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Stavamo nel letto, io e Marta. Avevo voglia e volevo metterle il cazzo tra le cosce.
– Vale, disse, aspettiamo. Ho chiesto ad Irene di venire a dormire con noi, nel nostro letto.
– Marta, sei sicura di…
– Amore, io ti amo tanto che se ti vedo contento sono felice anche io. Poi Irene è mia sorella, le voglio bene e non posso essere gelosa di lei. Non ci perderemo se ogni tanto la scopi, lo accetto.
– E lei?
– Ah, lei camminerebbe scalza sui sassi per stare sotto di te. Voglio vedervi, non voglio che lo fate di nascosto, dobbiamo restare insieme tutti e tre. Vedrai che amerai questa situazione, sarai più felice.
C’era solo un po’ di luce che veniva dal lampione sul cortile. Irene entrò, si tolse la camicia da notte e si mise accanto a me nel letto. Sentire il suo corpo dietro di me mentre abbracciavo Marta fu una sensazion bellissima. Mi girai e le accarezzai i peli del pube. Lei mi baciò in bocca.
Marta stava vicina a me, sentivo il suo corpo e sentivo quello di Irene.Le passavo il dito tra le labbra della fica e sul clito e lei sembrava rabbrividire.
– Non aspettare più amore, siete pronti. Irene aprì le cosce e le piegò fino al petto, voleva essere penetrata completamente e nel modo più forte e quando la penetrai sentii che aveva la fica molto stretta.
– Ti piace? – mi chiese.
– Anche Marta è così, perciò mi piace e mi piaci anche tu.
– Fottimi forte .- disse elei – voglio che mi sbatti, voglio sentire l’uomo.
– Voglio vederti mentre lo facciamo.
– Si, anche io. Marta, accendi l’abat-jour e guardaci anche tu, mi piace essere guardata mentre mi fanno.
– Mi state eccitando – disse Marta – ho voglia di venire a vedervi. Dai, amore, falla venire, voglio vedere fino in fondo come venite.
Le venni nella fica e mi piacque da morire. Mi piaceva il suo corpo e mi piaceva come rispondeva alle stimolazione della scopata.
Marta poi mi portò in bagno, volle lavarmi il cazzo al lavandino.
– E’ stato bello, amore? – mi chiese
– Tanto che mi è venuta voglia di farlo anche con te. Aspetta che mi riprendo.
– A me e piaciuta anche lei.
– Non capisco.
– Ha un bel corpo, vederla con le cosce piegate e la fica esposta mi ha emozionato.
– Gliela avresti baciata?
– Non lo so, amore. E’ mia sorella e poi io non sono lesbo, solo un poco.
– Questo me lo devi raccontare.
– Dai, vieni nel letto, te lo raccontiamo insieme.

