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Sono sdraiata su un letto matrimoniale, con braccia e gambe divaricate, le caviglie e i polsi sono legati ognuno al rispettivo angolo del letto. Indosso solo un paio di calze autoreggenti e una benda, che mi fascia gli occhi. Non posso muovermi né vedere… ma gli altri sensi sono sufficienti per sentire la sua presenza. L’olfatto mi fa inebriare del suo profumo e l’udito è teso a captare ogni suo più piccolo movimento. Sono completamente indifesa, inerme, impotente… in suo potere.

 

Poi un tocco. Con una mano mi sfiora il ventre e solo questo piccolo contatto mi fa contrarre tutti i muscoli. Sento le sue dita risalire, talmente leggere da sembrare una piuma. Passano per l’ombelico, in mezzo ai seni, sul collo, sotto al mento… fanno una leggera pressione sulle labbra, per farle dischiudere, e mi rendo conto solo ora che le stavo mordendo.

 

La benda viene sollevata… e finalmente la vedo.

 

È seduta sul bordo del letto, con le gambe nude accavallate. Indossa solo dei tacchi a spillo rosso fuoco e un corsetto di lattice nero che le avvolge il seno generoso. I capelli lunghi e corvini le scendono sulle spalle e le incorniciano il volto. Le sue stupende labbra sono colorate di un rosso intenso e i suoi occhi scuri sono fissi sui miei.

 

È da diverse settimane che ormai portiamo avanti questo nostro “gioco”, eppure non mi sono ancora abituata a questo senso di autorevolezza che la avvolge, come se fosse una sorta di aura invisibile.

Non riesco a sostenere il suo sguardo gelido, così abbasso il capo, in segno di sottomissione. A lei però questo non sta bene. Si china su di me e, con due dita sotto il mento, mi costringe a rialzare la testa, facendomi inevitabilmente incrociare il suo sguardo.

 

Sei diventata timida tutto a un tratto?”

 

Non sono timida. La verità è che la sua sola presenza è sufficiente a farmi sentire piccola quanto un granello di sale. Le rispondo scuotendo la testa, in segno negativo.

 

“Oh, a quanto vedo abbiamo perso anche l’uso della parola.”

 

Si alza e si dirige verso il cassettone appoggiato alla parete della stanza. I miei occhi non si staccano da lei per neanche un istante, o meglio, dovrei dire che non si staccano dal suo fondoschiena tondo e ancheggiante. Con mio immenso piacere si china per aprire il penultimo cassetto, donandomi una splendida vista, ed estrarre qualcosa che, dalla posizione in cui mi trovo, non riesco a identificare.

 

“Come ben saprai, ho dei giocattoli che sono in grado di fare altrettanto.”

 

Solleva il braccio e noto che in mano tiene un gag di colore rosso. Non appena lo vedo, sul mio viso compare un sorriso malizioso e sento crescere dentro di me l’eccitazione.

 

“Nonostante la situazione in cui ti sei cacciata, trovi anche il tempo di sghignazzare? Signorina.. so io come far sparire quel sorrisetto dal tuo bel faccino.”

 

Viene verso di me e, senza troppa delicatezza, mi infila il gag tra le labbra, fissando il cinturino sulla mia nuca.

Si risiede sul letto e rimane a contemplarmi per alcuni istanti, tenendosi a pochissimi centimetri dal mio viso. Stavolta riesco a sostenere il suo sguardo e mi perdo nei suoi occhi scuri. In essi riesco a scorgere il rispetto che prova nei miei confroni e quel barlume di sadismo che, di lei, tanto mi eccita.

Senza rompere il contatto visivo, si china e mi afferra il labbro inferiore, accogliendolo nella sua bocca e succhiandolo dolcemente. Ma la dolcezza dura poco. Presto le sue morbide labbra vengongono sostituite dai suoi denti, che cominciano a mordere e tirare il mio labbro con eccessivo ardore.

Mi scappa un lamento, ma non posso fare altro che addentare la plastica che è nella mia bocca. Poco dopo lei si stacca.

Prima di alzarsi, passa la lingua dove i suoi denti hanno lasciato un lieve segno, e così facendo resce a farmi dimenticare il leggero dolore che mi ha inflitto poco prima.

 

“Direi che per oggi hai visto a sufficienza.”

 

Così dicendo allunga la mano e riabbassa la benda, facendomi ripiombare nell’oscurità.

 

Per qualche istante non succede nulla. Ogni recettore a mia disposizione è teso per cercare di captare un qualsiasi segnale.

