dita le labbra della fica, depilata e grondante di piacere, le tira allargandole e mostrando all’uomo la carne rosea ed invitante pronta ad accoglierlo.
Suo Zio Alfio è fermo di fronte a lei, si tiene con la mano il suo cazzo enorme e nodoso, lei lo prende tra le mani, lo struscia tra le sue gambe, le allarga, sente la sua verginità cedere all’ingresso del grosso bastone duro, si morde le labbra sopprimendo un urlo di goduria mentre suo zio la fa sedere sul bordo del lavandino spingendo dentro di lei con foga.
Clara annoda le sue gambe intorno alla vita dell’uomo, lo graffia mentre lui le allarga la fica con poderosi colpi di bacino, le sensazioni sono al contempo nuove ed antiche, l’essere in cui si è trasformata si nutre di quelle sensazioni.
Clara gode silenziosamente, persa in un limbo sconosciuto, sente le labbra della sua fica umide e calde allargarsi ad ogni spinta dello zio, il suo cazzo duro che le stimola la fica facendola colare di piacere.
I due si fermano quando alla porta del bagno sentono bussare.
‘Clara tutto bene ?’ chiede Emanuele da fuori la porta.
‘S’Si ‘. ‘ risponde lei mentre lo zio continua a muoversi dentro di lei, incurante del ragazzo che dall’altro lato della porta si sta sincerando che Clara stia bene.
‘Fallo entrare ”, bisbiglia lo zio Alfio nell’orecchio di Clara, ”ora sai cosa devi fare ”.
Clara, ricomponendosi le vesti sgualcite va verso la porta, apre. Emanuele tira un respiro di sollievo vedendo che Clara sta bene.
‘Non ti vedevo in giro e mi ero preoccupato, prima in salone sembrava che stessi per svenire ”
‘Vieni entra ”, lo invita Clara.
Non appena Clara chiude la porta lo zio sbuca dal vano della doccia, dove si era nascosto, mette una mano sulla bocca di Emanuele, Clara si avvicina al ragazzo, le sue labbra si muovono come se stesse recitando una preghiera, esala un respiro leggero, dalle sue labbra fuoriesce una bruma verdastra e nebulosa che si insinua nelle narici di Emanuele.
Gli occhi del ragazzo iniziano a mutare, passano dal verde intenso ad un nero assoluto, due spilli scuri che guardano Clara con cupidigia e cattiveria.
Alfio lascia il ragazzo che, una volta libero, afferra Clara per i fianchi, l’attira a se poggiando le sue labbra a quelle della ragazza, le loro lingue si intrecciano in un bacio morboso e sensuale.
Lo zio Alfio si mette dietro sua nipote, le alza la gonna scoprendo le sue natiche bianche e tonde, le poggia sulla pelle morbida il suo cazzo duro. La mano di Clara scende verso la patta dei pantaloni di Emanuele, gli tira fuori il cazzo, con le dita lo carezza per tutta la sua lunghezza per poi stringere la sua cappella lucida tra le labbra succhiando profondamente.
I due uomini la fanno sdraiare sul tappetino del bagno, lo zio Alfio la fa montare a cavalcioni su di lui. Clara a gambe larghe scende lentamente su suo zio allargando le gambe e infilandosi nella fica il cazzo nodoso dell’uomo. Alfio le afferra le natiche, le allarga, la ragazza, con gli occhi semichiusi guarda Emanuele che, da dietro, ammira il suo piccolo buchino grinzoso scoperto dalle mani dell’uomo.
‘Fallo ‘ prendilo e fammi male ‘ voglio godere dal dolore ” sussurra Clara incitando il ragazzo.
Emanuele si china su Clara, punta il suo cazzo all’entrata del buco del culo della ragazza, lo sente contrarsi al contatto, spinge lentamente vedendo la sua cappella umida sparire nel culo della ragazza, allargandole lo sfintere e facendola gridare.
‘Ecco ‘ così ‘ ora spingi di più ”, lo incita Clara.
Emanuele obbedisce, la sua asta dura scompare tra le natiche della ragazza, il suo buchino elastico e bagnato si allarga invitante mentre il ragazzo inizia muoversi dentro di lei spingendo con il bacino.
Clara cavalca i due uomini come un ossessa, i suoi orifizi colano copiosi il liquido caldo del suo godimento, li incita sottovoce a muoversi più velocemente, il suo culo si contrae sul cazzo duro di Emanuele stringendolo e facendolo mugolare dal piacere.
Lo zio Alfio stringe con forza tra le sue dita i capezzoli turgidi della nipote, li tira, li tortura schiaffeggiandoli violentemente ad ogni affondo del suo bastone nodoso nella fica calda di Clara.
I due uomini continuano a muoversi, vicini all’orgasmo, i loro colpi fanno sussultare il corpo esile della ragazza, fiotti di sperma le irrorano la fica, le riempiono il culo mentre gli spasmi di piacere le impediscono di fermarsi. Rivoli di sborra le iniziano a colare dal culo dilatato e caldo, le scivolano sulle cosce. Alfio si sfila dalla fica fradicia della nipote, le porge alle labbra il suo cazzo madido di umori. La ragazza inizia a leccare golosa il nettare di suo zio per poi passare al cazzo di Emanuele, li lecca entrambi percorrendoli con la lingua fino a farli schizzare di nuovo, il suo viso viene ricoperto di sperma, lei lecca tutto, avida e soddisfatta.
‘Benvenuta ‘ il tuo momento è giunto ”, dice lo Zio Alfio rivolto alla nipote, ” rivestiamoci e scendiamo, avremo modo di parlare, ora non dobbiamo destare sospetti.
I tre scendono verso il basso con disinvoltura ricongiungendosi agli ospiti. Clara viene avvicinata dalla madre che le chiede il motivo della sua assenza.
‘Mamma non mi sono sentita bene, mi sono rinfrescata il viso, ora sto meglio ”, la rassicura Clara.
L’urlo interrompe la conversazione, una zia di Clara urla :’Guardate ‘ guardate fuori, mio dio ma chi può essere stato ”
Gli ospiti si accalcano alla finestra del salone indicata dalla donne : al centro della piazza del paese una croce di legno rovesciata piantata al terreno sta bruciando rischiarando la notte senza luna.