-Irene raccontaglielo tu a Vale, magari è bello da ascoltare.
– Beh, sai com’è, eravamo ragazze, molto giovani, ma sentivano fuoco dentro. Vivevamo qui, in campagna e con noi viveva una donna di paese; lei capiva certe cose ed una volta, quasi per gioco, toccò Marta tra le cosce. Marta la lasciò fare e qualche giorno dopo, mentre stavano sole in casa, la donna , pianio piano, la portò a farsi masturbare da lei.
– Si, amore. Capì che ero troppo desiderosa di sesso e disse che voleva aiutarmi a farmi sfogare. Prima mi carezzava le cosce e me le spingeva per allargarle, poi cominciò ad accarezzarmi sulle mutandine, poi mise la mano nelle mutandine e mi masturbò, mi fece venire. Lo raccontai ad Irene e lei ebbe voglia di farselo fare anche lei.
– Stavamo nel deposito del grano, lei mi guardava con intesità ed io capii. Andai dietro un cumulo di sacchi e mi tolsi le mutandine. Poi lei mi raggiunse, mi carezzava la fica sul vestito ed io le allargavo le cosce; sentì che sotto ero nuda, si sedette su un sacco e mi disse di sedermi in braccio a lei; mi masturbava e mi chiavava con lee dita, due, insieme e mi fece venire.
Lo raccontai a Marta quella sera, dormivamo insieme nella stessa stanza, e lei si eccitava e si toccava. Allora le andai vicina e glielo feci io e lei voleva farmelo insieme. Diventammo complici, io volevo il dito di Marta dentro mentre mi masturbavo e lei voleva il mio e che la masturbassi io. Fu quella donna che ci disse:
– La lingua può dare più piacere del cazzo. Ve lo devo fare provare, a tutte e due.
Profittammo del fatto che eravamo sole e lei era rimasta in cascina con noi ed andammo al granaio. Volle farlo prima a Marta d a me piaceva vedere come lei le teneva le cosce aperte e le leccava la fica. Mi piaceva talmente che baciai Marta in bocca.
– Poi tocco ad Irene. Quella donna con la lingua era instancabile, ma ad Irene lo faceva lentamente. E mi disse: succhiale i capezzoli così gode di più. Irene si alzò la maglietta ed io glieli succhiai, mi piaceva farla godere. E mi sentii contenta quando Irene ebbe le sue contrazioni dell’orgasmo.
La nostra stanza stava al primo piano, le altre al pianterreno come le vedi qui. La sera ci chiudemmo dentro e Irene disse; facciamocelo noi due, Marta, non ci serve più lei, possiamo farlo quando vogliamo.
– Smettemmo quando io mi fidanzai – disse Irene – con quello stronzo. Ma a me ed a Marta rimase la nostalgia, ci piaceva molto farcelo.
-E perché non lo fate di nuovo, Irene. Io non ho niente contro il fatto che due donne giochino con i loro corpi.
– Vale, tu sei un tesoro, sei tu l’uomo che vogliamo, così disponibile ad ogni nostro capriccio. Se non sposavi Marta , ti avrei sposato io e sarebbe stata la stessa cosa. Noi tre siamo destinati a vivere insieme. Hai sonno.
– No. Ho ancora voglia ma mi sento stanco.
– Dai, Vale, ti aiutiamo noi a venire di nuovo. Ci sono cose che dobbiamo insegnarti.
Sentii la bocca umida id Marta sul mio petto, che cominciò a succhiare il capezzolo e la carne intorno.E poi anche quella di Irene sull’altro capezzolo. Era una sensazione nuova e molto eccitante. Irene cominciò a tringere un poì i denti intorno al capezzolo, Mordicchiava un poco e poi tornava a succhiare. Anche Marta aveva cominciato a farmelo e mi stava venendo un cazzo durissimo, anche perché , mentre lo facevano, Irene mi carezzava le cosce fino agli inguini e Marta teneva in mano i miei testicoli e li faceva muovere sotto le dita.
– Marta, che bello ! Lui è già pronto, ora è tuo, voglio vedervi. Però voglio prima un bacio in bocca. La prossima volta mi devi prendere tutta, non solo la fica. Voglio farmelo fare da te nel culetto.
– Vieni tra le mie cosce, amore. – disse Marta – mi hai fatto venire desiderio di te e del tuo cazzo.

La mattina dopo mi svegliai presto. Trovai Irene in cucina, la presi e la baciai.
– Hai una fica bellissima, Irene. M hai dato molto piacere.
– Oggi facciamo quello che ci gai detto, ma tu devi esserci, devi vederci.
– Anche a me piace leccare la fica, vorrei farvelo a tutte e due.
– Io voglio vederti che ti masturbi per noi, davanti a noi. Ora fatti baciare i capezzoli, un succhiotto soltanto.
Mi aprì la camicia e cominciò a succhiare forte ed a mordicchiare.
– Irene, mi fai male.
– Lo so amore, ma sapessi quanto mi piace farti soffrire un po’ per me. Dai, resisti, voglio fartelo più forte.

– Irene, ti prego, lui no.
– Sei stata troppo tempo lontana da me, ho diritto ad un risarcimento. Ti voglio più spesso nelle mie mani e voglio lui. Vedrai, lo trasformerò e voi sarete i miei schiavi, felici di esserlo, vero cara?
– Irene, ti prego.
– Lo sai che è inutile, devi sottometterti ed aiutarmi a sottomettere anche lui. Un po’ di dolore non vi farà male, anzi fa aumentare il piacere. Ce lo porteremo lentamente , in modo che assorba il piacere di essere dominato da me e di mescolare dolore e piacere. A te piace ancora quello che ti facevo, vero? Lo stai desiderando.

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Autore Pubblicato il: 15 Novembre 2021Categorie: Racconti erotici sull'Incesto, Trio1 Commento

Commenti per questo racconto

  1. sottoveste 16 Novembre 2021 at 14:27

    bel seguito molto eccitante e coinvolgente

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