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Mia moglie Laura stava passando un brutto momento, il lavoro non la soddisfa più. Da quando, aveva rifiutato di far partecipare alla sue lezioni il figlio del preside, il clima nella scuola era cambiato e poco a poco era stata anche emarginata dai colleghi per timore di subire a loro volta le sue stesse angherie. Eravamo tornati sul discorso parecchie volta anche con discussioni animate ma lei non accennava a cambiare opinione.
‘Lo sai come la penso” mi diceva ‘non posso danneggiare tutta la classe per colpa sua ‘anche se è il figlio del preside” in effetti aveva ragione
il figlio era una ragazzo viziato, borioso e violento. Era già stato espulso da un paio di scuole e unica possibilità rimasta era a che frequentasse quella dove il padre faceva il preside e mia moglie era l’unica che nel corso dell’ultimo anno si era opposta. ‘L’anno scorso l’ho preso con me, per fare un piacere al padre ‘ma mi dispiace non potevo continuare ”ha dei grossi problemi di comportamento era troppo violento con tutti, anche con me ha avuto atteggiamenti da bullo ho sopportato finché ho potuto ma quest’anno non c’è l’ho proprio fatta ho dovuto rifiutare è ha degli atteggiamenti da maniaco sessualmente, certi momenti mi fa paura, infastidisce tutte le ragazze senza parlare poi di noi insegnanti, più di una volta quest’anno il padre ha dovuto intervenire facendo tacere le cosa, grazie alla sua autorità e mettendo mano anche al portafoglio”
‘Lo so’lo so’ però sei troppo puntigliosa ‘così ti sei inimicato il preside e ora ne pachi le conseguenze’.infondo è un giovane.. bastava un po’ di autorità e lo mettevi al suo posto” Ogni volta che la discussione arrivava ai ferri corti
si alzava in lacrime ‘Si al suo posto’.tu non capisci’. potrei essere sua madre e mi tocca sentire addosso quei suoi sguardi di maniaco, ‘ non è un ragazzo normale ‘…. ha dei grossi problemi’.e il padre invece di aiutarlo affiancandolo a dei specialisti.. continua a viziarlo e a scusarlo’.’ Così dicendo, saliva in camera singhiozzando e la serata si concludeva tra il mio dispiacer e rimorso per non essere stato zitto e non essere capace di consolarla. Le giornate e le settimana continuavano in modo altalenante a momenti sereni e a intere settimana di litigi e scontri soprattutto quando Laura veniva vessata sul posto di lavoro con richieste di doppi turni o sostituzioni del personale di segreteria. Poteva rifiutarsi però aveva paura che questo l’avrebbe messa ancora di più sotto pressione con il preside.
Anche io ormai rientravo a casa con l’umore sotto le scarpe, sempre facendo attenzione prima a verificare come era andata la giornata e così prepararmi alle conseguenze serali. Solitamente la chiamavo al cellulare un paio di volte
al giorno tastando il terreno e cercando di consolarla quando era giù. Un giorno però non sono riuscito a contattarla sullo smartphone risultava sempre non raggiungibile e chiamandola direttamente a scuola mi informarono che oggi non si era presentata, allarmato ho fatto un giro di telefonate tra parenti e amici senza risultato, più il tempo passava e più ero in ansia con la paura che Laura avesse fatto qualche stupidaggine, qualcosa di irreparabile. Mi sentivo in colpa per non essergli stato più vicino, anche la stessa mattina avevamo avuto un battibecco e ora mi salivano le lacrime nel pensare quanto stupido sono stato. Non vedevo l’orda di terminare il lavoro e poi finalmente di corsa a casa, cercando di non pensare al peggio.
Arrivato a casa la vettura di Laura era parcheggiata sul viale d’ingresso come l’avevo lasciata al mattino, l’ansia cresceva in me, scesi di corsa e mi precipitai in casa con le lacrime agli occhi spalancando la porta quasi sbattendo contro il muro, appena entrato sento un brano di jazz in sottofondo e un profumo di cibo mi sale alle narici ‘Laura’Laura ‘. Dove sei’..’ grido, lei appare nel corridoio d’ingresso, bella, raggiante , truccate come da mesi non la vedevo, mi si lancia al collo baciandomi con una passione che avevo ormai dimenticato. Rimango di stucco, senza parole, lei mi prende per mano e mi porto in soggiorno io sempre imbambolato la lascio fare mentre lei, muovendosi con grazia mi toglie la giacca e mi fa mettere comodo sul divano. ‘siediti Amore’ ti devo parlare” poi si siede di fronte sulla poltrona, sembrava un’altra persona, felice, sorridente, sensuale ‘Caro ho una bella notizia’ hanno accettato la mia richiesta di trasferimento’.capsici cosa vuol dire, dal prossimo anno non sono più in quell’inferno’.’ La guardavo sorridendo felice ‘significa che devo terminare questi due mesi e poi finalmente liberaaaaa’.’ così dicendo si alza e roteando su se stessa fa svolazzare la gonna del vestito scoprendo le gambe, sento subito un formicolio all’inguine, erano mesi che non la vedovo così felice, mesi che non facevamo più sesso , mi alzo a l’abbraccio con foga facendole sentire la mia erezione
sotto i pantaloni, lei mi sorride abbassandomi le braccia si scosta sorridendo
‘piano ..piano.. tutto a suo tempo, ora la cena, ho apparecchiato fuori ‘su vai a lavarti che la cena è quasi pronta ‘ così dicendo si volta e scappa in cucina canticchiando, io la seguo con gli occhi puntati sul suo bel fondo schiena, la mia Laura è tornata ‘
Rinfrescato mi sono messo un paio di bermuda e una maglietta e sono sceso
dal piano superiore saltellando le scale pieno di felicità piombando in cucina come un ragazzino abbracciando da dietro la mia donna intenta a preparare i piatti
‘su ‘su via” fermoooo’ mi fai solletico, mi fai cadere il cibo ”’
giochiamo come sposini finché lei mi spinge fuori dalla cucina
con forza ‘Ora basta fammi finire, ti pregoooo” io la guardo ancora un po’ da dietro pregustandomi la serata e poi esco dal soggiorno fuori nel patio, anche il tempo si è accorto della nostra felicità e ci sta coccolando con una serata mite di fine Aprile, mi siedo al tavolo di legno già tutto apparecchiato, fino al minimo particolare con una candela accesa al centro, Laura aveva proprio pensato a tutto, la mia Laura era finalmente tornata, ero l’uomo più felice al mondo. Mi verso un bicchiere di vino bianco fresco e aspetto di fermi viziare dalla mia donna. Abbiamo cenato in allegria scherzando, ridendo, Laura ha
parlato del suo nuovo lavoro come se lo immagina, ogni tanto la vedevo
incupirsi in viso rimanendo con i suoi pensieri e li capivo che stava ripensato agli ultimi mesi passati, poi con un sorriso sensuale scacciava il pensiero
‘basta, basta pensare al passato ‘..quelle due merde non mi possono più fere niente ”’riferendosi al preside e a suo figlio ‘sono finalmente libera soprattutto da quello piccolo brutto mostro’. Così dicendo si continuava a versare il vino nel bicchiere come per allontanare definitivamente quel ricordo. Io la guardavo e capivo che aveva sofferto molto, Laura aveva da sempre un carattere forte e deciso, cosa che mi era piaciuto da subito di lei, era anche il motivo per cui poi l’avevo sposata, sapere che aveva dovuto reprimersi in tutti questi mesi senza poter affrontare di petto la situazione le era costato veramente molto.
Durante la cena la temperatura si era rinfrescata , d’altronde eravamo ancora ad aprile, ci siamo quindi ritirati all’interno e per finire in bellezza, abbiamo stappato una bottiglia di vin santo con dei dolci e ci siamo seduti sul divano guardando fuori dalla vetrata scorrevole , uno tira l’altro. Laura, mia moglie, stava esagerando più di me e si sa a lungo andare, per chi non ha mai bevuto, l’alcool qualche scherzo lo fa. Non bevo abitualmente neppure io, ma l’alcool lo reggo, eppure quella sera, forse dovuto anche alla novità, entrambi ci sentivamo allegri e da lì alla disinibizione il passo è breve. Laura seduta con quelle sue meravigliose gambe accavallate, la voglia di saltarle addosso era tanta ma altrettanta la voglia di immortalarla così. Mi alzo e prendo la digitale. Scatto una foto. Lei sorride, vuol fare la vamp ed alza ancora di più la gonna. La abbraccio, le sfilo il vestito e lei si lascia fare. Altre foto. Le strappo quasi quegli antiestetici collant. Resta in mutandine e reggiseno. Il suo intimo ora che lo guardo è davvero antiestetico e per niente sensuale. Un cotone coprente e le mutandine quasi un pantaloncino. Ora protesta. Vorrebbe fermarsi. La mia è la richiesta di lasciarsi fare una foto nuda cosa mai fatta prima d’ora. ‘Poi prometti che cancelli le foto’. Prometto. Lei si sfila il reggiseno e si abbraccia le due bellissime pere. Protesto e lei abbandona le braccia lungo i fianchi.
La fotografo e sembra quasi imbarazzata. Le chiedo di togliersi le mutandine. ‘Devo proprio toglierle?’. La prendo un poco in giro le dico che ha ragione che dovrebbe mettersi una camicia. Titubante le toglie ed io la fotografo e la desidero. Sto provando un’eccitazione come non mai. La faccio stendere sul divano e la spingo ad assumere posizioni sempre più provocanti che le assume senza protestare. Scatto le foto e lei abbandonata al mio desiderio socchiude gli occhi quasi a mascherare il suo pudore. E’ un turbinio di foto e Laura si lascia guidare in tutta la casa alla ricerca di immagini sempre più proibite. Quando con due lampi improvvisi seguiti dai tuoni ci fa capire che il tempo sta cambiando, si alza un vento forte che solleva la tovaglia all’esterno Laura mi grida ‘svelto, svelto, si sta rovesciando tutto fuori ‘ lei non può uscire nuda come è, io getto la mia digitale sul divano e corro fuori a raccogliere tutto e portarlo in casa compreso alcune vettovaglie che si trovavano già in mezzo al prato. Entro finalmente in casa e chiudo la finestra scorrevole mi giro, ormai la magia è finita Laura non c’è più, prendo la digitale e salendo scorro le foto entro in camera e la trovo già a letto sotto le coperte. Deluso appoggio la machina fotografica sul comodino, mi spoglio e mi corico vicino a lei. Credevo di trovarla con la sua solita camicia da notte anni 60 ed invece è ancora nuda. Le passo una mano sul seno ed il capezzolo si inturgidisce al tatto. Mi chiede di farle vedere le foto. Si mette seduta appoggiata a me che abbracciandola scorro le immagini sulla digitale. Ci divertiamo a commentarle e nello stesso tempo mi eccita ancora. Lascio la digitale nelle sue mani e continuo ad accarezzarla. Nello stesso tempo commento alcune immagini. ‘sai avresti dovuto truccarti un po’ di più , le labbra quasi non si vedono’.
Per contro lei si critica il suo cespuglietto un po’ troppo ricco.
‘se vogliamo essere più critici allora si potrebbe dire che se tu avessi della lingerie un po’ sexy sarebbe tutt’altro dire’.
Mi chiede cosa. ‘ad esempio calze e reggicalze’. Rispondo.
‘sai che non le ho mai messe le trovo volgari’.
Un rifiuto il suo che è una spinta ad osare e che nello stesso aumenta il desiderio.
‘Così come non vuoi metterti una minigonna, perché poi con quelle due belle gambe che ti trovi’
‘Non l’ho mai messa figurati se la metto ora che ho più di quarant’anni’.
‘Ma fai la tua bella figura’ le dico scivolando le mani sui fianchi ‘avresti dovuto vederti riflessa nella finestra del soggiorno’.
Laura si blocca per un attimo ‘ma non mi avrà vista qualcuno dei vicini, vero’loro sono sempre a prendere il caffè in giardino nel gazebo ?’
Appoggiai una mano sulla sua patatina e la trovai fradicia.
Restai turbato all’idea che la cosa potesse averle fatto piacere. Ma forse entrambi avevamo capito che quella voglia di esibizione ci stava eccitando e come finimmo la serata ne fu la dimostrazione.

Come un bambino che aveva rubato qualcosa tenendo tra le mani i pacchetti e pensando al contenuto sentivo crescere una forte turbamento. Non riuscivo ad immaginare la reazione di Laura e per un attimo fui preso dal dubbio se avessi o meno esagerato. Già entrando nel sexy shop non era stato proprio facile. La scelta di quegli indumenti era stata invece molto piacevole e ancor di più rispondere alle domande indiscrete del commesso. Mi aveva provocato un’erezione che non avevo saputo controllare e ancora di più mi aveva eccitato e turbato allo stesso tempo, la frase con cui mi aveva salutato. ‘Non ponetevi problemi e se vuole porti anche sua moglie, ho un camerino dove potrebbe provare quello che le pare con calma e se vuole le posso dare dei consigli’. L’allusione era fin troppo chiara, ma troppo folle da poter essere presa in considerazione. Mentre stavo tornando a casa telefonai a Laura dicendole che le avrei fatto una sorpresa senza dirle cosa. Sapevo di far breccia nella sua curiosità, infatti nonostante i suoi quarantacinque anni è ancora curiosa come una bambina, ma non le dissi nulla di più. Arrivammo a casa pressoché contemporaneamente, lei si aspettava evidentemente qualcosa di particolare, non certo quello che le avevo comprato; restai un po’ indeciso sul da farsi e fu per questo che decisi di lasciare tutto sul divano ed uscire a cena. Al ritorno le dissi di iniziare ad entrare mentre io toglievo dal vialetto d’ingresso le due auto mettendole ciascuna nel proprio poste nel garage. Entrai con ansia in casa. ‘Sei pazzo ‘ mi anticipò, venendomi incontro ‘ dove hai preso quella robaccia, non penserai che la potrei mai indossare?’ Lei aveva già guardato nei pacchetti. mi sentii smontare e ribattei dapprima timidamente :’ma dai, è solo per noi, e poi l’altra sera mi sembravi convinta ‘ e non sentendola rispondere presi la situazione in mano – Ascolta, sai mi stai già eccitando solo al pensiero di vederti, poi dopo tutti questi mesi che ti sono stato vicino senza chiederti mai nulla, penso di aver diritto ad avere un piccolo riconoscimento ‘
lei abbasso la testa si sentiva in colpa per tutto quello che mi ha fatto sopportare, sono un bastardo lo so, ma in quel moneto ero troppo eccitato. Salendo le scale per andare in camera mi rispose che l’avrebbe fatto solo per quella volta e di non pensare più di sbattere via soldi per cose che sarebbero restate ad ammuffire nell’armadio, dove non avevano mai trovato posto abitini un po’ sfiziosi, neppure una minigonna solo completi giacca e pantaloni perfetti per il suo lavoro.
Anche se non era stato certo un buon inizio la vedevo salire le scale da dietro già immaginando quel culo stretto tra le cinghie del reggicalze e soddisfatto per averla convinta ad osare presi dal cassetto del mobile la digita. Poi mi girai verso la vetrata delle scorrevole aprendo le tende in modo che chiunque da fuori poteva guardare benissimo all’interno senza essere visto, forse stavo esagerando, non so cosa mi stava succedendo, l’avrei voluto esporre a tutti, tutti dovevano sapere che quella bella donna era mia moglie, forse sto diventando un voyeur, assorto nei miei pensieri mentre maneggiavo la reflex digitale comparve lei, credetti di svenire. Si teneva le braccia attorno al seno quasi si vergognasse. Indossava solo la lingerie, calze nere e reggicalze il piccolo perizoma, la convinsi a togliere le mani dal seno, lo spettacolo che mi si presentò era osceno la scavatura del reggiseno era talmente profonda che lasciava la parte superiore del seno fino al capezzolo totalmente scoperto, i seni sporgevano dritti come se fossero appoggiati su un vassoio. La scelta delle scarpe era indovinatissima anche se, non essendo abituata ai tacchi alti, sembrava barcollare. Ma mi sorprese per il trucco che si era fatta: ombretti scuri, fard ed un rossetto fucsia che non le avevo mai visto.
Lei mi sorrideva senza dire nulla ed io riuscii solo a emettere un fischio di compiacenza.
‘sono senza parole’
Mi lasciai cadere sulla poltrona. ‘Mi sembri una entraineuse, anzi, la prego signorina mi porti uno scotch.’
La sua risposta fu un non fare lo scemo. Le dissi che non stavo scherzando. Laura alzando le spalle si girò offrendomi la visuale sul suo culetto ben tornito. Mentre mi preparava lo scotch ripresi la macchina fotografica ed al suo ritorno iniziai a fotografarla. Con una mano mi porse il bicchiere mentre con l’altro braccio si copriva ancora le tette. ‘Togli quel braccio che mi perdo tutto’ dissi quasi ridendo. Impacciata si scoprì. Dopo aver acceso lo stereo con un blues di sottofondo e abbassate le alogene l’abbracciai e con lenti passi di danza la spostai fino ad essere con la schiena difronte alla vetrata che dava sul giardino mi rimisi davanti a lei sempre armato della mia digitale.
‘Signori questa sera vi ho portato la nostra professoressa che si trasformerà nella vostra entraineuse’ ‘Smettila, non mi piace così’ si lamentò.
Insistetti ‘ma solo per gioco che te frega?’
Insistetti ancora ‘solo per un po’, balla, facciamo finta che sei una cubista’.
Laura mi prese il bicchiere e ne buttò giù un sorso ‘ solo questa canzone’. Iniziò a muoversi seguendo il tempo.
‘non è un’ atmosfera sensuale? Guarda che sei in mezzo alla pista, con la musica sempre più intensa. Ti stanno guardando tutti’. Laura sempre di schiena alla finestra, assorta seguiva il tempo senza accorgersi che era totalmente esposta davanti alla vetrata, il buio all’esterno mi dava il riflesso del movimento sensuale del suo culo, speravo che Giacomo il vicino, quel vecchiaccio invidioso la potesse vedere, lei era tutta mia ‘solo mia.
La incalzavo col racconto facendola calare sempre più nella parte in modo da non svegliarla dal torpore e scoprendo così lo spettacolo che dava all’esterno.
‘Su continua lasciati andare. Continua a ballare. La senti la musica? lasciala entrare nel sangue. Ora muoviti ritmicamente sensualmente. Avanti muovi il tuo culo. Muovilo. Stai eccitando tutti.’ Intanto continuo a scattare foto mentre lei spingeva in fuori il sedere verso la vetrata.
‘Ti stanno guardando: vorresti fermarti scappare via da questi assatanati, ma non ci riesci, la musica è frastornante te la senti dentro. ‘ Non opponeva più alcuna resistenza e si lasciava andare. Tra un scatto e l’altro cercavo di vedere fuori e intuire se il vicino se la stava godendo anche lui dietro la siepe posta di confine.
Poi forse lasciandomi prendere ancora di più la mano una mia frase. ‘ La volevate nuda? eccola qui la professoressa desiderata da tutti la nuova cubista’
‘Mi fai vergognare, dai ora basta e poi questo perizoma in mezzo al sedere mi dà fastidio’.
‘Allora toglilo’ le dico quasi certo che lo farà.
‘dai non vorrai veramente ‘ non le lasciai finire la frase, le accarezzai un seno e vidi i suoi capezzoli ergersi e ancora sorpresa lasciare che le infilassi la mano dentro il perizoma. ‘Vedi eccita anche te, quindi cosa aspetti toglitelo.’
Mi rimisi davanti a lei ‘nuda in mezzo ad una pista da ballo con le sole calze e reggicalze le tette scoperte ed i capezzoli ben in mostra. Ma ormai li hai eccitati troppo ,non puoi più trattenerli sei arrivata fino a qui sei pronta ad andare fino in fondo’
Mi guarda sgranando gli occhi e le scatto ancora qualche foto
‘Ora alzano la voce e gridano ‘nuda, nuda, nuda’ li senti….è così che ti vogliono completamente nuda’
Ormai ha ripreso a seguire il ritmo della musica e si lascia trascinare dalla fantasia che le sto raccontando.
‘Sei al centro della pista seminuda, così volgare che ti vergogni di te stessa, ma non ti puoi fermare adesso. Ti vogliono completamene nuda.’
Le mani le tremano , ma non riesce più a comandarle e raggiungono l’elastico del perizoma. Lentamente se lo sfila sinuosamente sfilandolo ai suoi piedi. Ora è li davanti a me in quella tenuta ancor più eccitante, il suo sesso nudo e le tette con i capezzoli che esprimono la sua eccitazione. In un attimo di pentimento si copre le tette con un braccio e con l’altra mano scende a coprirsi il sesso e con questo atto di pudore diventa ancor più eccitante.
Prendo il faro della lampada a piedistallo glielo punto contro : ‘i riflettori sono tutti su di te. Hai fatto quello che tutti volevano ti stai esibendo nuda in un completo sexy di fronte a tutti. Ascolta cosa dice il disc jockey : la volevate nuda ? eccovela qui. Avanti cammina e facci vedere come ti muovi bene. ‘
Non una protesta. Si lascia le braccia sui fianchi e muove qualche passo nel salone. Sculettando calata bene nel ruolo di una spogliarellista. Si muove sinuosamente come se non avessi mai fatto altro nella sua vita, le sue tette sono gonfie, ed ho voglia di accarezzarle. Mi avvicino dietro di lei e comincio ad accarezzargliele e poi scivolo con le mani sulla sua fighetta e la sento calda e umida come non mai. Mi supplica, ma più che dei no sembrano delle richieste di a continuare.
Siamo entrambi eccitati continuo ad accarezzarla e lasciare il suo piacere nelle mie mani. ‘Mi piace questo gioco’ le dico baciandole un lobo dell’orecchio. Per un momento la mia mano si allontana dal suo sesso ‘Ti prego continua’ mi chiede con un filo di voce.
Continuo a stare al gioco. ‘Posso continuare ed esagerare’
Non mi risponde e decido di osare e spingermi oltre ogni regola.
Mi muovo spingendola verso la vetrata. Ormai non ho alcun ritegno .
‘Pensa se il vicino ora sta nel gazebo a bersi una birra con la moglie’.
La spingo in modo che appoggi le tette sul vetro e schiacciandola contro la accarezzo intensamente . Ora è lei che si appoggia schiacciandomi la mano guidandomela verso il suo piacere.
‘Hai sentito , le senti le voci fuori ‘.
Il racconto che le sto facendo finisce prendermi ancora di più ed è stupefacente per come anche lei si stia lasciando prendere.. E’ troppo sensuale nuda con quelle calze quasi in punta di piedi su quei tacchi vertiginosi. Ma non solo. Quel trucco che si è fatta l’ha cambiata di molto, la rende più sensuale ma nello stesso tempo più volgare. Questa sua trasformazione mi attizza ancora di più. Io le avevo regalato solo la lingerie lei ha dato una svolta ancora più spinta. Le mordicchio il collo e continuo ad accarezzarla e poi le sussurro sottovoce ‘C’è solo un modo per saperlo’
Sfido l’inaccettabile, almeno così penso, con il timore che lei si blocchi e fermi tutto; le guido la mano sulla maniglia delle porta finestra.