Clara guarda la croce e sorride ‘ il segnale è stato dato.
Ex Monastero di Montecrucio ‘ 22.00
Nella foresteria dell’istituto di Montecrucio, l’ex monastero ora diventato un istituto di istruzione privato, la donna mora guarda dalla finestra il paese di Mezzana in lontananza, ha i capelli scuri e lunghi indossa un corpetto di pelle che le lascia scoperto il seno prorompente. Indossa delle calze a rete sotto degli stivali di pelle con il tacco vertiginoso. Nella mano tiene un guinzaglio che lega al collo un uomo magro, pelato, con una barbetta incolta che gli contorna il mento sfuggente. L’uomo è inginocchiato ai piedi della donna e la guarda come se aspettasse il suo ordine per parlare.
‘Hanno dato il segnale, siamo pronti ”
‘Si mia signora ”
Texas – Orla
Il jet privato attende nell’hangar con i motori accesi, la limousine si ferma a fianco del capannone, dall’auto un uomo alto e moro, con indosso degli occhiali da sole, scende dirigendosi verso il pilota.
‘Siamo pronti ?’, chiede l’uomo al pilota.
‘Si, stiamo concludendo le ultime fasi di controllo, saremo pronti alla partenza tra un ora ”
‘Bene ‘ faccia in modo che a bordo ci sia tutto quello che ho chiesto ”
Il pilota annuisce e si volta per tornare ai suoi compiti. L’uomo vestito di scuro si gira a guardare il deserto arso che inghiotte la città fantasma di Orla, l’aria tremula, resa ardente dal sole al picco, rende l’aspetto di quell’agglomerato di case fatiscenti ancora più desolanti.
‘Maestro ‘ siamo pronti ”, dice il pilota all’uomo.
Una volta giunto a bordo l’uomo si siede sul divanetto all’interno del jet privato, una ragazza di appena vent’anni vestita da hostess si avvicina e timida gli chiede :’Maestro vuole qualcosa ?’
‘Tu devi essere Carol, la figlia di Stewart e Donna ”, chiede l’uomo togliendosi gli occhiali e fissando la ragazza bionda con i suoi occhi neri come la pece.
‘S..Si Maestro ”, risponde titubante la ragazza, la presenza dell’uomo la intimidisce, nella comunità è soltanto una delle tante, ma ora si sente lusingata ed impaurita per essere stata scelta dal maestro. Tre giorni addietro suo padre le aveva confidato che il maestro aveva espresso la volontà di averla con lui durante il volo verso l’Italia, la ragazza era saltata dalla gioia, felice di poter accontentare il suo mentore, il capo della comunità chiamata Alba Morenti.
Nel giro di tre giorni Carol era stata istruita sul comportamento da tenere verso il maestro, le avevano dato un guardaroba completo ed erudita su cosa indossare ed in quale momento.
Carol si era unita alla comunità insieme ai genitori da quando aveva circa dieci anni, era praticamente cresciuta nella comunità e non aveva nessuna esperienza della vita al di fuori di essa. Era eccitata e confusa, pronta a rendere felice il maestro.
Cornelius Rith chiese una bottiglia di vino italiano, la ragazza si voltò sculettando verso il frigo posto nel retro della carlinga, l’uomo ammirò il suo culo abbondante ondeggiare nella stretta gonna bianca della divisa, si leccò le labbra per poi fissare un punto indefinito nel deserto fuori dal finestrino.
Rith era nato a New Orleans da una prostituta che morì dandolo alla luce, crebbe bianco in un quartiere di neri, cresciuto da tate e puttane di colore, donne corpulente dedite alla magia nera. Apprese, durante la sua adolescenza, tutto lo scibile sulle pratiche legate al voodoo ed alla santeria. Non appena maggiorenne si trasferì a New York, la sua conoscenza delle arti oscure e la sua predisposizione alla manipolazione mentale lo portarono dapprima ad entrare nella setta di un certo Reverendo Keen nella quale restò cinque anni. La sparizione del reverendo in circostanze misteriose lo fece andare via, pronto a fondare una sua comunità. Trovò una base e migliaia di ettari di terreno in Texas, ad Orla. Nel corso degli anni la comunità crebbe pian piano, l’uomo aveva creato un suo culto fondato sull’adorazione di divinità pagane e professava l’arrivo del giudizio universale e l’ascesa al dominio della terra della grande Regina, la madre di tutti gli uomini. In una decina di anni la sua setta crebbe così tanto da annoverare un numero enorme di fedeli sparsi in tutto il mondo.
‘Il suo vino Maestro ”
La ragazza aveva distolto l’uomo dai suoi pensieri, nel chinarsi Carol mise in mostra il suo enorme decolté, trattenuto a stento dai bottoni della minuscola camicetta azzurra.
‘Brava la mia bambina ”, sorrise mellifluo l’uomo mentre l’aereo iniziò a muoversi per il decollo.
Destinazione : Italia
Durante il volo Rith iniziò a leggere sul suo laptop le notizie che arrivavano dal mondo, era concentrato soprattutto sugli articoli di cronaca nera dei giornali locali italiani, la sua attenzione fu catturata dall’articolo del corriere di Imola, la notizia riportava i dettagli del ritrovamento di un cadavere nei boschi a nord della città. Tutto quello che si sapeva era che il cadavere apparteneva ad una donna di giovane età e che le cause dalla morte erano da attribuirsi ad un evento violento.
L’uomo chiuse il laptop sorridendo, sorseggiò il suo vino guardando Carol che sedeva su una poltroncina poco distante dal suo divanetto. La ragazza leggeva una rivista di moda, aveva le gambe, bianche e ben tornite, accavallate, il suo seno enorme tendeva sensualmente il tessuto ad ogni suo respiro.
‘Vieni figliola, avvicinati ”, chiede Rith alla ragazza.
Carol si alza sorridendo, Rith ammira la morbidezza delle sue forme, il tipo di donna ingenua e sempliciotta era il suo genere di vittima preferito.
‘Bevi un po’ di vino ”, le dice l’uomo versandole il liquido nel calice.
‘Ma maestro, non è vietato ?’, risponde la ragazza con una vocina fine ed intimidita.
