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Carla era mia suocera, la madre di Ofeila, mia moglie. Ci eravamo sposati per amore e per convenienza; ci era piaciuto troppo scopare insieme in tutti i modi, per quattro mesi, tutti i giorni. Le si faceva chiavare a troia, senza pudore anche nel culo. Insieme assommavamo un bel reddito. Dopo qualche anno di matrimonio, però, Ofelia cominciò a cambiare; voleva scopare solo una volta a settimana come un’ossessa, poi si calmava.
Vivevamo in tre, Carla abitava con noi; lei era una donna ricca, aveva ereditato molto dal marito, e ci aiutava molto. Era gentilissima con me e mi ero affezionato a lei. Aveva 65 anni, ma sembrava più giovane, aveva ancora un bel corpo ed una bella pelle, capelli argentati, occhi azzurri. Non era magra, aveva la forma del corpo di una ragazza, con i seni piccoli ed il culetto rotondo. Quando andavo al lavoro la salutavo sempre con un bacio sulla guancia e lei lo ricambiava. Quando venne il suo compleanno, le feci arrivare molti fiori e le regalai una spilla di corallo rosso.
– Perché hai speso tutti questi soldi per me? – mi chiese
– Per dirti che ti voglio bene e che sono felice che tu stia con noi. Sto bene insieme a te e sei tu che mi fai stare bene.
Mi abbracciò e mi baciò sulle guance e sentii i suoi seni premermi sul petto.
Io avevo turni rotativi al lavoro, un giorno su quattro lavoravo anche di notte, ma guadagnavo davvero bene. I miei orari erano sfasati: lavoravo il pomeriggio, poi il mattino dopo e la sera lavoravo fino al mattino. A volte, quando rientravo a casa, Ofelia era già uscita, ed a volte dovevo dormire fino ad ora di pranzo per recuperare il sono perduto con il lavoro di notte.
Una mattina che ero libero, mi vestii per uscire. Carla era in cucina. Le andai alle spalle e le sussurrai:
– Posso darti un bacio?
– Puoi darmene quanti ne vuoi.
Stavo dietro di lei, la tenevo per le spalle ed il suo corpo aderiva al mio. La baciai sul collo e poi sulla guancia, un bacio lungo ed umido. La sentii sospirare.
Quella notte Ofelia non ne aveva voluto sapere di scopare e, stranamente , avevo sognato lei, Carla. Sentivo ancora la pressione dei suoi seni sul petto. Mi piaceva e cominciai a desiderarla, a sognare di scopare con lei. Ma non potevo provarci e non sapevo lei come avrebbe risposto.
-Mangi a casa oggi?- mi chiese – Ofelia non rientra, ha gli straordinari. Dimmi cosa vorresti.
– Vorrei che stessi a tavola con me, Carla. Lo sai, mi piace la tua compagnia.
-L’ho capito da come mi stai stringendo. Io non sono di legno ma dobbiamo mettere via le nostre fantasie; o credi che non abbia capito? Non possiamo, ecco tutto. Lo so che mi vuoi bene ed anch’io te ne voglio tantissimo, ma non possiamo andare oltre.
A tavola parlammo d’altro, ma non smettevamo di guardarci negli occhi.
Andai a riposare sul letto e dopo poco entrò lei.
– Non voglio deluderti. Dammi un bacio.
La baciai in bocca e lei mi rispose con uno slancio ed una passione fortissima.
– E adesso dimenticalo, non possiamo diventare amanti: tu sei il marito di mia figlia.