Tenendo la sua mano ruoto la maniglia e mi aspetto una sua ribellione.
‘No, ti prego, cosa fai, se c’è veramente qualcuno?’ Ma non si ribella. Mi dice cha ha paura, che mi devo fermare, ma nello stesso tempo è un lago di umori.
‘Credo che dovremmo aprire, ma se ti presenti così ‘ le parlo sottovoce come se realmente in giardino ci fosse qualcuno ‘ sei oscenamente volgare, penserà che” -mi fermo un secondo ma decido di non avere pudore-‘che solo una puttana si veste in questo modo.’
Per un attimo ho il timore di averla sparata grossa .La sento fremere eppure non reagisce. Io sono troppo eccitato per pensare che potrei essere offensivo. Mi scosto e lei scivola con la sua mano a cercare da sola il piacere che avevo smesso di darle.

‘Sembri veramente una puttana , adesso apriamo la finestra e vai a salutare i vicini’
Laura si appoggia a me . Mi avvicino alle sue labbra e la bacio, le accarezzo le tette e sento i suoi capezzoli scoppiarmi fra le mani. Riprendo la digitale e le scatto un’altra serie di foto. E mentre lei inebetita si lascia fotografare come la puttana che sta accompagnando il cliente dopo la marchetta, io inizio a fare scorrere la porta. Lei guarda fuori nel buio. Balbetta qualcosa ed io spalanco completamente la finestra. E’ incollata a me incapace di muoversi ormai non c’è più il vetro che la protegge, dall’esterno entra una debole venticello primaverile che la fa venire i brividi su tutta la pelle e indurisce ancora di più i capezzoli ormai sembrano dei chiodi.
Le faccio un segno con la testa, la bacio ancora sul collo ‘Avanti cosa aspetti, voglio vederti lì fuori, in mezzo al prato, sei o no una puttana?’. Siamo incoscienti. Se i nostri vicini, si sporgono dalla finestra in quel momento si troverebbero la seria professoressa che conoscono come mai avrebbero immaginato vedere e addio reputazione. Eppure nessuno dei due si ferma a riflettere. Laura si avventura oltre il portico.
‘Basta ti prego, sto morendo dalla paura’ mi bisbiglia. Io avvicino di nuovo la finestra lasciando solo uno spiraglio per poterle parlare.
‘Sei completamente ammattito, lasciami entrare’
Con piglio deciso le dico che deve attraversare il giardino e raggiungere la parte opposta e lasciarsi fotografare in mezzo al prato.
‘non fare lo stronzo, smettila’.
Io tengo il piede contro la porta ed ogni suo tentativo di scorrere la porta e entrare è vano. Non avrei mai immaginato di essere così perverso. Ho un forte senso di colpa e per questo cedo e la lascio entrare. Ma la sua reazione mi sorprende. Mi abbraccia ed inizia a baciarmi. La stringo nuda a me le accarezzo il culo. ‘Mi hai fatto morire, non farlo più ti prego’ mi dice stringendomi forte. La vorrei scopare, ma mi assale il dubbio che provasse veramente un perverso piacere a lasciarsi esibire in quel modo.
‘ti stavi eccitando ammettilo, fuori nel patio agghindata come una puttana’.
Il suo è un no che non lascia dubbi.
‘Adesso te ne riesci e da brava ti metti seduta sulla sedia in posa con le gambe aperte come se stessi aspettando il tuo cliente e non solo prima di uscire accendi pure la luce esterna’.
Le riapro la scorrevole e questa volta senza protestare esce sotto il patio. La luce che esce dalla finestra della nostra casa la illumina solo parzialmente. Riesco ad apprezzare il suo culo che obbligato dai tacchi alti ondeggia sempre più volgarmente. ‘Sei una puttana meravigliosa ‘ le sussurro e le scatto una prima foto .Il flash illumina tutto il portico. Ora è il mio cuore che ha delle forti palpitazioni. Laura è ferma vicino all’interruttore della luce posto sul muro esterno, non posso crederci, accende la luce ed avanza fino al tavolo in legno che abbiamo all’esterno. Inizio a fotografarla. Ora come una professionista assume pose inequivocabili ed indecenti. Si appoggia al piano del tavolo spingendo in fuori quel suo culetto stupendo come per dire prendetemi sono vostra, poi si siede a cavalcioni sul bracciolo della sedie e si struscia contro. Mi sta facendo impazzire, non mi sarei mai aspettato una reazione del genere. Poi improvvisamente sentiamo delle voci nel giardino del vicino. ‘Luca.. Laura.. siete voi ‘.’ Laura corre verso di me. Le blocco sbarrando la strada davanti alla porta. Ha voluto giocare pesante ora la terrò in tensione io. Mi implora di farla entrare. Con l’orecchio sento che i passi si avvicinano alla rete del recinto. Attendo che si vede l’ombra e solo un attimo prima che le fronde dei cespugli si aprono mi sposto e la faccio passare all’interno, lei si schiaccia addosso alla parete nascondendosi dietro la tenda raccolta di lato all’ingresso. Sta tremando.
‘buona sera Luca ‘ era Giacomo il vicino ‘Stavo facendo fare l’ultima passeggiata serale a Rocky e ho sentito dei rumori ..e dei lampi di luce pensavo che ci fosse qualche malintenzionato ‘.’ Laura si è fatta piccola , piccola dietro il tessuto arricciato della tenda. Sta tremando. ‘No..no’ sono io sto solo sistemando l’esterno per la notte, mia moglie è già a letto..’ Quel vecchio del vicino già ci provava quando lei era vestita di tutto punto..
Il pensiero di saperla completamente nuda lì dietro mi suscita una potente erezione che mai avevo provato nei nostri vent’anni di matrimonio.
L’uomo abbassa gli occhi sulla mia macchina fotografica che tengo in mano,
imbarazzato, come per scusarmi ‘sto facendo delle foto al patio perché ho intenzione di cambiare un po’ la disposizione’
Mentre parlavo vedo lo sguardo di Giovanni illuminarsi, gli occhi puntavano direttamente oltre le mie spalle con stampato sul viso quel suo solito sorriso da porco che indisponeva la mia Laura. Con voce notevolmente corrotta dall’eccitazione.
‘Ahhh ‘ i lampi erano il Flash della machina fotografica ‘mi sembrava strano
certo però di notte è sempre difficile che le foto vegano bene’..ascolti
il mio parere è meglio sempre alla luce del giorno i soggetti sono molto più nitidi ”si possono vedere meglio tutti i particolari’ continuando a guardare verso l’interno di casa ‘lo sa ora che sono in pensione la fotografia è diventata la mia passione principale se vuole la prossima volta posso farle io qualche scatto’..’sorridendo e ammiccando verso la finestra.
Ringraziandolo a salutando mi giro e di sfuggita intravedo nell’angolo tra il trappo della tenda e il muro una fessura dove appare la schiena ed il culo di Laura. Arrossisco entro in casa pensando a quello che il vicino mi ha detto chiudo la finestra, tiro la tenda e subito la abbraccio e lei cerca prima di respingermi poi si incolla a me e con una furia selvaggia inizia a baciarmi. il dubbio mi tormenta e cioè se Giacomo fosse riuscito a vedere quello che avevo visto anch’io. L’eccitazione prevale sulla paura di essere sputtanati, mi slaccio il braghetto e faccio fuoriuscire il mio sesso eretto. Laura Sembra assatanata, non si è accorta die niente. Sento che è la sera in cui potrei infrangere un altro tabù. La prendo per le spalle e la spingo in ginocchio davanti a me. Le sto sbattendo il sesso in faccia.
Era di sasso. ‘Avanti fammi vedere che sai fare la puttana’ le dissi volgarmente .
‘non l’ho mai fatto, lo sai, non voglio’
‘ non fare la schizzinosa apri la bocca e succhiamelo’ le comando.
Cerca di opporre una minima resistenza girando il volto dall’altra parte. Ma ormai l’aria era satura di quella perversità che ci aveva avvolto. Trattata con così tanta insolenza lei si stava eccitando sempre più, ed io scoprivo un suo aspetto di sottomissione che non era mai emerso.
‘avanti prendilo in bocca’. Ed il cazzo le sfiora la pelle delle guancia. L’eccitazione sale. Sembra non volere ma il suo respiro è più pesante . La sua resistenza cede lentamente, le sue labbra bollono e lentamente lascia che il sesso le sfiori la bocca. Chiuse gli occhi chiusi forse per cercare di nascondere quel pudore che ormai non aveva più.
Mi guarda cerca di alzarsi. La bacio e le accarezzo il sesso madido. La spingo nuovamente ad inginocchiarsi, dietro la tenda, davanti alla mia verga sempre più tesa che ora punta ora sulle sue labbra senza che ne possa ormai evitare il contatto. Lascia un gemito di piacere e le labbra si schiudono e senza opporre la minima resistenza si lasci penetrare la bocca. Non la guido lascio che le sue labbra e la sua saliva avvolgano il glande già inumidito da un’iniziale secrezione per tutto il tempo per cui era stato estremamente sollecitato. Non aveva mai avuto un rapporto orale e rispetto a quello che avevo provato in altre occasioni era diverso, più lento, quasi fosse titubante. Sentivo le sole labbra scivolare lentamente in un movimento dolce ed estremamente delicato, fino a quando la vidi portarsi le mani sul suo sesso ed accarezzarsi. A quel punto iniziò un crescendo che mi obbligò a tenerla per la testa ed indirizzare i movimenti in modo più ordinato. Il mio sesso sbatteva sulle sue guance. Laura ansimava. Ero teso allo spasimo, non volevo che finisse, ma la voglia era troppa, avrei voluto entrare nel suo sesso e crogiolarmi nella sua calda vagina ma entrambi ci lasciammo andare. Non riuscii a trattenermi e le scaricai in bocca tutta la mia eccitazione. Lei si scosta quasi schifata e questo fa sì che parte del getto le finisca sulla faccia. La fermo ed ho ancora la forza di inginocchiarmi davanti a lei, spingerla per terra, e portarla ad aprire le gambe. Si appoggia con le mani sul pavimento ed io inizio a penetrarla con una facilità estrema tanto è dilatata. Non avevo mai provato nulla di simile. Fu come una doppia eiaculazione che si protrasse scotendomi di brividi tanto intensi da farmi sussultare. Laura si lasciò andare sul pavimento ed insieme abbracciati ci lasciammo invadere da un nuovo e mai provato orgasmo.
Quello che stavamo provando fu solo l’inizio di una strada che non avremmo mai pensato di percorrer e come riuscire a fermare un’auto in corsa ? Stavo scatenando in lei dei desideri e fantasie mai pensati. Solo pensarlo qualche tempo prima l’avrei detto impossibile, eppure ero riuscito a scatenare la sensualità di Laura. Il mattino seguente lei uscì da casa prima di me ed io, per motivi di lavoro tornai che erano quasi le 22. Le avevo telefonato, avevo fatto allusioni alla nostra performance, mandandole anche qualche foto per WhatsApp e la mia speranza era di rientrare in casa e trovarmela ad aspettarmi tutta sexy come la sera prima. Speranza vana. Al rientro in casa lei mi sembrò subito dimessa e sottotono .
‘Quello che abbiamo fatto ieri sera è stato eccessivo, mi hai trattato come una donnaccia, non voglio che si ripeta’
Serata apparentemente chiusa. Non trovai neppure la voglia di controbattere. Finsi indifferenza e frettolosamente mi docciai mentre lei si era messa davanti alla TV. La raggiunsi. Mi chiese di scegliere un programma o un film ma le dimostrai una completa apatia.
Poco dopo con una banale scusa le dissi che sarei andato a dormire. Mi raggiunse quando avevo già spento la luce in camera e senza riaccenderla si infilò sotto le coperte. Mi si avvicinò. Era completamente nuda.
‘Allora cosa ne dici? Mi sono fatta perdonare?’
Sarebbe stato facile cedere alle sue lusinghe ma non era quello che mi sarebbe piaciuto.
La abbracciai freddamente quasi a sottolineare una certa distanza. Lei mi accarezzava e cercai di resistere all’eccitazione che le sue mani cercavano di darmi.
Laura si bloccò .
‘non ti eccito più?’
Era quello che aspettavo mi dicesse.
‘Stai scherzando. E’ solo l’atmosfera, qua al buio, è bello ma mi manca qualcosa. Ieri sera era tutto diverso’.
Lasciai la frase sospesa e restai in silenzio.
‘Te l’ho detto, non mi è piaciuto, mi sono sentita sporca, ho riguardato le foto prima che tu arrivassi , mi sono vergognata . Ero concia come una prostituta, così le ho eliminate tutte ‘.
Meno male, pensai, che al mattino prima di uscire al lavoro ne avevo fatto un back up mi sarebbe veramente dispiaciuto perderle. Mi dimostrai incazzato. Laura cercò altre giustificazioni dicendo che aveva paura che le mandassi in giro ancora per WhatsApp ‘magari per sbaglio le invii ad altre persone a conoscenti’.a mia madre, ti rendi conto cosa succederebbe’?
La bloccai e questa volta accarezzandola io sentii i suoi capezzoli irrigidirsi sotto le mie mani.
‘eppure mi era sembrato che anche tu ti fossi eccitata’
‘Ma pensa se mi avesse visto qualcuno nuda in calze e reggicalze, che figura ci facevamo’
Io pensa subito a Giacomo il vicino, la baciai teneramente sul collo e poi affondai le carezze fino a raggiungere il suo sesso che lasciava trasparire la sua eccitazione.
‘però non ti sei ribellata e l’hai fatto e sono sicuro che lo rifaresti ‘
Laura non parlava e muoveva solo il suo bacino verso la mia mano impudica.
‘Anzi sai cosa ti dico per farti perdonare di avermi cancellato le foto adesso ti rivesti come ieri sera e lo rifacciamo’
Mi scostai da lei e mi alzai dal letto mi rivestii e la aspettai nel salone.
Un gioco d’azzardo. Avrebbe potuto mandarmi a fottere e tutto sarebbe finito. Invece come per incanto Laura si materializzò calze, reggicalze, perizoma, reggiseno a balconcino sulle sue scarpe con i tacchi a spillo e senza che le avessi chiesto altro con il trucco rifatto.
‘Visto non era così difficile. Tanto a me piace guardarti vestita da troia tanto a te piace farti guardare.’
‘cosa vuoi che faccia?’ mi chiese .
Le risposi che mentre io rimanevo lì nel salone lei sarebbe dovuta riuscire fuori nel patio ed aspettare che la raggiungessi per scattarle quelle foto che aveva cancellato.
Restai ad aspettare. Laura si girò attraverso il salone. La vidi aprire la vetrata scorrevole con estrema attenzione a non fare molto rumore.
La sentii uscire. L’aveva rifatto. Presi la digitale raggiunsi l’uscita e la guardai ferma dinnanzi al prato. Le scattai qualche foto e le dissi di togliersi il reggiseno. Era titubante si guardava intorno con uno sguardo quasi allucinato, eppure si abbassò una spallina e poi l’altra sganciandosi il reggiseno. Le sue tette erano gonfie ed i capezzoli si disegnavano nella semi oscurità del patio illuminato solo dalla luce che usciva dal nostro salone. Mi avvicinai a lei, le presi il reggiseno e la girai facendole appoggiare il corpo le mani al tavolo. Le sue tette penzolavano con i capezzoli che puntavano dritti in basso.
Le sussurrai in un orecchio;
‘Se Giacomo guarda attraverso la siepe, come ieri, ora ci fai la figura della puttana’ Sentivo il suo cuore battere. A bassissima voce mi supplicò di rientrare, ma non si muoveva. La spinsi giù fino a farle ad incollare interamente il corpo al legno della tavola. Era immobile. Le scattai un’altra foto da dietro. Poi le appoggiai le mani sui fianchi, presi il laccetto del perizoma tra le mani ed iniziai a srotolarlo lentamente verso il basso. Solo una piccola mossa per sentire il suo sesso completamente bagnato. Non oppose resistenza e si lasciò sfilare quell’ultimo centimetro di stoffa.
‘allora chi aveva ragione? ‘ le sussurrai ‘ sei nuda all’aperto esposta con il culo offerto a Giacomo se ora appare si troverebbe una puttanona pronta a essere chiavata altro che la sua irreprensibile vicina di casa’
Mi eccitava l’idea che i vecchio vicino bavoso potesse, riapparire realmente come ieri sera, così come mi aveva eccitato l’idea che la sera prima lui l’avesse realmente intravista nella sua nudità. Questa volta avrei fatto finta di non vederlo e sarei andato oltre lasciandolo guardare di nascosto. Laura stava tremando. Io mi spostai lasciandola piegata sul tavolo con il culo offerto e silenziosamente rientrai in casa. Prima di entrare feci scattare l’interruttore della luce illuminando la veranda. Laura sotto la luce accecante si girò di scatto senza trovarmi, dopo un momento di smarrimento, corse verso l’ingresso, ma io le chiusi la porta scorrevole lasciandola nuda la fuori.
La lasciai ad armeggiare intorno alla porta chiusa mentre io sono salito al piano superiore prendendo uno spolverino in pelle nera, la mia giacca
e scesi, guardando la veranda era di nuovo al buoi stavo scrutando attraverso il vetro cercando di capire dove Laura si era nascosta, nel mentre suonava alla porta di ingresso un suono lungo insistente , aaha ecco dove ti eri nascosta, penso, è scappata avanti la casa dove la porta d’ingresso si trova in una nicchia che la nasconde dalla vista del vicino di fianco, brava la mia Laura, ma la serata non è ancora finita. Mi misi la mia giacca e uscii dalla porta d’ingresso. Laura cercò di entrare. Richiusi la porta.
‘ma che fai ‘ mi chiese senza convinzione.
ed io mi diressi verso la mia macchina parcheggiata nel vialetto d’ingresso .
‘rientriamo ti prego, potrebbe arrivare qualcuno’ ripeteva
arrivato alla vettura apro la porta del passeggero . ‘dai entra’ le ordinai.
Era nuda davanti alla porta continuava a farmi dei cenni disperati di rientrare
io di mio non avendo pietà accesi il quadro della macchina e così anche i fari che ora illuminavano a pieno il nostro ingresso con lei piegata in modo goffo cercando di coprire le sue nudità. Sapeva che non poteva rimanere a lungo in quella posizione, dalla strada ora si vedeva tutto, illuminata come era dai fari abbaglianti della vettura’Si fece forza. Uno, due .., tre si preparò alla breve corsa fino alla macchina poi via uno scatto veloce senza voler sapere se aveva attirato l’attenzione, a vederla così nuda era uno spettacolo, era il mio cerbiatto selvatico. Coprì velocemente i pochi metri che la separavano dall’auto, piazzandosi dalla parte del passeggero. Si inginocchiò a terra, perché nemmeno la testa fosse visibile allungando la mano per prendere lo spolverino di pelle sul sedile. Uno, due, tre, quattro, cinque… Il flash squarciava il buio della sera, altri scatti che la immortalavano. Mentre lei rannicchiata con mosse
scoordinate cercava di infilarsi l’indumento, io continuavo a scattare fino a quando impaurita ma eccitata aveva deciso di salire.
La sua fu ancora una supplica a ritornare in casa ma la serata era solo all’inizio.
‘non puoi farmi uscire truccata in questo modo e nuda sotto lo spolverino’
– solo due foto in auto , sei una modella perfetta, il trucco preciso da professionista del sesso, voglio due pose lascive da grande troiana’ Avevo cominciato a chiamarla in questo modo senza che lei si ribellasse. ‘Per questa sera sarai la mia troia me lo devi dopo tutta l’attesa che ho sopportato ‘, ecco chi ero diventato, un ricattatore senza scrupoli, stavo approfittando del senso di colpa di mia moglie per soddisfare finalmente le mie fantasia sessuali, così pensavo mentre mettevo in moto, ma in quel momento non mi interessava niente volevo solo soddisfare i miei desideri repressi da anni, non accorgendomi che stavo per varcare una porta verso l’ignoto. L’eccitazione nel poter finalmente spingermi oltre mi fece dimenticare i pericoli a cui potevamo andare incontro solo troppo tardi mi resi poi conto che il mio egoismo ci distrusse entrambi.
Laura mi riporto alla realtà cercando di obiettare ancora sul rischio di essere vista. Io ormai ero invasato e imperterrito,
‘Sicuramente nella semioscurità non ti si noterà e tu mi saprai dire cosa provi a saperti così puttana, nuda completamente nuda sotto il tuo spolverino ‘
Aveva il sapore della sfida, ma entrambi non riuscimmo a resistervi. Laura si allacciò la ciacca fiduciosa della sicurezza che trasmettevo si calmo. Uscimmo dal cancello con l’auto. Stavo girando nella città con mia moglie Laura al mio fianco completamente nuda sotto il suo spolverino in quella tenuta con cui si esibiva davanti a me nella nostra intimità in casa. Le slacciai lentamente i bottoni scostandole i lembi della ciacca e scoprendola completamente. Lei non si oppose e lasciò che la mia mano continuasse ad accarezzare il suo sesso.
Al semaforo successivo il rosso ci obbligò a restare accostati ad un’altra auto. Vidi i due giovani ed in un attimo mi accorsi che la stavano fissando. Laura tirò i bordi su di se per ricoprirsi e quando ripartimmo l’auto dietro di noi, prima di prendere un’altra strada, ci lampeggiò.
‘Mi avranno vista? ‘Mi chiese ‘che figura, mi avranno presa per una battona. Mi hai fatto venire l’ansia, ti prego rientriamo’.
Le ricordai che per quella sera lei sarebbe stata la mia troia e che non mi sarei certo scoraggiato se qualcuno avesse buttato uno sguardo dentro la nostra auto. Volevo farle qualche foto che immortalasse la nostra serata trasgressiva.
‘Mi sembra che fino ad ora ti stavi eccitando pure tu o mi sbaglio?’
Lei tagliò corto come non voler ammettere che la situazione la stava eccitando.
‘Va bene, dai due foto e poi torniamo’. Scivolai nuovamente la mano sul sesso e lei si lasciò strusciare la mia mano accompagnandone i movimenti avanti ed indietro sul sedile.
Rallentai ed accostai. ‘Cosa fai, non fermarti, sono seminuda’. Alla sua apprensione sovrapposi il flash di una prima foto. Il risultato fu una immagine di lei dentro il suo spolverino seduta nella nostra auto con una coscia scoperta a filo di calza.
‘Togli lo spolverino’ le dissi in modo perentorio. Senza recriminare oltre lo fece e restò nuda al mio fianco. Con la mano libera le scattai un’altra foto per la nostra collezione.
Si stava eccitando sempre più ed io con lei. Era difficile mantenere l’attenzione alla guida e continuare ad accarezzarla e riuscire anche a fotografarla. Così mi decisi di fermermi. Spensi il motore.
L’angolo sembrava appartato ed i lampioni davano alla strada veramente poca luce. La abbracciai ma prima due furtivi flash; ci baciammo, sentivamo la nostra eccitazione salire sempre più.
‘Allora hai ancora paura?’ chiesi ansimando
Laura gemeva. ‘Ti piace farti trattare da puttana, nuda su un’auto in mezzo alla strada’.