Sento le corde stringere i miei polsi e donarmi una splendida sensazione quando si incuneano nella mia pelle. Sento l’odore del lattice che, su di me, ha un effetto afrodisiaco. Sento il gusto del gag, che mi riporta alla mente eccitanti ricordi, a ognuno dei quali è associata lei, la mia dominatrice.

 

Una fitta di dolore. Ecco quello che mi aspetta dopo interminabili secondi di attesa. Non faccio neanche a tempo a processare dove e cosa mi abbia colpito, che ne segue un’altra. Questa volta mi sfugge un gemito, ma perlomeno sono riuscita a identificarlo. Sono stata colpita da un frustino. Prima sul fianco sinistro, e poi sulla coscia destra. Ora lo stesso frustino mi sta accarezzando, proprio sui punti su cui prima si è accanito. E’ una sensazione stranissima, sembra quasi voglia chiedermi scusa. O forse vuole solo chiedermi il permesso per colpirmi di nuovo.

 

Probabilmente è proprio così, perchè di lì a breve un’altra sferzata mi colpisce sotto il seno destro. Poi una sul braccio e subito un’altra sul capezzolo. A ogni colpo rilascio dei versi gutturali che non riesco a trattenere in alcun modo.

 

Con mia piacevole sorpresa però, a confortarmi, questa volta, sono le sue labbra, che accorrono a baciare le zone del mio corpo ancora sofferenti. Devo dire che all’ultimo punto da lei colpito viene riservato un trattamento speciale. Le sue labbra si posano sul mio capezzolo arrossato, e lo accolgono al loro interno. Cominciano a succhiarlo molto dolcemente e la sua lingua mi dona piacevoli carezze. Io mi dimeno, incapace di stare ferma.

 

Proprio quando vorrei che desse sfogo a tutto il suo ardore, lei ricorre alla delicatezza, alla gentilezza. Questo suo atteggiamento è qualcosa che mi manda fuori di testa, mi fa perdere il controllo di me stessa. Continuo ad agitarmi e le corde cominciano a farmi male.

 

“Se non ti riesci a controllare, la finiamo qui.”

 

Mi pietrifico. Riconosco questo tono. Il suo non è un consiglio, tantomeno una richiesta. E’ un ordine. La conosco abbastanza bene da sapere che le sue non sono parole al vento. Sono un dato di fatto. Senza se, senza ma. Qui dentro la sua parola è legge.

 

Finirla ora? Non ci penso nemmeno. Devo riuscire a darmi un contegno.

 

Passano un paio di minuti prima che il mio respiro torni ad un ritmo accettabile. Minuti che mi lasciano con un misto di impazienza di ricevere le sue attenzioni e paura che lei, invece, decida di negarmele.

 

Finalmente le sue labbra tornano sul mio seno. Ricominciano a coccolarlo, con la stessa dolcezza di prima.

A un certo punto, però, sento nuovamente i suoi denti affondare nella mia carne. Tuttavia, la differenza è che questa volta non vogliono ferirmi, vogliono semplicemente farmi impazzire. Comincia a mordicchiarmi il capezzolo e a tirarlo delicatamente verso di sè, per poi mollarlo e divertirsi a guardare il mio seno ballonzolare.

 

Ma è quando sento le sue unghie sulla mia pelle che il mio contegno comincia a venir meno. Si posano sul mio pube e da lì cominciano a salire, lentamente. Passano per la pancia e ad ogni centimetro percorso aumentano la pressione.

Quando arrivano sul seno il mio autocontrollo va a farsi benedire: inarco la schiena e rilascio un vero e proprio urlo di frustrazione.

 

Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Anche questa volta Newton ci ha preso.. per mia sfortuna.

 

Non faccio neanche a tempo a rendermi conto di cosa sia successo, che una nuova fitta di dolore, molto più intensa e penetrante di quelle di prima, mi toglie il respiro. I suoi denti sembrano aver completamente dimenticato la dolcezza e la gentilezza di poco fa, e si sono avventati ferocemente sulla carne del mio inguine.

 

“Eri stata avvisata.”

 

Il dolore è talmente intenso da impedirmi perfino di urlare. Rilascio solo un lungo lamento, che probabilmente è lo stesso verso che fa una preda quando viene azzannata dal suo predatore.

La sento alzarsi e dirigersi verso la testiera del letto. Armeggia con le corde, e in pochi secondi mi ha liberato i polsi.

 

Non può essere seria. Non può davvero pensare di lasciarmi in queste condizioni. Non dopo tutto quello che mi ha fatto!