Rith la guarda, fissandola. Carol viene attratta dagli occhi dell’uomo, due spilli scuri, profondi come un pozzo nero senza fondo, che l’attraggono facendole abbandonare la volontà. La voce dell’uomo, suadente e profonda, l’ipnotizza.
‘Generalmente piccola mia l’alcool ci espone ai mali del mondo, ma ora sei con me, sotto la mia protezione, lascia che io ti benedica con un dono, ti voglio donare l’essenza della madre ”
L’uomo apre una boccetta contenente un liquido rosso scarlatto, versa il suo contenuto nel bicchiere di Carol e glielo porge, nel frattempo la sua voce continua a cullare la volontà indebolita della ragazza.
‘Il liquido che ti ho versato nel vino è potente e misterioso, la sua formula segreta ci è stata tramandata di generazione in generazione, si dice donata dalla madre stessa, quando gli uomini e la Dea vivevano in armonia ”
Carol accosta le sue labbra carnose al calice e beve, il liquido le scalda il petto, la rilassa, si adagia sullo schienale, la sua gonna si alza leggermente e scopre le sue gambe morbide ed armoniose.
‘Fra poco ti sentirai completamente rilassata, leggera ‘ lo senti lo spirito della Dea che ti inebria della sua presenza ?’
‘Si Maestro ”, sussurra Carol mentre si agita sulla sedia, un calore inestinguibile le scalda il corpo, si sente calma ed allo stesso tempo eccitata, il suo ventre pulsa all’unisono con il battito del suo cuore, stenta a stare ferma sulla poltrona, con le mani si inizia a tirare su la gonna accarezzandosi il ventre bollente.
‘Brava, non combattere la Dea, lasciala entrare in te, lascia che ti possegga con la sua forza naturale e divina ”, la incita Rith mentre si sbottona i pantaloni afferrandosi con la mano un cazzo mostruosamente grande e nodoso.
Carol vede il suo maestro che si sta toccando il cazzo, non ne è scandalizzata, il suo corpo va a fuoco, allarga le gambe, punta i tacchi vertiginosi sul bracciolo della poltroncina, scende con le mani verso il suo inguine, il tessuto delle sue mutandine è fradicio, gocce calde le scivolano sulle cosce.
‘Ecco ora sbottonati la camicetta ‘ non resistere al desiderio ”, continua Rith mentre la sua mano scivola sul suo cazzo teso.
Carol obbedisce, si slaccia i bottoni della camicetta, scopre il suo seno enorme, le areole rosa e grandi, i suoi capezzoli sono turgidi, li stringe con le dita mugolando sommessamente.
‘M’ maestro ‘ cosa mi succede ? Sento un vuoto terribile ‘ vado a fuoco ”
‘E’ la Dea che prende possesso della tua natura ‘ lasciala entrare ‘ vieni da me ‘ estingui il tuo fuoco ”
Carol si alza, si avvicina all’uomo, si inginocchia tra le sue gambe, il suo viso a pochi centimetri da quel palo di carne odoroso ed invitante, poggia le sue labbra sulla cappella larga e lucida, tira fuori la lingua, lecca lentamente percorrendo l’asta tesa per tutta la sua lunghezza.
Cornelius Rith emette un grugnito di soddisfazione ammirando la cagna bionda in ginocchio dinanzi a lui, pronta ad esaudire ogni suo desiderio, sottomessa e remissiva. Con la mano l’uomo le afferra la testa e la spinge verso di lui. Carol apre la bocca, sente la carne pulsante dell’uomo scivolarle sulla lingua per poi arrivarle fino in gola. Rith spinge ancora, la ragazza ha un conato di vomito quando la sua verga enorme le raggiunge la gola, le sue labbra sono spalancate a dismisura a far entrare il cazzo del suo maestro.
‘Ti voglio soffocare con il mio cazzo ‘ ‘, insiste l’uomo spingendo col bacino ed iniziando a scopare in bocca la ragazza.
Carol viene tirata via dal cazzo dell’uomo, ora la tiene per i capelli, le fa male ma le piace, la sua fica è grondante ed affamata, viene tenuta sospesa, a pochi centimetri da quel cazzo lucido e caldo. La ragazza guarda implorante il suo maestro, ansima eccitata, i suoi occhi vacui anelano solo il godimento e la sottomissione.
L’uomo le spinge nuovamente la testa verso il basso, vede la sua asta, madida di saliva, sparire tra le labbra spalancate di Carol, ode i gorgogli del suo cazzo tra le labbra affamate della ragazza. Carol succhia estasiata, un misto di umori e saliva le cola dai lati della bocca lordandole il collo ed il seno, rendendolo lucido ed invitante.
‘Mhhhh che bocca da gran puttana ‘ riesci a prenderlo tutto ‘ ti piace quello che fai per il tuo signore puttana ?’
‘Si mio padrone, mi piace, usami, sono la tua schiava ”, risponde sussurrando Carol.
Rith fa sedere la ragazza sulla poltroncina, le afferra le gambe unendole tra loro, alzandole scopre il suo culo perfetto, abbondante, si china, fino a toccare con il cazzo l’incavo seducente delle sue natiche, inizia a strofinarsi su di lei mentre con la mano libera le infila le dita in bocca guardando la ragazza che le lecca avida, con gli occhi socchiusi.
‘Sei una troia ?’
‘Si mio signore ”, risponde mugolando la ragazza.
‘Allarga le gambe ora ‘ voglio scoparti come una cagna !’
Carol obbedisce, allarga le gambe, pronta a ricevere il cazzo del suo maestro, per lei è la prima volta, ma lo stato inebriante in cui si trova non le permette di realizzare quello che le sta succedendo.
Cornelius Rith gode alla vista della fica morbida e bagnata della ragazza, inizia a spingere il suo cazzo dentro di lei, vede le sue grandi labbra schiudersi ad accoglierlo, le scivola dentro, lentamente, godendosi il movimento sinuoso dei suoi fianchi.
Carol urla, il cazzo dell’uomo è completamente dentro di lei, un rivolo di sangue le cola dalla fica calda, sta perdendo la verginità, avverte un dolore lancinante al basso ventre che immediatamente viene sostituito da un piacere immenso, inizia a muovere il bacino, spinge per fare entrare dentro di lei il membro duro e pulsante del suo padrone.