Chi fosse più eccitato difficile dirlo. Passare sui sedili posteriori o abbassare quelli anteriori sarebbe stato un azzardo. Mi limitai ad accarezzarla mentre lei aveva infilato la sua mano nei miei pantaloni cercando il mio sesso. ‘ sei la mia puttana’dovrei punirti per aver cancellato le foto’
Laura ansimando mi disse che avevo ragione che aveva sbagliato che non avrebbe dovuto cancellarle.
‘dovrei trovare una giusta punizione per una puttanella esibizionista come te’
Mi stava masturbando dolcemente e forse l’eccitazione non mi poneva limiti:
‘..ti riporto a casa e ti lascio fuori nel patio seduta ad aspettare mentre io vado a chiamare Giacomo ..’.ti ha già intravista, ma così sembrerai proprio una battona’.
Mi sembrava eccitatissima ed a quelle richieste improponibili rispondeva con dei ‘si’ soffocati.
‘oppure ti faccio scendere dall’auto e cammini nuda la fuori’.
Per un attimo credetti di aver esagerato ma lei riprese ad accarezzarmi e godere delle mie carezze .Ora Laura era tutto un gemito ed i suoi ‘Si’ si sprecavano sentendo le mie richieste assurde. ‘ Fammi fare quello che vuoi sono la tua puttana capricciosa, puniscimi’ Le fantasie e le carezze che ci stavamo scambiando avrebbero fatto esplodere il nostro orgasmo ma un bagliore di un’auto ci distolse dai nostri ardori. Sembrava che ci entrassero dentro. Per timore di essere scoperti riavviai l’auto lasciando Laura accovacciata sul sedile alla ricerca dello spolverino che indossò con estrema rapidità. Avrei fatto ritorno a casa, ma non so se per caso o dovuto al mio inconscio perverso di quei giorni, mi trovai a passare davanti al sexy shop dove le avevo comprato la sua lingerie sexy e mi ritornarono alla mente le parole del negoziante ‘non ponetevi problemi e se vuole porti anche sua moglie, ho un camerino dove potrebbe provare quello che le pare con calma e se vuole le posso dare dei consigli’. Ero a questo punto, volevo esibire la mia donna davanti a quel uomo, sentivo il cazzo che scoppiava nei pantaloni, lo dovevo fare, ormai era come una droga, ne vuoi sempre di più, sempre più forte, forte come le emozioni che volevo provare. Le feci notare l’insegna e tirandole il laccetto del reggicalze le dissi ‘ho comprato tutto li dentro’.
Parcheggiai poco distante dal sexy shop. Laura mi chiese perché mi fossi fermato.
‘Entriamo a vedere se c’è qualcosa di nuovo da comprarti’ dissi indicando il sexy shop.
‘non ci penso nemmeno fu la sua risposta’ .
Avevo ormai capito che per ottenere qualcosa con lei avrei dovuto di nuovo ricorrere in modo meschino al suo senso di colpa nei mei confronti. Sapevo o meglio ero sicuro che quel suo esibirsi in fondo l’aveva eccitata ma quello che le stavo proponendo era decisamente azzardato. Senza risponderle scesi dall’auto e passando dal suo lato le aprii la portiera. Le ripetei di scendere.
‘Ma non scherzare, sono nuda sotto la ciacca e poi guarda come mi sono truccata, se metto piede la dentro così sembrerò veramente una battona’.
‘durante questi mesi ti ho sempre compreso, ti sono stato vicino ho cercato di alleviarti in tutti i mondi la tua sofferenza dovuto al tuo lavoro – mentre parlavo lei abbassava la testa , sapeva che dicevo la verità ‘ ora che finalmente ritorni alla vita, non pensi che anche io merito un po’ di gratitudine e attenzione?’
risentendo le mie verità arrossi di vergogna, sapeva che lo doveva soprattutto a me se era riuscita a superare indenne quella situazioni, alla mia pazienza nel sopportare i suoi cambiamenti di umore e nel condividere ogni sua disperazione.
‘Ora che ti chiedo di giocare un po’ con me’.finalmente dopo che siamo di nuovo ritrovati anche sessualmente vuoi negarmi questa mia felicità?’
A queste parola lei rimase disarmata, seduta sul sedile dell’auto, la presi per un braccio e non dovetti faticare molto per farla scendere dalla vettura.
‘ma se ci fosse qualcuno che mi conosce, pensa che figura’.
Una preoccupazione sensata, ed anch’io restai per un attimo perplesso, ”ma a quest’ora e lontano da casa chi vuoi che ci sia.’
Si strinse le braccia incrociandole davanti per mantenere ancora più stretto lo spolverino come se volesse proteggersi. Le tenevo una mano sul culo senza che lei protestasse, sentendo le sue rotondità ed il rilievo del reggicalze sotto l’indumento fatto di una leggera stoffa sintetica. Ero riuscito a fare qualcosa di veramente azzardato rispetto alle sue abitudini. Era intimorita ma si stava pure eccitando morendo dalla curiosità per quella strana avventura. Con un pizzico di sadismo, per accentuare le sue paure, ma sperando anche di eccitarla per quella trasgressione alla sua vita di serissima insegnante abituata a vestirsi sempre in modo più che classico, completi giacca e pantaloni o completi con gonne estremamente sobrie, le sussurrai in un orecchio quello che poco prima mi aveva detto.
‘nuda sotto e truccata in questo modo, se ti vedessero i tuoi studenti la dentro avrebbero la certezza che la loro prof è proprio una puttana’ .
‘Non scherzare, non ci voglio neppure pensare’
Alcuni metri prima dell’entrata si strinse ad un mio braccio.
‘torniamo indietro mi fa paura e mi sento molto imbarazzata’.
Non mi fermai e continuai. Suonai al campanello per entrare. La porta scattò e spinsi Laura avanti a me. Entrai e la porta si richiuse automaticamente dietro di me. Lo sguardo sorridente del commesso che probabilmente riconoscendomi sembrava dire ‘allora ci sei riuscito a portare tua moglie finalmente.’
L’ingresso era posto poco più in alto rispetto al piano del negozio e del bancone, ci fermammo un momento per abituarci alla luce artificiale delle lampade al neon e come da un piccolo palco Laura ebbe la visuale quasi completa dell’ambiente. Mi strattono per un braccio ‘mi avevi detto che non ci stava nessuno a quest’ora ‘ stava già cambiando idea ‘ io esco guarda che facce’
Da quello che si vedeva c’erano tre o quattro altri avventori tutti di una certa età che si fermarono dal frugare tra i video porno e i gadget, stupefatti dal vedere una bella donna entrare a quell’ora in quel locale. Fingendo indifferenza presi per mano Laura e con fare deciso la feci scendere i gradini accompagnandola verso l’interno come volessi farle esplorare un nuovo mondo. La professoressa tanto compita stava girando tra gli scaffali di un sexy shop.
Mentre passavo davanti a un paio di clienti mi presi gioco di lei ed ad alta voce dissi’ Se hai caldo puoi toglierti il cappotto’.
‘smettila’ mi disse a bassa voce.
Solo a quel punto però, dalle occhiate compiaciute dei presenti mi accorsi di un particolare. Nella fretta, in auto Laura non si era allacciata interamente lo spolverino dimenticando gli ultimi bottoni. Oltretutto la scesa dai scalini aveva accentuato il fatto spostando di lato i due lembi inferiori, così ad ogni suo passo la giacca si apriva scoprendo le gambe quasi del tutto mettendo ben in mostra la balza della calza ed il reggicalze.
Anche Laura, cogliendo gli sguardi insistenti e segnati da sorrisi ed ammiccamenti, si rese conto di quanto le stava accadendo. Si girò di scatto nascondendosi tra degli abiti appesi. ‘Che figura’ mi ripeteva continuamente ‘usciamo, non posso più restare qua dentro, che figura, mi vergogno ,te lo dicevo che non dovevamo entrare’.
Intanto i presenti si erano avvicinati a noi passeggiando tra gli abiti appesi. Laura con un grande sforzo cercò di fingere indifferenza scorrendo gli abiti come se cercasse qualcosa. Ora erano fermi a pochi metri da lei e la squadravano impietosamente.
Laura frugava tra gli abiti, tutti decisamente indecenti. Improvvisamente uno dei presenti , vecchio con la faccia butterata, con piglio deciso tenendo un abitino che era poco più di una lista di tessuto, si rivolse a Laura tanto da provocare in me un raptus di gelosia che trattenni a stento e avvicinandole l’abito come se ne volesse confrontare le misure le propose ‘Credo che questo sia l’abito che state cercando’.
Lei si girò verso di me mi prese sotto braccio lasciandolo senza risposta cercando di evitare lo sguardo mi fece cambiare direzione raggiungendo un altro settore.
‘Che sfacciato, ma come si è permesso, portami fuori non voglio fermarmi un momento di più. ‘
Quella sua reazione però mi stava eccitando e ancora di più via via che coglievo il suo imbarazzo. Le ricordai che volevo trovare qualcosa prima di uscire e che lei doveva ancora accettare la penitenza per avermi cancellato le foto.
‘Se deve essere punita è il posto giusto’ ci interruppe la voce fredda del commesso, che nel frattempo ci aveva raggiunto, ‘avete solo l’imbarazzo della scelta’. Allargò il braccio con gesto ampio. Laura strabuzzò gli occhi. Muovendoci senza meta eravamo passati nel settore sadomaso. Catene, manette, bracciali collari un mondo al di fuori delle nostre fantasie.
Laura era impietrita ed io non riuscii a dire una parola.

‘Questo’ disse nuovamente aprendo una vetrinetta e togliendo un collare di metallo e cuoio che terminava con una catenella fatta come un guinzaglio’ le starebbe benissimo ‘. Laura colta di sorprese non diede segno di una minima reazione, l’umo ne approfitto del momento di sconcerto di mia moglie appoggiandole l’oggetto al collo facendone scattare la chiusura e lasciando che la catenina cadesse davanti al collo. Sentii un forte calore avvamparmi.
Laura mi guardò quasi schifata, mentre il commesso frugava in un cassetto ed estrasse un paio di manette ‘queste mi sembra facciano il pari con il collare, un bel completino e poi decidete che pegno far pagare a vostra moglie’.
Le prese un polso. Laura arretrò la mano così lui si fermò e me le porse. Tenevo tra le mani quei due pezzi di metallo, le presi una mano e senza che lei riuscisse a dirmi nulla le imprigionai un polso. Laura aveva il fiato corto ‘Ma cosa fai’non vorrai mica”..’.
Le presi l’altro pugno me la sentivo mia come non mai. Il commesso mi bloccò. ‘meglio ammanettarle dietro la schiena’ .
Presi l’altro braccio di Laura, ormai succube degli eventi mi guardava allibita, lo passai dietro la schiena e lo ammanettai. Senza la minima reticenza riprese quasi ci stesse facendo un interrogatorio :
‘Non è da molto che la state educando ho visto come la vostra schiavetta era imbarazzata di là vicino agli altri clienti . Ve l’ho detto che c’è anche un camerino nel caso vogliate fare provare qualcosa alla vostra schiava vi posso dare dei consigli’.
La reazione di Laura giunse inaspettata ‘Sono sua moglie e non voglio provare nulla, anzi se mi libera mi fa anche una cortesia’.
Il commesso prese la catenina mi guardò quasi cercando un’intesa.
‘ma dai, aspetta un momento. Devi pagare pegno quindi adesso voglio cercare qualcosa per te’ le dissi mellifluo.
Laura strattonando le mani cercò di liberarsi dalle manette: ‘basta ti prego , smettiamola, liberami ed usciamo’. Il commesso diede un piccolo strattone alla catenina e girando le spalle a Laura si incamminò obbligandola a seguirlo tenuta al guinzaglio. Pensai che avesse capito che sarebbe stata un’occasione difficilmente ripetibile, quindi imprimeva decisione alle sue azioni. Sembrava estremamente sicuro di se incurante della mia presenza e strattonando Laura obbligata così a cedere continuò docilmente a seguirlo. Ancora una volta, come la prima sera delle foto, ci eravamo fatti trascinare dagli eventi. Era una situazione estremamente perversa soprattutto perché erano coinvolte altre persone, e questo non era previsto da nessuno di noi due. Mi trovavo in un sexy shop dove avevo voluto portare mia moglie ed ora lei se ne stava ammanettata con un collare e guinzaglio al collo e quel che era peggio interamente nuda sotto la sua giacca. La vedevo nervosa, tesa come non mai non capivo fin dove arrivava la paura e dove iniziava la rabbia. Perversamente immaginai il seguito. Lei succube nelle mani del commesso, ammanettata, lo spolverino semi slacciato che ad ogni passo le scopriva impudicamente le gambe e la certezza di chi la guidava che sotto portasse solo l’intimo, mentre invece era completamente nuda.
Quel gioco di sottomissione costretta mi stava prendendo esageratamente tanto che sarei persino corso da lei togliendole lo spolverino tanto non avrebbe potuto ribellarsi, forse era anche quello che desiderava lei, pensai cercando di giustificare così tutto il mio comportamento di quella sera.
Ritornammo nell’altra stanza dove erano rimasti i restanti avventori. Solo pochi metri ma bastarono per farmi venire dei brividi caldi e provare una forte eccitazione. Laura camminava ormai senza ritegno con quello spolverino che la svergognava ad ogni passo. L’uomo che aveva presentato l’abito a Laura si avvicinò ‘ Ma fa parte dell’arredamento del negozio?’ chiese spiritosamente al commesso.
Lui sorrise ‘è la moglie del signore qui con me, che per punizione deve acquistare qualcosa di particolare’ .
Laura arrossii senza dire una parola. Il cliente la guardò e rivolgendosi a me ‘deve essere fiero di avere una bella moglie come lei da esibire qua dentro. Io avrei già scelto. Ad esempio il miniabito che le avevo mostrato sarebbe perfetto’.
L’idea di vederla con quel fazzolettino di stoffa indosso mi stava facendo impazzire ma forse ora si stava esagerando. Non sapevo che decisione prendere, anche perché se avessi seguito le mie voglie avrei fatto la scelta più hard. Il commesso si intromise di nuovo: ‘Il signore ha buon gusto anch’io vedrei bene sua moglie con un abito come quello’ .
Il suono brusco del campanello del negozio fermò quelle proposte sempre più spinte. Il commesso guardò il cliente, gli affidò l’estremità del guinzaglio e gli disse di portare mia moglie tra gli stand degli abiti per vedere se ce ne fosse uno che le rendesse giustizia. ‘..mi raccomando scelga bene’ e gli strizzò l’occhio.
Restai allibito ma incapace di reagire o forse curioso di vedere l’evolversi dei fatti. Il cliente prese Laura per il guinzaglio.
‘come ti chiami’ le chiese.
Laura rispose timidamente il suo nome come se alla fine accettasse la situazione e fosse arrivata ad una resa. Senza ribellarsi si lasciò guidare nell’angolo dei vestiti. Restai impalato mentre si faceva letteralmente portare al guinzaglio da un persona mai vista né conosciuta. Il commesso, dopo aver aperto la porta del locale usando il tasto automatico al bancone, si era precipitato di nuovo vicino a me ed entrambi guardavamo Laura . Lo sconosciuto le parlava e toglieva dagli appendini degli abiti, uno più sconcio dell’altro. Le parlava ma lei non rispondeva così lo sconosciuto non trovò altro di meglio da fare che appoggiare al corpo di Laura gli abiti come se stesse scegliendo il più adatto e nello stesso tempo il più vergognosamente provocante. Il commesso commentava dietro di me ‘sono abiti troppo sobri, un modello come il primo era quasi perfetto, ma per rendere giustizia ad un fisico come quello di vostra moglie avrei ben altro da farle indossare’. Io non commentavo e lui continuava ‘sotto il suo cappotto indossa il completino che le ho venduto vero?’. Feci cenno di sì, non potevo certo confessare che sotto non indossava nulla ad eccezione delle calze e reggicalze. ‘Adesso le porto un abito che sicuramente vorrà vedere indossato da sua moglie, anzi sa cosa le dico glielo regalo a condizione che appena chiudo il negozio, mi autorizza a uscire con lei per qualche scatto, potrei usarla come modella per la pubblicità del mio negozio’.
La proposta era decisamente azzardata, era una mia fantasia quella di fotografarla in abiti succinti, ma quello che stava proponendo era al limite dell’indecenza apparire su qualche manifesto dentro il locale come pubblicità per i clienti, sponsorizzando così quei micro abiti che avevo visto appesi. Ma pur di vederla con indosso un abito a dir poco discinto avrei fatto qualunque cosa anche se sapevo che non sarebbe stato facile, anzi addirittura impossibile, convincere Laura vestirsi in quel modo, figuriamoci poi a posare per delle foto. Mi ascoltò serio e senza esitazione cercò di convincermi:
‘Non l’avevate portata fin qua dentro per punirla ?’
Già forse facendo ancora leva sui suoi sensi di colpa nei mei confronti, posso insistere e fare ancora un passo avanti con i nostri giochi trasgressivi, ero certo che se la situazione fosse un po’ più intima senza tutte quelle presenze estranee, sarei riuscito a convincerla facilmente, anche lei stava cambiando
bastava guardare la stoffa dello spolverino così sottile che le disegna le tette ed i capezzoli che erano già sensibili.
”.. e poi ‘ non mi sembra stia disdegnando le avances dei mei clienti’ con un sorriso mi fece cenno di guardare Laura sempre ferma in mezzo agli abiti ma ora in sua compagnia c’erano tutti gli altri clienti.
Uno le teneva l’orlo dell’abito appoggiato contro senza che lei si muovesse mentre un altro con la mano stava armeggiando verso il basso aprendo ancora di più i bordi dello spolverino. Solo a quel punto Laura si retrasse un poco.
Corsi verso di lei ‘Noo..no.. fermi.. ,cosa sta facendo’. La raggiunsi e dietro di me il commesso. I presenti sorpresi dalla mia reazione, si spostarono subito mollando il guinzaglio con cui tenevano mia moglie. Laura mi guardò solo un istante e vidi la sua faccia piegarsi in una smorfia di terrore e lo sguardo riempirsi di angoscia. Mi girò improvvisamente le spalle buttando la testa tra i vestiti. Non capii la reazione fino a quando mi disse balbettando che al bancone d’ingresso c’era Giovanni il preside della sua scuola.
‘Te l’avevo detto, – quasi piagnucolava – guarda in che situazione mi hai messo, maledizione, cosa facciamo ora? ‘ mi guardava disperata – se quello mi scopre mi sputtana per tutto l’istituto, già non mi sopporta di suo puoi immaginarti se si fa scappare questa occasione’. Tu a la tua stupita voglia di trasgressione, non ti rendi conto che mi stai rovinando’. ?’
Il commesso dietro di noi aveva sentito tutto e ci corse in aiuto.
‘se volete vi posso risolvere dall’impiccio’
Laura quasi lo supplicò, ‘ si la prego, faccia qualcosa’
” ad una condizione che dopo lei accetta di sfilare per ‘ .
‘Lo farei volentieri , ma non ho niente da mettermi , mi ha fatto uscire nuda sotto lo spolv’.’ La sua rabbia le aveva fatto confessare quello che io non avevo detto al commesso che quasi professionalmente aggiunse ‘non c’è problema , qua gli abiti e la lingerie non mancano ti farò indossare qualcosa che sarà perfetto per una signora come te ‘ disse quasi con sarcasmo strizzandomi l’occhio cercando una mia compiacenza.
Laura ormai non lo stava ad ascoltare, avrebbe fatto di tutto pur di uscire da quella situazione, gettò un’occhiata verso l’uscita accorgendosi che il preside si stava movendo verso di noi notando il casino che stavamo facendo.
‘dai faccia qualcosa, non mi deve vedere, le prometto che dopo sfilo per lei’ parlava concitatamente.
Il preside intanto era sempre più vicino . Il commesso armeggiò da un cassetto. Estrasse una piccola scatola da cui sfilò qualcosa di nero. Lo teneva tra le mani si avvicinò a Laura, frapponendosi tra noi, coprendola in questo modo alla vista del preside ormai sempre più vicino e anche alla mia.
Vedevo solo che allungava le mani verso il volto di Laura ‘ma non, non voglio’ la sentii sbiascicare a bassa voce. ‘Va bene- le rispose fingendo di scostarsi- vedi tu. E’ l’unico modo per non farti riconoscere’. Vidi Laura che sporse il viso tra lui e me cercando un’altra via di uscita, ebbe solo la conferma che ormai era persa e poi cedette ‘va bene, ma fate presto, sta arrivando’.
‘Permesso’ fu la voce dietro di me ed il preside della scuola di Laura mi passò davanti, mi squadrò ‘buona sera’. Passò oltre poi girandosi e ‘mi scusi ma mi sembrava di conoscerla ma non ricordo dove l’ho già vista, forse mi sbaglio’. Mi sentii gelare, cercai di dimostrarmi sorpreso e feci solo un accenno.
Mentre mi saliva il dubbio se mi avesse realmente riconosciuto o no il commesso si spostò tenendo Laura ancora per il guinzaglio. Era finita, ormai la reputazione di mia moglie era completamente sputtanata e con lei anche la possibilità di un nuovo lavoro.

Quando il commesso si scostò completamente mi trovai di fronte Laura con la testa completamente avvolta da un cappuccio nero che lasciava due buchi per gli occhi e uno per la bocca. Tirai un respiro di sollievo ma quell’immagine mi creò una forte imbarazzo. Cosa era diventata, irriconoscibile sì, ma interamente immobilizzata, potevo immaginare quanta ansia le stesse creando questa situazione, alla merce della libidine dei presenti senza potersi difendere in alcun modo. Vedendola così mi resi conto in che situazione l’avevo messa,
ora non si trattava più di trascorrere una serrata trasgressiva con un po’ di piccante esibizionismo, ora era in gioco il futuro di mia moglie. Purtroppo adesso eravamo veramente in balia degli eventi senza poterli più controllare eravamo come una nave senza timone, speravo solo di non dover affrontare un mare in burrasca. Il commesso, ormai padrone della situazione, continuava a tenerla al guinzaglio. Ora anche se l’avessi voluto non avrei potuto fare diversamente che assistere all’evoluzione dei fatti. Si fece largo tra me ed il preside ‘scusate ma devo completare la sua preparazione, cosa ne dite, non è poi male come schiavetta’.
Anche se aveva già usato quel termine qualche minuto prima e che avevo anche accettato con piacere, detto ora in quella circostanza davanti al preside che la conosceva bene, mi sembrava inquietante ed avevo la sensazione di affidare realmente il destino di Laura a quel commesso, che capita la situazione ora si stava anche prendendo qualche libertà di troppo.

