Mi ricordo che era maggio, un venerdì mattina. Mio figlio era lì seduto che guardava me, me ne ero accorta. Ovunque andavo, per casa, lui appariva e si metteva ad osservarmi. Pulivo il pavimento della cucina e lui era lì, a bere una cocacola e a guardarmi. Pulivo il tappeto del salotto e lui era lì a guardare la registrazione del Maurizio Costanzo Show (e non lo aveva mai visto nemmeno la sera…). Sgomberavo la tavola, mettendo i piatti in lavatrice e lui era lì. Fu in quel momento che capii cosa mio figlio stava guardando. Ebbi la sensazione infatti che i miei pantaloncini si erano lacerati, proprio lì in mezzo alle gambe, e quando mi chinavo potevo sentire un leggero alito di aria fresca passare attraverso la lacerazione e rinfrescare tutte quelle parti lì, sia avanti che dietro. Mi drizzai subito e andai in bagno. Guardai in basso in mezzo allo spacco delle gambe ed effettivamente, come sospettavo, c’era un buco nei pantaloncini. Non era molto grande, anzi, circa due centimetri per uno. Mi piegai e controllai attraverso lo specchio a parete. Non si vedeva un granché, solo qualche pelo e un pò di pelle. Mi sentii strana, sorpresa dal fatto che mio figlio stesse guardando il buco dei miei pantaloncini. L’idea, anziché farmi vergognare o arrabbiare, mi eccitò. Mi elettrizzò, in qualche maniera, sapere che mio figlio si interessava a me da quel punto di vista. Rimasi in piedi davanti allo specchio per qualche istante chiedendomi cosa fare. Mi tolgo la maglia e il reggiseno, poi mi infilo nuovamente la maglia. No, non sarei stata capace di farlo, troppo sfacciato. Andai in camera da letto e presi dei vestiti diversi. Tornai nuovamente in bagno e mi feci una doccia. Non avevo idea dove fosse Marco in quel momento. Probabilmente nella sua camera ad eccitarsi immaginando di strappare i peli che si intravedevano dal buco dei miei pantaloncini. Mi misi una camicetta bianca e abbottonai solo un bottone a metà altezza. Poi presi i lembi e li annodai proprio sopra la vita lasciando il mio stomaco nudo. Controllai allo specchio il risultato; le tette erano bene in vista e piegandomi un po’ si potevano vedere anche i capezzoli, dritti e scuri. Si, mi piaceva ma mancava qualcosa. Presi un rasoio e feci un taglio nei pantaloncini, sarà stato sei, forse sette centimetri. Indossai i pantaloncini e mi piegai controllando sempre allo specchio il risultato. Non si capiva che c’era un buco nei pantaloncini finché non mi piegavo. In quella posizione potevo vedere la mia fica e il mio buco del culo strozzati dai lembi della fessura che avevo praticato. Mi piacque, e mi sentii eccitata e umida, al solo pensiero di mostrami a mio figlio. Ma si poteva fare meglio. Mi drizzai nuovamente, mi tolsi i pantaloncini e allargai appena lo spacco nella parte anteriore. Li indossai nuovamente, mi sedetti sul water e allargai le gambe eccitandomi fortemente per la visione. La mia fica era completamente visibile. Si, con le gambe chiuse nessuno avrebbe detto che nei pantaloncini c’era uno spacco. Soddisfatta del risultato tornai in cucina e Marco decise che voleva un’altra coca. – C’è un pacchetto di patate fritte e del ketchup se vuoi uno stuzzichino – dissi – Dov’è il ketchup?- – Qui, te lo prendo io. Aprii il frigo e mi piegai con la scusa di cercare la salsa nello scomparto in basso. Non ce n’era, ma continuai a cercare. Mi piegai di più, allargando le gambe con il sedere all’aria, e le tette uscirono accidentalmente dalla camicetta. Marco era seduto al tavolo e sentii la sedia scricchiolare. Immediatamente si portò dietro me e la sua mano strusciò inavvertitamente il retro dei miei pantaloncini. – Non vedo nessuna salsa – disse con voce strozzata mentre sentivo il suo dito strusciare sui peli che fuoriuscivano da dietro i pantaloncini. – La stai toccando – dissi, spostandomi un po’ indietro, premendo il culo sulla sua mano. Ruotai leggermente il corpo e lo guardai. Spinse il suo dito sul mio buco del culo e lo sentii muoversi avanti. Diede un’occhiata alle mie tette e la pressione del suo dito si fece più forte. Sempre muovendosi avanti raggiunse le labbra della mia fica. – Patatine e salsa, tette e fica – dissi. – Assaggia pure – Spinse il suo dito dentro il buco umido della mia fica e mormorò: – Mamma – Mi drizzai e mi portai vicino al tavolo. Mi piegai in avanti, mani sul tavolo, divaricando le gambe. – Questo è ciò che vuoi vedere – dissi. Marco annuì con la testa. – Tocca, toccami tutto ciò che vuoi – dissi, sciogliendo la mia camicetta e sbottonando l’unico bottone. Le mie grandi tette caddero penzoloni. I suoi occhi si spalancarono alla vista di quello spettacolo, poi tornò ad occuparsi della mia fica, attraverso quell’enorme buco che avevo tagliato proprio per lui. Mise il suo dito nella mia fica, facendolo correre avanti e dietro dentro le labbra, assecondando il mio piacere, toccando il mio clitoride. Venni immediatamente aggrappandomi al tavolo nell’orgasmo. Mi tirai su, guardando il rigonfiamento che il suo cazzo dritto faceva nei suoi pantaloni. Andai verso il frigorifero, chiusi la porta che avevamo lasciata aperta e mi diressi verso la camera da letto. Marco era letteralmente attaccato a me, mi seguiva come un cucciolo ovunque andassi. Mi fermai in piedi di fianco al letto e mi tolsi i vestiti. Poi mi voltai verso Marco e gli sollevai la maglia sulla testa, poi gli tirai giù i pantaloni alle caviglie. Indossava degli slip; infilai le dita nell’elastico e li tirai giù, liberando il suo grosso e largo cazzo che si drizzò in aria. Saltò fuori dai suoi vestiti con il cazzo molleggiante. Mi sdraiai sul letto – Scopami, Marco – dissi. Si portò sopra di me, sentivo il suo cazzo premere sulla mia fica. Portai una mano in basso e guidai il suo cazzo, premendo con l’altra mano sul suo culo, fino a che non entrò dentro di me. La sua bocca si portò sulle mie tette e le sue labbra coprirono un capezzolo mentre la sua lingua iniziava a leccarlo in tondo. Sentivo le sue palle contro il mio buco del culo e quasi raggiunsi un nuovo orgasmo quando prese a muoversi dentro e fuori di me. Iniziò a moversi sempre più velocemente, le nostre pance si schiaffeggiavano dolcemente, le sue palle sbattevano sul mio buco del culo. Venni e urlai, quasi come un animale selvaggio. Poi venni ancora quando sentii il suo cazzo gonfiarsi ed esplodere il suo caldo nettare dentro di me. Continuò a pompare, muovendosi dentro e fuori velocemente fino a sbatacchiare un’ultima volta il suo cazzo dentro di me, lasciandolo lì fino a che un ultimo scossone del suo orgasmo lo fece sobbalzare. Si era adagiato sopra di me, il suo cazzo sprofondato fino alle palle dentro la mia fica. Lentamente lo tirò fuori e si sdraiò accanto a me sul letto. – Tette e fica sono meglio di patatine e ketchup ogni giorno – sussurrò Marco. – Sono d’accordo –