‘Hai la fica bollente puttana ‘ sei nata per essere scopata come una troia ‘ girati ora, inginocchiati sulla poltrona ”, le ordina l’uomo.
Carol obbedisce, si tira sul la gonna, si inginocchia chinandosi ed offrendo al suo maestro la visione del suo culo morbido ed abbondante pronto per accoglierlo.
‘Ora ti farò male mia piccola vacca ”, esclama Cornelius Rith mentre con la lingua umetta il culo vergine della ragazza, ammorbidendo il suo sfintere invitante e caldo. La lingua dell’uomo passa dalla fica odorosa e bagnata per poi insinuarsi vogliosa nel piccolo pertugio tra le sue natiche.
‘Oh mio signore ‘ che bello ‘ continua ‘ mi piace quello che mi fai ”, urla Carol in preda ad un godimento mai provato prima.
Rith poggia la sua cappella pulsante sul buchino stretto e grinzoso della ragazza, inizia a spingere lentamente slargandolo pian piano. Carol ansima, avverte la carne pulsante del suo padrone entrarle nel culo allargandolo e riempendolo. Rith spinge ancora, la sua asta è completamente dentro il culo della sua adepta, la sente gemere mentre lui inizia a muoversi dentro di lei, godendo nel vedere lo sfintere elastico ed umido aprirsi eccitante ad ogni sua spinta.
‘Ahhh, padrone fa male ‘. ‘, urla la ragazza.
‘Shhhh ‘. Troia, godi del dolore che ti concedo ‘ afferrati le natiche ed allargale, voglio vedere il tuo buco da puttana ben dilatato mentre te lo apro ‘.’
‘Si padrone, sono la tua cagna obbediente ‘ sfondami il culo ‘ voglio solo il tuo piacere ”, geme Carol mentre il suo ventre si scalda ad ogni affondo dell’uomo nel suo culo dolorante e caldo.
Il buco del culo della ragazza cede sotto le spinte selvagge di Rith. L’uomo le sputa sull’orifizio dilatato, lo vede allargarsi avido, fino a far sparire il suo cazzo dentro di lei, le afferra i fianchi, le tira i capelli cavalcandola come una giumenta da monta, ammirando la carne morbida delle sue natiche bianche ondeggiare ad ogni colpo di bacino.
‘Ahhh ‘ siiii ‘ me lo stai sfondando mio signore, lo sento dentro di me che cresce e mi riempie, sono la tua cagna in calore ‘ tua per sempre ‘ farò sempre quello che vuoi ”
Gli occhi di Cornelius si illuminano di soddisfazione, la volontà della ragazza piegata ai suoi più sordidi desideri lo eccita. Lo sfintere largo di Carol cede ai suoi colpi, rivoli di saliva e liquido le fuoriescono dal buchino orrendamente slargato ed umido. Si muove come un ossessa, aderendo al ventre dell’uomo fino a far penetrare completamente nel suo intestino la carne viva di quel cazzo prepotente.
‘Ora ti sborro nel culo puttana ‘ ti voglio riempire di sperma ‘ lo voglio vedere mentre ti cola da quel culo da troia ”
‘Mhhhh si sborra mio padrone, riempimi tutta col tuo cazzo, col tuo nettare ”, prega gemendo la ragazza, mentre sente che il cazzo dentro di lei pulsa riempendole l’ano, pronto ad irrorarla del suo liquido caldo.
L’uomo schizza nello sfintere di Carol urlando dal godimento, fiotti si sperma le riempiono l’intestino. Rith si sfila dal culo orrendamente dilatato di Carol, vede il suo buchino contrarsi all’unisono con il movimento sinuoso dei suoi fianchi. Carol in preda all’orgasmo spinge, facendo colare il liquido caldo e vischioso dal suo culo, gode sommessamente nel sentirlo scivolare tra sue cosce.
‘Brava la mia cagna, godi ‘ sarai la mia troia ‘ a mia disposizione ‘ ora e per sempre.’
Cornelius Rith si riveste mentre la ragazza si accascia esausta sulla poltroncina, uno dei piloti esce dalla cabina e guarda interessato la ragazza.
‘Approfittane ‘ è tua ‘ ‘, esclama Rith rivolto all’uomo in divisa.
Il pilota si avvicina a Carol, le afferra i capelli e porta il sua viso all’altezza della patta dei pantaloni, tira giù la zip sfoderando un cazzo già eccitato e duro.
‘Fai contento il mio uomo cagna, fallo godere ”, ordina Cornelius alla ragazza.
La ragazza mugola mentre allarga le labbra ed ingoia il cazzo del pilota, persa in un godimento senza fine.
Cornelius Rith assiste alla scena, soddisfatto sorride, tutto sta andando secondo i piani.
Ex-Monastero di Montecrucio ‘ ore 1.00
Helga Brown osserva dalla finestra della sua camera la croce che arde al centro del paese di Mezzana, si volta ed esce dalla stanza. Il tacchettio delle sue scarpe lucide rompe il silenzio che regna nei corridoi dell’ex-monastero.
Dopo la sconfitta di Gamaliel il monastero e la sua ala detentiva furono chiusi da Fidelis, l’organizzazione segreta in seno alla chiesa che si occupava combattere i fenomeni paranormali. Padre Gioacchino, il nuovo capo di Fidelis, ottenne la riqualificazione della struttura, in aperta contrapposizione con alcuni dei membri dell’organizzazione, facendola diventare un istituto superiore di istruzione. Helga Brown, la donna che fu posseduta da Gamaliel durante i fatti orribili di qualche anno prima, fu nominata preside direttamente da Padre Gioacchino. La donna iniziò immediatamente a dare un impronta severa al tipo di educazione che veniva dispensata nell’istituto. La scuola era strutturata per accogliere studenti di entrambi i sessi, perlopiù ragazzi maggiorenni con caratteri difficili, le cui famiglie non esitavano a sborsare con entusiasmo la retta elevata pur di allontanarli per qualche anno da loro.