Tenendola per il guinzaglio la guidò per il locale fino ad un angolo e le indicò uno sgabello basso, quelli dove ci si siede per provare delle scarpe, con uno specchio dinnanzi. Laura senza protestare ed in silenzio si sedette cercando di mantenere un equilibrio instabile dato i polsi ammanettati dietro la schiena. Sedendosi i bordi dello spolverino si aprirono mostrando le cosce nude al di sopra del bordo delle calze. Laura mi guardò attraverso la maschera con gli occhi imploranti, come se mi stesse supplicando di ricomporre quella sua posizione indecente. Immaginai l’imbarazzo nel sentirsi addosso gli occhi di Giovanni e nell’impotenza di potersi ricomporre. Tentò almeno di tenere le ginocchia ben strette. Il commesso che dopo averla fatta sedere si era allontanato era ritornato con una scatola. Si inginocchiò davanti a mia moglie tolse dalla scatola due decolté rossi con un tacco di almeno 15 centimetri. Lui le carezzò le caviglie e scostandole finì per far tenere a Laura le ginocchia separate, mostrando così a tutti nello specchio posto di fronte ancora di più le cosce nude e le gambe fasciate dalle calze nere e dai laccetti del reggicalze in bella mostra. Mi fece rabbrividire e mi scosse la passività con cui Laura si lasciò fare senza dire una parola. D’altronde anche solo emettendo poche parole la sua voce avrebbe finito per essere riconosciuta dal preside, quindi era obbligata a cedere alle richieste del commesso. Il commesso allora le sfilò entrambe i sandali e con movimenti lenti e teatrali le prese un piede e le allungò la gamba. Tenendola in quella posizione non poté fare a meno di godere della visione che appariva da sotto lo spolverino semiaperto avendo così la certezza che Laura sotto era veramente completamente nuda.
Fece solo un sorriso, le infilò l’altra scarpa e la invitò ad alzarsi. Laura barcollava, ammanettata e incappucciata si trovava in equilibrio precario su quelle scarpe con tacchi giganteschi.
Malgrado la situazione pericolosa in cui ci trovavamo ancora una volta la mia eccitazione prevalse, non riuscii a trattenermi. E in modo incosciente estrassi la digitale e la immortalai. ‘Fate pure senza problemi’ disse soddisfatto il commesso. Dietro di me alcuni click e mi accorsi che anche gli altri clienti la stavano fotografando. Laura probabilmente stava sprofondando nella vergogna. Con malizia il commesso affidò il guinzaglio al preside e gli chiese di farla camminare per il negozio mentre con scherno mi diceva di continuare a prendere delle foto della sua schiavetta. Sentivo salire una rabbia feroce in me quel maledetto ci aveva incastrato per bene e ora si divertiva a dileggiarci entrambi, il respiro affannato di Laura forse per l’effetto del cappuccio, ma sicuramente per quell’umiliante situazione in cui si era venuta a trovare lo dimostrava. Continuai a fotografarla come un marito debosciato. Mi lavavo la coscienza dicendomi che ero costretto dalla situazione, lo facevo soltanto per mia moglie altrimenti il commesso chissà che cosa poteva partorire da quella mente perversa, ma in realtà avevo un’erezione visibile anche attraverso i
pantaloni e mene vergognavo da morire con Laura ridotta ad un animale.
Il preside sembrava divertito rivolgendosi al commesso ‘Aldo . è la prima volta che la vedo ‘..ma è la nuova attrazione del tuo locale?’ chiese divertito.
‘no ‘rispose il commesso ‘ è la moglie del signore ‘ indicandomi con un cenno del capo – si è sempre comportata come una moglie modello e professoressa integerrima ma questa sera me l’ha portata qui per farle provare qualcosa di diverso. Ma la tua Giovanni non è una brutta idea, la potremmo trasformare veramente nell’attrazione del mio sexy shop’.
Laura mi guardò di nuovo questa volta con gli occhi umidi anche lei aveva notato quello che stava facendo tremare le sue gambe dal terrore, I due si conoscevano bene e inoltre mi ha presentato come il marito della professoressa nascosta sotto il cappuccio. Il commesso, quel bastardo, piano, piano a passi lenti ma inesorabili come la tortura della goccia cinese stava svelando la nostra identità. A questo punto anche se avessi voluto intervenire, come avrei potuto bloccare quell’esibizione, ci mandava continuamente dei segnali di pericolo, fate attenzione a non deludermi altrimenti sapete a cosa andate incontro. Guardandoci negli occhi, Laura fece un picco cenno battendo le palpebre e facendomi capire di lasciarlo fare a questo punto non era più un gioco, ne andava della sua integrità come persona, doveva costi quello che costi rimanere anonima altrimenti la nostra vita era finta . Questo però fece aprire la strada alla seconda parte di un piano perversamente architettato da quell’uomo.
‘Ma ha bisogno di qualcosa di più adatto da indossare ‘ seguivo il discorso come un sonnambulo – questo ad esempio ‘alzò la voce il commesso che sollevando un brandello di stoffa bianca di stretch ‘ mi sembra adatto per una sfilata’.
‘Il preside si avvicinò tenendo Laura sempre per il guinzaglio, seguito dagli sguardi incuriositi degli altri clienti.
‘ti piace ‘ le chiese stirando la stoffa ed appoggiando l’abito su di lei come se ne stesse valutando le misure. In confronto l’abito che il primo cliente le aveva scelto era un vestito per educande. Se l’avesse indossato sarebbe stato ancor peggio di essere nuda. Ovvio che Laura non rispose.
‘ho sentito che sei una professoressa in cerca di avventura ‘ continuava Giovanni – non credo che sei del mio istituto , una troia come te non mi sarebbe sfuggita, comunque se vuoi chiedere il trasferimento, ti
aspetto a braccia aperte, non ti preoccupare con ma non ti annoieresti altro che questo cornuto di tuo marito’ battendomi una mano sulle spalle a mo’ di compare e scoppiando in una risata da scherno, seguito da tutti i presenti. Io rimasi imbambolato, forse aveva ragione guarda come ho ridotto mia moglie, sono senza dignità.
Il commesso mi prese in disparte ‘è perfetto, non trovi, fra poco chiudiamo tu per non dare nell’occhio però dovresti uscire con gli altri e raggiungermi dopo io intanto la preparo la tua mogliettina per la sfilata con quel abitino poi ci fermiamo a fare qualche scatto per il mio locale. Ovviamente è per darvi una mano’..’
Quella proposta mi sconvolse mi stava dicendo che in cambio del suo silenzio voleva usare Laura come pubblicità al suo sexy shop. Come avrei potuto accettare, ma il rischio di sputtanare Laura era troppo grande. Senza neppure aspettare il mio consenso.
‘Bene ‘disse ad alta voce ‘ visto che è quasi ora di chiusura, prima di farvi uscire vi posso offrire liberamente un anticipo della futura schiava del locale’.
Io trasalii, altra doccia fredda, altro cambiamento di programma, ma come non aveva detto che si stava per chiudere, di nuovo mi colse alla sprovvista, cosa vuole ancora fare ? Non sapevo cosa dire né tanto meno come comportarmi. La successione dei fatti fu troppo rapida per dare una spiegazione della mia passività, e forse il ricatto del commesso bastò per convincere Laura a non reagire. La prese per il collare e la trascinò in centro al negozio. Lei camminava a piccoli passi per il precario equilibrio che cercava di mantenere sulle scarpe con quei tacchi a spillo. Strinse la cima del cappuccio con una mano come se glielo volesse togliere. Mi sorpresi, malgrado la situazione stesse degenerando, provavo ancora una perversa eccitazione per la paura che la potesse smascherare di fronte al preside dell’istituto dove lavorava. Poi si fermò. Si girò verso uno scaffale e prese tra le mani un frustino. La situazione stava prendendo una piega che non era quella che avrei voluto e mi convinsi che non potevo più starmene li ad osservare senza dire nulla, dovevo tentare di fare qualcosa.
‘non possiamo ‘ usai il plurale cercando di coinvolgere anche gli altri presenti ‘ permetterle di fare del male ad una donna’.
Il commesso facendo vibrare il frustino alzò irritato il tono della voce ‘semmai una schiava, l’hai portata qua apposta per farle provare il piacere della sottomissione ‘ disse con fare sornione e continuò ‘ e non potrei deluderti’.
Così dicendo appoggiò il frustino sulla schiena di Laura disegnandone le curve ed una volta sul culo lo picchiettò leggermente facendo sobbalzare Laura che senza via di fuga si lasciò fare. ‘Un culo così soffice sembra fatto apposta per essere violato, ma non farei mai qualcosa senza il tuo consenso’
Sempre con il frustino come fosse una prolunga della sua mano scivolò lungo il bordo dello spolverino alzandolo leggermente ‘e tu non hai niente in contrario che io possa fare di te quello che voglio?’,
Restai sconcertato nel vedere Laura muovere il capo con un cenno di consenso. Mi resi conto che sarebbe bastato poco per sfilarle il cappuccio e mostrarla, ma liberandole un polso da una manetta pensai che fosse finalmente la fine della messa in scena e di questa maledetta serata.
‘togli il cappotto’ riprese severamente.
Una piccola scossa al cappuccio e bastò a far sobbalzare Laura . Io restai imbambolato, non può parlare sul serio mi dissi sta soltanto un’altra volta giocando con i nostri nervi. Lui continuava però a tenerla per il cappuccio mentre lei restava con le mani abbandonate lungo i fianchi. Si passò le mani sui bottoni dello spolverino. Quello che stava per iniziare a fare era la realizzazione delle nostre fantasie, però non così non davanti ad una persona che la conosceva benissimo a questo non ci saremmo mai arrivati nemmeno nei nostri sogni. Che conoscente poi, l’uomo che lei più odiava e detestava, infatti la sua vergogna era più forte della sua volontà e della paura di quello che avrebbe fatto il commesso con la mano che teneva i cappuccio. La vidi fermarsi e la sentii sussurrare appena al commesso con voce rotta dalla lacrime’ non ci riesco, la prego’.
Questo non la restò neppure ad ascoltare e rivolgendosi al preside ‘ha voglia di aiutare la professoressa a slacciarsi il cappotto’?
Non se lo fece ripetere e scattò davanti a lei. Laura cercò di fermargli le mani ed il sadico commesso fece scivolare di poco il cappuccio verso l’alto. La scelta era evidente, abbandonarsi alle mani del preside alla scoperta del suo corpo nudo o tirarsi il cappuccio verso il basso. Laura si tirò il cappuccio verso il basso lasciando così campo libero alle mani avide del preside che completassero l’opera. Difronte al corpo nudo di Laura si spostò indietro per ammirarlo. Il commesso strattonò il cappuccio chiedendo a mia moglie di sfilarsi interamente lo spolverino. Non potevo credere ai miei occhi. Ormai obbligata Laura si sfilò lo spolverino. Era nuda, volgare su quelle scarpe a trampolo calze nere e reggicalze, umiliata dalla presenza del suo preside ,una preda che la mia passività e incoscienza aveva permesso venisse offerta in pasto agli avventori di quel locale. Il collare, il guinzaglio erano la dimostrazione della sua totale sottomissione. Il commesso gettò la giacca per terra, le prese il polso libero e senza trovare nessuna difficoltà lo riammanettò dietro la schiena. Era scossa da brividi di paura e vergogna, le tette sode ed i capezzoli retti. Il commesso mollò la presa dal suo cappuccio lasciandola in mezzo al locale esposta in quel modo così volgare. Di nuovo la mia perversione ebbe il sopravvento sul terrore di essere scoperti e mi rimisi a fotografarla, possibile che fossi così egoista fregandomi di quello che doveva subire mia moglie, contemporaneamente il preside fece altrettanto con il suo cellulare.
‘la mando su you tube ‘ e mentre filmava le gridò ‘ girati lentamente che voglio filmare anche il tuo bel culo’. Laura inebetita ed incapace di reagire iniziò a ruotare lentamente esponendosi alla vista a 360 gradi. Ero schioccato pensando a quelle immagini che avrebbero girato liberamente. A questa atmosfera il commesso aggiunse anche una musichetta di sottofondo, beh chiamarla musica era eccessivo, diciamo una sorta di new age condita da gemiti di piacere che completò accendendo i monitor negli angoli del locale che riprendevano però l’interno. ‘Guardatela potremmo fare un film dal titolo la schiava del sexy shop’ rise il commesso ‘le telecamere registrano anche’ e capii la squallida realtà di mia moglie nuda esibita in un sexy shop e come la situazione era ormai completamente fuori dal mio controllo. Nuda, incatenata con una tenuta da troia a sollazzare i clienti. Non potevo reagire visto come erano andate le cose e restai inerme ad assistere al seguito chiedendomi se alla fine quel criminale del commesso avesse avuto un po’ di pietà con noi.
Invece quel figlio di puttana imperterrito continuava a infierire su una donna
inerme e indifesa come era laura. Spinse Laura contro Giovanni ‘Fra poco chiudo , ma puoi ballare con lei tenendotela stretta .Senza sciuparla -sorrise- per ora lasciali solo il cappuccio, vediamo come si comporta, puoi però baciarla attraverso il foro che le lascia libere le labbra’.
Sobbalzai. Era troppo, non volevo ma niente ormai avrebbe potuto impedire che Laura si sottomettesse a quella richiesta. L’umo non se lo fece ripetere due volte. Abbracciò la professoressa e tenendola stretta con le mani salde sul suo culo si incollò contro Laura iniziando a cercare la bocca. Senza un cenno di ribellione Laura si adattò alla situazione lasciandosi baciare. Uno dei vecchi che la circondavano non voleva essere da meno, con la bava alla bocca abbracciò la mia donna da dietro . La tenevano a sandwich . Il primo continuava a baciarla mentre lei si lasciava fare. Vidi le mani ossute di quello dietro passare davanti ed iniziare a stringerle le tette e poi scivolare lungo i fianchi con una mano e scomparire accompagnato da un gemito di Laura che ora era non solo baciata e violata dalla lingua del preside ma anche accarezzata intimamente dalla mano dell’anziano. Giovanni si fermò quasi a prendere fiato ne approfittò sostituendosi subito quello dietro che si sostituì a lui. Ora anche l’altro disponeva della bocca di Laura faceva uscire dalla bocca sdentata una lingua serpeggiando che andava ad intrufolarsi tra le labbra di Laura scavando in modo schifoso nella bocca di mia moglie. .
Il commesso però riprese l’iniziativa interrompendo quell’abuso a cui mia moglie involontariamente aveva dato la sua disponibilità.
‘scusate ma ora devo chiudere e la mia schiavetta deve andare via’.
Gli altri clienti che stavano attorno a campanello si fecero avanti ‘scusa e noi?’.
Il commesso sorrise e lasciò cadere il guinzaglio e spinse Laura verso i restanti. Tenendola per il cappuccio, quasi a ricordarle che il suo anonimato dipendeva dalla sua sottomissione, si lasciò avvicinare e si lasciò baciare uno alla volta da tutti i rimanenti. Pensai al disgusto che Laura stava per provare, vidi però che i capezzoli tesi sembravano voler dire il contrario, mi vergognavo di averlo pensato questa mia osservazione fuori luogo, era soltanto un modo per giustificarmi da quello che stavo obbligando a fare alla mia donna. Il preside vedendola avvinghiata, bloccata dalle braccia e mani di chi ancora chiedeva la sua parte rapidamente e senza che nessuno riuscisse a fermarlo le infilò una mano in mezzo alle gambe spingendola a dondolarsi verso di lui in un equilibrio instabile sulle scarpe tacco dodici ammanettata dietro la schiena. Vedevo mia moglie, la seria professoressa abbandonata nelle mani del suo preside godere ignobilmente delle sue carezze abbandonata ad un altro laido bacio. Improvvisamente stacco la sua bocca da quella di Laura e con una mano le agguantò una tetta stringendola in modo da lasciare intravedere solo il capezzolo, tanto la sua mano era grande da avvolgere l’intera tetta , appoggiò le labbra ed iniziò a succhiarlo avidamente .
Laura era completamente in suo potere.
Il commesso mi si affiancò ‘non immaginavo che fosse così troia tua moglie. Ora sarebbe proprio il momento che il tizio da cui non vuole farsi vedere la possa finalmente riconoscere.’.
Le voleva togliere il cappuccio. Lo supplicai di non farlo. Mi sorrise, si diresse verso Laura e sottraendola alla libidine del preside la trascinò con il guinzaglio davanti a me.
Mi invitò a baciarla ‘puoi baciarla anche tu ‘ e restando dietro di lei le sollevò le tette iniziando a giocare con i capezzoli pizzicandoli. Mi spinse Laura contro. Con quei tacchi era alta come me. Facendosi sentire dagli altri che erano restati fermi ai loro posti qualche metro da noi le disse ad alta voce ‘bacia anche lui e dopo ci mettiamo l’abitino che ti facci sfilare. ‘ Indicò il microscopico ed indecente abito che avrebbe dovuto indossare.
Laura mi avvicinò le labbra attraverso il foro della stoffa appoggiandole alle mie . Ero tanto eccitato, pensandola vestita con quei pochi centimetri di stoffa, da non riuscire a fare altro, sfiorai la stoffa del cappuccio, umida della saliva degli altri che prima di me avevano goduto della sua disponibilità , e le nostre lingue si unirono. Il commesso la strinse in vita e continuò a bassa voce facendosi sentire solo da noi ‘sei nata per fare la troia e credo che puoi fare di più quindi se non vuoi che ti tolga il cappuccio prima di lasciarti andare vestita da troia ci regali qualcos’altro’.
Me la sentii quasi strappare ,il commesso la girò offrendola ancora una volta alla vista di tutti che invitò a mettersi in cerchio attorno a Laura e chiese anche a me di fare altrettanto, mentre lui si spostò ed appoggiandosi contro il muro mi chiese la digitale. Ci eravamo messi tutti intorno alla mia donna e lui iniziò fare delle foto. Ormai si poteva permettere ogni cosa né io né Laura avevamo i mezzi per fermarlo. L’atmosfera quasi irreale e la musica di sottofondo fatta di gemiti e sospiri. Non so chi fu il primo ad allungare le mani verso Laura ma subito dopo gli altri fecero altrettanto ed il suo corpo restò offerto a quelle volgari toccate prima veloci e poi sempre più insistenti. Via via ai risolini si aggiungevano commenti volgari su quanto fosse puttana.
Le mani come dei tentacoli viscidi di una piovra violavano completamente il corpo di Laura. Non riuscii a trattenermi ed accarezzandola pure io la sentivo fremere e non riuscivo ad immaginare cosa avesse il sopravvento su di lei se la vergogna, l’eccitazione, la paura di essere scoperta dal suo preside incatenata ed offerta così laidamente. Immaginai solo per un attimo cosa ne sarebbe stato della sua reputazione se le avessero tolto il cappuccio. Quella paura divenne reale quando il preside avanzò la sua richiesta di vedere la faccia di una vaccona come lei.
Il commesso, dalla sua postazione contro il muro, le chiese di raggiungerlo. Laura si fece largo, quasi con sollievo dai suoi molestatori. Quando le fu vicino le passò una mano sul cappuccio e Laura restò immobile ormai sottomessa al suo destino. ‘In fondo tuo marito ti ha portata qua e mi ha detto di fare quello che voglio di te e tu hai rinunciato alla tua vita di signora tanto per bene per trasformarti in quello che sai fare troppo bene la puttana, non vedo perché continuare a restare mascherata’.
Le sollevò il cappuccio fino al mento e poi lentamente le scoprì le labbra.
Mi stava facendo venire i brividi. Laura si girò verso di me e vidi i suoi occhioni neri inumidirsi. Si stava sentendo persa. Ma non immaginavo fin dove la perversione del commesso potesse arrivare.
Tenendola per le braccia la aiutò ad inginocchiarsi davanti a lui e tenendola per la testa le spinse la faccia premendola contro i suoi pantaloni.
‘Senti come mi hai eccitato, adesso voglio che ci appoggi sopra le tue labbra’ Sentivo la tensione crescere nel locale tra tutti i presenti che ormai si aspettavano molto di più. Docilmente eseguì il suo ordine e capii che era l’inizio di un viaggio senza fine verso la sua perdizione assoluta.
Il commesso con una mano teneva la testa di Laura spinta su di se e con l’altra iniziò lentamente a far scivolare verso l’alto il suo cappuccio.
‘per concludere la serata vi lascio la signora a vostra disposizione , prima che se ne vada’ furono le parole del commesso che appoggiandosi al muro pigiò l’interruttore della luce. Solo la poca luce che filtrava dalla strada permetteva di delineare le figure tutte intorno a Laura inginocchiata come se aspettasse la sua esecuzione. Mi sentii picchiare la mano sulla spalla, il commesso pensai e ne ebbi la certezza quando mi prese la mano e mi passò quello che riconobbi immediatamente, il cappuccio.
Neppure il tempo di realizzare che riprese :’Non trovate che sia eccitante nella semioscurità ,una schiava tutta per voi, la sua bocca pronta ad accogliere le vostre mazze’. Nessuno si muoveva .’ Potrei accendere la luce ‘..’ un attimo di silenzio sufficiente a farmi trasecolare. Laura era lì in mezzo nuda incatenata insomma una troia in tutto e per tutto pronta ad essere utilizzata ed era a volto scoperto. Accendendo la luce sarebbe stata riconosciuta dal preside non osavo immaginare il seguito. ”.. così è meglio?’ Alzò la voce il commesso accendendo e spegnendo istantaneamente la luce. Laura mi restò impressa in quel lampo di luce, ma in quell’attimo non avrebbe mai potuto essere riconosciuto. Ma mi bastò per rendermi conto dello squallore della situazione in cui ci stavamo trovando. Poi tutto precipitò. Le ombre si avvicinavano a Laura con dei risolini fino vedere l’ombra di un sesso enorme drizzarsi davanti a lei ed una frase scontata e volgare ‘Succhialo puttana’. Riconobbi la voce di Giovanni e vidi il profilo di mi moglie diventare tutt’uno con quella volgare immagine. Non ci potevo credere. Gli stava facendo un pompino. Immaginai solo per un attimo la sua vergogna nell’essersi abbassata a tanto per giunta con una persona che conosceva e dal quale mai avrebbe accettato neppure un appuntamento per un aperitivo.
Fu una sofferenza vederla a sottostare senza possibilità di fuga ad un rapporto orale con quella persona, ma peggio vederla a continuare senza ritegno fino al punto in cui l’ombra delle grosse mani dell’uomo le strinsero il capo obbligandola a non abbandonare il contatto. Laura tossì e capii che quasi sicuramente gli fosse venuto in bocca. Lei così schifiltosa che solo la sera prima aveva provato per la prima volta a prenderlo in bocca ma si era rifiutata di accogliere il mio seme ora era stata costretta ad assaggiare quello del suo odiato preside. Neppure il tempo di rimettersi ed un’altra ombra aspettava il suo turno. Dal vociare uno dei vecchi, quello che le ha offerto il primo vestito, ma non durò molto quasi un’eiaculazione precoce e lei che si staccò rapidamente evitando forse che questo le scaricasse il suo sperma in gola. Con celerità fu sostituito da un’altra ombra, il secondo anziano sicuramente.
‘fai pure ‘ disse il commesso ‘ dimmi se non riesci a venirle in bocca perché dopo dovrò decidere se accendere la luce per vedere se hai fatto un disastro per terra’.