Ofelia si rifiutò ancora di scopare, oramai mi stava cadendo da cuore. Tornai dal turno di notte e mi misi a letto. Stavo nel dormiveglia e mi accorsi che Carla era li, mi stava accarezzando la fronte. Poi si abbassò e mi baciò lievemente sulle labbra, ed uscì.
Mi svegliai di pomeriggio, Ofelia era accanto a me sul letto, mi toccava il cazzo.
– Dai, mi faccio scopare – disse – così sei più contento.
Mi deluse; stava immobile mentre la penetravo, non aveva nessuna reazione e quando venni si alzò ed andò a lavarsi. Neppure un bacio, solo il cazzo nella fica. E cominciai a sentirmi depresso.
Carla si accorse che qualcosa non andava.
– Dino, ti vedo triste, come se avessi perduto il tuo buon umore. Dai parla con me. Hai problemi con Ofelia?
– Non so se posso dirti……
– Devi dirmi tutto, invece.
– Se non ci fossi tu qui, penserei di andarmene, ma io voglio stare conte.. vedi, ad Ofelia non piace più fare sesso; ogni tanto si fa scopare, ma è come se facessi sesso col materasso. Mi sta venendo una depressione.
– Non credo abbia un altro uomo, forse è malata.
– Sta benissimo e penso anch’io che non mi tradisca. Ma così io non posso andare avanti.
– Che posso fare per voi due? – chiese Carla
La guardai negli occhi e lei capì. Si alzò, la bloccai nel corridoio e la baciai in bocca, lei mi abbracciò ed allora le alzai il vestito, le abbassai le mutandine e le misi il cazzo tra le labbra della fica. Ansimava a sentire il cazzo che le passava sul clito, la sentii venire. Poi si allontanò ed andò in camera sua.
Quel pomeriggio ero libero dal lavoro ed andai a riposarmi a letto; il lavoro notturno mi lasciava sempre in debito di sonno. Avevo chiuso la finestra, ero al buio e sentii Carla entrare. Mi venne vicina, mi baciò delicatamente sulle labbra; la presie la baciai.
– Non dire niente – disse – lasciami fare. Voglio farti venire.
Scostò la coperta, aprì il mio pigiama e sentii le sue labbra calde sul glande. Sembrava che la appassionasse molto farmi il pompino, sentivo il risucchio e poi che deglutiva per darmi più piacere. Mente l faceva mi accarezzava le cosce, mi teneva i testicoli in una mano, ed ogni tanto allungava la mano sul mio petto per strizzarmi i capezzoli. Fu bellissimo venire; lei continuò a succhiare e poi tenne il mio cazzo in bocca finché non cadde l’erezione. Voleva allontanarsi, aveva il mio sperma nella bocca, ma la presi e la forzai a baciarmi in bocca con lo sperma.
– Così capisci quanto mi hai fatto felice – le dissi.
Quella sera, nel letto , Ofelia mi disse:
– Dai fatti la scopatina, così dormi meglio.
Mi sentivo triste mentre la chiavavo, avevo nostalgia del piacere che mi aveva dato Carla. Mi alzai, andai in bagno e vidi il telefono di Ofelia che pulsava, silenzioso, sulla mensola del lavandino. Era un messaggio e mi domandavo chi potesse mandarle messaggio alle undici di sera. Lo lessi, diceva “Vediamoci domani, ti amo, Nadia”. Una donna?
Una delle sue colleghe si chiamava Nadia, era una separata. Cos’era? Un amore lesbico? Decisi di non dire nulla, neppure a Carla, ma di cercare di saperne di più.
Telefonai al lavoro e dissi che non potevo andarci a causa di una febbre. In pomeriggio finsi di andare al lavoro e mi appostai per pedinare Ofelia. Quella Nadia abitava poco distante, ci sarebbe andata a piedi. Infatti.
Usci dal portone di quel palazzo due ore e mezza dopo. Io avevo aspettato con pazienza per tutto quel tempo seduto in auto. Passò accanto alla mia macchina senza notarmi subito; poi si fermò. Dallo specchietto retrovisore vidi che la guardava; poi si voltò e proseguì. Tornai a casa alle dieci di sera, come se venissi dal lavoro. Mi accorsi che Ofelia era inquieta e feci finta di nulla. Di sicuro aveva riconosciuto la mia auto e non sapeva come comportarsi.
– Vuoi scopare?- mi chiese nel letto.
– Sono stanco – le risposi.
La sera del giorno dopo avevo il turno di notte, ma ero distratto sul lavoro; essere tradito con una lesbica mi dava fastidio quanto essere tradito con un uomo.
Quando tornai, il mattino dopo, lei era già uscita. C’era Carla in cucina, la abbracciai e la tenni stretta.
– Dimmi che succede –disse – voglio saperlo.
Le raccontai tutto.
– Anche da ragazza aveva questo vizietto, lo faceva con una vicina di casa. Vieni, siamo soli; ti faccio fare quello di cui hai bisogno.
Si spogliò, aveva ancora un bel corpo attraente anche se i seni le pendevano. Stemmo in piedi a baciarci mentre le passavo il cazzo tra le labbra della fica.
– Baciami i capezzoli – disse – mi piace. Voglio farlo, voglio farti contento: fammi sentire tua.
Mi portò per mano fino al letto ed aprì le cosce. Aveva una fica stretta che dava emozione a penetrarla.
– Carla, che bella fica che hai.
– Si: fottimi forte e vienimi dentro, voglio il tuo sperma dentro di me.
Non volevo venire subito e lasciarla a metà strada; mi controllai, la chiavavo lentamente per farle sentire tutta la grandezza del cazzo, spingendolo fino in fondo. Le mii assecondava, spingeva anche lei il bacino contro il cazzo. La sentii venire, allargava il più possibile le cosce e si spingeva sbattendo col bacino contro il cazzo.
– Vieni – mi disse – voglio che godi nel mio corpo. Sono tua adesso.
Le venni nella fica, e lei fu felice per questo.
– Dammelo tutto. E’bello sentirti venire dentro di me.
Andò a lavarsi in bagno, io la segui. Mi lavai il cazzo al lavandino guardandola mentre si insaponava la fica e cercava di farmela vedere.
– Aspetta – le dissi – voglio toccartela.
– Ah, mi fai impazzire così, mi fai sentire quanto mi desideri. Toccami, penetrami.
Quando tornammo nel letto le dissi:
– Aprimi le cosce, voglio baciartela.
– Non resisto – disse- è troppo bello.Mi fa impazzire.
Le succhiavo forte le piccole labbra, le passavo il ruvido della lingua sul clito, poi glielo succhiavo e mordicchiavo, stringendole le labbra della fica per farlo emergere ed, alla fine, venne, torcendosi di piacere e respirando affannata. Mi piaceva il sapore dei suoi umori. Mi tirò a sé e mi baciò in bocca.
– Nessun uomo mi ha mai dato tanto. Con mio marito non sono mai venuta. Che ti importa se Ofelia è felice con la lesbica? Noi due siamo felici senza di lei Vienimi dentro, ancora, ti voglio ancora.

