La mattina dopo, apro il telefono clandestino e leggo subito un sms di Giorgio inviatomi nella notte, probabilmente al riparo dallo sguardo della sua compagna: “non vedo l’ora di ammirarti con quella roba pazzesca indosso”
L’indomani, sarebbe iniziato il fine settimana e mio marito avrebbe lavorato la mattina e fatto una trasferta calciofila nel pomeriggio. Come molti altri sabati sarei rimasta da sola tutto il giorno. “domani, sarò libera tutto il giorno. ti toglierò questa soddisfazione” gli risposi
Ci accordammo per vederci la mattina.
All’alba mi svegliai con indosso la frenesia tipica di quando mi preparavo a fare qualcosa di inusuale. Nel silenzio del mattino iniziai lentamente e silenziosamente a toccarmi, procurandomi brividi di piacere e una languidezza che mi portò ad un’eccitazione parosissitica. Al culmine, con la figa fradicia, con una voglia pazzesca, cominciai a strusciarmi contro Massimo che ancora dormiva. Era girato di schiena su un fianco, lo abbracciai e con la mano iniziai a carezzargli il pacco che, svegliandosi e per effetto delle mie carezze cominciò ad indurirsi.
“mmmh amore, ti sei svegliata con la voglia stamattina?”
“sì. Ho una voglia pazzesca di leccartelo”
Gli abbassai i boxer e scesi giù a ciucciarlo, lui sdraiato supino io con la testa sul suo cazzo a fargli un bocchino Sentirmelo ingrossare in bocca mi eccitava da morire, l’odore ed il sapore forte del suo uccello non ancora lavato mi faceva andare fuori di testa. Mi tolsi gli slip e gli montai sopra andando a mettere la figa sulla sua faccia. Iniziammo un sessantanove eccitantissimo. Ero così all’apice che dopo pochi istanti, non appena Massimo cominciò con le dita a stuzzicarmi il buchetto del culo, non appena avvertii che me lo stava penetrando, mi sciolsi in un lunghissimo orgasmo. Mi sembrava infinito anche perché lui non era ancora arrivato e continuava a leccarmi la figa e scoparmi il culo con due dita mentre gli ciucciavo il cazzo, dopo un poco mi eiaculò abbondantemente in bocca. Ingoiai tutto golosamente senza lasciar cadere nemmeno una goccia del suo succo.
“che bel risveglio, come mai questa voglia mattutina?”
“ho fatto un sogno erotico e mi ci sono svegliata”
“cos’hai sognato?”
“te lo dico stasera, con calma” non sapendo cosa rispondere. “È molto particolare e ci vuole l’atmosfera giusta. Ora mi devo alzare ed anche tu se devi andare a lavorare”
“come mai ti devi alzare? Oggi è sabato puoi prendertela comoda.”
“ho promesso alla Giusy che l’avrei accompagnata a fare compere, visto che tu mi lasci sempre sola. Ci vediamo con lei in mattinata e poi rimaniamo a pranzo assieme. Al pomeriggio penso che andrò in palestra” mentendo clamorosamente e facendolo sentire un po’ in colpa
“dai tranquilla, domani staremo tutto il giorno assieme” replicò leggermente imbarazzato.
Ci alzammo, facemmo colazione, Massimo uscì prima di me. Ebbi così il tempo e l’occasione di prepararmi adeguatamente per il mio amante. Misi i collant fatti a reggicalze, una guepiere nera coi laccetti in raso rosso col balconcino e le tette che strabordavano, stivali neri col tacco appena sotto il ginocchio. Passeggiai un po’ per la camera rimirandomi allo specchio, sistemandomi il seno sopra la guepiere, il collant che non scendesse, infilai maglia e jeans nella mia capientissima borsa, misi solo il soprabito e uscii di casa. Ero praticamente nuda, senza slip e reggiseno, mi sentivo la più gran puttana sulla faccia della terra!