Il messaggio era chiaro e terribile o ingoiava tutto o la sputtanava di fronte a tutti accendendo la luce. Il rapporto durò più a lungo. In quella atmosfera irreale sentivamo Laura succhiare ed una leggera lamentela di piacere dell’uomo. Un’altra ombra però si era inginocchiata dietro di lei e chiaramente si poteva vedere la silhouette delle sue mani allungarsi sul corpo di mia moglie scivolare sulle tette e giù sul suo culo e quasi sicuramente sul sesso. Poi un piccolo urlo di piacere del vecchiaccio e il viso di Laura restare incollato al sesso accogliendo e deglutendo il suo sperma ma con un verso soffocato di piacere in gola. Il commesso mi spinse in avanti ‘è il tuo turno’.
Mentre mi avvicinavo la sentivo gemere sotto le carezze di quello che si era messo in ginocchio. Ora ero davanti a lei. La passione delle carezze di quello a terra la spingeva in avanti verso di me. Ero perplesso ma eccitato. Nessuna vergogna tanto le luci erano spente, riuscivo a scorgere la sua immagine nel semibuio.
Malgrado tutta la situazione odiosa attorno a noi non mi trattenni e così abbassai la cerniera dei pantaloni, lo sapevo il commesso ci voleva umiliare fini alla fine, davanti a tutti, la coppia perfetta con la moglie perfetta che si comporta come le ultime puttane sotto gli occhi del marito che ne gode.
Il massimo della perversione che autorizza tutti i presenti ad approfittarne a loro piacimento.
Però ancora una volta l’eccitazione prevalse sulla ragione, mi presi il sesso tra le mani facendolo uscire dai boxer e senza pudore lo avvicinai al volto di Laura. Sentii le sue labbra entrare in contatto e la sua lingua scivolare sull’asta rigida, leccarla come una professionista facendomi morire dal desiderio. Non potevo credere che fosse mia moglie e di come si stesse trasformando. Allo stesso modo provai una forte scossa quando, come se l’avesse fatto da sempre, baciò il glande e dopo avergli passato la lingua intorno con una professionalità che non avrei mai immaginato, lo avvolse facendoselo scivolare in bocca. Mi stava facendo godere ma allo stesso tempo morire di gelosia sapendo che lo stesso servizio l’aveva riservato anche al preside. Pensai a cosa avesse provato vedendosi abbassata a tanto orrore ma non aveva altra scelta nel timore che il commesso riaccendesse le luci.
Mi stavo facendo succhiare senza vergogna davanti a tutti da mia moglie in un sexy shop ma mi eccitava di più saperla in quello stato di servilismo sessuale offerta a sconosciuti . Ed immaginavo anche quanto si sentisse umiliata di quella situazione che partendo per gioco ci era poi sfuggita di mano. Con la voglia che cresceva e la curiosità di sapere se sarebbe arrivata anche ad ingoiare il mio sperma, non riuscii a raggiungere l’orgasmo perché il commesso, per dispetto, per la seconda volta mi strappò via mia moglie facendomi mancare il piacere che agli altri non era stato negato. Quel pezzo di merda lo faceva per dispetto e per deridermi lo avrei presso a calci ma in quel momento non mi era altro possibile che fare buon viso e cattivo gioco accettando anche le risati di scherno dei presenti.
‘Credo che per questa sera basti. Sei proprio una gran troia ti sei già gustata tre cazzi, un quarto mi sembra troppo, non vorrei ci prendessi gusto’
Si accucciò e vidi che anche Laura scivolava verso il basso trattenuta dal commesso che la portò a trovarsi appoggiata al pavimento con il busto le tette al suolo ed il volto quasi davanti ai miei piedi.
Cercai di inchinarmi per sollevarla, ma il commesso mi fermò.
‘No’. Aspetta il bello viene adesso..’
Accese una torcia elettrica che con un piccolo fascio luminoso azzurro le inquadrò il culo. Panico per la paura che potesse, anche se colorato, illuminarle il volto e lasciarla riconoscere. Ma a dominare la scena vedevamo solo il suo culo sporto per aria, inginocchiata con i capelli sciolti le coprivano il volto appoggiato al suolo. Giocava con il raggio di luce scorrendolo sul suo corpo, mi passò la torcia elettrica e mi chiese di illuminarle per bene il culo. Succube ubbidii ed era come se fossi io stesso ad offrire il culo di Laura al piacere di tutti. Senza vergogna sentivo il mio cazzo premere e crescere ancora di più quando il commesso iniziò a cospargere il buchetto di Laura con una crema. Lei fremeva di paura e cercava di assecondare i movimenti. Fu un lavoro di pochi minuti. Si rivolse ad uno dei presenti e poi si alzò mettendosi al mio fianco. Mi rubò la torcia e nuovamente la fece ruotare su Laura che come una cagnetta ubbidiente muoveva ancora il culo quasi cercasse quelle carezze che non le venivano più date.
Mi passò qualcosa tra le mani e lo illuminò : un profilattico .
‘per l’ultima parte dello spettacolo ‘. Restai come un ebete con in mano il profilattico sentendo la voce del commesso che ci invitava a mettercelo. Il vociare degli altri presente mi fu sufficiente a capire che aveva consegnato anche a loro lo stesso oggetto. Se aveva passato parte del tempo a lubrificarle il suo buchetto mi fu facile pensare che ora la volesse offrire ad una sodomia di gruppo. Quella scelta di offrirla in modo così degradante a degli sconosciuti mi squassò dentro ma non riuscii a frenare la mia eccitazione e mi infilai velocemente il profilattico. All’ombra a cui aveva affidato il compito di accarezzare Laura mentre mi stava succhiando, consegnò qualcos’altro. Un attimo dopo il commesso con la torcia elettrica illuminava nuovamente il culo di mia moglie e solo allora capii che cosa fosse stato consegnato a quell’individuo. Una coda di crine che terminava con un una piccola sfera. L’uso fu subito evidente. Il suo aguzzino glielo faceva scorrere lentamente tra i due glutei e poi lentamente iniziò a forzare il suo buchetto lentamente con un movimento avanti e indietro spingendolo di volta in volta sempre più in profondità finché con un gemito di dolore ‘Uuuhhhuuuuhhhhhh ‘di Laura si capii che lo aveva spinto a fondo lasciando sporgere solo la coda di crine.
Quale umiliante trasformazione . Laura trasformata nella cagnolina del locale.
Ancora quel diabolico commesso si avvicinò a Laura, sentii il click metallico delle manette e lei che veniva spinta a cambiare posizione mettendosi a gattoni. Quel maledetto ci stava offrendo lo spettacolo del degrado di mia moglie. Le parole del commesso divennero volgari forse volutamente per accentuare quel clima in cui una donna descritta come una seria professionista era stata portata a tanto. Non riuscii a trattenermi dal prendermi il sesso tra le mani e sentire uscire tutto il fiotto che invase il serbatoio del profilattico. Tutti si erano goduti quell’esibizione come in un peep show e tutti come dei bravi pierini avevano seguito gli ordini del commesso che invitò a non buttare i profilattici.
a sorpresa come una stilettata, la luce accecante del locale venne riaccesa . Laura era senza cappuccio sarebbe stata riconosciuta.

Ma ancora una volta le aveva coperto il volto, questa volta con una maschera con le sembianze di un cane. Lei era a gattoni ed il commesso la teneva per il guinzaglio. La tirò per il guinzaglio e si avvicinò all’uscita del locale ‘Portiamo la nostra cagnetta a fare un giro dell’isolato?’
Il commesso si incamminò . Laura sembrava impiantata. Il guinzaglio si tese nonostante il commesso lo avesse di nuovo strattonato. Era una situazione irreale, ridicola persino. Attorno ad una donna nuda trasformata in una docile e sottomessa cagnetta, quattro uomini che tenevano tra le mani un profilattico riempito dei loro semi quasi un messaggio ‘ godetevi la visione della troietta ma non toccatela’.
Il commesso fece un passo indietro verso Laura . ‘Forse è eccessivo uscire per strada, hai ragione, quindi ci divertiamo con te qua dentro e ti lasci fotografare senza quella stupida maschera’.
Si abbassò verso di lei che si portò le mani verso la maschera.
‘Capisco ‘ fu la parola del commesso – preferisci uscire ‘ lasciò il guinzaglio per terra e si avvicinò alla porta ‘ Allora da brava cagnolina prendi in bocca il guinzaglio senza usare le mani , e scodinzolando vieni qua dal tuo padrone’
Quel termine usato così freddamente mi trapassò. Non potevo crederci ma Laura, la seria professoressa trattata come una cagna davanti al suo preside era ancora una volta senza via di fuga.
Fu estremamente avvilente vedere mia moglie abbassare il viso a terra e prendere in bocca il guinzaglio. La voce del commesso divenne autoritaria ‘ Se vuoi veramente uscire scodinzoli e vieni qua strusciandoti ai miei piedi e mi fai capire che ti devo portare fuori’.
Laura ormai schiava della situazione gattonando si diresse verso di lui movendo volgarmente il culo facendo in modo che la coda ciondolasse. Lo raggiunse, restò immobile facendomi quasi compassione. Lui le prese il guinzaglio dalla bocca.
Le accarezzò la testa e scivolò lungo la schiena come se fosse veramente la sua cagnolina : ‘cosa vuoi, restiamo in casa? o vuoi uscire ? cosa fa una brava cagnetta per chiedere qualcosa al suo padrone?’
Laura vergognosamente si rimise a scodinzolare ondeggiando il suo culo con quella coda impiantata dentro e ignobilmente strusciò il suo corpo sulle gambe del suo neo padrone. Il commesso spalancò la porta. La strada si mostrò nello squallore di una via di periferia per fortuna poco illuminata se non dal neon del sexy shop. Ci fece segno di precederlo e tutti uscimmo. Dopo di noi lui ed infine al suo guinzaglio sempre a gattoni Laura.
Era inimmaginabile che la sera finisse così.
La porta del sexy shop si chiuse e quindi anche la sua unica via di fuga. La vedemmo muoversi lentamente in quel suo supplizio obbligato. Integralmente nuda solo con calze e reggicalze ed un dildo a coda infilato nel culo. Si muoveva con la testa bassa seguendo il suo padrone sul marciapiede. Solo dietro l’angolo la strada diventava più larga aprendosi in un vialone. A quel punto il commesso si fermò facendo in modo che quella donna sottomessa ai suoi piedi potesse venir illuminata dai fari delle eventuali auto in transito. Assistemmo anche a quell’esibizione obbligata di mia moglie. Non pago evidentemente, le slacciò il moschettone del guinzaglio e le chiese di mettersi in ginocchio davanti a lui mostrando il suo corpo verso la strada. Se fosse solo vergogna mi chiesi come mai i suoi capezzoli sembravano tanto tesi. Solo ad un auto che lampeggiò Laura tentò una timida reazione cercando di coprirsi il sesso con le mani.
Ma il momento più hard della serata non era ancora giunto. Il commesso le chiese di aprire le mani e porgerle a lui tenendole unite.
”.. ora ognuno di voi potrà versare sulle sue mani il contenuto del vostro profilattico’
Che strana richiesta, umiliante per mia moglie , ma senza alcun senso per noi e pensai che come me, anche gli altri avevano ricominciato a sentire il loro sesso crescere, ci saremmo aspettati altro. Tuttavia, incuriositi, partecipammo tutti a quella pantomima versando sulle mani di Laura il contenuto del profilattico. La spiegazione del commesso fu semplice ‘all’interno del mio locale sarebbe stato difficile vedere il bel visino di questa puttana imbrattato di sperma, qui è più semplice ‘
Ora Laura tremava e si sarebbe sentita ancora di più oltraggiata mostrandosi così volgare esibendo ogni sua nudità con le mani unite a coppa piene di sperma.
‘io credo che tutti vorrebbero vedere il tuo volto tanto quanto tu vorresti tenerlo coperto. Così se io ti togliessi ora la maschera l’unico mezzo per coprirti il volto ed evitare che domani per strada potresti essere riconosciuta, sarebbe quello di coprirti la faccia con le tue mani.’
Nessuno di noi riuscì a realizzare la perfidia del commesso che tolse subito dopo la maschera a Laura. Sapendo di non avere scelta istintivamente si coprì il volto con le mani imbrattandosi completamente di sperma. Il commesso la trascinò in piedi e offrendola interamente alla nostra vista ci chiese se avevamo gustato il modo con cui aveva iniziato alla depravazione quella signora professoressa .
‘Mi era parso di capire che fosse tua moglie’ mi chiese il vecchio che aveva offerto a Laura ,all’inizio della serata, la prova di abiti indecenti.
Restai senza parole mentre alcune auto che passavano occasionalmente permettevano di goderci l’immagine di Laura tette e figa esposte al ludibrio pubblico mentre con le mani impiastrate di sperma continuava a coprirsi il volto.
‘Non è il primo né l’ultimo che mi porta la moglie al mio sexy shop, ma non capita spesso di trovare una donna così pronta ad essere trasformata tanto velocemente. La serata è conclusa io a la professoressa ce ne ritorniamo al mio sexy shop per ripulirsi..’
Restai senza parole. Il commesso ordinò a Laura di ritornare al negozio. Lei senza dire altro si voltò e ritornò sui suoi passi dirigendosi verso quel locale dove un’ora prima non avrebbe voluto entrare vestita ma che ora sicuramente non vedeva l’ora di poterci riemettere piede. La guardammo ammirando il suo culo e le meravigliose gambe slanciarsi sopra quei trampoli.
Ed io che potevo fare? Avrei dovuto dare credito al racconto del commesso e facendo finta di andarmene come tutti e me ne sarei ritornato poco dopo per cercare di riprenderla ovviamente non prima di aver permesso al bastardo di fotografarla per il suo locale vestita con quell’abitino che lei non avrebbe mai indossato. Rabbrividii.
‘Proprio una bella troia ‘ esclamò il preside riportandomi alla realtà ‘ è veramente una bocchinara coi fiocchi. Mi piacerebbe rincontrarla, abitate da queste parti?’ mi chiese quasi insistentemente.
Negai, ovviamente e ringraziai il cielo che la serata per loro fosse conclusa. Mi girai e li salutai. Raggiunsi in fretta la mia auto senza che mi potessero seguire. Ma ora avevo comunque un problema da risolvere, riuscire a ritornare dal commesso prima che quel bastardo cambiasse idea su Laura.
Salito in auto non riuscii a fare a meno di guardare il sedile dove all’inizio della serata Laura se ne stava seduta eccitata e timorosa. Avevo in testa la sua frase detta mentre stava godendo ‘sono la tua puttana capricciosa, puniscimi’.
L’avevo fatta scendere in quel sexy shop e già pensavo fosse stato un eccesso. Ora invece mi trovavo in auto solo e lei nuda inghiottita in quel negozio nelle mani di quel degenerato dopo che c’era mancato poco che anche il suo preside la riconoscesse.
Passai davanti al sexy shop qualche minuto dopo per riprendere mia moglie con me, ma il gruppetto che aveva goduto delle sue grazie era ancora fermo sulla parte opposta del marciapiede. Ripetei il passaggio una seconda volta e li vidi spostati davanti all’entrata del negozio. Ripassai più volte deciso e loro erano ancora lì che sbirciavano attraverso le due vetrine laterale cercando di carpire qualcosa all’interno. Incominciavo ad andare in ansia ed i minuti passavano. Quarantacinque interminabili minuti. Poi all’ennesimo passaggio erano scomparsi. Solo per un attimo mi sentii risollevato perché il pensiero che fossero rientrati mi fece rabbrividire.
Parcheggiai, raggiunsi l’entrata e suonai. Nessuna risposta. All’interno era tutto buio anche le vetrine con la lingerie esposta sui manichini erano spente non si intravede nessun movimento. Risuonai ma niente. Ormai ero nel panico completo pensando a quanto fossi stato stupido. Suonai ancora tenendo premuto il campanello e battendo i pugni contro il vetro della porta d’ingresso solo una voce sopra di me mi interruppe.
‘Fate silenzio bastaaaa’ a quest’ora anche quel posto da degenerati è chiuso , non vi vergognate andate a casa dalla famiglia altrimenti chiamo la polizia’
desolato mi spostai da sotto la finestra restando ancora per qualche minuto nei paraggi, sperando di vedere comparire mia moglie vestita di tutto punto come era abituato vederla, scoprendo così che si è trattato soltanto di un brutto sogno. Purtroppo i minuti passarono ma non fu così. Con occhi lucidi maledicendo mille volta la mia stupidità e il mio egoismo, mi incamminai verso la vettura in piena disperazione non sapendo cosa fare se chiamare a mia volta la polizia o vagare per la città senza meta in cerca die mia moglie. Da una serata allegra con un po’ di trasgressione fatta tra due amanti mi sono trovato pregare di ritrovare mia moglie in mano a un debosciato. Bravo mi dissi, proprio bravo meriti una medaglia quello del cornuto coglione.
continuando a maledirmi mi trovai davanti alla mia macchina, semi illuminata da un lampione nel parcheggio intravidi sul parabrezza una busta sembrava una multa, mancava solo quella per completare la serata si una multa per aver fatto prostituire la propria moglie, sorrisi in modo autoironico come per compatirmi ma più mi avvicinavo più si capiva che era qualcosa di altro.
era una busta con dentro qualcosa di solido la aprii e vidi la mia digitale che non riuscii a capire com’è che fosse finita lì, ma forse l’avevo dimenticata nel negozio dopo tutta quella tensione. Mi trovai tra le mani anche un pezzo di carta e la scritta, ‘come vedrai è bastato così poco per trasformare la tua mogliettina in una docile cagnetta che esegue tutto quello che le viene chiesto ‘ e sotto l’indicazione di dove raggiungerlo. Presi subito la digitale sempre più spaventato, ma allo stesso tempo di nuovo eccitato all’idea di vedere cosa conteneva .
Scorsi le foto della serata fino ad arrivare alla successione che non potevo aver scattato io. E fu un pugno nello stomaco. Un primo piano del volto di mia moglie completamente impiastrato lucido di sperma che le colava ovunque, il risultato del suo portarsi al volto le mani piene dello sperma di tutti noi, la lingua fuori dalla labbra come a fare la linguaccia invece faceva vedere che era piena di sborra. La foto successiva sempre un suo primo piano gli ombretti che colavano trasformavano il volto in una patetica maschera involgarita dalla smorfia che faceva prendendo tra le labbra un fallo artificiale. Scatto successivo e ulteriore colpo. Il fallo era sostituito da un sesso al naturale. Trattata peggio dell’ultima delle puttane ma non era ancora finito perché nel seguito una mano teneva il cazzo che stava eiaculando proprio sulle labbra di Laura. Sconvolto, eccitato, geloso, incazzato non c’era sentimento che non provassi. Altra foto e lei a gattoni con qualcuno che le toglieva la coda dal culo ed in sequenza gli scatti che mostravano la stessa mano che avvicinava il dildo alla sua bocca, ancora lei che sembrava ribellarsi ed infine il dildo che era passato dal suo culo le era stato messo in bocca. E mentre lei era in quella posa sottomessa la persona si stava inginocchiando dietro con i pantaloni abbassati. Passai all’immagine successiva con la speranza che non fosse l’antefatto di quanto immaginassi. Con raccapriccio invece vidi l’ultimo atto del suo degrado vedendo la persona dietro di lei che la stava sodomizzando.
Con quelle foto stavo assistendo alla sua depravazione a quello che non avrei mai immaginato neppure nelle nostre fantasie più spinte. Come poteva lasciarsi trattare in quel modo? Che domande ce l’avevo portata io e lei ora sapeva che non aveva altra scelta, per salvare la sua immagine aveva accettato di diventare un oggetto sessuale. Ma non bastava, le immagini non erano finite.
Ciliegina, la foto successiva mi disturbò ancora di più di quanto potessi esserlo stato nel vederla sodomizzata, non era un atto sessuale quello che stavo vedendo eppure la foto era ancor più eloquente. Aldo che dietro di lei le arpionava le tette spingendole verso l’alto come se le volesse mettere in risalto. Il click successivo il suo primo piano che mostravano un trucco da battona : occhi cerchiati da un ombretto nero labbra lucide di un rosso vermiglio. Con ansia feci scorrere le altre foto. L’abito che le aveva promesso era riuscito a farglielo indossare. Sconcia, volgare, inimmaginabile che fino a qualche ora prima che mia moglie si potesse conciare in quel modo. Lo scatto era però in modalità video camera che la inquadrò con dovizia di particolari: un corpetto bianco che stringeva la vita e volgarmente un reggiseno nero che sotto l’abito finiva per essere ancor più evidente e volgare, finiva con due coppe che a fatica contenevano le tette sparate verso l’alto lasciando intravedere l’areola dei capezzoli. In basso la gonna con due cortissime balze che sfioravano il bordo delle calze.
Un comando quasi inudibile ‘girati e piegati’ . Laura ruotò e si piegò in avanti abbastanza per mostrare come sarebbe stato sufficiente un minimo movimento per scoprirla e ovviamente per mostrare che sotto l’abito non indossava nulla.
Un’altra serie di riprese mentre indossava un perizoma nero semitrasparente. La solita voce: ‘ora ti porto sulla strada battere vestita così’.
Un suo primo piano ed una sua supplica ‘no, vi prego mi vergogno’ .
Alcune risate senza capire il senso. Solo qualcosa come ‘ certo ti serve qualcosa di più adatto’ poi un ordine chiaro ‘spogliati’ e lei che sottomessa abbassava l’abito. Poi altre due foto una che vista davanti e l’altra da dietro. Reggiseno a balconcino e perizoma calze nere e reggicalze. Alla fine un’altra ripresa. Le passano una piccola confezione. Laura guardò l’immagine sulla scatola. Aldo la abbracciò tenendola da dietro le scoprì completamente un seno, prese il capezzolo tra le due dita e con la mano libera scivolò dentro il suo ridottissimo perizoma.
Era ridotta a tanto da non sapersi ribellare e lo spettacolo di tanta sottomissione non riusciva a lasciarmi indifferente. Appoggiò le sue labbra all’orecchio di Laura, mordicchiando il lobo. La vidi fremere chiudere gli occhi. Le stava sussurrando qualcosa all’orecchio .
Laura spalancò gli occhi . Lui continuava a tenerla imprigionata accarezzandole il sesso e sorreggendo con l’altra mano la tetta come la volesse esibire sfacciatamente. Con voce secca e autoritaria gridò ‘ripeti’.
‘ grazie per offrirmi un abito adatto per uscire con voi a battere’.
La ripresa si interruppe.
Ero curioso di capire quale abito le avesse scelto.
Schiacciai il pulsante. No non poteva chiederle una cosa del genere. Laura indossava un babydoll di pizzo che le arrivava a mezza coscia, per giunta con uno spacchetto di lato. Si vedeva cosa indossava, calze e reggicalze, perizoma che già nella foto lasciava intravedere il sesso. Il reggiseno a balconcino ed i capezzoli quasi liberi. Un’ altra foto per permettere la visione anche da dietro, con il suo culo completamente in mostra. Scatto successivo Laura con indosso il suo spolverino all’uscita del sexy shop.