 

Quando mi toglie il gag tento il tutto e per tutto.

 

“Perdonami, non volevo disubbidirti.. non puoi lasciarmi così! Farò qualsiasi cosa tu mi dica.. ti prego!”

 

L’eccitazione ha preso il sopravvento sulla razionalità, e solo dopo averle pronunciate mi rendo conto della pericolosità di queste parole.

 

Lei sta in silenzio per qualche istante. Ho ancora la benada sugli occhi, quindi non posso vederla, e questo fa si che i secondi che passano sembrino ore.

 

“Toccati.”

 

Rimango perplessa. Penso di non aver capito bene.

 

“Cosa?”

 

Nessuna risposta. Sento solo i suoi tacchi allontanarsi da me.

La sua richiesta è stata chiara. Non ha bisogno di nessuna precisazione e, cosa più importante, lei non ripete.. mai.

 

La sento accomodarsi sulla poltrona che si trova ai piedi del letto. La tentazione di sollevarmi la benda per capire meglio la situazione è grande, ma non posso permettermi altri errori. Questa è la mia ultima chance, se sbaglio di nuovo il divertimento finisce qui, e chissà quanto tempo dovrò aspettare prima che lei mi degni nuovamente delle sue attenzioni.

 

Ho le caviglie ancora legate e di conseguenza la mia fichetta è completamente esposta: bagnata, gonfia e indifesa.. proprio lì, davanti ai sui occhi.

 

Sono pronta a scommettere che, a causa di tutta l’eccitazione di prima, sul letto si è formata una grossa chiazza di umori.. di miei umori.

 

La immagino: seduta sulla poltrona, gambe accavallate, braccia elegantemente posate sui braccioli e sguardo fisso su di me, ad aspettare la mia prossima mossa.

 

Non ho molta scelta, devo eseguire il suo ordine.

 

Le mie dita scorrono sul mio corpo, sfiorano un capezzolo, ancora umido della sua saliva, accarezzano la pancia e finalmente arrivano a destinazione.

Eseguo ogni movimento lentmente, con teatralità, per darle la possibilità di godersi ogni mio più piccolo gesto.

 

Faccio scorrere un dito lungo lo spacco. Non sono sorpresa di trovare il mio sesso completamente fradicio..

Dischiudo le grandi labbra e con l’indice raggiungo il clitoride. Esercito una leggera pressione e comincio a descrivere dei piccoli cerchi. Lui subito mi ringrazia delle coccole che gli sto dedicando, donandomi un’intensa scarica di piacere. Inevitabilmente mi sfugge un gemito e imploro che questo non causi nuovamente una sua reazione. Fortunatamente ciò non accade, e con l’altra mano raggiungo le piccole labbra. Le stuzzico, afferrandole tra indice e pollice e tirandole delicatamente, per poi aumentare il ritmo sul clitoride e decidermi a infilare un dito dentro.

 

Un altro gemito. Ma questa volta non è uscito dalla mia bocca. E’ uscito dalla sua! Rimango per un attimo perplessa, ma poi realizzo la situazione. Non riesco a crederci.. si sta masturbando!

 

Una scarica di adrenalina mi percorre la spina dorsale e le mie dita improvvisamente sembrano avere vita propria.

 

L’immagine di lei seduta sulla poltrona a darsi piacere è stampata nella mia mente. La immagino a gambe vergognosamente aperte mentre si penetra con due o forse tre dita. Anzi, mi sembra di percepire un leggero ronzio, quindi è probabile che abbia estratto da un cassetto uno dei suoi grossi vibratori e lo stia usando per fottersi senza ritegno.

 

Mi sembra quasi di sentire nitidamente i suoi occhi sulla mia pelle. I gemiti di entrambe riempiono la stanza e fanno salire ancora di più l’eccitazione. Quando sento uscire dalla sua bocca il mio nome, mi sembra di impazzire, ed esplodo in un orgasmo sconquassante.

 

“Non fermarti.”

 

La sua voce è spezzata ma non per questo meno autoritaria. Anche questa volta obbedisco senza fiatare. Le mie dita non si fermano per neanche un istante, al cotrario accelerano ancora di più. Comincio a perdere il conto delle volte che sono venuta, fino a che, all’ennesimo orgasmo, sento esplodere anche lei.

 

Mi abbandono esausta nel letto e sento il mio petto alzarsi e abbassarsi velocemente. Rimango ad ascoltare il mio respiro e il ritmo del mio cuore che batte ancora all’impazzata, quasi dimenticandomi che non sono sola in questa stanza.