La maggior parte degli studenti aveva alloggio nella struttura, eccezion fatta per i residenti di Mezzana, a cui veniva concesso l’accesso alla scuola ad una retta inferiore proprio per il fatto che non usufruivano dell’alloggio messo a disposizione della scuola.
La preside uscì dal portone in legno antico, che si apriva nel corpo centrale del complesso, incamminandosi sul vialetto che portava alla foresteria.
La famiglia che svolgeva le funzioni di manutenzione e servizio nell’istituto era andata via dopo i fatti sanguinosi avvenuti nell’istituto, la Brown aveva assunto al loro posto due ex-ospiti del vecchio monastero, Leandro e Gianna Capellacci, che si erano offerti volontariamente di lavorare per l’istituto.
La preside bussò tre volte alla porta della foresteria, una volta aperta si affrettò ad entrare.
‘Signora, abbiamo visto il segnale. Giù nei sotterranei è tutto pronto, stavamo aspettando lei ”, disse Gianna.
Helga Brown guardò la donna, era prosperosa, fasciata in un completino di pelle che le lasciava scoperto il seno, al suo fianco, inginocchiato, un ometto calvo, remissivo, tenuto da Gianna con un guinzaglio. L’uomo strisciò verso la preside iniziando a leccare la pelle lucida delle sue scarpe. La donna si chinò verso l’uomo, allargando le cosce, non portava le mutandine, la sua fica rosea esposta alla cupidigia dell’omuncolo che iniziò ad annusarla come un animale mentre tra le gambe gli cresceva un’erezione ridicola.
‘Il tuo cane è eccitato, lo devi far accoppiare !’, esclama Helga Brown rivolta a Gianna.
‘Se non fosse un utile idiota lo sopprimerei ”, disse Gianna guardando suo marito con disprezzo.
‘ ‘ seguitemi verso il basso, alcuni di noi sono già arrivati.’
I tre si diressero verso una botola aperta nel pavimento, scesero gli scalini che portavano verso il basso seguendo le luci fioche di alcune torce appese ai lati dello stretto cunicolo. Gianna fece strada in un dedalo di corridoi fino ad arrivare in una stanza enorme, illuminata anch’essa da torce ad olio. Al centro della stanza c’era una croce di S.Andrea a cui era legata una ragazza completamente nuda, dal fisico minuto ma armonioso, i suoi capelli corti color castano incorniciavano un viso dolce e due labbra rosse molto sensuali.
Dinanzi alla croce sostava un gruppetto di uomini e donne che indossava un mantello color rosso porpora ed una maschera raffigurante un demone ghignante. All’ingresso della preside nella stanza la ragazza legata si mosse, cercando di liberarsi dei suoi legacci.
Helga Brown la guardò con disprezzo, si avvicinò a lei mentre Gianna ed il suo ‘cane’ si univano al gruppo degli incappucciati indossando anch’essi il mantello e maschera.
La preside passò le sue dita sulla pelle morbida della ragazza legata, accarezzò le sue cosce ben tornite, lentamente, soffermandosi sulla fica implume ed invitante. Salì verso il suo seno piccolo e ben fatto, i suoi capezzoli prominenti e rosei erano inturgiditi a causa del freddo. Occhi grandi e verdi fissavano la preside imploranti.
Ada Caputo aveva diciannove anni, figlia di un industriale del nord, era una ragazza con problemi di droga ed alcool, come numerosi studenti dell’istituto.
‘Signora preside ”, implorò Ada, ‘ ‘ la prego ‘ le giurò che non copierò più durante il compito, la prego, mi lasci andare, non lo farò più ”
‘Fai silenzio sgualdrina, non sei qui solo per aver copiato ”, sibila la Preside all’orecchio della studentessa, ‘mi hanno riferito di quello che hai fatto in classe ”
La ragazza sgrana i suoi occhi marroni, una lacrima le solca la guancia, il suo viso si apre in una smorfia di terrore.
‘ ‘ vuoi negare di aver fatto un pompino ad un tuo compagno di studi ? Sudicia piccola sgualdrina ? Vuoi negare che durante la lezione sei stata sorpresa a leccare il cazzo del tuo compagno di banco, mentre gli altri studenti vi guardavano sghignazzando ? Non ti vergogni ?’
‘Mi perdoni signora Preside ”, implora la ragazza.
‘Basta ‘ ora basta ‘ tu sai ‘ voi sapete come la penso ! Ad azione corrisponde una reazione, più dura, affinché non commettiate più lo stesso errore !’
La voce della preside era diventata suadente, bisbigliava all’orecchio della studentessa, il suo volto era una maschera di ghiaccio : sguardo arcigno, occhi azzurri e penetranti, incorniciati da occhiali di corno neri, capelli biondi, lunghi, raccolti a coda di cavallo sulla nuca. Si allontanò dalla ragazza che iniziò a piagnucolare sommessamente, impaurita dalle persone incappucciate che la guardavano mute, coperte da maschere orribili.
La preside si spogliò del suo completo scuro, porgendolo ad uno degli incappucciati. Rimase completamente nuda con indosso soltanto le scarpe altissime di vernice nera. Prese un mantello rosso, finemente ricamato con fili giallo oro e verdi, si pose verso i suoi seguaci ed iniziò ad intonare una nenia lenta, in una lingua sconosciuta. Gli incappucciati si unirono al coro, il locale cominciò a riverberare il canto.
La preside tirò una leva che sporgeva da un lato della stanza, un pannello di pietra si aprì sotto i piedi della croce a cui era legata Ada, scoprendo un sigillo di pietra nera raffigurante un leone nell’atto di schiacciare un serpente.
‘Qui una volta c’era una chiesa mia piccola peccatrice ”, urla Helga Brown rivolta alla ragazza legata, ‘ ‘ una chiesa ormai sconsacrata, distrutta in silenzio, lentamente, inesorabilmente.’
La preside si avvicina lentamente ad Ada, i suoi occhi sono pulsanti di una luce verde, malata, fluorescente e viva.