Non c’erano altre foto. Un’ora in mano a quel debosciato e Laura era stata completamente trasformata. Mi sentivo in colpa. L’avevo traghettata in una situazione in cui ora sarebbe stato difficile tornare indietro. Avrebbe potuto ribellarsi soprattutto quando nessuno avrebbe poi potuto riconoscerla, ma non l’aveva fatto anzi aveva accettato quell’umiliante cammino; aveva assecondato le voglie sessuali del commesso aveva assaggiato lo sperma e non si era ribellata quando l’aveva sodomizzata. Ma non poteva averlo fatto volontariamente. Il prezzo da pagare per il silenzio era aumentato. La cagnetta di Aldo ormai era quello, quella sera l’avrebbe portata ad esibirsi in quella sconcia tenuta chissà dove. Ripassai velocemente le foto senza potermene capacitare. Quelle che le avevo scattato io erano decisamente caste in confronto. Ma soprattutto ci eravamo divertiti dentro casa nostra. Ora era diverso. Usciva dal sexy shop di Aldo sicuramente più vestita di quanto non l’avessi portata io quella sera la dentro, ma ora sapeva che quando avrebbe dovuto togliersi il suo soprabito della sua seria e rispettabile dignità di severa professoressa non sarebbe restato più nulla.
Partii alla ricerca della via che mi era stata indicata. Era un poco decentrata.
L’auto davanti a me inchiodò improvvisamente e ci mancò poco che non la tamponassi. Incazzato sparai un colpo di claxon, questo sgommò allontanandosi. Capii solo un attimo dopo il perché, quando nel andarsene abbagliò una donna, probabilmente una puttana, accostata al bordo della strada. Restai a gustarmi lo spettacolo pure io. Una volgare puttana con un soprabitino rosso, forse di lattex, slacciato, che le arrivava a metà coscia lasciando calze e reggicalze in bella mostra.
Sotto un babydoll di pizzo e ma’.. porca puttana era Laura. Accostai e scesi repentinamente.
‘ma cosa fai, sei ammattita?’ le gridai.
Mi inveii contro.
‘brutto stronzo tu e i tuoi giochetti. Sarai contento era quello che volevi.’
Le chiesi di smetterla , di risalire in auto che ce ne saremmo tornati a casa. ‘Credi che mi stia divertendo? Non posso fare diversamente. Ti ho supplicato la dentro di aiutarmi e di trovare una via di fuga, tu no, Ed io stupida a venirti dietro e poi mi sono trovata con questo al collo ‘ si tirò il collare al collo – senza che tu dicessi niente’
Non riuscivo a dire nulla. Ero confuso eppure allo stesso tempo eccitato nel vedermela davanti in mezzo ad una strada ad atteggiarsi come una puttana.
‘Te la sei portata dietro quella maledetta digitale?’ mi chiese.
Risposi affermativamente.
‘E’ una vita che ti aspetto qui ed ora sai cosa vuole che faccia?’
Scossi la testa . Mi raccontò le richieste che Aldo le aveva avanzato: avrebbe dovuto rimettersi a passeggiare cercando di adescare qualcuno mentre io dovevo restarmene lì e fotografare le sue performance. Avrei dovuto fotografarla mentre mostrava ai passanti le sue grazie fino a salire su un’auto. Ed ancora alla fine dopo essersi prostituita mentre scendeva mostrando un profilattico colmo che avrebbe testimoniato il suo prostituirsi. In questo modo lei sarebbe stata completamente nelle mani del suo padrone.
‘non ci penso nemmeno, ora ce ne torniamo a casa e tutto finisce lì’ dissi con piglio deciso.
‘e domani Aldo ‘ si fermò si guardò intorno e riprese ‘ il mio padrone mostra le foto a tutti quelli che mi conoscono’
Mi aveva sconcertato quel termine detto da lei per la prima volta.
‘ma cosa stai dicendo’ la ripresi ‘non è il padrone di nessuno e tanto meno di te’.
Mi spiega che potrebbe essere lì a spiarla e che le aveva imposto di chiamarlo sempre così.
‘Hai capito, p a d r o n e. ‘ scandì la parola ‘ sono una sua cosa e non si può fare diversamente’
Restai ancora senza parole.
‘allora che cosa si prova a sapere che tua moglie è la schiava di un padrone che le chiede di prostituirsi e per umiliarla ancora di più le chiede di farlo davanti a te ?’
‘ non posso credere che tu stia facendo sul serio’.
Ma lei mi girò le spalle ‘arriva un’auto, dai scatta quelle dannate foto’. Si mise sul bordo del marciapiede e riaprì il soprabito in offrendosi alla vista dell’auto. Mio malgrado le scattai le foto che voleva mentre l’auto iniziava ad abbagliarla; la trovai volgarmente incantevole, una situazione umiliante e perversa ma troppo eccitante.
L’auto passò senza fermarsi tirando solo qualche colpo di claxon.
Ritornò sui suoi passi vicino a me.
‘E se l’auto si fosse fermata ti saresti veramente prostituita?’
‘Avrei altre scelte?’
Una voce dietro di noi ‘Sei un disastro come puttana’ era di nuovo Aldo.
La resa dei conti pensai che un compromesso avrebbe potuto porre termine alla storia ”. e poi basta , non potete chiederle di prostituirsi, non è una puttana’
‘perché cosa ti sembra vestita in questo modo ed in mezzo ad una strada . Ti piace anche il nuovo soprabito, mi sembra più adatto, anche se penso che una puttana dovrebbe essere più convincente e calarsi meglio nel ruolo’
La pregai di ricoprirsi e di risalire in auto con me.
‘Tuo marito non ha capito. Vuoi ripetergli chi sono’. Si rivolse a lei quasi io non esistessi.
‘Il mio padrone’ rispose senza nessuna forzatura.
‘Quindi se ti dico di toglierti il tuo spolverino e passeggiare qua davanti come una battona tu lo fai vero?’
Restai inchiodato davanti alla scena. Laura si sfilò quel grossolano spolverino rosso e lo passò alla mano tesa di Aldo.
In mezzo ad una strada con un babydoll di pizzo a mezza coscia che non nascondeva gran che. Una laida figura da puttana di strada. Aldo la avvicinò le accarezzò il collo e con una mano affondò lungo la schiena sganciandole il reggiseno. Lei succube restò immobile assecondando i movimenti del suo ‘padrone’ lasciandosi sfilare il reggiseno. In quella manovra le abbassò anche la spallina del babydoll scoprendole interamente un seno. Anche nella penombra il capezzolo sembrava ritto e sodo.
‘Ho freddo’ disse con un filo di voce
‘scommetto che invece tuo marito sta sudando’.
Laura fece per sollevare la spallina lui glielo vietò e le chiese di iniziare a camminare davanti a noi ”ma voglio che tu lo faccia sculettando come una puttana’
Laura non tentò neppure di ribellarsi e dopo avermi guardato iniziò a passeggiare lungo il marciapiede come le aveva chiesto . La trovavo perfettamente calata nel suo ruolo.
Passano delle auto e lei esegue docilmente quella pantomima. Fortunatamente non si fermano ed io sono costretto a scattarle altre foto.
‘solleva di più il bordo del babydoll e scopriti le gambe, fatti vedere come sei fatta’.
Passa ancora qualche auto e probabilmente in preda ad un sentimento di pudore lascia cadere il bordo della gonna.
‘Non ci riesco, non posso’.’ dice quasi piagnucolando. Altri fari in lontananza.
‘dai riprovaci , arriva un’altra auto, dai incomincia a battere il marciapiede ‘ le ordina Aldo impietoso.
Lei ora è chiaramente impaurita ‘ o fai la troia questa sera perché te lo chiedo io o domani perché te lo chiederà il tuo preside’
‘no, la prego, lo faccio ‘
Si solleva di nuovo la gonna e resta immobile.
‘avanti cammina lo stavi facendo bene, lo sai bene come cammina una puttana?’
Marina riprende a muoversi e lui la incita a sollevarsi di più la gonna. Lei come un automa lo fa. Scosciata calze e reggicalze a vista.
E’ irriconoscibile se la penso alla donna titubante ad entrare nel sexy shop ad inizio serata. E’ oscena e continua a sculettare avanti e indietro senza più alcun ritegno. Cade anche l’altra spallina ed ora è praticamente con tutte e due le tette esposte.
Mentre tenta di ricoprirsela ‘che fai – le grida Aldo – sei perfetta, e questa sera facevi la ritrosa quando sei entrata da, me continua e fatti vedere, sta arrivando dai che è la volta buona’.
‘Avanti ,guarda che arriva la tua prima marchetta ‘e tu fotografa tua moglie che batte ‘ mi ordina categoricamente. Io non riesco a fare diversamente. Scatto le foto con le mani che mi sudano ed il sesso che mi fa male tanto e spasmodicamente teso. L’auto che stava arrivando la abbaglia, rallenta. Nella perversità della situazione mi sento troppo eccitato non so fare diversamente la fotografo ancora. L’auto si ferma davanti a lei. Abbassa il finestrino. Laura sembra paralizzata ed io ho smesso di fotografarla. Lascia cadere il bordo della gonna e si rialza le spalline. Aldo mi ruba la digitale dalle mani e si avvicina pure lui all’auto. L’intervento di Aldo penso sia risolutivo. Ma è peggio di quanto pensassi. L’auto potrebbe andarsene ma resta ferma.
Aldo le scatta qualche foto e chiede qualcosa al passeggero mentre il conducente resta sempre immobile .
‘Allora puttana il signore non ha tempo da perdere, ti spogli e sali con lui’
Ormai ero certo che non stesse scherzando e Laura completamente in sua balia tremante abbassa una spallina facendo scivolare fuori il braccio . Fa lo stesso con l’altra ed inizia lentamente a spogliarsi completamente mentre Aldo continua a fotografarla.
Come ad un mercato Aldo si rivolge al conducente chiedendo se è di suo gradimento e poi aggiunge quasi a volerla ulteriormente umiliare che non è una puttana qualunque ma la moglie esibizionista di un suo conoscente che ha accettato di pervertirla fino all’eccesso.
Intanto Laura muta ed inizia a sfilare il babydoll che fa scivolare lungo i fianchi. Ormai è nuda solo con il reggicalze e calze nere offerta ai due sconosciuti dell’auto. Aldo non smette un attimo di umiliarla
‘Ora mettiti davanti all’auto e cammina fatti vedere per bene’
Un gelo perverso mi accompagna e ormai neppure se lo volessi riuscirei a fermarla. Mi passa davanti ed abbassa gli occhi senza dire una parola e si espone davanti ai fari dell’auto.
‘cammina sino all’angolo, voglio che vedano bene il tuo magnifico culo, poi ti giri e ci mostri il resto’
Qualche passo poi ancora l’ordine sempre categorico di girarsi.
Il conducente la abbaglia e lei per istinto si copre il sesso e le tette come un atavico istinto di pudore. Aldo non smette di fotografarla.
A quel punto vedendo la mia donna, nuda, umiliata, indifesa davanti a quella macchina non ci vidi più, raccolsi nei miei pugni tutta la rabbia repressa durante tutta la serata, scattai in avanti verso quel pezzo di merda del commesso che ormai sicuro del suo poter su Laura, non mi considerava più, la sua attenzione era tutta rivolata a degradare mia moglie. Quella sua sicurezza mi ha dato il tempi di avvicinarmi al lui senza insospettirlo e con due diretti allo stomaco lo lasciai senza fiato mentre mi guardava con una smorfia interrogativi lo fini con un calcio in mezzo ai coglioni. Cadde a terra con un urlo animalesco e mentre si contorceva piegato in modo fetale gli trappai dalla meni la mia digitale. L’autista della vettura spaventato dell’accaduto parti di corsa rischiando quasi di investire Laura con un ultimo scatto la presi per il braccio e la strappai letteralmente dalla strada poi la trascinai nuda come era sulla nostra auto e fuggimmo a da quella serata. In auto entrambi non riuscivamo a dire nulla.
Laura si teneva le tette abbracciate come per pudore. Davanti a casa entrai e corsi di sopra recuperando qualcosa per coprirla ed evitare di farla scendere nuda. Doccia e poi a letto. Laura mi abbraccia e si abbandona ad un pianto liberatoria. ‘E adesso cosa facciamo ‘? ‘
Non so cosa risponderle se non che ‘riusciremo a trovare una soluzione’.
Mi aspettavo una sua reazione rabbiosa ma sempre singhiozzando mi chiede se le voglio bene. La abbraccio ancora di più. ‘Cosa penserai di me dopo quello che mi hai visto fare’.
Non poso di certo biasimarla e finisco con l’incolpare me stesso di come si fosse trascinata la serata. Ci addormentiamo abbracciati ma con la paura che Aldo la possa continuare a ricattare in qualche modo o, peggio , visto la fine che gli ho fatto fare steso sul marciapiede, si potesse vendicare sputtanandola tra le persone che conoscevamo.
Passammo dei giorni di tensione. Per fortuna non successe niente, di Aldo non sapemmo nulla, il suo preside si comportava come al solito in modo maleducato facendo valere il suo potere su Laura ma senza nessuna allusione ad altre situazioni.
Così man mano che passavano le giornata è tutto rimaneva nella normalità,
ci rincuorammo a vicenda, forti anche del fatto che la digitale con le foto compromettenti era di nuovo nelle nostre mani.
L’esperienza di quella notte però aveva completamente cambiato Laura nel intimo il sesso tra di noi si era rafforzato in pratica l’aveva sbloccata era diventata più disinibita cosa che non poteva che farmi piacere.
Laura fuori di casa seria e sobria come sempre, a scuola era ritornata la seria professoressa che nascondeva completamente le sue forma dietro completi pantaloni, giacca ed accollati maglioncini o camice estremamente sobrie.
Dentro le mura di casa invece si liberava dalla maschera e la trovavo spesso
vestita in modo provocatorio, con mini gonne, top, se non anche con i soliti completini di lingerie provocanti che acquistai successivamente in altri sexy shop della città anche su sua richiesta.
Spesso di sera dopo cenato con un bicchiere di rum o whiskey in allegria senza più imbarazzi ci guardavano sullo schermo le foto di quella sera e gli spezzoni dei filmati, ora che non c’era più lo spauracchio del ricatto, guardavamo con eccitazione, facendo delle battute deridendoci in modo scherzoso. Spesso lei andava a quella sera ‘pensa se Giovanni si fosse accorto di qualcosa -sorrideva ‘ non ci posso pensare essere ricattata da quel verme che schifo ‘ poi mi guardava con i suoi occhino neri sbarrati ‘ l’abbiamo scampata bella, se ci penso mi viene la nausea ‘.’
‘Già – ribattei io- è stata solo una grande fortuna o forse Aldo il commesso alla fine non sarebbe andato oltre’
‘Ma che stai dicendo quello mi voleva tutta per se, non hai visto cosa mi ha fatto fare, rivedendomi nei scatti in mezzo alla strada nuda non so chi sarebbe stato peggio se Giovanni o quel maledetto commesso’
Passavamo le giornate tiepide di primavera in soggiorno in allegria entrambi sollevati che l’avevamo scampata bella ormai era passato quasi un mese e non era successo più nulla di allarmante tutto era tornato come prima.
Talvolta Laura mi rifaceva qualche spogliarello emozionate per finire poi a letto, dove scivolavo con la mano sulle sue mutandine fino a dentro . Sentivo
l’umido della sua eccitazione ‘ti piaceva avermi visto succhiare il cazzo di quei maschi allupati ‘ la sua domanda mi lasciò senza parole ma scatenò un’erezione violenta ripassandomi davanti la sua immagine nuda dentro quel sexy shop.
‘Si’ tanto’ bofonchiai.
‘ Anche quello del Preside ?’ mi chiese.
Era la prima volta che fece entrare nei nostri giochi il nome di Giovanni e non riuscii fare a meno di ripensarla come una puttana su quel marciapiede.
Non parlavo, accarezzavo il sesso di Laura che sentivo abbandonarsi sempre più alle mie carezze.
‘cosa stai pensando?’ mi chiese.
‘al tuo preside e a come ti ha trattato ‘ La accarezzavo abbracciandola di spalle e lavorai per toglierle le mutandine. Che lei si lasciò sfilare facilmente.
‘ma ero senza alternativa nuda in mezzo a quei uomini con quel cappuccio , che il bastardo continuamente muoveva all’insù,’ non sai che terrore ho passato ‘. mi hai fatto vergognare enormemente’ Le mie mani si erano appropriate del suo sesso ‘non eri geloso, mi hai fatto fare la figura della” Si fermò e le appoggia il sesso tra l’incavo delle chiappe. La sentii fremere.
‘della puttana, lo so’.
‘Allora cosa aspetti scopa la tua puttana’ Era tremendamente eccitante sentirla lasciarsi andare in quel modo. Continuavo a tenerla stretta per le spalle appoggiandole il sesso in piena erezione al suo culetto.
‘non dovrei scoparti ma dovrei rimetterti in mezzo a quella strada a battere e farti scopare da Giovanni, era quello che volevi’.
Avevo le mani fradice dei suoi umori.
Laura si divincolò, e si girò verso di me ‘sono diventata una puttana, era quello che volevi’.
Vedevo la sua ombra e mi misi nella più scontata delle posizioni sopra di lei. Allargò le gambe e la penetrai tanto agevolmente come mai non avevo fatto.
Scopammo violentemente scaricando tensioni accumulate in quelle settimane. Senza ritegno, più la insultavo e più si eccitava. E al massimo dell’eccitazione le gridai in faccia che avrei dovuto riportarla da Aldo e dal preside perché la usassero a loro piacimento.
‘si ‘ – disse con mezza voce ‘ prometti che lo farai’
‘alla prima occasione ti offrirò a loro’ le promisi.
Il sesso sembrava averci permesso di ritrovare una buona sintonia di coppia e in quelle fantasie che ci svelavamo trovavamo nuova voglia di giocare tra di noi.
Ormai avevamo archiviato mentalmente la famosa serata purtroppo però un giorno successe qualcosa che rese di nuovo tutto instabile, preparando Laura a spingersi verso l’orlo del baratro.
Eravamo entrambi al lavoro quando mi arriva un messaggio di Laura su
WhatsApp
‘Scemo smettila sono in riunione’. mi distrai ‘poi possono sbirciare
sul mio PC’ accompagnato con una faccina con la linguaccia.
Io no capivo ‘.bo.. chissà cosa ha adesso mi dissi e non i badai più di tanto
impegnato come ero con il mio lavoro.
Qualche minuto, altro messaggio
‘Dai smettila ,mi possono vedere siamo tutti intorno al tavolo ‘..’
Non capivo ancora ‘Risposi ‘ma che hai”
‘Non fare lo subito” non mi mandare le foto che se sbadatamente le apro, quando qualcuno passa dietro le spalle succede il finimondo’
nuova faccina con il sorriso.
‘Ma quale foto ? ‘ a mia volta – guarda che io oggi non ho nemmeno
aperto il PC’
‘Non ti credo ‘.mi stai prendend ”’ tastiere bloccata, stavo per riscrivere io che mi arriva una telefonata. Era Laura ‘come non mi mandi tu la foto’?’ tutta agitata. ‘Ma di che foto stai parlando.. mi vuoi dire finalmente’
Poi calò il silenzio tra noi entrambi stavamo capendo la stessa cosa, qualcuno aveva le foto di quella maledetta sera e ora le stava inviando sul portatile di mia moglie. Sentivo Laura dall’altra parte che singhiozzava ‘qualcuno è al corrente che sono io ”allora non è finita ‘ non mi lasceranno in pace”
‘dai calmati ci vediamo a casa questa sera’ e ne parliamo’ cercai di tranquillizzarla ma la mia voce indicava tutto il contrario.
‘è tutta colpa tua ‘- mi si scaglio contro ‘ lo sapevo io’.. lo sapevo.. io , ora che facciamo.?
‘Dai ora esci dal lavoro , prendo un permesso anche io e ci vediamo a casa e ne parliamo – cercai di nuovo con voce più calma di tranquillizzarla ‘ troveremo una soluzione’
‘Si soluzione .. dici facile tu .. non ci sei mica tu su quelle foto’ e mise giù.
Arrivato a casa Laura era già lì stava camminando avanti indietro nel soggiorno, si stringeva le mani in modo nervoso, dallo sguardo si capiva che aveva pianto io le andai incontro abbracciandola e cercando di calmarla mentre lei mi batteva i pugni sul petto ‘maledetto stupito è tutta colpa tua se sono finito in questa situazione, sono rovinata .. rovinata ‘ così dicendo si teneva la testa tra le mani e singhiozzava ‘ tu credevi che fosse finita invece ecco ‘ vedi ora chi sarà il prossimo che mi violenta l’anima’.
Riuscii finalmente a calmarla un po’ a farla sede sul divano e insieme iniziò a fare mille congetture, pensando a chi poteva essere, forse qualcuno dei vecchi che la videro entrare nel sexy shop ? No non era possibile anche se l’avevano vista in viso non la conoscevano e poi la mail ‘?
Alla fine dopo vari scenari, entrambi convergemmo su un nome, Aldo, ci ricordammo delle telecamere di sicurezza dentro il negozio e inoltre aveva avuto tutto il tempo di fare un download di tutto quello nella digitale prima di uscire con Laura dal negozio , solo lui poteva avere ancora tutte le foto fatte all’interno del negozio compreso gli spezzoni di filmato inoltre quando era sola con lui le aveva anche estorto la mail e il nr di telefono.
‘questo però non me lo avevi mai detto ? – la rimproverai – cosa vuoi, con tutto quello che mi era successo quella sera chi si ricordava della mail’
disse stizzita. Io cercai di sdrammatizzare il tutto pensando, senza convinzione, ‘vediamo cosa vuole’ vediamo che fa” cercavo di tranquillizzarla ‘ d’altronde se voleva sputtanarti con il preside lo avrebbe già fatto, loro si conoscevano già invece è spuntato di nuovo lui dopo tutto questo tempo’
adottammo una linea di indifferenza. Senza rispondere alla mai aspettando che fosse lui a fare la prossima mossa. Quella sera entrambi andammo a letto presto, quasi senza cenare, ci abbracciamo cercando protezione l’un l’altro. Passarono altri giorni in cui eravamo tesi come due corde di un violino, però niente nessun altro messaggio o foto. Poi una sera a metà settimana, durante uno dei sui soliti controlli ansiosi sul portatile da parte di mia moglie, Laura grido
‘Luca ‘ vieni .. vieni veloce c’è un messaggio che non conosco ”
io mi precipitai mentre lei si teneva scostata stringendomi le braccia da dietro come se aprendo la mail dovesse esplodere il PC.
‘Stai attento mi disse ”’
Aperto vediamo che si tratta di un messaggio ‘Buona sera puttana ”
Laura trasalì stringendomi ancora di più il braccio, quasi a farmi male .
Mi misi alla tastiera ‘Chi sei’? Sei Aldo ‘.? ‘ iniziai ‘ Senti non vogliamo nascondere niente, è stato un errore e quando ci hai visto quella sera ci eravamo fatti trascinare in un’avventura troppo perversa, ma sei troppo intelligente da pensare che un gioco erotico possa condizionare la nostra vita’
Poi conclusi chiedendogli di evitare di raccontare agli altri presenti quello che avevamo fatto. Attesa poi’
‘Guarda che se volessi potrei sputtanare tua moglie come e quando voglio con quella collezione di foto estremamente eloquenti’.
Laura mi sposto dalla tastiera.
‘Senti maledetto bastardo , ridacci quelle foto, non dire niente a nessuno, farò tutto quello che vuoi – era disperata sapeva che ne andava del suo futuro – vuoi di nuovo scoparmi, fallo, ma dopo dimentichiamo tutto’.