 

Ci pensa lei a ricordarmelo. Sento le sue labbra posarsi sul mio inguine, nello stesso identico punto in cui probabilmente c’è ancora lo stampo dei suoi denti. Lo riempiono di teneri baci e poi cominciano a succhiare. Non sarei sorpresa se domani in quel punto trovassi un livido viola, causato dalla ferocia dei suoi denti, sormontato da un succhiotto, dovuto all’ardore delle sue labbra. Penso che quello sarebbe un perfetto emblema del nostro rapporto.

 

Io sono stremata, ma non posso di certo ribellarmi quando sento i miei polsi venire nuovamente legati alla testiera del letto. Tantontomeno quando la benda viene sollevata e la prima cosa che vedo è il suo sesso bagnato a pochi centimetri dalla mia faccia.

 

L’ordine questa volta non ha neanche bisogno di essere pronunciato. Bastano i suoi occhi a comunicarmelo.

 

Io allungo il collo per raggiungere quel piccolo paradiso, ma lei mi risparmia la fatica adagiandosi sulla mia bocca. La mia lingua percorre il contorno delle sue grandi labbra, per poi intrufolarsi fra di esse. Do qualche leggero colpetto sul clitoride e la sento sussultare. Sollevo lo sguardo verso di lei, e la trovo ad occhi chiusi a passarsi la lingua sulle labbra, mentre si gode le mie attenzioni. Apre gli occhi e incrocia subito il mio sguardo. Allunga le mani verso la mia testa e comincia ad accarezzarmi i capelli, mentre la mia lingua continua l’esplorazione del suo sesso.

 

Non ci vuole molto per portarla sull’orlo del baratro dentro il quale però non voglio farla precipitare, non ancora almeno. Lei però si accorge che la sto tenendo in bilico e non sopporta che in qualche modo sia io a detenere il controllo su di lei.

 

Ci mette un attimo a capovolgere la situazione. La presa delle sue mani sui miei capelli diventa più aggressiva e applica una leggera pressione, tirando la mia testa verso il suo sesso.

 

I suoi occhi sono fissi sui miei e hanno la stessa espressione di un giocatore che ha scoperto la tattica dell’avversario e ora ha la certezza di non poter perdere.

 

Comincia un leggero movimento d’anca, che fa sì che il suo sesso si strofini sulla mia bocca. Io, come al solito, sono costretta ad arrendermi e l’unica cosa che posso fare è tirare fuori la lingua, per cercare di saggiare meglio la sua carne.

 

Non appena la mia lingua la penetra, lei emette dei mugolii e aumenta il ritmo. Ora la sua sembra una vera e propria cavalcata e io godo nel vedere il suo viso, solitamente severo e impenetrabile, distorcersi dal piacere.

 

Quando la sento arrivare all’apice sollevo il mento e spingo la lingua più in fondo che posso.

 

Lei per tutta risposta getta la testa all’indietro e viene, rilasciando un verso che mai le avevo sentito fare prima. Sento i sui muscoli contrarsi sulla mia lingua, donandomi delle sensazioni incredibili.

Rimane in tensione a lungo, godendosi fino all’ultimo istante un orgasmo interminabile, per poi accasciarsi all’indietro, distendendosi sopra di me e abbandonando la sua testa tra le mie gambe.

 

Rimaniamo in questa posizione a lungo, cercando entrambe di riprendere fiato. Con la mente ripercorro tutto quello che è successo oggi, ma lei mi distoglie dai miei pensieri. Mi sta accarezzando l’interno coscia, esaminando il mio probabile livido.

 

“Qui ci dobbiamo mettere del ghiaccio.”

 

Solleva la testa, così da potermi guardare in faccia. Nei suoi occhi scorgo un barlume di rimorso. È solo un secondo però, perché poi tornano ad essere i soliti occhi sadici che ho imparato ad amare.

 

“Lo sai benissimo che non devi farmi arrabbiare, sennò poi è così che va a finire.”

 

Si alza, va a raccogliere il frustino e comincia a passarselo fra le mani.

 

“Vedi di essere più disciplinata, o sarò costretta a insegnarti io l’educazione… a modo mio…”

 

Sento una stretta allo stomaco, ma non riesco a trattenere un sorriso malizioso. Ad essere sincera, l’idea non mi dispiace affatto…

 

Fine.

Autore Pubblicato il: 21 Settembre 2016Categorie: Senza categoria0 Commenti

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