William aveva riservato un tavolo piuttosto discosto nel grande salone che ospitava il ristorante dell’albergo a cinque stelle dov’era sceso con le sue schiavette. Aveva ordinato che la lunga tavolata fosse coperta con una tovaglia che arrivasse quasi sino al pavimento, perché sapeva bene che lì sotto ci sarebbe stato un certo andirivieni’ E non scordò, da superstizioso qual era!, di fare aggiungere un coperto, affinché non fossero in tredici a tavola. Volle Domiziana e Zaira presso di sé, lasciando alle altre la libertà di scegliersi il proprio posto. Ordinò due bottiglie di champagne, che sorseggiò mentre si godeva lo spettacolo di quelle belle fighe, agghindate e truccate in maniera splendida e soprattutto sempre pronte a soddisfare tutti i suoi desideri. Lui invece aveva dei semplici calzoncini corti, perché, spiegò:
– Durante la cena, vi chiamerò a turno per venire a servire il vostro padrone qui sotto il tavolo. Domiziana, vuoi cominciare tu?- La ragazza si alzò, scivolò sotto il lungo tavolo e sulle quattro zampe raggiunse il suo padrone a capotavola, il quale si era già abbassato pantaloncini e mutande. Mentre Domiziana lavorava di bocca e di lingua su cazzo e palle, William conversava amabilmente con le altre schiavette. Quando lo champagne cominciò ad avere qualche effetto sulla sua vescica, chiese a tutte:
– Chi vuole prendere il posto di Domiziana? Ho pronto un bel regalino’-
Tra quelle che avevano alzato la mano, scelse Ombretta e la fece sistemare con la bocca aperta sul cazzo. Sollevò la tovaglia quel tanto che bastava per guardare negli occhi la ragazza e le disse:
– Adesso il padroncino ti dà la pipì, tu la tieni in bocca e poi ti dirò cosa devi farne.-
Un flotto caldo e lungo raggiunse la gola della ragazza, che durò fatica a tenersela tutta in bocca. William le disse di riprendere il suo posto a tavola e di lasciare scivolare la pipì in tre fl’tes: voleva proporre un bel brindisi alle sue schiave e le prime a bere il suo piscio furono Manuela, Nives e Francesca. Lui si versò altro champagne, sollevò il calice e disse:
– Salute!- guardando le tre prescelte che bevvero parte del suo nettare, facendo poi proseguire le flùtes verso altre tre schiavette: anch’esse si dissetarono col regalo del padroncino, il quale chiese loro:
– E’ buono, vi piace?- E tutte risposero quasi in coro: ‘Molto buono, padroncino!’
– Luisa, adesso vieni tu qui sotto- ordinò, e la ragazza, docile e ubbidiente, ubbidì prontamente.
La cena andò avanti così, e qualche schiava dovette gustarsi le pietanze fredde, perché trattenuta a lungo tra le cosce del padrone. Giunti al dolce, William volle che ciascuna di loro si presentasse col suo piattino, lo imboccasse affinché potesse masticare un po’ del dolce e irrorarlo con la propria saliva, per poi farsi baciare per prendersi in bocca quella dolce poltiglia. Prima di tornare al loro posto, William concesse uno sputo sul dessert di tutte, senza fare distinzione alcuna. Volle che finissero il dolce e che leccassero il piattino. Congedò Bea, l’ultima a esibirsi sotto il tavolo, si sistemò i calzoncini e poi annunciò:
– E adesso si torna in camera!