‘Quei poveri stolti pensavano di aver vinto, di aver ucciso la bestia, di aver sconfitto il male ”
Mentre la donna parla alla studentessa legata, gli incappucciati iniziano ad ondeggiare, si avvicinano gli uni agli altri, si toccano, le loro mani si insinuano ciascuna nel corpo dell’altro, non importa se uomo o donna, i loro corpi si uniscono, le donne si calano vogliose sui turgidi cazzi degli uomini. Bocche avide leccano e succhiano il sesso di chiunque gli sia vicino.
Roma ‘ Santa sede ‘ Centro di controllo FIDELIS ‘ ore 2.00
Luca butta il cappotto bagnato su una delle sedie della sala di controllo, Adam gli porge il foglio con i codici appuntati poche ore prima, è zuppo, a Roma sta diluviando e le strade sono intasate anche se è notte inoltrata.
‘Quando hai visto i messaggi ?’, chiede Luca.
‘Circa tre ore fa ‘ ‘, risponde il ragazzo di colore mentre continua a pigiare febbrilmente sui tasti del computer, ‘ ‘ sono entrato in una chatroom del deep web, occultismo e magia nera, puttanate varie. Poi è arrivato il messaggio cifrato, il mittente si fa chiamare @Diàb0licus, è molto attivo in vari forum di discussione a sfondo esoterico e demonologico.’
‘Abbiamo informazioni sul destinatario del messaggio ?’, chiede Luca sempre più preoccupato.
‘No, sono stato kikkato prima di arrivare al suo IP.’
Lorenzo, il sacerdote che è in forze al gruppo di Luca li interrompe : ‘Sono dieci minuti che parlate e non mi ci avete fatto capire un cazzo ‘perché sono qui ? Invece di starmene nel mio bel lettino caldo ?’
‘Padre’ per favore ! Il linguaggio, non è da lei, è pur sempre un prete ”, sorride Luca guardando di sottecchi il vecchio ed arzillo sacerdote.
‘Allora spiegatemi, io sono un vecchio e di queste cose non ci capisco molto ”, continua il sacerdote.
Luca si siede, accende una sigaretta, Adam sta per dirgli qualcosa contro il fumo, ma il ragazzo lo fulmina con lo sguardo. E’ fradicio, i capelli lunghi e neri appiccicati alla fronte, le occhiaie di chi non dorme bene da molto tempo, sbuffa una nuvola di fumo ed inizia.
‘Tre anni fa abbiamo affrontato il male assoluto in un luogo sacro, è stata dura, ognuno dei sopravvissuti ne porta ancora i segni. Quando mi hanno proposto di entrare in Fidelis avevo creduto che combattere quel genere di male stando all’interno della chiesa, come Almond prima di me, mi avrebbe dato una forza maggiore, una speranza di non vedere mai più atti così osceni sulla terra.’
‘Si si, ce lo hai raccontato un centinaio di volte, sono vecchio, ho poco tempo vai al dunque ‘ e stringi per favore !’, esclama spazientito il vecchio sacerdote.
Luca sorride, adora quel vecchio e saggio rompiscatole, tira un’altra boccata dalla sigaretta e continua.
‘Dopo qualche mese dal mio ingresso in Fidelis la chiesa ha iniziato a disattendere tutto quelle che erano le mie richieste per mettere in sicurezza il monastero sul monte, sepolto lì c’è qualcosa di immensamente potente, anche se distrutto, anzi, più chiedevo di allontanare dal quel luogo le persone che erano entrate in contatto col male più il nuovo responsabile dell’organizzazione, Padre Gioacchino, si ostinava ad insediare nella nuova struttura alcune delle persone che erano state possedute da Gamaliel. Di mia iniziativa ho iniziato ad indagare. Nella backdoor di un ”
‘Back che ?’, chiede spazientito Don Lorenzo.
‘Uff, nascosti in un computer ‘ c’erano dei messaggi della preside, una delle donne che più ha subito il contatto con il demone, scambiati con un personaggio misterioso : un tale Cornelius Rith, un ricercato internazionale che ha fondato una sua setta in Texas. Quest’uomo è sospettato di numerosi omicidi rituali, coercizione, furto, rapine a mano armata per finanziare la sua setta, nessuno conosce il suo volto, le persone che gli sono vicine si farebbero uccidere piuttosto che tradirlo. Viene chiamato il ‘Reverendo Nero’, è pericoloso, molto pericoloso, credetemi.’
‘E quindi ?’, chiede il sacerdote incuriosito.
‘Sta venendo in Italia, un jet privato è partito poche ore fa da Orla, il buco del mondo in cui ha sede la sua setta. Sono sicuro che qui da noi, su quel monte maledetto, sta succedendo qualcosa, devo parlare con Padre Gioacchino, devo fermare qualcosa che intuisco ma di cui non ho ancora certezza.’
‘Pfff, lo stronzo, non ne caverai un ragno dal buco ”, esclama il sacerdote con un espressione di ribrezzo.
‘Andremo insieme padre, a lei sembra dare più ascolto ” sussurra Luca spegnendo la sigaretta nel posacenere.
Ex-Monastero di Montecrucio ‘ ore 2.00
Ada stenta a credere ai suoi occhi mentre assiste impotente ad un susseguirsi di atti osceni, gli incappucciati di fronte a lei si stanno ammucchiando in un orgia selvaggia, un insieme di carni ed umori senza fine. La ragazza è spaventata, i suoi occhi non riescono a staccarsi da quei corpi sinuosi che si accoppiano tra di loro.
Una delle incappucciate viene tenuta ferma da due uomini che le infilano in bocca i loro cazzi tesi, un terzo le allarga le natiche sprofondando nel suo culo e muovendosi prepotente dentro di lei. Ada avverte una sensazione languida tra le gambe, la scena orgiastica a cui assiste la sta eccitando, non riesce a resistere, vede la preside avanzare verso di lei, lenta, sinuosa, come se stesse percorrendo kilometri per raggiungerla, ad ogni passo le fitte di piacere al suo ventre si fanno più violente.
‘ ‘ alla fine ci hanno lasciato il campo, ignari che tutto quello che era successo ci avrebbe fatto diventare più forti, più potenti. Ammira sotto di te. Ai tuoi piedi giace un Dio dormiente, le cui ceneri risveglieranno la Dea. Tu sarai la sua la sua anfora sacrificale ‘. Siine degna.’