Lungo la strada mandai un sms a Giorgio che sarei arrivata da lui di lì a poco. Appena entrata nel loft, tolsi il soprabito, rimasi seminuda col solo intimo che avevo poco prima indossato e Giorgio, che mi aspettava sul divano a guardare la tv, spalanca gli occhi e mi viene incontro. “sei figa da impazzire! Ti scoperei sempre, ovunque” avventandosi su di me. Cominciammo a baciarci, mentre le nostre lingue si intrecciavano, Giorgio mi prende in braccio, mi mette seduta sul tavolo da pranzo, se lo tira fuori e me lo infila dentro iniziando a scoparmi lì sul tavolo. Impazzivo, avevo la figa fradicia di eccitazione, non vedevo l’ora di prenderlo, quando mi eccito, e lo ero dall’alba di quel mattino, non mi basta solo avere l’orgasmo, ma pretendo di farmi penetrare e lui lo stava facendo alla grande spingendosi nelle mie profondità. Mi trombava forte, fortissimo, ebbi un paio di orgasmi procurati dalla sua poderosa verga durissima dentro di me, mi sembrava di impazzire dal piacere, non si fermava più. Lo incitavo: “scopami, scopami forte, non ti fermare!” mugolava, ansimava come un mantice, sembrava una macchina, mi fotteva lì in piedi con le mie gambe sulle sue spalle ed io semi sdraiata sul piano del tavolo. Venne abbondantemente addosso a me dopo un lunghissimo amplesso con poderosi schizzi che mi raggiunsero fin sulla faccia. Tolsi il nettare con le dita e lo assaggiai guardandolo negli occhi mentre si stava riprendendo dall’orgasmo. “sei la più gran porca che abbia mai conosciuto in vita mia tesoro. Sei nata per scopare. Te l’ha mai detto nessuno?” ricordai la stessa identica frase che parecchio tempo prima mi disse un’altra persona, la persona che mi iniziò ad un percorso di trasgressione.”no caro, non me l’aveva mai detto nessuno prima” gli risposi mentendo.
Ci riprendemmo dalla chiavata e dopo un po’ di relax fra baci e qualche coccola, Giorgio disse “ma noi oggi non dovevamo vedere come ti stavano gli abitini comperati al sexy shop. Non ricordi?” certo che ricordavo, non vedevo l’ora di vedermi riflessa con quella roba da gran mignotta indosso.
“caspita, sai che me ne ero quasi scordata? È che mi hai distratta appena ci siamo visti” sorridendo maliziosissima.
Giorgio si alzò si ricompose, non ci mise più di tanto, mi aveva scopata quasi vestito, aveva praticamente solo tirato fuori l’uccello per penetrarmi, aprì l’armadio e prese fuori una borsa di carta. Tirò fuori gli abitini del sexy shop ed anche una grossa scatola di scarpe. “non ricordavo avessimo preso anche delle scarpe” gli dissi.
“infatti, a quelle ho pensato io” aprì la scatola e tirò fuori un paio di stivaloni neri alti a metà coscia con tacco a spillo e plateau. Erano le calzature tipiche delle battone da strada. Prese fuori anche una borsa dalla quale estrasse una macchina fotografica reflex.
“ora ti faccio un servizio”
“me l’hai appena fatto” replicai sorridendo
“un servizio fotografico” rispose mentre armeggiava sulla macchina fotografica.
“intendiamoci, non è che non mi fidi, ma la scheda sd della macchina alla fine del servizio me la dai a me! Intesi?” gli dissi con un tono che no ammetteva repliche.
“intesi. Poi me le farai vedere?”
“certamente”
Mi porse la borsa del sexy shop; cominciai a tirar fuori il contenuto e mi infilai nella camera per la vestizione. Cominciai con l’indossare l’abitino senza spalline, era aderentissimo elasticizzato nero lucido, misi un paio di autoreggenti, ne porto sempre un paio in borsa, infilai un perizomino sottilissimo ed infine calzai gli stivaloni. Mi rifeci il trucco: mascara, rossetto, una sistemata ai capelli ed uscii dalla camera.
“Oddio Mary, sei troppo gnocca!!! Ma che figona pazzesca che sei??”
“ti piaccio, tesoro?” ancheggiando vistosamente per lo stanzone, carezzandomi con le mani i fianchi, il seno.