Dormii fino ad ora di cena.
– Eri molto stanco? – chiese Ofelia – Sei pallido e mi sembri stordito.
– E’ l’effetto di violare i ritmi circadiani lavorando di notte.
Nel letto mi chiese di nuovo:
– Vuoi scopare?
– Vorrei, ma sono stanco.
– Dai, ti aiuto io.
Prese il mio cazzo in mano, lo manipolava ed alla fine mi provocò una erezione.
– Dino, non mi sembri contento di scopare con me; non capisco.
– Elia, no so, forse ho qualche disturbo nervoso; ma a volte ho la sensazione di scopare un’altra donna con te.
– Che strano ! Perché?
– Come sentissi un profumo che non è il tuo, un sapore della tua saliva che non fosse tuo.
– Che cos’è che stai cercando di dirmi?
– Che se vuoi che ci separiamo, in modo che puoi stare con la tua amica Nadia, io non mi oppongo.
– Dino, tu sei mio marito ed io ti voglio, voglio che scopi con me. Nadia …beh, con una donna non è tradimento. Che devo fare, allora? Lo sapevi e non mi hai detto nulla.
– Tu vuoi tenertela come amante?
– Io voglio te e voglio anche lei; vi vorrei tutti e due, insieme…
– …e farmi scopare con lei?
– Se lo vuoi , si. Lei lo farebbe. Non distruggiamo tutto, possiamo trovare il modo di convivere con un pò di comprensione.
– E se avessi io un’altra donna?
– No, questo no. Continuiamo ad essere marito e moglie e lasciami un po’ di tempo per lei. Ti do tutto quello che vuoi, ma lasciamo le cose come stanno. Ti prego, accetta.

– Carla, che devo fare? – dissi mentre le passavo le dita tra i peli del pube.
– Quello che dice lei, lascia le cose come stanno. Tu hai me e noi due siamo felici insieme.
– Prima o poi se ne accorgerà.
– E allora? Se non vuole perderti dovrà accettarlo. – sorrise e quasi rise – Il più avvantaggiato sei tu; pensa, puoi scoparti tre donne.
– Non saresti gelosa?
– Finchè sento il tuo cazzo duro per me, so che mi vuoi. E’ stato bello nel culo, vero? Ti ho sentito godere molto, anche se mi hai fatto male.

Una sera lei aveva mal di testa e mi respinse. Mi alzai dal letto.
– Amore, dove vai? – chiese.
– Vado a fare un po’compagnia a Carla.
– Nel suo letto?
– Si.
– Dino, ma…..ma…tu…… la scopi?
– Si.
– Ah……avevo pensato che prima o poi sarebbe successo. Voi due avete molta confidenza e tu le piaci molto. Non mi arrabbiavo se me lo dicevi e non mi arrabbio adesso; di lei non sono gelosa. Lei aveva troppa voglia di un uomo…..vedi? Ora hai la tua amante nella nostra casa. E’ brava? Ti piace come scopa?
– Molto. Scopa come te prima che …..però voglio di più; voglio farmi anche la tua amichetta, voglio scoparla davanti a te. Dimmi: ha una bella fica?
– Si. Adoro la sua fica. Lei vorrebbe, ed anch’io, che ci incontrassimo tutti e tre qualche volta. Non siamo completamene lesbiche e ci piace ancora l’uomo. Scopa con me adesso, ho voglia.

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Autore Pubblicato il: 24 Settembre 2021Categorie: Racconti erotici sull'Incesto0 Commenti

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