La preside afferra per i capelli Ada, che urla spaventata, afferra il bordo della croce e la spinge indietro. La croce ruota ponendosi in posizione orizzontale. Ada si trova sdraiata, nuda, le sue gambe tenute divaricate dalla posizione della croce, ansima spaventata ed eccitata allo stesso tempo. La preside le sfiora l’inguine, le sue dita si insinuano nella fica sua calda.
‘Mhhh, sei bagnata ! Sei una troietta, lo supponevo ”, esclama la Brown mentre si lecca il dito, caldo degli umori di Ada.
Gianna afferra suo marito al guinzaglio, lo tira e lo volge verso la fica della ragazza. Leandro, in ginocchio, inizia ad insinuare la sua lingua tra le labbra calde ed umide di Ada.
Helga Brown si avvicina alle labbra della ragazza, dischiuse e sensuali, uno sbuffo di bruma verdognola evanescente fuoriesce dalla bocca della preside per insinuarsi in quella di Ada. Il corpo della ragazza si arcua, sembra combattere contro qualcosa di invisibile, poi si placa, il suo respiro si fa regolare. La lingua di Leandro umetta le labbra rosse e fradicie della ragazza, la sua fica inizia a stillare gocce di piacere che colano lente sulla pietra nera del sigillo.
Una delle donne incappucciate striscia verso Leandro, gli afferra da dietro il suo ridicolo cazzetto ed inizia a stringerlo, come se stesse mungendo una vacca da latte. Gianna si sdraia sotto suo marito, con la lingua gli lecca la cappella, allarga le gambe. Uno degli incappucciati le afferra le caviglie, le entra dentro scivolando nella sua fica calda.
Ada geme, in preda a mille sensazioni contrastanti e forti. La sua fica si sta sciogliendo in un lago di piacere, la superficie scura del sigillo si bagna sempre di più dei suoi umori. La preside inizia a schiaffeggiarle il seno, la sua pelle bianca inizia ad arrossarsi, ad ogni colpo i suoi gemiti si fanno più intensi, le pulsazioni che dal ventre le salgono fino allo stomaco la eccitano sempre di più.
‘La troietta sta colando sul sigillo, tra poco sarà pronto. Tra non molto potremmo raccogliere i resti del nostro Signore.’ Esclama Gianna, mentre viene cavalcata come una troia.
Helga Brown urlando ordina : ‘FATE ENTRARE IL MARTELLO.’
… Continua Ex-Monastero di Montecrucio ‘ ore 3.00
Gianna, su ordine della preside, si dirige verso una pesante porta nera di metallo, posta sul lato nord della grande stanza sotterranea. Pone le mani su due pomelli dorati recitando una preghiera silenziosa, le ante si dischiudono.
Dal buio esce un uomo enorme, alto circa due metri, il volto coperto da una maschera metallica da cui spuntano due corna di avorio bianco, adornate da glifi e simboli dorati. Il petto, le braccia, la schiena dell’essere sono ricoperti di peli neri ed irti, che gli donano un aspetto demoniaco, non umano. Tra le gambe gli pende un cazzo enorme, largo e lungo, scuro, come se non appartenesse al suo corpo.
‘Vieni figlio mio …’, urla Helga Brown rivolta all’essere appena entrato, ‘ ‘ soddisfa la tua ingordigia, noi ti offriamo questa creatura per il tuo piacere. Tu sei Il Martello, sei la violenza, la cupidigia a cui noi aneliamo, prendi ciò che è tuo, prendilo come tu sai fare.’
Il Martello si avvicina alla ragazza, grugnisce. Alla vista della fica calda ed odorosa, che stilla gocce dense sul sigillo, il suo cazzo inizia ad indurirsi, enorme, possente, un palo di carne nero e pulsante. Gli incappucciati si dispongono a cerchio intorno alla croce di S.Andrea intonando un canto lento e salmodiante.
Ada è terrorizzata ed eccitata, la vista di quel cazzo mostruoso la fa fremere. L’essere strappa con una mano i legacci che le tengono legate le gambe, le allarga, punta la sua cappella abnorme sulla fica rosea e calda della ragazza, spinge lentamente.
‘Ohhhh Diooooo è enorme ”, urla Ada.
La fica della ragazza accoglie lentamente il cazzo dell’uomo, si allarga, le sue grandi labbra umide aderiscono a quel palo di carne scuro lordandolo di umori, un piacere sovrumano le pervade il ventre, si sente riempita,
lentamente, in ogni singola parte del suo corpo, inarca il bacino, ingorda.
‘Cazzo si, ancora, riempimi ”, ansima ora selvaggiamente la ragazza.
L’essere grugnisce, spinge più forte, poi si sfila, porta le sue dita tra le cosce di Ada, la penetra con la sua mano, la fica di Ada si contrae ad ogni spinta. La mano dell’uomo mostruoso sparisce tra le sue gambe, schizzi di piacere le colano dalla fica fradicia.
‘Mhhhh ‘. Mi stai sfondando ‘ ancora, ti prego, fammi male ‘ sfondamiii ‘.’ urla Ada come un ossessa, incapace di contenersi.
Il Martello la esaudisce, sfila la sua mano lorda ed umida, le allarga di più le gambe, punta il suo cazzo turgido sul buco stretto del suo culo, reso morbido ed elastico dagli umori che le colano dalla fica.
Ada capisce che sta per essere inculata, già pregusta quell’enorme palo di carne che le sfonda l’intestino, respira, chiude gli occhi invitando l’uomo mostruoso a spingere.
Il Martello spinge il suo cazzo con forza, l’anello morbido e scuro del culo della ragazza cede.
Ada urla mentre il centro del suo mondo pian piano sparisce per diventare un caleidoscopio di pure sensazioni, il suo piccolo buco grinzoso si allarga a dismisura accogliendo ogni centimetro del grosso cazzo venoso e duro. L’uomo inizia a muoversi dentro di lei, producendo un rumore osceno, facilitato dagli umori della ragazza, che colano copiosi dai suoi orifizi violati orrendamente.
Roma ‘ Santa sede ‘ Studio di Padre Gioacchino ‘ ore 3.00
L’uomo seduto alla scrivania ha un aria nervosa e tesa, indossa una vestaglia dorata con i bordi decorati da una fascia rosso sangue, Don Lorenzo ha appena concluso la sua esposizione dei fatti.