‘Vedi sarebbe troppo semplice cavarsela con una scopata. Una signora come te così per bene magari si diverte anche, come quella sera con quel culo da zoccola, come prendevi gusto a fartelo infilare. No cara mia meriti qualcosa di molto diverso’.
‘Non ti permetto di usare questi termini con mia moglie’ scrissi incazzato.
‘Senti bello di puttane ne potrei trovare quante ne voglio, però non vado a puttane di solito e tanto meno non ho bisogno di lei. Anzi sai cosa ti dico, quello che più mi infastidisce è la tua spocchia’da signora per bene potremmo vedere se ancora andrai in giro con la puzza sotto il naso a fare la gran donna, dopo che tutti a scuola ti avranno vista in quelle foto.’
Laura leggeva allibita ‘No, ti prego non puoi farmi questo. Ho una reputazione.’
‘Già dimenticavo la tua reputazione. Com’è che ti potrebbero chiamare i tuo preside? La professoressa dei pompini? Come potresti spiegargli che ti sei offerta come una volgare puttana? o se vuoi glielo racconto io’
‘Senti smettila, dimmi cosa vuoi per il tuo silenzio, dei soldi?’
‘Sai cosa ti rende odiosa? La tua arroganza, la tua supponenza, quel tuo modo di proporti sopra gli altri. Vedrai se non te la faccio passare. Vedi credo che tu meriti una giusta punizione. Non me ne frega niente di scoparti, non ho certo bisogno di soldi. Sono convinto che tu sia disposta a fare qualunque cosa per nascondere il tuo segreto non è vero?’
‘Non ho scelte, mi pare’ gli rispose seccata Laura.
‘No, puoi scegliere, domani mi aspetti a casa vestita da troia come quella sera sulla strada troverai tutto fuori sulla macchina del tuo cornuto’.
Laura mi guardò, era indecisa dalla faccia si capiva che avrebbe volentieri mandato tutto a fanculo, però alla fine gli rispose che avrebbe fatto ciò che lui le chiedeva e chiuse il computer, si girò guardandomi con sarcasmo,
‘Intanto una scopata in più o in meno che vuoi che sia” mica ci vai tu’
Io cercai di farla ragionare ma lei si divincolo in malo modo dalla mia presa
e sali in camera senza rivolgermi più una parola. Io prima di chiudere casa e salire a mia volta mi ricordai della busta e usci sul vialetto di casa, infatti c’era la solita busta sul parabrezza, come quella sera, però questa volta dentro c’era tutto il necessario per trasformare mia moglie nuovamente nella puttana di strada, solo al pensiero ebbi un’erezione da farmi male. Rientrai ancora con il cazzo duro poi la busta in salotto e sali in camera cercando di farmi passare l’erezione perché come supponevo questa sera non cera trippa per i gatti.
L’indomani ci fu un colazione veloce e un saluto glaciale da parte di Laura
poi ciascuno usci con la propria vettura per recarsi al lavoro. La giornata non finiva mai, concentrazione zero, tensione alle stelle, posso immaginare Laura in che stato doveva fare lezione, un senso di colpa mi assali, ancora una volta avevo offerto su un piatto d’argento la mia donna a quel pervertito del commesso del sexy shop, speravo solo che la serata si chiudeva in fretta
e poi fosse finalmente finita , avevamo , avevo, fatto un piccolo errore se così si può chiamare, mi ero fatto prendere la mano nella voglia orgogliosa di esibire la propria moglie, cosa poi può esserci di così male, invece siamo caduti in un vortice che sembra non avere più via di uscita.
Arrivato a casa vidi che la macchina di Laura era già presente mi incupii subito, rimasi un momento sul sedile a motore spento, poi presi il coraggi a quattro mani ed entrai in casa. Laura era in soggiorna seduta sul divano con un bicchiere vuoto davanti, doveva già aver bevuto qualcosa di alcolico, mi
salutò in modo vago, poi con la testa fece un cenno verso la busta.
‘Mi sembra di tornare indietro di un mese, speriamo che la cosa si chiuda in fretta ‘poi noi però dovremmo farci una bella chiacchierata perché mi sono rotta di dover riparare alla tue cazzate ‘ poi alzandosi e prendendo la busta ‘
vado a prepararmi che arriva il mio magnaccia, il pezzo di merda ha ordinato che vada io ad accoglierlo sulla porta d’ingresso, certo come una zoccola che riceve il suo cliente ‘.
‘ Laura non fare così non sai quanto mi sento in colpa ‘ lei si gira con rabbia
il dito indice al labbro ‘ zitto..zitto zitooo’ gridò e sali.
Rimasi solo con i mei tormenti, mi riempi un bicchiere e anche io poi aspettai
gli eventi. Sentivo al piano di sopra il ticchettio delle scarpe il famoso decolté con il tacco da quindici, immaginavo la mia donna andare avanti e indietro nelle stanze e prepararsi per un altro uomo, la gelosia mi si mangiava, allo stesso tempo non potevo fare a meno di vagare con i miei pensieri perversi.
Poi sentii i passi scendere le scale, da prima le sue gambe inguainate in quelle calze nere trasparenti , man mano che scendeva si allungavano alla mia visione, ero estasiato, poi i laccetti del reggicalze che la facevano così sexy e puttana, per finire il bordo del babydoll rosso fuoco dove sotto spuntava ad ogni passo quel minuscolo e sottile triangolo di stoffa che gli copriva i peli e la figa, per terminare, quando raggiunse quasi il piano del soggiorno, con quelle stupendi tette spinte in alto dal reggiseno a balconcino, ciliegina sulla torta due capezzoli dritti ed invitanti.
Era mia moglie, voi mi credete un idiota, ma ero orgoglioso di aver come donna questo esemplare di erotismo anche se questa sera doveva sottostare
alle volontà di un’altra persona. Lei mi guardò e facendomi l’occhiolino
‘allora come ti sembra la tua puttana ‘- rimasi di stucco, forse mi aveva perdonato ‘ sei stupenda e mi rendi orgoglioso’ le dissi.
‘OK dai’ vediamo cosa vuole ‘.- la vidi più sicura ‘ comunque vada ricordati che io ti amo..’
‘Anche io risposi ” mentre aspettavamo passammo in rassegna le possibili conseguenze. ‘Alla peggio lo mandiamo a quel paese, chi se ne frega della reputazione..’ disse Laura. Di lì a poco ci fu il suono del campanello alla porta.
La sicurezza di Laura vacillò, prese due grossi respiri poi deglutì
‘è ora’ così dicendo si alzò dal divano e con passi tremolanti e insicuri si avvio
verso il corridoio che portava all’ingresso. La sentii fermarsi davanti alla porta,
la potevo immaginare con la mano sulla maniglia, vergogna , ansia per non poter prevedere cosa l’aspettava, la faceva sicuramente esitare, poi un’ ultimo sospiro e sentii aprirsi la porta, passarono dei secondi di silenzio finché un urlo disumano di sofferenza mi investii ‘Nooooo’Noooooooohhhoooo’
Era la mia Laura che gridava e piangeva, balzai in piedi e mi precipitai alla porta, la vidi per terra, lungo il corridoio, raggomitolata su se stessa che si dondolava ‘Nooo.. nooo.. non è possibile’ noooo.. non è verooo” emettendo dei versi lugubri di disperazione, non capivo cosa fosse successo , poi distolsi lo sguardo da lei e alzai gli occhi e mi fu tutto chiaro.
Davanti a noi sulla soglia dell’ingresso con le braccia incrociate c’era Giovanni il preside della scuola di Laura. Nemmeno il tempo di realizzare cosa stava veramente succedendo che vidi l’uomo prendere Laura per i capelli.
“Alzati, cagnetta.” Disse.
Come una bambola di pezza, costretta dalla presa di lui, fu trascinata fino nel soggiorno. Durante tutto il tragitto Laura gridava di lasciarla stare e scalciava. Io rimasi scioccato da tutta quella violenza cercai di intervenire ma il preside con una mano mi spinse da parte poi puntandomi un dito mi fece segno di stare zitto.
‘Tu fermo coglione’., volevi delle serate piccanti ‘ con occhi indiavolati
si guardava attorno nel soggiorno ‘ adesso vi scaldo io l’ambiente per bene” dirigendosi verso il divano e gettando Laura sopra. Distratto da tutta quella confusione, sobbalzai sorpreso quando notai dietro di noi un’ombra sbucare dal corridoio e raggiungerci, si materializzò un ragazzotto con passo incerto e una faccia da impunito, con in spalle uno zainetto, lo vidi sedersi sulla poltrona di fronte a Laura, continuando a guardarla con uno sguardo malsano. Adesso cosa centra questo? Chi cazzo è ? Mia moglie mezza nuda davanti ad un’adolescente devo correre ai ripari, qui si sta esagerando, cercai in qualche modo di interrompere la rabbia di Giovanni chiedendo spiegazioni nel mentre Laura si stava raddrizzando sulla seduta e rannicchiandosi verso il bracciolo con le braccia che stringevano le ginocchia verso il petto si dondolava ripetendo come in una cantilena ‘Nooo’noo’nooo’Dio mio Nooo’.
sembrava una persona in trans incurante di quello che mostrava a tutti, con l’agitazione la sottana del babydoll era risalita e si vedeva in trasparenza il taglio della sua fighetta coperta soltanto del mini slip, mentre da un lato un capezzolo faceva capolino sotto la stoffa rossa dello straccetto che la copriva. Anche in questa situazione disperata Laura era eccitante cosa che non solo io notavo, il ragazzetto la guardava in modo insistente sembrava sul punto di saltarle addosso e sbranarla. Laura solo ora si era accorta del secondo intruso sgranò gli occhi e si alzò indiavolata ‘ ma che significa cosa ci fa questo qui – indicando con un dito ‘ ma voi siete matti, fuori da casa mia ‘ poi rivolgendosi direttamente al ragazzo con disprezzo ‘ bastardo fuori di qua e portati anche quel pezzo di merda di tuo padre’
io trasalii ora capivo si trattava del figlio di Giovanni il famoso ragazzo per cui Laura aveva avuto tutti quei problemi nell’arco dell’ultimo anno scolastico.
Uno schiaffo la centrò in pieno viso, facendola cadere a terra. Lei si portò una mano alla guancia, mostrando ora il seno libero, nel suo splendore. Laura non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che era successo che si sentì afferrare per i capelli di nuovo e sollevare, nel mentre un braccio le veniva torto dietro la schiena. Giovanni, dietro di lei, le teneva il braccio serrato con una mano, e i capelli stretti nell’altro pugno. Avvicinò la bocca all’orecchio di Laura, che ancora tentava una timida resistenza. Lui la scosse ben bene, e dopo un gemito, stette ferma.
“Dunque, ti spiego la situazione professoressa dei miei coglioni, e te la rendo il più facile possibile. Se fai la brava, non ti rovino la vita e la carriera e forse a fine anno potrai andartene dove vuoi. Se invece continui a ribellarti, sai quello che ti aspetta. Capito?”
Concluse lui, dandole una stretta al braccio imprigionato.
‘Ahi… ti prego… non tirare…”
“Voglio sentirti dire che sarai ubbidiente, forza, dillo.”
Il braccio le era stato torto un po’ di più, e l’urlo era uscito di conseguenza.
“Dicevi, professoressa?”
“AAAHHHHrrrggghhhhhaaauuuu .sì, ok… sto ferma ok … ma smettila …”
‘Brutta puttana ora mi ascolti bene, lo hanno preso in giro tutti a scuola per colpa tua, abbiamo dovuto sopportare tutti in famiglia i malumori e i pianti di mio figlio quando rientrava perché veniva sbeffeggiato dai suoi compagni, tutto colpa di una troia come te che l’aveva additato come un pezzente un analfabeta ‘ mentre il preside parlava le torceva il breccia dietro la schiena fino ad obbligarla a sedersi all’ amazzone sulle sue ginocchia, difronte a quella faccia da schiaffi che la guardava con un sorriso da presa in giro – ora per prima cosa ti scuserai con lui.’
A fatica Laura ripeté quasi con sufficienza ‘va bene Marco mi scuso per quello che è successo’
Giovanni sembrò ancora più incazzato.
‘Devi smetterla di tenere quell’aria di sufficienza se vuoi veramente che non regaliamo un po’ a tutti le tue foto, magari anche alla dirigenza del nuovo istituto, così sapranno subito che troia gli aspetta, ora voglio sentirti supplicare di perdonarti e che per questa sera sarai la nostra puttana’.
‘Seee ma voi due siete matti ‘ Fanculooo tu e quel deficiente di tuo figlio’
scalciando all’indietro Laura cercava di scappare verso la scala che portava al secondo piano, il suo preside la cingeva con un braccio in vita, la presa era troppo forte Laura non riusciva a svicolarsi e dopo un po’ le forze le vennero a mancare e si calmo. In tutta questa scena che durava da qualche minuto io ero come escluso, nessuno mi considerava parte in causa, infondo ero il marito, già ma che marito ? Per un mio capriccio, per una mia debolezza avevo messo Laura in una situazione ormai senza via di uscita, ora la questione si faceva seria, non si trattava più di una serata trascorsa in modo audace anche esagerando, ora eravamo veramente in balia dei venti e il timone questa volta lo teneva Giovanni il preside, eravamo nelle sue mani. Dato l’odio che quel uomo nutriva verso Laura sicuramente il gioco perverso si sarebbe spinto oltre ogni nostra immaginazione. Questo mi impauriva avrei dovuto fermare tutto costi quello costi, magari anche cambiando città e ricostruendo una nuova vita con Laura, ma l’eccitante curiosità mi spinse a scegliere l’ignoto, accettando le sue conseguenze.
‘ Ora vi spiego a tutti e due come stanno le cose ‘ disse Giovanni poi guardandomi ‘ tu non stare lì impalato come uno scemo siediti che mi dai fastidio dietro la schiena’ indicandomi con la testa il posto sull’altra poltrona a fianco a quella dove stava il figlio. ‘Scoparti non sarebbe divertente, visto anche come ci prendi gusto. Invece trascinarti verso il baratro delle perversioni portarti alla depravazione sempre più in basso, fare di te un giocattolo del sesso pronta ad accettare ogni richiesta la più indecorosa per te, quello mi diverte. Del resto era quello che cercavate?’ Laura gli rispose concitata che noi non eravamo quello che lui pensava, era stato un caso, che era stato tutto un insieme di coincidenze, in una serata un po’ trasgressiva e che poi per forza di cosa ha dovuto accettare anche tutto il resto, perché aveva paura di farsi riconoscere.
‘Io non sono così ‘ io sono una persona per bene..ti prego non puoi farmi questo devo salvare la mia reputazione’
‘Stai zitta – le urlo all’orecchio – a chi vuoi darla a bere, Aldo mi ha raccontato tutto , come vi divertivate in casa, il piacere di farti fotografare giocando il ruolo della puttana, ed il modo come ti ho visto lasciarti trasformare facilmente in una docile cagnetta che esegue tutto quello che le veniva chiesto, succhiare il cazzo in pubblico e prenderlo piacevolmente nel culo, è lui che mi ha chiamato è stata la sua vendetta dopo che lo avete abbandonato addolorante in mezzo alla strada,’
Imbambolati entrambi restammo ad ascoltare, quella voce che sembrava venire da lontano come in un sogno o meglio forse da un incubo. Laura mi continuava a guardare seduta alla amazzone sulle gambe di Giovanni.
‘Non avrei mai dovuto seguirti in questo tuo gioco da incosciente ‘.stronzo è tutta colpa tua’ seppe solamente dirmi.
‘Già ma ora sei qui e guarda come sei vestita.’ gli rispose il preside.
Cercai di capire le intenzioni di Giovanni sperando che si potesse ravvedere. Gli dissi che se avevamo giocato era anche vero che avevamo bisogno di mantenere il nostro segreto, un conto giocare un conto lasciare Laura alla mercé di tutti, soprattutto ora che voleva cambiare lavoro.
‘E’ una vita che la mangi con gli occhi ‘ mentre lo dicevo mi bloccai, che cazzo vai dicendo ? Stai ragionando con l’uccello sei un maledetto coglione – vuoi scoparti Laura fallo, ma dopo dimentichiamo tutto’ ripresi cercando di giustificare nella proposta che gli stavo facendo la realizzazione della fantasia perversa che mi moglie più volte mi aveva confidato, eccitata mentre facevamo all’amore.
Giovanni bruscamente ci ripeté che non gli interessava scoparsela, se volevamo mantenere il tanto desiderato anonimato dovevamo entrambi
stare alle sue richieste e forse alle fine quando si sarebbe stancato ci lasciava entrambi liberi.
‘Non hai ancora capito che è solo l’inizio e quando avrò finito la tua mogliettina si pentirà amaramente di quello che ha fato subire alla mia famiglia e a mio figlio’
Quelle parole mi fecero paura.
‘Stiamo ancora aspettando le tue scuse puttana’
Laura deglutì ‘mi scuso per quello che vi ho fatto passare’ ripeté abbassando lo sguardo.
‘ e’ e’su ..manca ancor un pezzo’.’
Mia moglie mi guardava interdetta avvampando per l’umiliazione e l’imbarazzo ‘dai Giovanni non puoi chiedermi questo’..!’
‘ su.. su’. Professoressa ancora un po’ di coraggio su’..’
Laura mi continuava a guardare con quei sui occhioni lucidi cercando un aiuto in me, sapevamo entrambi che era il momento di tirarsi indietro, o sarebbe stato poi troppo tardi; ma io vigliaccamente girai lo sguardo verso un’altra direzione lasciandole capire che per quanto vergognoso non avrebbe avuto altre scelte. Allora la mia donna raccolse il coraggio cercando di porre fine alla sua umiliazione ‘per questa sera sarò ‘..- mormoro mentre per un attimo esito ancora e poi l’intera frase usci dalla sua bocca ‘ la vostra puttana’
‘E’ quello che pensavo, ‘ annuì il preside, sorridendo malignamente. ‘ Quindi penso che dovrai essere usata come tale.
‘Vedi Marco – riprese Giovanni picchiando sulle ginocchia di Laura ‘ la tu professoressa ha capito benissimo qual è il suo ruolo’.
Mentre parlava vedevo che avvicinava un dito sulle labbra di mia moglie, che cercava di spostava la testa a destra e a sinistra per evitare quel tocco malsano. Lui sorrise, scendendo con il dito lungo il collo.
“Veramente… bel viso, belle labbra… un bel collo… e poi” disse mentre in un lampo le prendeva un seno nella mano “Queste tettone! Farebbero impazzire chiunque.”
“Toglimi le mani di dosso maledetto’.porco ! ‘ Piagnucolo Laura con le mani che coprivano la faccia – per favore non mi toccare ‘ti prego..’
Posso solo immaginare l’umiliazione, toccata, palpata dall’odiato preside davanti al figlio. Io ero rosso di vergogna, avrei voluto scavare una buca nel terreno e nascondermi, era la mia donna quella seduta davanti a me, avrei dovuto reagire, proteggerla invece vigliaccamente osservavo la mano del porco che andava posarsi sulle anche del mio amore. Poi, cosa che anche al ragazzo non sfuggii, suo padre inizio ad allargare le ginocchia obbligando Laura a seguirlo con le sue cosce allargava’. e allargava’ Entrambi noi davanti ormai avevamo una visuale completa della figa di Laura, protetta da quel leggero tessuto trasparente che la rendeva ancora più volgere. Mia moglie con il viso rosso di vergona cercava di distogliere lo sguardo dal ragazzotto che rimaneva imbambolato con la bocca aperta. Giovanni guardandomi con disprezzo fece scivolare la mano più in basso facendola sparire sotto il babydoll fino ad incunearsi dietro nel solco fra le natiche di Laura. Ci stava umiliando entrambi avrei dovuto alzarmi e trattarlo come Aldo quella sera, ma questa era un’altra situazione, ora c’era il preside della sua scuola che faceva da registra, la paura di rovinare Laura e l’eccitazione che iniziava in modo inequivocabile a farsi sentire nei miei pantaloni mi legava alla mia seduta. Un istante dopo vidi Laura sobbalzare, dalla sua smorfia di dolore e sorpresa, capii che gli aveva piantato il dito nel culo. Stavo seduto difronte a mia moglie accettando che venisse sodomizzata in quel modo osceno e vergognoso in presenza di quel giovanotto che lei tanto disprezzava, mi chiedevo cosa stavo facendo, forse ero uscito totalmente di senno. Mentre riprendeva a parlare Giovanni, non si limitava a tenerle il dito nel retto ma si vedeva distintamente che lo muoveva avanti e indietro masturbandola propriamente, e lei non riusciva a trattenere un piccolo ansito tutte le volte che glielo forzava dentro senza delicatezza.
‘”Lo sapete che mio figlio è ancora vergine ? il ragazzo è timido si vergogna avvicinarsi alle ragazze, soprattutto in quest’ultimo anno dopo che è stato deriso da tutti e tutte lo evitavano come un appestato, tu ne sai qualcosa vero professoressa ? ‘ così dicendo spinse a fondo la mano con violenza, questa volta sicuramente il sedere di mia moglie si prese fino all’ultima falange del dito, la conferma arrivo con un urlo di Laura ‘ gli hai tolto tutta la fiducia in se stesso se mi continua così rischio di avere un frocio in famiglia, andava svezzato avevo anche pensato di portarlo da qualche puttana ‘ lo guardavo con sospetto, sentii un brivido scuotermi al pensiero di dove volesse arrivare, non può essere, ‘ ma poi mi sono detto perché rischiare di beccarsi qualche malattia quando abbiamo a disposizione una puttana tutta per noi’
poi con un rumore di bottiglia stappata tolse la mano da dietro di Laura, facendo capire a tutti , se qualcuno aveva ancora dubbi, dove era piantato il dito. La solevo dalle ginocchia e con un violento sculaccione la proiettò nel mezzo del salotto. ‘Una puttana come te è quel che ci vuole. Cerca di essere dolce e di essere una buona maestra ‘ anzi una meravigliosa nave scuola .”
Laura sì fece di fuoco per la vergogna, sembrava imbambolata, stava in piedi in mezzo alla stanza ferma con quel provocando babydoll rosso, con le braccia al petto come per proteggersi dalla bufera che ancora doveva arrivare, mi rendevo conto che la richiesta di Giovanni era talmente assurda, che entrambi non avevamo ancora assimilato il tutto. Nella stanza calò un silenzio tombale, Laura mi lanciava sguardi di supplica. Anche lei vedeva quei piccoli occhi che brillavano di una luce viziosa, il giovanotto si sentiva come un cacciatore primitivo, pieno di ferocia. Gli sguardi spaventati e supplichevoli di mia moglie lo ripagavano di tutte le umiliazioni che aveva dovuto subire fino ad allora.
‘Credo che sia tempo che tu entri in scena, professoressa.’
Il tono di quella voce era senza appello.
‘Cosa’.cosa ‘..vuoi che facc ‘. che faccia’.’