“da impazzire amore!!”
Prese la macchina fotografica e cominciò a farmi gli scatti. Mi concedevo alla camera in pose sexy, mi chinavo, mostravo il culo, scostavo la striscetta del perizoma per scoprire il buchetto, le labbra, tiravo fuori alternando ora un seno ora l’altro pizzicando o lisciando i capezzoli turgidi. Durante il resto della mattinata avevo alternato gli abitini del sexy shop con la tutina nera di spandex e quella di rete che già possedevo, i sandali argentati, con gli stivaloni da pornostar appena presi.. Dopo un paio di ore di scatti, ci fermammo per ordinare qualcosa da mangiare. Quando il ragazzo della rosticceria entrò per la consegna, io ero inguainata nella tuta nera col sandalino argentato abbarbicata sul tavolo in pose che non erano quelle della donna delle pulizie. Risi intimamente dell’effetto provocatogli da quella visione: bocca spalancata, occhio vitreo su di me e balbuzie nel comunicare a Giorgio il prezzo del pranzo. Insomma stavo facendo la modella, un’esperienza nuovissima per me e mi ci trovavo benissimo, ci sguazzavo proprio in quella situazione di puro esibizionismo. Inutile sottolineare che la cosa mi eccitava e quando inevitabilmente, per favorire il lavoro del fotografo, che scattava incessantemente, allargavo con le dita le labbra della mia fighetta, me la sentivo fradicia di eccitazione. Non ero la sola eccitata, quando mi avvicinavo a Giorgio in pose sexy, con movenze languide, feline, gli sfioravo i capelli, il viso e qualche volta il pacco che era sempre piuttosto grosso, fino a che, mentre posavo a gambe larghe sul divano carezzandomela, si avvicinò inginocchiandosi davanti a me e affondò la faccia fra le mia gambe ficcandomi la lingua nella figa e iniziando a ciucciarmi con avidità il clitoride. Inevitabilemente cominciai a gemere di piacere, godendomi il suo cunnilungus fino ad arrivare in un languido orgasmo che pervenne di lì a poco. Allora mi girai e gli dissi “tesoro vorrei tanto che me lo mettessi di dietro, è un po’ che non me lo metti lì”
“mmm che troia, subito amore!! “ si sfilò i calzoni, mi appoggiò la punta sul buchetto che era già bagnato dalla precedente leccata di Giorgio che non si risparmia mai ed aveva curato anche quella parte del corpo sapendo quanto mi piace, mi rilassai e lentamente me lo infilò nel culo cominciando a scoparmi forte. Impazzivo di godimento, mi sentivo sto pezzo di carne dura nelle mie viscere sperando che durasse all’infinito. Mi diceva le cose più indicibili, ribadiva quanto fossi troia, puttana e frasi di questo tenore che accrescevano la mia eccitazione. Dopo un bel po’ di colpi lo sentii gemere e si fermò; mi era venuto nel culo. Mi passai le dita sul buchetto che colava il suo sperma e me le misi in bocca; ero proprio una gran porca, non avevo limiti.
Doccia rivestizione in abiti da signora bene, ci salutammo affettuosamente e presi la via di casa che era pomeriggio inoltrato.
Massimo non era ancora rientrato dalla trasferta calcistica, misi la scheda sd della reflex nella slot del mio pc portatile e cominciai a guardare le foto scattate da Giorgio. Devo ammettere che ci sapeva fare, un po’ la macchina che non era un giocattolo e probabilmente anche la mano che forse era esperta, avevano prodotto un risultato più che apprezzabile. Sembrava veramente il servizio di un professionista. Elaborai le immagini, le ridimensionai, scelsi quelle che, a mio avviso, erano le migliori, le più sexy, le più conturbanti, oscurai il volto, solo quello e le salvai in una cartella che avevo nominato “bitch”. Formattai la scheda sd della reflex da restituire a Giorgio e proprio nell’istante in cui avevo terminato il lavoro, rientrò a casa mio marito.
(continua) per commenti: narciso.a@outlook.it