‘Quindi cosa volete che faccia ?’ chiede spazientito il vescovo.
‘Padre, sarebbe opportuno mandare qualcuno a Mezzana, in incognito. In prima battuta saremmo sicuri di quello che sta succedendo nell’istituto e poi potremmo tenere sotto controllo un eventuale arrivo da quelle parti del reverendo Nero.’
‘Basta, non voglio più sentire il nome di questa ‘ leggenda. Non ci sono prove, non le avete mai trovate !’, risponde alterato Padre Gioacchino diventando paonazzo in volto.
‘Ci sono le tracce !’, risponde indispettito Luca, ‘Avete migliaia di pagine di rapporti che lo collegano ad alcuni dei più sanguinosi omicidi rituali degli ultimi tempi.’
Padre Gioacchino si alza di scatto dalla poltrona dorata, è alto, in testa pochi capelli grigi. Ha un naso adunco e delle labbra sottili che lasciano intravedere i denti ingialliti dal fumo.
‘Io sono STANCO ! Stanco di te e dei tuoi continui vaneggiamenti, ringrazia il cielo che il mio predecessore ha interceduto in tuo favore. Secondo il mio parere non serviresti nemmeno a raccogliere la questua, sono due anni che ascolto pazientemente i tuoi vaneggiamenti. Esci ora, devo Parlare con Lorenzo.’
‘Ma ”, prova a ribattere Luca.
‘Vai Luca, ci penso io ”, lo dissuade Don Lorenzo tenendolo benevolmente per un braccio.
Luca esce dallo studio del vescovo sbattendo la porta ed imprecando a bassa voce.
Dopo una decina di minuti Don Lorenzo apre la porta ed esce, guarda sorridente Luca e dice : ‘Possiamo mandare due uomini a Mezzana per controllare la situazione, ma vuole che io che venga con voi.’
Luca esulta : ‘Grazie padre lei è un ”
‘Uno stronzo ‘ che il signore mi perdoni ‘ voglio ritirarmi in pensione non andare a caccia di demoni e streghe, sono troppo vecchio per queste stronzate ”
‘Padre, il linguaggio ‘ e poi la battuta è copiata ”, gli risponde Luca mentre insieme si dirigono verso il centro di controllo.
‘Vaffanculo Luca ‘ ‘ risponde ironico il sacerdote.
Padre Gioacchino rimane seduto, pensieroso, dopo che i due se ne sono andati, si alza e si affaccia alla finestra da dove si può ammirare la piazza ed il colonnato del Bernini. Prende il cellulare da una delle tasche della vestaglia, compone un codice. Dopo pochi minuti il cellulare squilla, risponde.
‘Facciamo attenzione, domani sera riceverete una visita inopportuna, muovetevi con cautela.’
Dall’altra parte del telefono non riceve nessuna risposta, un unico ‘click’ che lo avverte che la conversazione è stata interrotta.
Ex-Monastero di Montecrucio ‘ ore 4.00
Ada è vicina all’orgasmo, l’essere mostruoso aumenta il ritmo dei suoi colpi, ad ogni affondo l’ano della ragazza si dilata orribilmente, il suo corpo sussulta in preda ad un godimento inebriante. Il suo ventre brucia di piacere, tutti i suoi sensi sono concentrati sul palo di carne che le apre lo sfintere facendola colare calda e liquida tra le gambe. La preside allarga le gambe aprendosi la fica e offrendola alle labbra della ragazza che inizia a leccare vogliosa.
L’essere mostruoso ora si alterna tra la sua fica ed il culo, la sua asta dura e fradicia di umori scivola dentro la ragazza, sciacquando rumorosamente nel suo buco bagnato. Sognante Ada lecca la fica odorosa della preside che inizia a pisciarle in bocca, riempendola di liquido acre e saporito. La ragazza beve ogni goccia dorata che sgorga dalla fica della preside, la sente colare sul suo corpo, tra le sue gambe, sputa ed ingoia, eccitata dal suo sapore forte.
Lo schizzo di sborra del Martello le irrora l’intestino, la riempie facendola urlare all’apice dell’orgasmo mentre l’essere mostruoso le scarica nel ventre il suo sperma bollente.
Il sigillo inizia a tremare, sotto la croce dove è legata Ada, piccole crepe nella pietra scura si aprono e si diramano raggiera lungo tutta la sua superficie, il liquido di piacere della ragazza scivola tra le crepe aumentando il tremore.
Si ode un forte rumore, il sigillo si sgretola, dal suo interno un turbinio di polvere scura si anima come fosse un tentacolo, Ada esausta e fradicia giace a gambe larghe sulla croce, il tentacolo le si insinua tra le cosce facendola urlare, la polvere sparisce nella sua fica, muovendosi dentro di lei ed occupando ogni suo singolo spazio vitale, Ada urla.
‘Ohhhh, cosaaaa èèèèèè ? Che mi succedeeee ‘. Godooooooo ‘. Godooooo ! Siiiiiiiiii’
Helga Brown ride, guardando la studentessa ricevere in sé i resti di Gamaliel, godendo del dono che le è stato dato. La preside si china di fronte alla fica fradicia della ragazza, lecca la sua carne morbida gustando il sapore del godimento e le ceneri del demone che due anni fa l’avevano corrotta così profondamente.
Mezzana ‘ ore 10.00
La mattina successiva nella piazza del paese i vigili del fuoco lavorano intorno alla croce bruciata, cercando indizi sull’autore del gesto. I Paesani si dividono in piccoli gruppetti, curiosi commentano l’accaduto.
Nessuno nota le due ragazze ai lati della piazza, tutte e due con indosso la divisa dell’istituto di Montecrucio, immobili a fissare la croce ridotta ad un mucchietto di cenere fumante.
Ada alza la testa, i suoi occhi incrociano quelli di Clara. Sorridono entrambe, il ciondolo al collo di Clara emette un lieve baluginio, come rispondendo ad un muto segnale entrambe si incamminano verso la chiesa, si incontrano a metà strada, fianco a fianco, senza profferire parola intrecciano le loro mani ed entrano nella chiesa.