Il preside si mise a ridere ‘come cosa vogliamo, intanto inizia a toglierti quel poco che hai addosso, dalle foto che ho visto lo sai fare bene, su fai vedere a mio figlio come sei fatta – Laura restò interdetta – non ti vergognerai dopo che ti hanno già fatto passeggiare in mezzo ad una strada come una battona e poi lo sappiamo tutti – aggiunse Giovanni – che tuo marito si eccita nel vedere quanto sei puttana’
‘Ma io non sono una puttana’ protestò Laura
‘Anche se ti piacerebbe esserlo, ammettilo ti eccita provare ad essere quello che i vostri desideri hanno cercato solo di realizzare come gioco – la riprese Giovanni – e poi non ti chiedo niente di più che mostrarti un po’ a mio figlio, il ragazzo non ha mai visto una professoressa troia, il minimo che tu possa fare dopo le umiliazioni che ha dovuto subire per causa tua. Avanti, ricordati sempre delle foto nelle mie mani e vedrai che tutto diventa più facile.’
Lei mise le mani sul volto, nervosa, poi lo fissò ancora, trovando in lui ancora uno sguardo più che determinato.
“Bastardo! non puoi farmi questo!” Scuoteva la testa piangendo, mormorando ‘no’.no’.no ‘ continuo ‘ no’ davanti a lui ..no’- guardando il ragazzo – ti imploro, questo no’ chiedimi tutto ma non questo!’
Vidi Giovanni spazientito che si alzò prese dal mobile bar la bottiglia di rum aperta e ‘non mi toccare maledetto bastardo ‘ sei un bastardo! Mi state umiliando così!’
L’uomo con non curanza la spinse contro la parete. Laura tentò di dibattersi, mentre scuoteva il capo in un disperato gesto di diniego, ma l’uomo la schiacciava con tutto il suo peso stringendole il naso per obbligarla a bere dalla bottiglia. Laura lottò con tutte le sue forze. Il suo viso divenne scarlatto. Aprì la bocca per respirare, ma l’uomo ne approfittò per infilarle tra le labbra il collo della bottiglia costringendola ad ingoiare una grossa sorsata di alcol.
Laura cercò di sputare. Un fiotto di rum le scivolò sul mento e poi dentro la scollatura del babydoll, sui seni e sul ventre. Giovanni continuava a tenerla incollata alla parete. Dalle smorfie che faceva si capiva che l’alcol le bruciava la gola.
‘Bevi, puttana’.. bevi !’
L’uomo riuscì a farle ingurgitare un altro po’ della bottiglia prima che, con un movimento più brusco degli altri, Laura non gliela facesse cadere di mano. Mia moglie scuoteva la testa, girando gli occhi a destra e a sinistra come una bambola impazzita. Con una smorfia viziosa che gli deformava le labbra, Giovanni la spinse poi senza troppi riguardi, nel centro del salone. Lei traballava pericolosamente, non aveva mai sopportato l’alcol e la quantità che era stata costretta a ingurgitare in un solo fiato stava già facendo l’effetto voluto.
‘Forse dobbiamo creare l’ambiente giusti come nello sexy shop ‘ mi guardava sorridendo ‘ su diamogli un incentivo perché non metti su un po’ di musica..? ‘Mi sentivo trattato come il servetto, io rosso dalla rabbia mi alzai dal divano e misi su un brano Jazz.
Il porco continuò ‘ quasi ..quasi dimenticavo la cosa più importante ‘ mentre lo diceva tirò fuori sotto il tavolino lo zainetto gettato dal ragazzotto estraendo una telecamera – Visto che ti piace fare il fotografo, sai anche usare una videocamera, vero? ‘ Annuisco come un ebete senza parlare – perfetto, sarai tu a riprendere tutto. Io sarò il regista e tu il cameraman. Sono sicuro che saprai fare un buon lavoro. Anche perché, se le immagini saranno inutilizzabili ci toccherà ripetere il tutto…” Restai senza fiato a quelle parole e passai ad uno stato di ansia pensando a che cazzo voleva dire ‘ripetere il tutto’, presi la macchina da presa e un suo cenno iniziai a riprendere. Accesi la videocamera e inquadrai la mia donna, che se ne stava praticamente ferma un po’ insicura, dentro l’obiettivo vedevo il suo volto rosso di imbarazzo o forse anche dall’alcol, si stava fissando la punta delle scarpe, quasi a voler sfuggire dal nostro sguardo. Mi rendo conto che stavo filmando, per il piacere di altri, come in un film porno, solo che dentro l’obbiettivo avevo mia moglie esposta senza più difesa, era ancora più eccitante perché la stavo esibendo senza sapere chi sarebbe poi stato dall’atra parte a godere delle sue grazie, forse dei vecchi depravati, oppure dei ragazzini come il figlio di Giovanni, che si masturberanno, magari dei sadici che vogliono farle provare di tutto anche il dolore fisico. Sentii un brivido percorrermi, fantasticavo su quelle perverse situazioni ma sapevo che in cuor mio avrei fatto di tutto per renderle delle possibili realtà. Laura emise piccolo ansito di disperazione, ormai l’alcol aveva raggiunto il suo scopo, era disarmata non voleva più combattere, le aveva tolto le ultime forze per ribellarsi, mi Guardò un’ultima volta dentro la telecamera
‘lo faccio per te ”.lo abbiamo scelto insieme’
Mi fermai con la registrazione, la guardai avevo gli occhi lucidi, vorrei voluto abbracciarla e portarla via da quello squallore, poi lei inizio a muoversi a ritmo di musica. Prima a muovere i fianchi, poi lascia che il movimento si estenda a tutto il suo corpo, si aggrappava alla musica come ad un salvagente, lasciando che entri dentro al suo corpo come se fosse sola nella stanza. Era uno spettacolo, con quel babydoll che ad ogni movimento si sollevava e faceva vedere le sue rotondità. A quella vista non potei resistere e riacesi la telecamere dandole la mia conferma a lasciarsi trascinare in quella sporca esibizione. Gli occhi vitrei di lei fissavano un punto lontano oltre la parete. I suoi seni ondeggiavano lentamente sotto la stoffa sottile della sottoveste. Il ragazzo fissava la scena con occhi brillanti mentre io mi sentivo stringere la gola, la stavo offrendo a quel ragazzetto che poteva essere suo figlio ma quel pensiero malsano invece di angoscia mi dava eccitazione. Laura ormai si era abbandonata ora tutto era possibile l’alcol aveva dissolto tutte le sue resistenze. Guardava i due intrusi con disprezzo per ciò che la costringevano a fare e, come un automa si abbassò una bretellina del babydoll e poi l’altra voltandosi di nuovo verso di noi con sfida nel momento esatto in cui quel capo di vestiario le scivolo intorno alla vita, fino a cadere per terra svelando i suoi seni sodi sospesi dal reggiseno a balconcino. Ora ci sfidava con lo sguardo dritto e con i seni scoperti fino al capezzolo e il minuscolo tanga che poco copriva. Tutti noi maschi eravamo estasiati e il rigonfiamento dei nostri pantaloni lo dimostrava. Le gambe fasciate dalle calze nere slanciate con quei tacchi a spillo le rendevano un culo mozzafiato. Nella stanza si respirava un’aria malsana il ragazzetto seduto sul divano con mani vibranti dall’eccitazione e manovre concitate si abbasso a terra in un solo colpo calzoni e mutande rivelando un’erezione bella piena, mezzo disteso sulla poltrona rosso paonazzo inizio a masturbarsi con frenesia senza vergogna.
Lo invidiavo almeno lui poteva dare sfogo ai sui istinti animaleschi.
Laura si blocco anche se intontita dal rum biascicando ‘No’ nooo.. Giovanni , rifletti, potrebbe essere mio figlio, prometto che sarò buona con te, ma non puoi farmi… fare questo! Ti scongiuro’
Lei ora aveva gli occhi lucidi, fissi su un punto della stanza, per evitare di incrociare lo sguardo del ragazzo. Vedendo nessuna reazione da parte nostra con le lacrime agli occhi Laura riprese e passò le mani dietro la schiena aprendo il gancio di quel minuscolo reggipetto ed abbassandole le spalline liberandosi dall’indumento, i due globi sono apparsi, tremolanti, con le areole granulose e con due grossi capezzoli rosati.
Voltandosi verso la parete per non vedere l’oscenità del ragazzo che si masturbava , si piegò in avanti e, con la punta delle dita, si tirò di lato l’elastico delle mutandine mostrando i glutei. La stoffa risalì verso l’alto penetrando nel solco e nel taglio della vulva. Poi con un sospiro di rassegnazione tornò a voltarsi verso di noi.
Riprese a danzare facendo sporgere le natiche poi, con un gesto improvviso, si abbassò le mutandine gettandole con un colpo di piede. Ora, ad eccezione del reggicalze, delle calze nere e delle scarpe dai tacchi a spillo era praticamente nuda davanti alla mia telecamera. I peli neri della sua passera spiccavano, vistosamente, sulla pelle bianca.
Per alcuni interminabili secondi eravamo rimasti tutti ammutoliti anche il ragazzo fermò la mano con lo sguardo cercava di insinuarsi tra le cosce chiuse di Laura alla ricerca di quella fessura che forse da questa sera non sarà più mia. Avrei dovuto essere geloso invece venivo travolto da una foia indescrivibile. Poi per la prima volta quel coglione di un ebete aprì bocca,
‘Papa mi avevi promesso che potevo vedere la figa di una vera signora ‘ mentre continuava a sgranare gli occhi in quel punto fisso ‘ ma io non vedo niente è tutta nascosta dei peli’
Giovanni si alzo dal divano andando verso Laura con il suo solito sorriso diabolico che prometteva niente di buono, ora cosa vuole fare quel bastardo,
sentì Laura chiedere timidamente di ritornare a rivestirsi.
‘Stai scherzando le sorprese devono ancora iniziare’ e senza dire altro, le appoggiò il viso al suo un orecchio dicendole qualcosa. Lei spalanco gli occhi inorridita e scosse energicamente il capo, Giovanni giocherellando con un capezzolo di Laura continuò a parlargli sotto voce io riuscivo a capire solo alcune parti ‘lo chiami’.fai fare’.ti presenti ‘..sei professoressa’mentre il cornuto ti ”
‘non posso, ti prego ‘e rivolta me ‘ fai qualcosa’.
Io rimanevo imbambolato in piedi con la telecamera in mano ero combattuto sul da farsi, la logica mi diceva di cacciare tutti fuori casa e poi ‘? Saremmo comunque stati rovinati, Giovanni non scherzava lo si leggeva negli occhi ogni volta che rivolgeva la parola a mia moglie, era troppo rischioso mi dicevo per convincermi dell’onestà della mia scelta, nascondendo anche a me stesso il desiderio immondo di continuare a subire il ricatto.
Vedendo la mia immobilità a Giovanni fu tutto chiaro, ero diventato un suo complice. Mi prese dalla mano la telecamera con un sorriso diabolico ‘su vai da lei aprila per bene mostraci tutti i buchi di tua moglie ‘ mentre rimetteva a fuoco ‘ inizia con quella figa pelosa ‘a quel bastardo non bastava mai, ora ci voleva umiliare ancora di più, anzi NO.. cazzo NO.. mi voleva umiliare, non bastava che facessi da servetto filmandola per chissà quale scopo, no ora gliela dovevo anche offrire. Mi avvicinai a lei rosso paonazza di rabbia con me stesso, quando quel pezzo di merda mi diede il colpo di grazia ‘Intanto lo sappiamo tutti che ti fa piacere mostraci la nostra puttana’
Malgrado la vergogna che sentivo crescere non riuscii a fermarmi, era troppa la voglia dentro di me, la stavo offrendo così come nelle nostre fantasie al preside della sua scuola. Mi misi dietro Laura La baciai sul collo. Lei sospirava.
‘Ti ricordi la sera in casa? Adesso ti sta guardando veramente il preside’ Ormai l’alcol le aveva tolto le ultime barriere, Laura mezza intontita spudoratamente spinse il suo culo verso di me. Piegò il collo e mi sussurrò ‘Era quello che volevi quando mi hai portato da Aldo glielo avevi chiesto tu di trasformarmi in una puttana’
Amoreggiavamo fantasticando avvolti da quella perversa realtà come se fossimo ancora da soli in casa. La sento solo respirare profondamente. Io da vero bastardo ne approfittai.
‘Ti vogliono completamente aperta e lo voglio anch’io’. Le sussurrai di aprire bene la gambe’ facciamoli impazzire’dall’invidia, non lo sanno che tu sei solo mia che non ti avranno mai – mi illudevo, quanto mi illudevo, mentre ci cullavamo insieme lei allargò lo cosce – ti sto dando quello che volevi ‘..stringimi,
stringimi !’ implorò.
Davanti a noi cera Giovanni con la fronte imperlata di sudore stava zumando nelle intimità offerte da mia moglie, lessi nel suo sguardo che non era ancora abbastanza allora mi inginocchiai di lato e aprii la vulva con le mani esibendola come un fiore di carne osceno. Toccando le labbra sentii che lei era pronta, calda e bagnata la guardai meravigliato, lei girò il volto, mortificata di dover fare una simile confessione, si sentiva terribilmente umiliata, poi una frase che mi colpi come un pugno nello stomaco.
‘Marco vieni dalla tua professoressa ” – ma che cazzo dici , lo sta invitando
come se fosse il suo amante ‘ vieni dalla tua puttana’toccami ‘..’. Ora capivo cosa gli bisbigliava quello stronzo del preside, voleva che fosse lei ad umiliarsi fino all’ultimo invitando quel ragazzetto. Quel piccolo viscido, i suoi piccoli occhi brillavano di una luce viziosa mentre il suo volto esprimeva tutta la sua soddisfazione, non se lo fece ripetere due volte si avvicinò inginocchiandosi davanti a Laura. Ancora incredulo di quello che gli veniva offerto, con una mano continuava a masturbarsi mentre allungò l’altra tremolante dall’eccitazione, introducendo l’indice nel folto boschetto di peli, Laura con gli occhi chiusi in estasi si aprì docilmente lasciandosi infilare dal dito. Ero in ginocchio che aprivo la figa di mia moglie ad un ragazzino che la stava masturbando mentre il padre filmava, anche nella mia più perfida immaginazione non ero mai arrivato a tanto. Laura complice anche l’alcol si stava sciogliendo, gemette incapace di dissimulare il piacere malsano che provava ad essere tratta in questa maniera. Mi risveglia dal tepore quando arrivo un’altra fucilata da Giovanni.
‘Avanti, voltala presentaci il culo di tua moglie ! ‘
Io mi sollevai dalle ginocchia e afferrando Laura per le spalle e la piegai in avanti, ero sempre stato orgoglioso del fondoschiena di mia moglie volevo che quei due pervertiti crepassero di invidia.
‘Avanti, prendile le chiappe con le mani e aprile. Vogliamo vedere anche il buchetto’ ancora, perché così non ti basta figlio di puttana pensai.
‘Luca , ti prego… non voglio…’ mia moglie si vergognava da morire e la capivo, ma brilla come era, non riusciva più a ribellarsi. A due mani, aprì il solco delle sue chiappe, rivelando la stella pieghettata dell’ano, stavo offrendo ai nostri ricattatori uno spettacolo indimenticabile, se mi devono proprio umiliare almeno li voglio vedere scoppiare e con una lieve pressione dei pollici, rivoltai i bordi del suo ano e l’anello elastico dello sfintere si dischiuse, rivelando la carne sensibile del retto. Giovanni si avvicino con espressione viziosa e mi fece aprire la bocca indicando a suo figlio di inserirci l’indice della mano e fare un movimento avanti e indietro. Ad ogni mio alzata di testa, quel pezzo di merda, mi umiliava ripagandomi con la stessa moneta e rimettendomi subito al mio posto, quello del cornuto che gode nel vedere regalata la propria moglie agli altri. Rosso paonazzo stavo facendo un pompino al dito dello dell’alunno di mia moglie, dito che dopo averlo inumidito per bene con la mia saliva lo tolse lasciandomi a bocca aperta. Il ragazzetto per essere un idiota, come era stato sempre descritto da Laura, capii in fretta e prese a stuzzicare l’interno dell’anello scuro umidendolo poi lo infilò. La penetrazione fu così improvvisa e brutale che Laura sobbalzò e si lasciò sfuggire un ido da bestia ferita. ‘No! Non voglio! Questo no!’ Laura si irrigidì, umiliata, colta da un senso di nausea e di rivolta, fece il gesto di alzarsi. Ora stava di nuovo di fronte a noi, il preside mi allungo di nuovo la telecamere, nel mentre vidi passare nei suoi occhi un lampo di puro odio che mi fece sobbalzare dalla paura, la cosa non prometteva bene.
‘ Hai ragione tu sei una rispettabile professoressa non è giusto che ti fai mettere un dito al culo dal primo allievo che ti capita sotto mano – il ragazzetto si mise a ridere in modo scanzonato ‘ poi se si tratta di mio figlio ancor meno’..’
Io mi stavo vergognando per lei, continuavo a riprendere quella situazione surreale, nascondendomi il volto dietro la macchina da presa, non riuscivo ad affrontare a viso aperto lo sguardo di accusa di Laura.
‘Su Marco accompagna la professoressa al tavolino e falla stendere sopra – indicando quello in mezzo al salotto tra il divano e le poltrone ‘ forse la signora vuole stare più comoda’ Il ragazzo la prese per mano, io la filmava da dietro, La vedevo barcollare, tremare, ma umiliata cedere alla richiesta. Sembravano madre e figlio mano nella mano che andavano passeggiando, soltanto che mia moglie era nuda un corpo sodo, una vita sottile ed un paio di gambe perfettamente affusolate che accentuavano la curva perfetta delle natiche. Mentre il ragazzetto con un fisico abbondante e un accenno di pancia saltellava con solo la canottiera dove da sotto si vedeva fare capolino sbatacchiando a destra e a sinistra l’uccello, ditemi se non era una scena grottesca sembrava, la bella e la bestia in versione comica. Invece era mia moglie ridotta a puttana, nave scuola, come aveva detto Giovanni che accompagnava un giovane a farsi la prima chiavata e io la stavo filmando
Quando avevo scoperto sulla digitale che era stata inculata da Aldo mi sono eccitato era una fantasia che avevo sognato da sempre, era solo una foto, una scena vista dal difuori che sveglio la mia immaginazione perversa , invece ora ero presente, tutto si svolgeva davanti a me , ricattato, senza poter scegliere, tutto ormai fuori dal mio controllo, oltretutto dovevo anche filmare, per chi poi , per qualcuno che godrà a guardarla e certamente non sarò io. La gelosia mi mangiava il fegato e l’umiliazione non aveva fine. Il ragazzo la fece sedere e poi stendere sul tavolino, si divertiva un mondo nel prendersi la sua vendetta, Laura con le gambe a terra era lì in attesa offerta con la fessura violacea della vulva perfettamente visibile in mezzo al ciuffo di peli. L’abbandono del corpo e le gambe divaricate erano di un’evidenza oscena. Certo, ormai entrambi sapevamo perfettamente che sarebbe dovuta abbassarsi e farsi chiavare da quel brutto anatroccolo, ma mi sarei immaginato che questo sarebbe avvenuto magari nell’intimità di una stanza da letto, dove mia moglie poteva almeno salvarsi la faccia. Invece Giovanni voleva umiliarci fino alla fine, il pensiero che ragazzetto avrebbe fottuto mia moglie a gambe larghe sul tavolino, come una puttana per strada riversa su qualche cassone di lamiera arrugginito, mentre io riprendevo, mi sembrava insopportabile per la mia dignità di uomo e marito, ma allo stesso tempo immaginando la scena nella mia mente, magari in mezzo ai rifiuti, sotto un ponte, mi solleticava un’erezione che si evidenziava sotto i pantaloni. Il preside anticipò il ragazzo andando a inginocchiarsi fra le gambe di Laura, lo vidi furtivamente riprendere da sotto il tavolo lo zainetto e estraendo due fascette da elettricista, ora che gli è venuto in mente ? Ora basta lo devo fermare. Laura era distesa con il braccio che copriva il viso per nascondersi dalla vergogna, in attesa della forzata penetrazione e non vedeva cosa veniva fatto ai suoi danni. Purtroppo la mia curiosità prevalse, ero troppo eccitato per ragionare in modo sensato, ero convinto che comunque facevo sempre in tempo a bloccare il tutto, mi illudevo, volevo vedere dove andava a parare, forse un gioco erotico? Mia moglie legata senza potersi difendere, violentata dal suo studente, perversione assoluta, la volevo filmare in tutti i particolari. Poi l’uomo con una rapidità sorprendente fece girare le due fascette attorno alle caviglie di Laura e i piedi del tavolino, tirò forte.
No! Ma che fai?!” Urlò Laura, sollevandosi di scatto cercando di fermarlo.
“Ti lego, il nostro gioco prevede che tu sia legata cara professoressa.”
“Liberami! Farò comunque quello che vuoi, ma liberami!!” Le lacrime tornarono a bagnarle gli occhi. Mi guardava con quegli occhioni imploranti mentre il suo preside continuava nella sua azione, incurante dei tentativi di mia moglie di fermarlo, la obbligo con forza a stendersi con la schiena sul piano e lego allo stesso modo ai piedi anteriori il braccio desto e poi quello sinistro, in un minuto Laura era immobilizzata. Poi l’uomo le mise un cuscino sotto il sedere mentre io rimanevo attaccato a quella telecamera, odiavo quel ghigno sulla faccia di Giovanni che se la godeva a vederla in sua balia. Ma la mia perversione era troppo forte approfittando della vendetta del preside, potevo obbligare Laura a sottostare ai giochi che con me non avrebbe mai fatto. Io ingenuamente li chiamavo giochi, non sapevo a cosa andavamo in contro. Stavo osservando Giovanni che andava cercando qualcosa in soggiorno, e adesso cosa vuole ancora, Laura è lì a gambe aperte, indifesa, cosa aspetta? Così la facciamo finita. Poi usci in veranda e prese una delle candele che utilizzavamo a cena nei nostri tètè à tètè, sembrava così lontano quel tempo in cui tra un bicchiere e l’altro fantasticavamo sulle nostre complicità ora stavamo andando ben oltre ogni immaginazione.
‘ Però devo dare ragione a mio figlio una puttana non ha tutti quei peli ‘ ‘. con tutti quei cazzi che andrai a prendere’ non è igienico ‘ mentre parlava cercava qualcosa nelle tasche dei pantaloni – penso proprio che dobbiamo provvedere’..’ Io mi fermai con le riprese, strabuzzai gli occhi ma che sta dicendo ? Cosa vuole fare con quella candela ? Non vorrà mica ”.

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Autore Pubblicato il: 19 Maggio 2018Categorie: Racconti di Dominazione1 Commento

Commenti per questo racconto

  1. coniglietto0505 27 Febbraio 2022 at 11:27

    Ciao.
    Un pò lunghino ma avvincente, di buona fantasia. La fantasia che ho anch’io pensando di far diventare una troia mia moglie, che mi piacerebbe. Ma non ce n’é. Peccato che il racconto, pur essendo lungo, si interrompa. Ma è probabile che ciò sia avvenuto durante la migrazione dal vecchi al nuovo sito. Mi é già capitato con altri racconti.
    Al limite, se hai possibilità, completa il racconto a fallo sapere in qualche modo.
    Giorgio

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